I
Domenica dopo Natale – Anno A – 1° gennaio 2017
Rito Romano
Nm 6, 22-27; Sal 66;
Gal 4,4-7; Lc 2,16-21
Maria Santissima, Madre
di Dio
Rito
Ambrosiano
Nm 6, 22-27; Sal 66;
Fil 2,5-11; Lc 2.18-21
Solennità della
Circoncisione del Signore
1) Benedetta dal
frutto benedetto.
Otto giorni fa,
abbiamo celebrato la nascita a Betlemme del Figlio di Dio, che “si
è fatto bambino per farci uomini” (Sant’Ambrogio). Oggi, una
settimana dopo la nascita di Gesù, la Liturgia ci invita a celebrare
Maria Vergine quale Madre di Dio: colei che “ha dato alla luce il
Re che governa il cielo e la terra per i secoli in eterno”
(Antifona d’ingresso della Messa di oggi). La Liturgia ci fa
meditare1
oggi sul Verbo fatto uomo, e ripete che è nato dalla Vergine. Lui è
il “frutto benedetto del seno” di questa Vergine, che trovò in
questo “frutto” tutto quello che Eva aveva desiderato mangiando
un frutto nel quale non trovò quello che desiderava. Eva, infatti
nel suo frutto desiderò tre cose, che il diavolo le aveva falsamente
promesso, cioè 1) di diventare come Dio ed essere consapevole del
bene e del male, 2) di avere il piacere, perché quel frutto era
‘buono da mangiare’, 3) di avere la bellezza perché quel frutto
era bello da guardare.
Mangiando
il frutto proibito, Eva infranse l’immagine e somiglianza con Dio.
Nel frutto benedetto del suo seno, Maria, e con lei tutti i
cristiani, ha trovato ciò che Eva cercava: l’unione con Dio per
mezzo di Cristo e la somiglianza a Lui. Eva cercava piacere e gioia,
ma ha trovato nudità e dolore. Mentre nel frutto del seno della
Beata Vergine troviamo soavità e salvezza: chi mangerà questo
frutto avrà vita eterna.
Eva
cercava la bellezza che passa e preso un frutto di morte, Maria ha
donato all'umanità il frutto più bello, che gli angeli
contempleranno: egli è il più bello tra i figli degli uomini (cfr
Sal 44,3), perché è lo splendore della gloria del Padre (Eb 1,3).
Gesù, il Signore.
Dunque
“cerchiamo nel frutto della Beata Vergine ciò che desideriamo,
perché questo è il frutto benedetto da Dio. Così dunque anche la
Vergine è benedetta, ma più benedetto è il suo frutto: Gesù” (
San Tommaso D’Aquino, Commento all’Ave Maria).
2)
Le fasce di Cristo.
E’
vero che oggi, ottava del Natale, si celebra la festa di “Maria
madre di Dio”, però non si può dimenticare che oggi è anche il
1° gennaio. Dunque comincia un nuovo anno solare, che è un
ulteriore periodo di tempo che la Provvidenza ci dona nel contesto
della salvezza inaugurata dal Redentore 2017 anni fa.
Ed
anche se le letture bibliche della messa di oggi mettono l’accento
sul «figlio di Maria» e sul «Nome del Signore», anziché su
Maria, la Solennità di oggi è dedicata alla Vergine Madre di Dio,
per sottolineare che il Verbo “senza-tempo” è entrato nel tempo
proprio per mezzo di Maria. L’apostolo Paolo lo ricorda affermando
che Gesù è nato “da una donna” (cfr Gal 4,4 – II
Lettura di oggi).
Il
titolo di “Madre di Dio” sottolinea la missione unica della
Vergine Santa nella storia della salvezza: missione che sta alla base
del culto e della devozione che il popolo cristiano le riserva. La
Madonna non ha ricevuto il dono di Dio solo per se stessa, ma per
recarlo nel mondo: nella sua verginità feconda, Dio ha donato agli
uomini i beni della salvezza eterna, come dice la Colletta: “O Dio,
che nella verginità feconda di Maria hai donato agli uomini i beni
della salvezza eterna, fa' che sperimentiamo la sua intercessione,
poiché per mezzo di lei abbiamo ricevuto l’autore della vita,
Cristo tuo Figlio”.
Nella liturgia di
oggi domina umilmente la figura di Maria, vera Madre di Gesù,
Uomo–Dio. L’odierna solennità non celebra però un’idea
astratta, ma un mistero e un fatto storico: Gesù Cristo, persona
divina, è nato da Maria Vergine, la quale è sua vera madre.
Questa Madre
avvolge il Figlio con delle fasce e questo “Bambino avvolto in
fasce dentro una mangiatoia” (cfr. Lc 2,11-12) è
il segno dato dagli angeli ai pastori per riconoscere il Re dei re.
Partiti in fretta, i pastori arrivarono alla grotta di Betlemme e
trovarono il Bambino fasciato non solo da panni bianchi ma da Maria e
Giuseppe, le persone bianche di purezza, che con il loro puro amore
riscaldavano il Neonato.
Natale, mistero della
gioia: mistero dell'Incarnazione, della generazione miracolosa di un
Dio che sceglie di rivelare il suo volto agli uomini non
nell’abbraccio di un immenso cielo ornato da splendide stelle, ma
tra le braccia di una giovane e pura donna, custodita da un uomo
puro: Giuseppe.
Con gli occhi di San
Giuseppe guardiamo Maria, la Vergine Madre, che è la prima a
credere, e la prima a vedere il miracolo nato nella e dalla sua
carne: il suo corpo è la seconda natura – la natura umana – di
Cristo e il suo grembo è il primo trono del Re dei re, poi verrà
la mangiatoia, poi la croce: oggi noi.
Con gli occhi di Maria
contempliamo il Figlio di Dio nato come un uomo per l’uomo e
affidato alle sue cure di madre. Lei vive con gli occhi su Cristo e
fa tesoro di ogni suo gesto. Alla scuola dello sguardo di Maria
possiamo cogliere con il cuore quello che i nostri occhi e la nostra
mente non riescono da soli né a percepire, né a contenere.
Con gli occhi dei
pastori, sorpresi dalla gioia, guardiamo il fatto che la pace per
tutti è nata ed è custodita dalla tenerezza della Madre di Dio:
Maria ha dato al mondo il Principe della Pace, Gesù redentore
dell'umanità.
La nostra Pace,
Cristo, è tra le braccia di una madre: Maria, una di noi. La Pace,
Gesù, nato da donna, è il dono natalizio per eccellenza messo in
braccio a noi. Lui è il volto della Pace che risplende per
illuminare i nostri volti, mendicanti la pace.
Mendichiamo questa
pace dalla Vergine Madre e l’avremo, come l’ebbero i pastori che
“andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il
bambino, adagiato nella mangiatoia” (Lc 2, 16). Questi
poveri pastori, medicanti di Dio in un bambino, incontrarono il
Principe della Pace nel bambino Gesù, che faceva di loro testimoni
della gioia di sentirsi amati e capaci di amare, “operatori” di
pace, della pace che nasce dall’esperienza di essere amati.
Chiediamo a Maria, Madre di Dio, di aiutarci ad accogliere il Figlio
suo e, in Lui, la vera pace.
Come i pastori
cerchiamo di essere mendicanti del Cielo, affamati d’amore,
assetati di pace, andiamo a Betlemme e stiamo in ginocchio davanti al
presepe, che mostra Dio che si fa Bambino di pace e una Madre, che ce
lo dona. Questa Vergine Madre mette al mondo il Figlio di notte,
perché l’amore è sempre un dono che fa nascere il giorno. Lei
diede alla luce la Luce. Maria rispecchia con particolare fulgore la
Luce che è scesa nel mondo. Che questa Luce ci guidi per cammini di
pace, perché “la luce di Gesù è una luce mite, è una luce
tranquilla, è una luce di pace, è come la luce nella notte di
Natale: senza pretese” (Papa Francesco).
3) Maternità e
verginità di Luce e di Pace.
Questa mite e umile
luce di Cristo è oggi portata in modo particolare dalle Vergini
consacrate nel mondo. Grazie al dono di se stesse a Cristo che vivono
per amore di Dio e degli altri le consacrate irradiano la stessa
luce, che il loro Sposo porta al mondo. La loro vita vissuta
umilmente fa “memoria del ‘primo amore’ con cui il Signore Gesù
Cristo ha riscaldato il vostro cuore” (Benedetto XVI).
Queste donne si donano completamente nella verginità, si offrono
anima e corpo per stare con Cristo e mettersi come Lui al servizio di
Dio e dei fratelli. La loro è un costante cammino con Cristo
incontrato oggi a Betlemme, poi sulle strade della Terra Santa del
cuore fino al Calvario, per essere con Lui strumenti della Sua pace.
1 Per aiutare questa meditazione prendo come spunto alcune riflessioni attribuite a San Tommaso d’Aquino nel suo Commento all’Ave Maria.
Lettura
Patristica
Sant’Atanasio,
vescovo
Lettera
ad Epitetto 5-9
PG
26, 1058. 1062-1066)
Il
Verbo ha assunto da Maria la natura umana
Il Verbo di Dio, come
dice l'Apostolo, «della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò
doveva rendersi in tutto simile ai fratelli» (Eb 2, 16. 17) e
prendere un corpo simile al nostro. Per questo Maria ebbe la sua
esistenza nel mondo, perché da lei Cristo prendesse questo corpo e
lo offrisse, in quanto suo, per noi.
Perciò la Scrittura
quando parla della nascita del Cristo dice: «Lo avvolse in fasce»
(Lc 2, 7). Per questo fu detto beato il seno da cui prese il latte.
Quando la madre diede alla luce il Salvatore, egli fu offerto in
sacrificio.
Gabriele aveva dato
l'annunzio a Maria con cautela e delicatezza. Però non le disse
semplicemente «colui che nascerà in te», perché non si pensasse a
un corpo estraneo a lei, ma: «da te» (cfr. Lc 1, 35), perché si
sapesse che colui che ella dava al mondo aveva origine proprio da
lei.
Il Verbo, assunto in sé
ciò che era nostro, lo offrì in sacrificio e lo distrusse con la
morte. Poi rivestì noi della sua condizione, secondo quanto dice
l'Apostolo: «Bisogna che questo corpo corruttibile si vesta di
incorruttibilità e che questo corpo mortale si vesta di immortalità»
(cfr. 1 Cor 15, 53).
Tuttavia ciò non è
certo un mito, come alcuni vanno dicendo. Lungi da noi un tale
pensiero. Il nostro Salvatore fu veramente uomo e da ciò venne la
salvezza di tutta l'umanità. In nessuna maniera la nostra salvezza
si può dire fittizia. Egli salvò tutto l'uomo, corpo e anima. La
salvezza si è realizzata nello stesso Verbo.
Veramente umana era la
natura che nacque da Maria, secondo le Scritture, e reale, cioè
umano, era il corpo del Signore; vero, perché del tutto identico al
nostro; infatti Maria è nostra sorella poiché tutti abbiamo origine
in Adamo.
Ciò che leggiamo in
Giovanni «il Verbo si fece carne» (Gv 1, 14), ha dunque questo
significato, poiché si interpreta come altre parole simili.
Sta scritto infatti in
Paolo: «Cristo per noi divenne lui stesso maledizione» (cfr. Gal 3,
13). L'uomo in questa intima unione del Verbo ricevette una ricchezza
enorme: dalla condizione di mortalità divenne immortale; mentre era
legato alla vita fisica, divenne partecipe dello Spirito; anche se
fatto di terra, è entrato nel regno del cielo.
Benché il Verbo abbia
preso un corpo mortale da Maria, la Trinità è rimasta in se stessa
qual era, senza sorta di aggiunte o sottrazioni. E' rimasta assoluta
perfezione: Trinità e unica divinità. E così nella Chiesa si
proclama un solo Dio nel Padre e nel Verbo.
Preghiera per la pace
di San Francesco
Oh, Signore,
fa' di me lo strumento
della Tua Pace;
Là, dove è l'odio che
io porti l'amore.
Là, dove è l'offesa
che io porti il Perdono.
Là, dove è la
discordia che io porti l'unione.
Là, dove è il dubbio
che io porti la Fede.
Là, dove è l'errore
che io porti la Verità.
Là, dove è la
disperazione che io porti la speranza.
Là, dove è la
tristezza, che io porti la Gioia.
Là, dove sono le
tenebre che io porti la Luce.
Oh Maestro,
fa' ch'io non cerchi
tanto d'essere consolato, ma di consolare.
Di essere compreso, ma
di comprendere.
Di essere amato, ma di
amare.
Poiché:
è donando che si
riceve,
è perdonando che si
ottiene il Perdono,
ed è morendo, che si
risuscita alla Vita eterna.
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