venerdì 29 novembre 2013

A occhi aperti, nuovi e stupiti.

Rito Romano
Domenica di Avvento1 Anno A1 dicembre 2013
Is 2,1-5; Sal 121; Rm 13,11-14; Mt 24, 37-44
Da ottusi a tesi

Rito Ambrosiano
3ª Domenica di Avvento
Is 35,1-10; Sal 84; Rm 11,25-36; Mt 11,2-15
Le profezie adempiute

1) Vigilanza e discernimento.
Nel Cantico di Frate Sole e Sorella Luna2 (che è proposto fra i vari Inni della Liturgia delle Ore dellAvvento), San Francesco dAssisi esprime poeticamente la sua contemplazione del mondo e innalza la sua lode di Dio chiamandoLo :Altissimo, Buono, Signore, Sapienza e Amore. Ma nel libro dellApocalisse cè un nome che Dio si e che risponde più precisamente a quello che è l'Avvento: Dio èColui che è, che era e che viene.
È molto importante meditare sull'aspetto del Dio "che viene" in quanto Lui si è comunicato all'uomo e continua a comunicarsi a noi con amore costante. Noi aspettiamo lavvento del Signore, e forse crediamo che questo avvenga solamente nel momento della nostra morte, oppure alla fine del mondo. Invece dobbiamo sapere che Dio non ha tempi successivi: Egli viene sempre, oggi, domani e per sempre nell'eternità. Per questo motivo la nostra anima deve vivere la continua sorpresa dell'incontro col Signore.
La prima cosa che s'impone a noi dunque è una viva attenzione, una costante attesa del Signore, una perseverante tensione a Lui, che è la Verità amorosa della nostra vita.
E' per questo che la liturgiaromanadi oggi ci invita alla vigilanza, proponendoci il brano del Vangelo di San Matteo in cui ci è ricordato che lincontro con Cristo non può essere programmato da noi: deve essere atteso, lasciando che nella nostra vita ci sia uno spazio anche per la sua presenza.
La vigilanza cristiana, con occhi aperti e capaci di stupore, permette di leggere in profondità i fatti per scoprirvi mediante il discernimento lavenutadel Signore.
Vigilare non è tanto un rientrare in se stessi, quanto un uscire da per andare incontro a Dio che viene e che si dona, oserei dire che si abbandona al noi.
La parolavigilanzanon indica direttamente qualcosa da fare, ma un modo di vivere e di guardare. Non si sa quando il padrone tornerà e perciò non si può programmare l'imminenza del ritorno il ritardo, è quindi da insensati fare come invece ha fatto il maggiordomo infedele della parabola di oggi il quale - contando sul ritardo della venuta del Signore - cominciò apercuotere i suoi compagni e a bere e a mangiare con gli ubriaconi(Mt 24,49). In questo racconto l'assenza di vigilanza è indicata con due caratteristiche: una vita dissoluta, en viveur, e il far da padrone sugli altri uomini. Se siamo sazi di cose materiali chiudiamo gli occhi in una sonnolenza, che fa perdere lappuntamento con Dio. Se dominiamo sugli altri, diventiamo schiavi del potere e anche se gli occhi sono aperti, il cuore è chiuso. Se invece siamo sobri e vegliamo, gli occhi sono aperti, pieni di stupore e nuovi e, quindi capaci di vedere Cristo, nostra gioia che viene ad abitare nel nostro cuore.
  La gioia dellAvvento è la gioia dellattesa dellincontro damore con lAmore, che ci ha fasciati del suo calore ancor prima che nascessimo e ci ha portati alla luce, tramite nostra mamma.
Noi non siamo come quelli che sono senza speranza e lasciano sfumare il tempo nella sera di un sabato pieno di nostalgia perché non conosce domenica. Il cristiano sa che la Domenica eterna è alle porte. Il cristiano ne ha il gioioso presagio nella certezza, che scaturisce dalla partecipazione alla vita soprannaturale mediante i sacramenti e nella vita di comunione nella Chiesa.
Siamo nella gioia, perché siamo certi che lAmato viene allappuntamento, anzi ci precede. Lattesa di Cristo non è come lattesa incerta dellamante umano. Nellamore terreno cè linquietudine dellattesa, perché non raramente cè langoscia che lamato non arrivi, cè linquietudine che lamato non ami più, che si sia voltato altrove, attirato da qualcun altro.
Lattesa cristiana è lattesa piena di speranza sicura che lAmato ci ama sempre e con pienezza di amore.

2) Vedere, camminare, illuminare.
Si attende il Signore perseverando e testimoniando, non fantasticando sulla vicinanza della fine del mondo. In questo ci sono di esempio le Vergini consacrate.
Bisogna vigilare, dice Gesù. Può accadere di dormire per le cose di Dio; anche le Vergini della parabola dormivano tutte e per questo la nostra vita cristiana è così povera, così misera. Allora, anche se Dio viene, non ce ne accorgiamo. Una delle cose più gravi della vita spirituale è precisamente questa: dormire. L'anima deve mantenersi desta, attenta, vigilante nella preghiera per riconoscere che Cristo viene tra noi. Se apriamo gli occhi, purificati dal peccato che ci rende ottusi, possiamo riconoscere il volto buono e amoroso del Destino, anche se è ancora buio.
La parola chiave di tutto l’Avvento è la “vigilanza” che è, secondo me, l’atteggiamento fondamentale delle persone consacrate. Chi si addormenta nell’attesa, è chiuso in se stesso, non percepisce la realtà fuori di sé, e anche nei suoi sogni non è in grado di percepire la realtà, ma solo ombre riflesse della sua mente. Ma, se al grido “lo Sposo viene”, si sveglia e percepisce la realtà stessa che lo circonda. Si apre ad essa, lascia il bordo della via, dove si era assopito e si mette sulla Via. E in ciò le vergini consacrate ci sono di esempio.
Oggi siamo convinti di essere molto “svegli”, più di coloro che nei secoli ci hanno preceduto perché conosciamo meglio il mondo: il nostro occhio va fino alle distanze più lontane, distanze immense sia spaziali, sia temporali. E nello stesso tempo siamo capaci di entrare anche all’interno della materia, fino alle ultime particelle che la compongono. L’orizzonte si è allargato enormemente, come anche le nostre possibilità di agire in questo mondo. E nonostante ciò dobbiamo dire che questo nostro mondo, in un senso più profondo, dorme. È chiuso in sé, perché vede soltanto quanto può fare e avere, e si ferma alla facciata esteriore della realtà, alle cose materiali che possiamo prendere in mano.
La consacrazione verginale, soprattutto, ma già anche quella battesimale rende capaci di vedere la trasparenza della luce divina nella materia creata, in noi stessi.
Per mezzo dell’Avvento la Chiesa ci fa ascoltare la parola del Signore, che ci dice di risvegliarci, di uscire da questo carcere del materiale, dell’effimero, di aprire gli occhi del nostro cuore e cominciare a vedere la realtà più grande, il senso di Dio nel mondo, la presenza di Dio nel Signore Gesù Cristo, nella sua Parola e nei suoi sacramenti.


La conseguenza di questo invito è di andare avanti sulla Via che è Cristo, aprendo gli occhi del cuore e aiutando i nostri amici e nemici, i nostri contemporanei perché possano ricominciare a vedere la vera profondità e la vera grandezza della realtà.
Vedere è anche mettersi in cammino e così logicamente dalla parola vigilanza viene fuori l’altra, propria del cammino d’Avvento: “andare incontro al Signore”, come hanno fatto le Vergini della parabola.

La fede non è l’adesione ad un mucchio di idee, ma un’avventura della vita, un cammino, un mettersi in moto verso il Signore e il cammino esteriore dovrebbe essere nello stesso tempo e soprattutto un cammino interiore, un uscire da noi stessi per andare incontro a Dio, alla vera realtà, all’amore e al prossimo.


Ed ecco una terza azione da compiere nell’Avvento: illuminare. La Parola di Dio, chiamato Luce, ci invita ad accendere le lampade del nostro essere per arrivare al Signore. Cosa significa questo?

 Se guardiamo alla storia della Chiesa, a quella dei santi, vediamo queste numerosissime persone sante sono “lampade” accese che illuminano il mondo, e vediamo che esse non solo illuminano questo tempo, ma saranno decorazioni e luce nella festa eterna dell’amore di Dio.
Le vergini consacrate sono veramente lampade accese che illuminano, ci fanno vedere che c’è luce, che l’uomo non è una creatura fallita, ma può essere simile a Dio, conformandosi nella strada dell’amore perché Dio è Amore. E noi siamo simili a Dio nella misura in cui percorriamo la strada dell’amore.
 Preghiamo il Signore Gesù che ci illumini, che ci permetta di ascoltare e di realizzare la sua Parola. Così saremo sempre più consapevoli di essere suoi figli e figlie e faremo le sue opere, che sono opere di sapienza e carità divina.

1 Avvento significa "venuta, arrivo" ed è chiaro di chi aspettiamo l'arrivo, la venuta: del Signore Gesù.
Come ho già accennato (riflessioni domenicali del 17 novembre 2013), dal punto di vista della liturgia nel rito romano oggi comincia lavvento, che nel rito ambrosiano è iniziato due domeniche fa. Ma non va dimenticato che tutta la vita del cristiano va vissuta nella dimensione dellattesa e della speranza che il periodo liturgico dellavventopedagogicamenteci fa vivere. Tempo di concepimento di Dio che viene ogni giorno. Il tempo dell'Avvento svela, dunque, la nostra vocazione di pellegrini e di amici del Signore, chiamati a una comunione d'amore con Lui che deve realizzarsi ancora in pienezza.
2 Il cantico di Frate Sole e Sorella Lunaconosciuto anche comeil Cantico delle Creatureè la prima poesia scritta in italiano. Il suo autore è San Francesco dAssisi che lha composta nel 1226.La poesia è una lode a Dio, alla vita e alla natura che è contemplata in tutta la sua bellezza.


Discorso 5 sullAvvento
di San Bernardo di Chiaravalle, abate:
Il Verbo di Dio verrà in noi

Conosciamo una triplice venuta del Signore. Una venuta occulta si colloca infatti tra le altre due che sono manifeste. Nella prima il Verbo fu visto sulla terra e si intrattenne con gli uomini, quando, come egli stesso afferma, lo videro e lo odiarono. Nellultima venutaogni uomo vedrà la salvezza di Dio(Lc 3,6) e vedranno colui che trafissero. Occulta è invece la venuta intermedia, in cui solo gli eletti lo vedono entro se stessi e le loro anime ne sono salvate. Nella prima venuta dunque egli venne nella debolezza della carne, in questa intermedia viene nella potenza dello Spirito, nellultima verrà nella maestà della gloria. Quindi questa venuta intermedia è, per così dire, una via che unisce la prima allultima: nella prima Cristo fu nostra redenzione, nellultima si manifesterà come nostra vita, in questa è nostro riposo e nostra consolazione. Ma perché ad alcuno non sembrino per caso cose inventate quelle che stiamo dicendo di questa venuta intermedia, ascoltate lui: se uni mi amadiceconserverà la mia parola: e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui (Gv 14,23). Ma che cosa significa: se uno mi ama, conserverà la mia parola? Ho letto infatti altrove: chi teme Dio opererà il bene (Sir. 15,1), ma di chi ama è detto qualcosa di più: che conserverà la parola di Dio. Dove si deve conservare? Senza dubbio nel cuore, come dice il Profeta:Conservo nel cuore le tue parole per non offenderti con il peccato(Sal. 118, 11). Poiché sono beati coloro che custodiscono la parola di Dio, tu custodiscila in modo che scenda nel profondo della tua anima e si trasfonda nei tuoi affetti e nei tuoi costumi. Nutriti di questo bene e ne trarrà delizia e forza la tua anima. Non dimenticare di cibarti del tuo pane, perché il tuo cuore non diventi arido e la tua anima sia ben nutrita del cibo sostanzioso. Se conserverai così la parola di Dio, non cè dubbio che tu pure sarai conservato da essa. Verrà a te il Figlio con il Padre, verrà il grande Profeta che rinnoverà Gerusalemme e farà nuove tutte le cose. Questa sua venuta intermedia farà in modo checome abbiamo portato limmagine delluomo di terra, così porteremo limmagine delluomo celeste(1 cor 15,49). Come il vecchio Adamo si diffuse per tutto luomo occupandolo interamente, così ora lo occupi interamente Cristo, che tutto lha creato , tutto lha redento e tutto lo glorificherà.
 
Dal «Commento sui salmi» di sant'Agostino, vescovo
(Sal 95, 14. 15; CCL 39, 1351-1353)
Non opponiamo resistenza alla prima venuta per non dover poi temere la seconda

«Allora si rallegreranno gli alberi della foresta davanti al Signore che viene, perché viene a giudicare la terra» (Sal 95,12-13). Venne una prima volta, e verrà ancora in futuro. Questa sua parola è risuonata prima nel vangelo: «D'ora innanzi vedrete il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo» (Mt 26,64). Che significa: «D'ora innanzi»? Forse che il Signore deve venire già fin d'ora e non dopo, quando piangeranno tutti i popoli della terra? Effettivamente c'è una venuta che si verifica già ora, prima di quella, ed è attraverso i suoi annunziatori. Questa venuta ha riempito tutta la terra.Non poniamoci contro la prima venuta per non dover poi temere la seconda.Che cosa deve fare dunque il cristiano? Servirsi del mondo, non farsi schiavo del mondo. Che significa ciò? Vuol dire avere, ma come se non avesse. Così dice, infatti, l'Apostolo: «Del resto, o fratelli, il tempo ormai si è fatto breve: d'ora innanzi quelli che hanno moglie vivano come se non l'avessero; coloro che piangono, come se non piangessero; e quelli che godono, come se non godessero; quelli che comprano, come se non possedessero; quelli che usano del mondo, come se non ne usassero, perché passa la scena di questo mondo. Io vorrei vedervi senza preoccupazioni» (1Cor 7,29-32).Chi è senza preoccupazione, aspetta tranquillo l'arrivo del suo Signore. Infatti che sorta di amore per Cristo sarebbe il temere che egli venga? Fratelli, non ci vergogniamo? Lo amiamo e temiamo che egli venga! Ma lo amiamo davvero o amiamo di più i nostri peccati? Ci si impone perentoriamente la scelta. Se vogliamo davvero amare colui che deve venire per punire i peccati, dobbiamo odiare cordialmente tutto il mondo del peccato.Lo vogliamo o no, egli verrà. Quindi non adesso; il che ovviamente non esclude che verrà. Verrà, e quando non lo aspetti. Se ti troverà pronto, non ti nuocerà il fatto di non averne conosciuto in anticipo il momento esatto.«E si rallegreranno tutti gli alberi della foresta». È venuto una prima volta, e poi tornerà a giudicare la terra. Troverà pieni di gioia coloro che alla sua prima venuta «hanno creduto che tornerà».«Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti» (Sal 95,13). Qual è questa giustizia e verità? Unirà a i suoi eletti perché lo affianchino nel tribunale del giudizio, ma separerà gli altri tra loro e li porrà alcuni alla destra, altri alla sinistra. Che cosa vi è di più giusto, di più vero, che non si aspettino misericordia dal giudice coloro che non vollero usare misericordia, prima che venisse il giudice? Coloro invece che hanno voluto usare misericordia, saranno giudicati con misericordia. Si dirà infatti a coloro che stanno alla destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo» (Mt 25,34). E ascrive loro a merito le opere di misericordia: «Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere» (Mt 25,35-40) con quel che segue.A quelli che stanno alla sinistra, poi, che cosa sarà rinfacciato? Che non vollero fare opere di misericordia. E dove andranno?: «Nel fuoco eterno» (Mt 25,41). Questa terribile sentenza susciterà in loro un pianto amaro. Ma che cosa dice il salmo? «Il giusto sarà sempre ricordato; non temerà annunzio di sventura» (Sal 111,6-7). Che cos'è questo «annunzio di sventura»? «Via da me nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli» (Mt 25,41). Chi godrà per la buona sentenza non temerà quella di condanna. Questa è la giustizia, questa è la verità.O forse perché tu sei ingiusto, il giudice non sarà giusto? O forse perché tu sei bugiardo, la verità non dirà ciò che è vero? Ma se vuoi incontrare il giudice misericordioso, sii anche tu misericordioso prima che egli giunga. Perdona se qualcuno ti ha offeso, elargisci il superfluo. E da chi proviene quello che doni, se non da lui? Se tu dessi del tuo sarebbe un'elemosina, ma poiché dai del suo, non è che una restituzione! «Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?» (1Cor 4,7).Queste sono le offerte più gradite a Dio: la misericordia, l'umiltà, la confessione, la pace, la carità. Sono queste le cose che dobbiamo portare con noi e allora attenderemo con sicurezza la venuta del giudice il quale «Giudicherà il mondo con giustizia e con verità tutte le genti» (Sal 95,13).