Rito
romano
XXXII
Domenica del Tempo Ordinario – Anno C – 10 novembre 2013
2
Mac 7, 1-2. 9-14; Sal 16; 2 Ts 2,16-3,5; Lc 20, 27-38
Rito
ambrosiano
Ultima
Domenica dell’Anno Liturgico
Solennità
di Nostro Signore Gesù Cristo, Re dell’Universo
Dn
7,9-10.13-14; Sal 109; 1Cor 15,20-26.28; Mt 25,31-46
1)
La vita non ci è tolta, ma trasformata.
Alcuni
sadducei1
vanno da Gesù (Lc
20,27-38) per metterLo contro le Scritture Sacre e, forse, perché
anche il loro cuore è attratto da Gesù. A Lui si accostano tutti,
pur con intenzioni diverse. Oggi sono gli appartenenti a questa
corrente politico-religiosa, che -a partire dalle loro teorie- fanno
una domanda importante circa la risurrezione dei morti, per difendere
la loro interpretazione delle Scritture. Il caso che sottopongono
riguarda una donna che è stata moglie di sette fratelli. Uno dopo
l'altro essi sono morti senza figli2
e questa vedova, presa e lasciata 7 volte, non solo è sterile ma è
condannata ad una vita incerta e infeconda. La conclusione dei
sadducei è ironica e tremenda: “Voi
dite che c'è la risurrezione. E come la mettiamo con questa donna?
Ha avuto sette mariti. Di chi sarà moglie nell’aldilà? Spetta a
tutti e sette?”.
Con la pazienza tipica di chi
ama, Gesù risponde allargando la prospettiva e portando pian piano
alla logica della Vita. I criteri della vita attuale non
si possono applicare alla vita futura, perché la differenza è
sostanziale: “non
è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia
nello Spirito Santo”
(cfr Rm 14,17), per sempre.
Cambia completamente la dimensione dove “su ogni istante gravita
l’eterno” (Ada Negri), “La
grandezza dell’uomo, la sua gloria e la sua maestà consistono nel
conoscere ciò che è veramente grande, nell’attaccarsi ad esso e
nel chiedere la gloria dal Signore della gloria” (San
Basilio, Omelia 20
sull’umiltà, cap.3).
Infatti
rispondendo, Gesù cita la Scrittura ma sorprendentemente fa
riferimento ad Esodo
3,6 che è un testo su Dio e non sulla risurrezione: “Che
poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosè a proposito del
roveto, quando chiama il Signore: Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio
di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti
vivono per lui”.
Dove sta in ciò la prova che i morti risorgono? Se Dio si definisce
“Dio
di Abramo, di Isacco e di Giacobbe”
ed è un Dio dei vivi, non dei morti, allora vuol dire che Abramo,
Isacco e Giacobbe vivono da qualche parte, anche se, al momento in
cui Dio parla a Mosè, essi sono morti da secoli.
Rispondendo
ai sadducei, Gesù ne approfitta anche per correggere le idee di quei
farisei, che concepivano la risurrezione in termini materiali,
prestandosi in tal modo all'ironia degli spiriti più liberali,
ironia di cui il brano evangelico di oggi parla: Una
donna ebbe sette mariti, nella risurrezione di chi sarà moglie?
Gesù afferma che la vita dei morti sfugge agli schemi di questo
mondo presente: è una vita diversa perché divina ed eterna:
verrebbe da somigliarla a quella degli angeli (cfr Lc
20,36).
Gli
angeli3
non sono le creature gentili e un po' evanescenti del nostro
immaginario. Nella Bibbia gli angeli hanno la potenza di Dio, un
dinamismo che trapassa, sale, penetra, che vola nella luce,
nell'amore, nella bellezza. Il loro compito è di custodire,
illuminare, reggere, rendere bello l'amore. Gli angeli, che
contemplano incessantemente Dio, sono gli stessi a cui la pietà
celeste ci ha affidati in custodia, che illuminano, ci proteggono
costantemente nella vita e ci conducono nelle vie del Signore verso
la dimora definitiva. Noi siamo chiamati ad una vita angelica qui e
ora, e per l’eternità. L’effimero4
diventa eterno. Con la Croce Cristo non si è liberato dall’effimero,
per “fuggire” verso l’eternità, ma ha seminato il seme
dell’eternità nel cielo del mondo, per far germogliare il Regno di
Dio e introdurre nel mondo una vita angelica.
2)
La vita angelica della vita consacrata.
Prima
di accennare a come la vita consacrata è vita angelica e trasforma
l’effimero in eterno vorrei precisare che quelli che sostengono che
il
matrimonio non ha alcun seguito in cielo interpretano in modo errato
la risposta che Gesù da ai Sadducei. Con l’affermazione: “I
figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli
che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai
morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più
morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della
risurrezione, sono figli di Dio”
(Lc
20, 34-35)
Gesù rigetta l’idea caricaturale che i sadducei presentano dell’al
di là, come fosse un semplice proseguimento dei rapporti terreni tra
i coniugi; non esclude che essi possano ritrovare, in Dio, il vincolo
li ha uniti sulla terra5.
Oltre
alla famiglia, c’è un altro “luogo” che è scuola dell’amore:
è la vita consacrata che “educa” trasformando l’esistenza
delle persone in un canto di pura lode al Signore: come la vita degli
angeli, come la vita dei santi. Ma perché tutto questo avvenga
bisogna accordare l'arpa, bisogna acquistare la purezza di cuore e le
persone consacrate lo fanno con il voto e la pratica della verginità.
La natura pretende dall’uomo che scriva qualcosa di definitivo
sulla superficie di un materiale effimero. Mediante l’Eucaristia
l’effimero del pane e del vino diventa eterno, Analogamente accade
nella consacrazione verginale. Quando le vergini si consacrano il
loro ideale “in se
stesso veramente alto, non esige tuttavia alcun particolare
cambiamento esteriore. Normalmente ciascuna consacrata rimane nel
proprio contesto di vita. È una via che sembra priva delle
caratteristiche specifiche della vita religiosa, soprattutto
dell’obbedienza. Ma per voi l’amore si fa sequela: il vostro
carisma comporta una donazione totale a Cristo, una assimilazione
allo Sposo che richiede implicitamente l’osservanza dei consigli
evangelici, per custodire integra la fedeltà a Lui (cfr RCV,
47)… Vi esorto ad andare oltre il modo di apparire, cogliendo il
mistero della tenerezza di Dio che ciascuna porta in sé e
riconoscendovi sorelle, pur nella vostra diversità”
(Benedetto XVI, Discorso
alle Partecipanti al Congresso dell’”Ordo Virginum”,
15 maggio 2008).
In questo modo testimoniano con
la loro esistenza che la tenera grazia di Dio vale più della vita
(cfr Sal.
62/63, 4).
1
I Sadducei
costituirono un'importante corrente spirituale del giudaismo ed
anche un preciso gruppo politico, composto dall'aristocrazia delle
antiche famiglie, nell'ambito delle quali venivano reclutati i
sacerdoti dei ranghi più alti, come anche, in particolare, il Sommo
Sacerdote. Cercavano di vivere un giudaismo illuminato, e quindi di
trovare un compromesso anche con il potere romano.
Non
conosciamo molto dei sadducei e della loro spiritualità, perché la
loro fazione, ritenuta colpevole di collaborazionismo nei confronti
dei Romani, fu letteralmente sterminata, durante la rivolta giudaica
del I secolo dopo Cristo. Sul piano dottrinale, si ritiene, in base
alle scarse informazioni pervenuteci, che i sadducei, a differenza
dei farisei, considerassero vincolante solamente la cosiddetta Legge
scritta,
ossia quanto tramandato nei primi cinque libri (Pentateuco) della
Bibbia o Torah. Al contrario, i farisei sostenevano che avesse pari
importanza, la Legge orale ossia la tradizione interpretativa della
Torah, trasmessa in maniera verbale.
Al
contrario dei farisei, i sadducei non credevano alla resurrezione
dei morti. Tuttavia, è lecito dubitare che avessero, al riguardo,
una posizione di netta preclusione, sia perché ciò non si
concilierebbe con il contenuto della stessa Legge scritta, sia
perché l'evidenza archeologica delle modalità di sepoltura seguite
dai sadducei attesta, in ogni caso, una fede nella esistenza di un
mondo ultraterreno del quale il defunto, alla morte, entra a far
parte.
2
L’essere senza figli per gli Ebrei era considerato come una
vergogna grande
(cfr, per es, Lc
1,
25)
e come un castigo di Dio (cfr, per es., Os
9, 14)
3
Il
Catechismo
della Chiesa Cattolica
(CCC)
afferma l’esistenza degli Angeli, come "verità di fede",
testimoniata dalla Scrittura e dalla Tradizione (CCC n.328). La loro
creazione avvenne dal nulla, secondo il pronunciamento del Concilio
Lateranense IV del 1215 (CCC n.327).
Sempre il CCC specifica
inoltre l’identità degli Angeli: sono creature spirituali, dotate
di intelligenza e volontà e sono superiori alle creature visibili
(CCC n.330). La missione degli Angeli consiste nell’essere
servitori e messaggeri di Dio e potenti esecutori dei suoi comandi
(CCC n.329).
Non va dimenticata la relazione degli Angeli con il
mistero di Cristo: "Cristo è il centro del mondo angelico"
(CCC n.331). Gli Angeli, insieme all’intera creazione, sono stati
creati per mezzo di Lui e in vista di Lui, e inoltre, essi sono
messaggeri del suo disegno di salvezza (CCC n.331).
Il CCC delinea
una catechesi biblica sugli angeli e sulla loro missione nell’AT e
nel NT. Gli episodi scelti dall’AT (CCC n.332) nominano i
Cherubini che, dopo la cacciata dell’uomo, custodiscono il
giardino dell’Eden e l’albero della vita (Gn 3,24); gli Angeli
che proteggono Lot (Gn 19); l’Angelo che salva Agar e il suo
bambino assetati e smarriti nel deserto (Gn 21,17); quello che ferma
la mano di Abramo in procinto di immolare Isacco (Gn 22,11-12);
l’Angelo che guida il popolo nel deserto (Es 23,20-23); quello che
annuncia la nascita di Sansone (Gdc 13); l’Angelo che annunzia la
vocazione di Gedeone (Gdc 6,11-24); l’Angelo che assiste Elia in
fuga e impaurito, con una focaccia e un orcio d’acqua (1Re
19,5-7).
Gli episodi scelti dal NT menzionano, anzitutto, Gabriele
che annuncia la nascita del Battista e di Gesù (CCC n332). Si
ricordano poi gli interventi degli Angeli che cantano l’inno di
lode per la nascita del Salvatore, ne proteggono l’infanzia, lo
servono nel deserto, lo confortano nell’agonia, annunciano la
buona novella della resurrezione, lo serviranno nell’ultimo
giudizio (CCC n.333).
Per
una buona e sintetica presentazione si veda la voce Angeli
nel Dizionario
critico di Teologia
(Roma 2006 – [Paris 2007 3ème édition]) pubblicato sotto la
direzione di Jean-Yves Lacoste.
4
effìmero
(o efìmero)
è un aggettivo [dal latino tardo ephemĕrus,
gr. ἐϕήμερος, comp. di ἐπί «sopra» e ἡμέρα
«giorno»], che indica ciò che dura un solo giorno e, per
estensione, ciò che ha breve durata: fama,
gloria,
grandezza
effimera;
illusioni,
speranze
effimere
le
ricchezze materiali sono effimere.
5
A questo riguardo P. Raniero Cantalamessa, OFM Capp., Predicatore
della Casa Pontificia scrive: “È
possibile che due sposi, dopo una vita che li ha associati a Dio nel
miracolo della creazione, nella vita eterna non abbiamo più niente
in comune, come se tutto fosse dimenticato, perduto? Non sarebbe
questo in contrasto con la parola di Cristo che non si deve dividere
ciò che Dio ha unito? Se Dio li ha uniti sulla terra, come potrebbe
dividerli in cielo? Può tutta una vita insieme finire nel nulla
senza che si smentisca il senso stesso della vita di quaggiù che è
di preparare l’avvento del regno, i cieli nuovi e la terra
nuova?”. È la Scrittura stessa – non solo il naturale desiderio
degli sposi -, ad appoggiare questa speranza. Il matrimonio, dice la
Scrittura, è “un grande sacramento” perché simboleggia
l’unione tra Cristo e la Chiesa (Ef 5, 32). Possibile dunque che
esso sia cancellato proprio nella Gerusalemme celeste, dove si
celebra l’eterno banchetto nuziale tra Cristo e la Chiesa, di cui
esso è immagine?
Secondo
questa visione, il matrimonio non finisce del tutto con la morte, ma
viene trasfigurato, spiritualizzato, sottratto a tutti quei limiti
che segnano la vita sulla terra, come, del resto, non sono
dimenticati i vincoli esistenti tra genitori e figli o tra amici.
Nel prefazio della Messa dei defunti la liturgia dice che con la
morte “la vita è mutata, non è tolta”; lo stesso si deve dire
del matrimonio che è parte integrante della vita.”
Lettura
Patristica
Sant’Agostino
d’Ippona
ESPOSIZIONE
SUL SALMO 65
DISCORSO
AL POPOLO
La
resurrezione del Capo anticipa la resurrezione delle membra.
1.
[v 1.] Questo salmo
reca nel titolo: Sino
alla fine, cantico del salmo della resurrezione. Quando
si canta un salmo, se udite le parole sino
alla fine, intendetele
" fino a Cristo ". Dice infatti l'Apostolo: Fine
della legge è Cristo, a giustificazione di ogni credente .
Ascoltate dunque quale
sia la resurrezione di cui si canta nel salmo, e chi sia il risorto.
Ve ne parleremo apertamente nella misura di cui egli stesso ce ne
avrà fatto dono. Noi cristiani sappiamo che la resurrezione si è
già compiuta nel
nostro capo, e che si compirà nelle membra. Capo della Chiesa è
Cristo, membra di
Cristo è la
Chiesa . Ciò
che prima è
accaduto nel capo
accadrà poi nel corpo. Questa è
la nostra speranza;
per la quale preghiamo, per la quale resistiamo e perseveriamo pur in
mezzo alla dilagante malvagità di questo mondo. Questa speranza ci
consola, finché la stessa speranza non sia divenuta realtà. Sarà
infatti realtà quando anche noi risorgeremo, e, trasformati in
esseri celesti, diverremo uguali agli angeli. Chi avrebbe osato
sperare tanto, senza la promessa della Verità? Una tale speranza,
loro promessa, i giudei tenevano gelosamente per se stessi, e si
gloriavano assai delle loro opere buone e quasi giuste. Avevano
infatti ricevuto la legge e, se fossero vissuti secondo questa legge,
avrebbero qui posseduto beni materiali e poi, nella resurrezione dei
morti, potevano sperarne altri, analoghi a quelli di cui qui avevano
goduto. Per questo i giudei non erano capaci di rispondere ai
sadducei, che negavano la futura resurrezione, quando proponevano
loro la stessa questione che più tardi avrebbero proposta anche al
Signore. Ci rendiamo conto che essi non erano stati capaci di
risolvere tale questione dal fatto che ammirarono il Signore quando
la risolse. Proponevano dunque i sadducei la questione di una donna
che aveva avuto sette mariti, non tutti insieme, ma uno dopo l'altro.
Infatti la legge per assicurare la diffusione del popolo stabiliva
che, se qualcuno fosse morto senza figli, il fratello di lui, se ne
aveva, doveva prendere in sposa la moglie, per dare una discendenza
al fratello defunto . Proposero dunque la questione di una donna
che aveva avuto sette mariti, tutti morti senza figli, i quali, uno
dopo l'altro, avevano sposato la moglie del fratello per adempiere al
precetto della legge. Chiedendo un chiarimento della difficoltà,
dissero: Di quale di
loro sarà sposa dopo la resurrezione? Senza
dubbio, i giudei non sarebbero rimasti frastornati né si sarebbero
arresi in tale questione, se nella resurrezione non avessero sperato
di godere gli stessi beni di cui godevano in questa vita. Ma il
Signore, che prometteva l'uguaglianza con gli angeli, non un'altra
vita umana carnale e corruttibile, poté senza esitazione rispondere:
Sbagliate, non
conoscendo né le Scritture né la potenza di Dio. Nella
resurrezione, infatti, non prenderanno marito né prenderanno moglie:
e neppure moriranno, ma saranno uguali agli angeli di Dio .
Dimostrò così che
l'avvicendamento è necessario solo là ove si danno i luttuosi casi
di morte; mentre lassù, dove nessuno morrà, non ci si dovrà
neppure preoccupare dei successori. Per questo aggiunse: Non
moriranno. I
giudei pertanto, i
quali speravano, anche se carnalmente, nella futura resurrezione, si
rallegrarono per la risposta data ai sadducei, con i quali essi
discutevano su tale dubbiosa ed oscura questione. I giudei speravano
dunque nella resurrezione dei morti; ma speravano di risorgere essi
soli alla vita eterna: in forza delle opere della legge e delle
giustificazioni delle Scritture, che i soli giudei possedevano e i
gentili non possedevano. Da quando però Cristo è stato crocifisso,
una specie
di cecità è capitata
a una parte di Israele, affinché entrasse la totalità delle genti ,
come dice l'Apostolo.
Da allora la resurrezione dei morti si è cominciato a prometterla
anche alle genti, purché credano in Gesù Cristo e alla sua
resurrezione. Ecco perché questo salmo si oppone alla presunzione e
alla superbia dei giudei, schierandosi a favore delle genti chiamate,
per la fede, a quella stessa speranza nella resurrezione.
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