SS. Trinità - Anno B –
31 maggio 2015
Rito Romano
Dt 4,32-34.39-40; Sal
32; Rm 8,14-17; Mt 28,16-20
Rito Ambrosiano
Es 33,18-23;34,5-7a;
Sal 62; Rm 8,1-9b; Gv 15,24-27
1) Dialogo di
comunione.
La festa della Trinità
non si aggiunge alle precedenti celebrazioni del Natale, della
Pasqua, dell’Ascensione e della Pentecoste come il ricordo di un
mistero, che sappiamo fondamentale ma che ci appare astratto e,
paradossalmente, estraneo, al quale una volta all’anno dobbiamo
pensare. Quella di oggi è una festa che ci fa celebrare in modo
unitario ciò che -da Natale a Pentecoste- abbiamo contemplato come
la sfaccettature di un diamante. Oggi contempliamo il diamante nel
suo insieme.
Questa celebrazione in
onore della Trinità, in un certo senso, ricapitola la rivelazione
di Dio avvenuta nei misteri pasquali: la morte e risurrezione di
Cristo, la sua ascensione alla destra del Padre e l’effusione dello
Spirito Santo. In effetti, il senso di
tutte le feste che celebrano l’azione di salvezza di Dio è sempre
e nuovamente questo: “Dio è con noi”. Ma come può Dio essere
con noi a Natale, Pasqua e Pentecoste se non fosse in se stesso
comunione? Dio è Trinità, è comunione di amore. Dio
non è solitudine, ma perfetta comunione. Per questo la persona
umana, immagine di Dio, si realizza nell’amore, che è dono sincero
di sé.
Il brano del Vangelo
di San Mattero proposto dalla liturgia romana: “Andate dunque e
fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del
Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò
che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino
alla fine del mondo” (Mt 28, 19-20)ci aiuta a prendere
coscienza della concezione cristiana di Dio-Trinità. E’ un Dio che
è amore e dialogo, non solo perché ci ama e dialoga, ma perché in
se stesso è un dialogo d’amore, è comunione, che entra in noi con
il battesimo. Per questo Benedetto XVI ci insegna: “La Trinità
divina, infatti, prende dimora in noi nel giorno del Battesimo:‘Io
ti battezzo – dice il ministro – nel nome del Padre e del Figlio
e dello Spirito Santo’. Il nome di Dio, nel quale siamo stati
battezzati, noi lo ricordiamo ogni volta che tracciamo su noi stessi
il segno della croce. A proposito del segno della croce Romano
Guardini scriveva: ‘lo facciamo prima della preghiera, affinché …
ci metta spiritualmente in ordine; concentri in Dio pensieri, cuore e
volere; dopo la preghiera, affinché rimanga in noi quello che Dio ci
ha donato … Esso abbraccia tutto l’essere, corpo e anima, … e
tutto diviene consacrato nel nome del Dio uno e trino’ (Lo
spirito della liturgia. I santi segni, Brescia 2000,
125-126)”
La Rivelazione biblica
e il Magistero della Chiesa ci permettono di avere non soltanto un
vera concezione di Dio, ma anche di conoscere la verità di noi
stessi. Se la Bibbia ripete che dobbiamo vivere nell’amore, nel
dialogo e nella comunione, è perché sa che siamo tutti “immagine
di Dio”. Incontrare Dio, fare esperienza di Dio, parlare di Dio,
dar gloria a Dio, tutto questo significa - per un cristiano che sa
che Dio è Padre, Figlio e Spirito - vivere in una costante
dimensione di amore, di dialogo e di dono.
La Trinità, di cui i
nostri cuori sono dimora, è comunione d’amore, e la famiglia ne è
la prima e più immediata espressione. L’uomo e la donna, creati ad
immagine di Dio, diventano nel matrimonio ‘un’unica carne’ (Gen
2,24), cioè una comunione di amore che genera nuova vita. La
famiglia umana è dunque immagine della Trinità sia per l’amore
interpersonale, sia per la missione di procreare la vita.
2) Un mistero
luminoso e pratico.
La Trinità è un
mistero davvero luminoso: rivelandoci Dio, ha rivelato chi siamo noi.
Direi di più. La vita cristiana si svolge,
dall’inizio alla fine, nel segno e in presenza della Trinità.
All’alba della vita, fummo battezzati “nel nome del Padre e del
Figlio dello Spirito Santo”, e alla fine, se avremo la grazia di
morire cristianamente, accanto al nostro capezzale verranno recitate
le parole: “Parti, anima cristiana, da questo mondo: nel nome del
Padre che ti ha creata, del Figlio che ti ha redenta e dello Spirito
Santo che ti ha santificata”.
Tra
questi due momenti che aprono alla vita per entrare nella Vita, ci
sono altri momenti che punteggiano il cammino del cristiano e che
sono caratterizzati dall’invocazione della Trinità. Nel nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo gli Sposi sono uniti in
matrimonio e si scambiano l’anello della fedeltà, e i Sacerdoti e
i Vescovi sono consacrati. Nel nome della Trinità iniziano le nostre
preghiere e le nostre azioni. La Trinità è il grembo
in cui siamo stati concepiti (cf. Ef
1,4) ed è anche il porto
verso cui noi tutti navighiamo. È “l’oceano di pace” da cui
tutto sgorga e in cui tutto rifluisce nell’incessante flusso
dell’amore (cfr Inno dei Primi
Vespri della Domenica)
Santa Caterina da
Siena ci aiuta a “capire” questo mistero con un’immagine
semplice e illuminante. E’ l'immagine del pesce che vive e si muove
nell'acqua del mare sconfinato; il pesce vive nell’acqua e
dell’acqua, e questa entra in lui; ma questa piccola creatura non
sa quanto grande, potente e benefico sia l’elemento in cui lui
vive; tuttavia, nel mare il pesce vive, gioca, cresce e si
moltiplica.
La stessa cosa,
analogamente, accade all’uomo di fronte al Mistero di Dio Trinità.
La persona umana è troppo piccola per comprenderlo, tuttavia, per
grazia, la vita di Dio scorre in lei, per grazia Dio si piega fino a
lei e le parla, con la tenerezza del Padre, con la confidenza del
Fratello, con la forza dell'Amore. Pur restando misteriosa, la realtà
d’amore del Dio Uni-Trino avvolge l’uomo, che in essa vive e di
essa vive.
Dio
è amore: per questo Lui è Trinità, questa la conclusione da
ricavare dall’affermazione di Sant’Agostino: “L'amore suppone
uno che ama, ciò che è amato e l'amore stesso” (De
Trinitate, 8, 10, 14). Il Padre è,
nella Trinità, colui che ama, che
è la
fonte e il principio di tutto; il Figlio è colui che è amato;
lo Spirito Santo è l’amore con
cui si amano.
Purtroppo
per molti cristiani il mistero della Trinità è un che
di astratto. E non solamente non fanno nulla per capire questa
notizia che Dio è amore proprio perché è trino. Questi cristiani,
in un certo senso, fanno loro queste amare parole di Goethe: “Mi
sentivo costretto a credere che Tre è Uno e che Uno è Tre, senza
vedere come ciò potesse anche solo minimamente giovarmi”?!”.
Eppure non occorre fare particolari studi teologici per accogliere
questa verità d’amore. Non si tratta di un concetto astratto e lo
può intuire chiunque viva la vita cristiana seriamente, anche se non
ha fatto studi teologici particolari.
Un
giorno un prete chiese a un contadino: “La Trinità è un concetto
astruso?”. Il contadino ripose: “Se Dio non fosse Trinità
sarebbe egoismo assoluto perché, immerso nella solitudine infinita,
non potrebbe amare che se stesso. Capito?” E Santa Teresa d’Avila
descrive la comprensione e il valore esistenziale di questo Mistero
parlando del suo cammino spirituale che si è sviluppato nella
direzione della “tenerezza amorosa”: Cristo l’ha condotta al
Padre e l’ha affidata allo Spirito Santo, e Teresa ha
“sperimentato” dal vivo il mistero delle tre Persone divine: una
persona paterna
che l’attrae, l’abbraccia, la conforta, la sollecita; una persona
spirituale che la riscalda e
l’avvince interiormente; mentre la persona
filiale di Cristo continua ad
invitare e a preparare Teresa alle nozze mistiche che furono
celebrate nel carmelo di Avila, durante la Messa del 18 novembre
1572.
La
vita delle Vergini consacrate nel mondo prosegue nel modo suo proprio
l’esperienza di questa grande Santa spagnola, che è simile a
quelle di altri santi e sante. Ricordo in particolare S. Elisabetta
della Trinità.
Con
la consacrazione queste donne, prima ancora di essere segno di
fraternità e servizio di carità, sono professione di fede nella
Santa Trinità.
“La
vita consacrata è chiamata ad approfondire continuamente il dono dei
consigli evangelici con un amore sempre più sincero e forte in
dimensione trinitaria: amore al Cristo,
che chiama alla sua intimità; allo
Spirito Santo, che
dispone l’animo ad accogliere le sue ispirazioni; al
Padre, prima origine e scopo supremo
della vita consacrata” (Vita
Consecrata, 21). Per questo
l’esortazione apostolica Vita
consecrata insegna:
“La castità
dei celibi e delle vergini costituisce un riflesso dell’amore
infinito che lega le tre Persone divine nella profondità misteriosa
della vita trinitaria. (…) La povertà
diventa espressione del dono totale
di sé che le tre Persone reciprocamente si fanno. (…) L’obbedienza
è riflesso nella storia dell’amorosa corrispondenza delle tre
Persone divine” (n. 21).
Lettura patristica
San Giovanni Damasceno,
De fide orthodoxa,
1, 8
1. La fede
trinitaria
Crediamo
in un solo Dio, unico principio, privo di principio; increato,
ingenito, indistruttibile e immortale, eterno, immenso, non
circoscritto, illimitato, d’infinita potenza, semplice, non
composito, incorporeo, immutabile, impassibile, immobile ed
inalterabile; invisibile, fonte d’ogni bontà e giustizia, luce
intellettuale e inaccessibile, potenza incommensurabile, misurata
dalla sua volontà (può, infatti, "tutto
ciò che vuole"
[ Ps
134,6
]), fondatrice di tutte le cose sia di quelle visibili che delle
invisibili conservatrice di tutto, provvidente per tutto, contenente
e reggente tutto, avente su tutto un regno perpetuo ed immortale.
(Crediamo
in un solo Dio) al quale nulla si oppone, che riempie tutte le cose
senza essere da nessuna circoscritto; anzi, egli stesso tutto
circoscrive, tutto contiene e a tutto provvede, che penetra tutte le
sostanze lasciandole intatte al di là di tutte le cose, trascendente
ogni sostanza, soprasostanziale e superiore a ogni cosa; superiore
per divinità, bontà, pienezza; un Dio che stabilisce tutti i poteri
e tutti gli ordinamenti, mentr’egli si pone al di sopra d’ogni
ordinamento e d’ogni potere; più alto per essenza, vita, parola,
intelligenza; un Dio che è la luce stessa, la bontà stessa, la vita
stessa, l’essere stesso: egli non riceve, infatti, da nessun altro
né l’essere proprio né quello di alcuna delle cose che esistono,
ma, anzi, è lui stesso la fonte dell’essere, per tutto ciò che è;
della vita, per tutto ciò che vive; della ragione, per tutte le
creature che ne fanno uso.
(Crediamo
in un solo Dio) che è causa d’ogni bene per tutte quante le cose,
che prevede tutto prima che avvenga; unica sostanza, unica divinità,
unica potenza, unica volontà, unica attività, unico principio,
unica potestà unica signoria, unico regno.
(Crediamo
in quest’unico Dio conosciuto nelle tre perfette persone e venerato
con un unico atto di culto, oggetto di fede e di adorazione da parte
di ogni creatura razionale; e queste persone sono unite senza
mescolanza o confusione e separate (ciò che trascende ogni
intelletto) senza alcuna distanza: nel Padre e nel Figlio e nello
Spirito Santo, nel nome dei quali siamo anche stati battezzati.
Infatti, così il Signore comandò agli apostoli di battezzare,
quando disse: "Battezzandoli
nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo"
(Mt
28,19).
Crediamo
nell’unico Padre, principio e causa di tutto, non generato da
nessuno, unico salvatore non causato e ingenito; creatore di tutte le
cose, Padre, per natura, del suo unico Figlio unigenito, e Dio, il
nostro Gesù Cristo, e produttore del Santissimo Spirito.
Crediamo,
altresì, nel Figlio di Dio unigenito, Signor nostro, generato dal
Padre prima di tutti i secoli; luce da luce, Dio vero da Dio vero;
generato, non creato; consustanziale con il Padre; per il quale tutte
le cose sono state fatte...
...Allo
stesso modo, crediamo anche nello Spirito Santo, Signore,
vivificante, che procede dal Padre e risiede nel Figlio; che, insieme
con il Padre ed il Figlio, è adorato e conglorificato, essendo
consustanziale ed eterno come loro; Spirito di Dio, giusto, sovrano;
fonte di sapienza, di vita e di santità; che è ed è chiamato Dio
con il Padre ed il Figlio; increato, perfetto, creatore, che governa
tutte le cose, creatore di tutto, onnipotente, potenza infinita che
comanda a tutto il creato, senza essere sottoposto all’autorità di
nessuno; che divinizza, senza essere divinizzato; che riempie, senza
essere riempito; che è partecipato, ma non partecipa; che santifica,
ma non è santificato; Paraclito, poiché accoglie le invocazioni di
tutti; simile in tutto al Padre ed al Figlio; procedente dal Padre,
viene concesso attraverso il Figlio ed è ricevuto da ogni creatura.
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