Rito
Romano
2ª
Domenica di Avvento - Anno B - 7 dicembre 2014
Is
40,1-5.9-11; Sal 84; 2Pt 3,8-14; Mc 1,1-8
Rito
Ambrosiano
4ª
Domenica di Avvento – L’ingresso del Messia.
Is
16,1-5; Sal 149; 1Ts 3,11-4,2; Mc 11,1-11
1)
Giovanni, il Battista che indica una persona quale bella, lieta e
buona notizia.
La
Liturgia della Parola di questa seconda Domenica di Avvento ci
propone la figura di Giovanni il Battista, perché fu l’uomo
inviato da Dio a preparare la strada all’imminente venuta di
Gesù e indicarlo come Agnello di Dio, che perdona con amore
infinito. Per poter imparare da questo Giovanni, risponderò
brevemente a tre domande su di lui: “Dove è andato,
che cosa ha detto e fatto per compiere la sua
missione?”.
E’
andato nel deserto. Il che per noi oggi significa andare nel
“deserto” del nostro cuore e pregare mettendosi in ascolto di
Dio, che porta l’anima amata nel deserto e parla al suo cuore (cfr
Osea 2). Il Precursore di Cristo, “la voce di colui che grida
nel deserto”, predica nel deserto dell’anima che ha sete di
significato e di amore e di pace.
Ha
detto “convertitevi”, proclamando un battesimo di conversione
per il perdono dei peccati, che ci viene donato quando, pentiti, lo
domandiamo.
Ha
fatto questa attività: ha amministrato il battesimo di
conversione, dove conversione significa
- Inversione, un tornare indietro, un ritorno al precedente rapporto con Dio (quello prima del peccato), prendere la strada del ritorno e a casa come ha fatto il Figlio prodigo.
- Raddrizzamento della via del cuore, che il perdono purifica e riapre all’Amore.
Non
si tratta di una via fisica, ma della via del cuore. La strada del
cuore ha due entrate: la vista e l’udito. Più puro è lo sguardo e
più facilmente Gesù, che è Luce da Luce, entra in ciascuno di noi.
Più l’orecchio è teso all’ascolto e più è facile udire la
“Voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del
Signore, raddrizzate i suoi sentieri” (Is 40,3). Prima è
questa voce che giunge alle orecchie del cuore; poi, dopo la voce, o
meglio insieme con la voce, è la parola che penetra nel cuore
attraverso l’udito.
Ma
con la nascita di Gesù, la Parola di Dio non solo può essere
ascoltata, ma può essere vista (cfr G. d’Igny), come la videro i
pastori e i Re Magi nella grotta di Betlemme, i penitenti sulle rive
del fiume Giordano, e come possiamo vederla oggi nella vita di
comunione fraterna dei credenti in Cristo.
2)
Tutta la vita è un Avvento.
Come
ho sopra scritto, in questa seconda domenica di Avvento, la liturgia
della Parola ci propone la figura del Precursore Giovanni Battista,
imitando questo profeta del Fuoco.
Imitiamo
Giovanni il Battista vivendo come Avvento, come attesa, la vita
intera e non solo il periodo che precede il Natale. Infatti il
Precursore visse la sua vita come testimone dell’Avvento (cfr S.
Giovanni Crisostomo, Omelia
37,
1-2 in Mt., PG
57, 419-421),
come preparazione all’incontro con Dio e, quando Gesù arrivò da
lui, Lo indicò agli altri come buona Notizia. Sì, perché il
Vangelo, la Buona Notizia è Gesù stesso, come la terza lettura di
questa domenica ci richiama: “Inizio
del Vangelo1,
che è Gesù: il Cristo, il Figlio di Dio”
(Mc
1,1). L’Evangelista San Marco inizia così il suo racconto per
ricordarci che la buona notizia è Cristo: Lui è il centro della
nostra vita ed
aspetta solamente che ciascuno di noi gli apra la porta e l’inizio
della vita vera accade, comincia anche per noi.
La
cosa più drammatica è che da soli impariamo solo che dobbiamo
morire. La buona notizia è Cristo – Vita, che vince la morte e il
cui Amore divino ci permette di vivere l’amore umano per sempre e
santamente, cioè veramente.
Il
Vangelo è Dio che viene portando amore, e tutto ciò che è
“non-amore” è “non-Dio”, è “non-vita” e, quindi, morte.
Dio viene, parla al cuore umano. Insegna ciò ai suoi profeti:
“parlate al cuore di Gerusalemme, ditele che è finita la notte”
(Isaia), ma rivela pure che Gesù è “il più forte”, proprio
perché è l’unico che parla al cuore teneramente, potentemente e
dissetando l’umana sete di giustizia (cfr. Malachia 3,1ss) e
di libertà (cfr. Is 40,1-11), di vita.
Ma
come possiamo riconoscere Cristo quando Lui viene?
La
figura di Giovanni è un esempio privilegiato di come incontrare Dio,
di come riconoscere Gesù Cristo, il Salvatore, l’Agnello che
toglie i peccati del mondo, indicandolo come Colui che perdona il
nostro male e ci dona il senso vero della vita e della morte.
Contempliamo dunque brevemente la figura di Giovanni il Battista,
figlio della vecchiaia e del miracolo. Lui fu consacrato prima della
nascita dalla visita di Maria, che portava Gesù nel suo grembo. Poi,
alla nascita fu consacrato Nazireo, cioè puro. Crescendo non si rase
mai i capelli, non bevve mai vino, né toccò donna: non conobbe
altro amore al di fuori di quello di Dio. Ancor giovane uscì dalla
casa dei suoi genitori e si nascose nel deserto. Là visse per molti
anni solo, senza casa, senza tenda, senza nulla al di là di quello
che aveva addosso: una pelle di cammello, un cintura di cuoio.
Inoltre aveva la barba e i capelli lunghi, gli occhi trafiggenti, la
voce forte, il corpo bruciato dal sole del deserto e l’anima
bruciata, ardente del desiderio del Regno e fu capace di annunciare
il Fuoco dell’Amore.. Questo magnetico “selvaggio” appariva a
chi andava da lui come l’ultima speranza di un popolo smarrito.
Contemplando
questa grande figura, questa forza nella passione, viene spontaneo
chiedersi da dove nasce questa vita, questa interiorità così forte,
così retta, così coerente, spesa in modo così totale per Dio e per
preparare la strada a Gesù? La risposta è semplice: dal rapporto
con Dio, dalla preghiera, che è il filo conduttore di tutta la sua
esistenza.
L’annuncio
della nascita di Giovanni il Battista avvenne nel luogo della
preghiera, nel Tempio di Gerusalemme, anzi avvenne quando Zaccaria,
suo futuro padre, era nel luogo più sacro del Tempio, il Sancta
Sanctorum, per fare l’offerta dell’incenso al Signore.
Anche
la nascita del Battista fu segnata dalla preghiera: il canto di
gioia, di lode e di ringraziamento che Zaccaria elevò al Signor: il
“Benedictus”. Questo canto uscì dalla bocca e dal cuore di
Zaccaria, e la Chiesa lo fa recitare ogni mattina nelle Lodi, per
esaltare l’azione di Dio nella storia e indicare la missione del
figlio Giovanni: precedere (per questo è chiamato anche il
Precursore) il Figlio di Dio fattosi carne per preparargli le strade,
per preparare il cuore del popolo all’incontro con il Signore.
L’esistenza
intera del Precursore di Gesù fu nutrita dal rapporto con Dio, in
particolare il periodo passato in zone deserte. E ciò perché, se è
vero che il deserto è il luogo della tentazione, è anche vero che
esso è il luogo in cui l’uomo sente la propria povertà di essere
privo di appoggi e sicurezze materiali, e comprende come l’unico
punto di riferimento solido rimane Dio stesso.
Giovanni
Battista non fu solo uomo di preghiera, del contatto permanente con
Dio, ma anche una guida alla preghiera e quindi al recupero del
rapporto con Dio, predicando la conversione e indicando con la voce e
con l’indice della mano: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie i
peccati del mondo”. Fu guida pure alla preghiera nella vita
quotidiana se i discepoli di Gesù gli chiesero: “Signore insegnaci
a pregare, come Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli” (cfr Lc
11,1), e il Figlio di Dio insegnò il “Padre Nostro”.
Pregare
non è tempo sprecato o rubato all’azione. La preghiera è l’anima
di ogni nostro agire come lo fu per Giovanni il Battista. La
preghiera è lavoro, perché come il lavoro umano, anzi molto di più,
trasforma la persone e le cose. “La preghiera è uno scambio di
vita: Dio si fa uomo e prende sopra di sé la nostra povertà, ma noi
prendiamo di Lui tutto quello che egli è” (Divo Barsotti). Dio è
Amore. Dio è Parola. Lui per primo rivolge all’uomo una parola
d’amore e noi possiamo “imparare il cuore di Dio nella Parola di
Dio” (San Gregorio Magno).
Sull’esempio
delle Vergini consacrate che il giorno della loro consacrazione hanno
ricevuto il breviario, per pregare con esso tutti i giorno e lungo
tutto il giorno, prendiamo la Parola per rivolgerci a Dio, è una
Parola carica di tutto ciò che siamo, diventata carne in noi.
Queste
persone consacrate dedicandosi quotidianamente la lettura della
Parola ne fanno il terreno nutriente della preghiera. Facciamo
altrettanto.
Queste
vergini consacrate mettendosi all’ascolto quotidiano della Parola,
abitano nella Parola, come vere discepole. Almeno nel periodo di
Avvento, dedichiamo anche noi un po’ di tempo all’ascolto della
Parola, che così prenderà carne in noi.
Impariamo
da queste persone come imitare Giovanni il Battista: con l’umiltà.
Come il Precursore mise in pratica le sua parole: “Occorre che
Cristo cresca e io diminuisca”, le consacrate fanno umilmente lo
stesso, indicano con la vita il loro Sposo e si fanno piccole per
Lui.
Impariamo
da questa donne consacrate a vivere da persone piccole, cioè umili,
la festa dell’Immacolata, che si celebra domani, 8 dicembre. Il
cuore immacolato di Maria è sintonizzato con la misericordia di Dio,
che ci conosce tutti personalmente per nome, ad uno ad uno, e ci
chiama a risplendere della sua luce. E quelli che agli occhi del
mondo sono i primi, per Dio sono gli ultimi; quelli che sono piccoli,
per Dio sono grandi come la Madonna.
Sull’esempio
di Maria e per sua intercessione “puliamo” il nostro cuore da
tutto ciò che non è perfetto e lasciamolo libero per il Cristo che
scende fra noi come un “bambino”.
1
Nel I secolo
la parola vangelo
(dal greco euangelion,
buona notizia)
non indicava ancora il genere letterario di cui l'opera di Marco
è forse il primo esempio che sarà seguito dai Vangeli di Matteo,
Luca e Giovanni, ma l'annuncio degli apostoli e poi della comunità
cristiana su Gesù, esso è fonte di gioia in quanto annuncia la
salvezza. La specificazione di
Gesù
può riferirsi sia al soggetto sia all’oggetto di tale annuncio.
Lettura
Patristica
Origene,
sacerdote
In
Evang. Luc., 21, 2, 2-7)
Il
Verbo di Dio accolto dal cuore umano
Un
tempo " la parola di Dio veniva rivolta a Geremia, figlio di
Elchia, membro della famiglia sacerdotale " (Ger 1,1),
all'epoca di questo o di quell'altro re di Giuda; mentre ora «a
Giovanni figlio di Zaccaria che si rivolge la parola di Dio», quella
parola che non era mai stata rivolta ai profeti «nel deserto». Ma
siccome «i figli della donna abbandonata» avrebbero dovuto
abbracciare la fede «in numero maggiore dei figli della donna
sposata» (cf. Gal 4,27; Is 54,1), è per questa ragione che «la
parola di Dio fu rivolta a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel
deserto».
Osserva
nello stesso tempo che il significato è più forte se si intende
«deserto» nel senso spirituale, e non in quello letterale puro e
semplice. Infatti colui che predica «nel deserto» spreca la sua
voce invano, in quanto non c'è nessuno che lo sente parlare. Il
precursore di Cristo, " la voce di colui che grida nel
deserto ", predica dunque nel deserto dell'anima che non ha
pace. E non solo allora, ma anche oggi " è una lampada
ardente e brillante " (Gv 5,35), che viene per prima "
e annunzia il battesimo della penitenza per la remissione dei peccati
". Poi viene " la luce vera " (Gv 1,9),
quando la lampada stessa dice: " è necessario che egli
cresca e io diminuisca " (Gv 3,30). La parola di Dio è
proferita dunque " nel deserto, e si diffonde in tutta la
regione circostante il Giordano ". Quali altri luoghi
avrebbe dovuto infatti percorrere il Battista, se non i dintorni del
Giordano, per spingere al lavacro dell'acqua tutti coloro che
volevano fare penitenza?...
Troviamo
nel profeta Isaia il passo dell'Antico Testamento or ora citato: "
Voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri " (Is 40,3). Il Signore vuol
trovare in voi una strada per poter entrare nelle vostre anime e
compiere il suo viaggio: preparate dunque per lui la strada di cui
sta scritto: «raddrizzate i suoi sentieri». «Voce di colui che
grida nel deserto». C'è dunque una voce che grida: "
Preparate la via ". Dapprima infatti è la voce che giunge
alle orecchie; poi, dopo la voce, o meglio insieme con la voce, è la
parola che penetra nell'udito. E' in questo senso che Giovanni ha
annunziato il Cristo.
Vediamo
dunque ciò che annunzia la voce a proposito della parola. Essa dice:
«Preparate la via al Signore». Quale strada dobbiamo noi preparare
al Signore? Si tratta di una strada materiale? La parola di Dio può
forse seguire una simile strada? O non bisogna invece preparare al
Signore una via interiore, e disporre nel nostro cuore delle strade
dritte e spianate? E' attraverso questa via che è entrato il Verbo
di Dio, che prende il suo posto nel cuore umano capace di
accoglierlo.
Grande
è il cuore dell'uomo, spazioso, capace, sempre che sia puro. Vuoi
conoscere la sua grandezza e la sua ampiezza? Osserva l'estensione
delle conoscenze divine che esso contiene. E' esso che dice: "Egli
mi ha dato una vera conoscenza di ciò che è; egli mi ha fatto
conoscere la struttura del mondo, le proprietà degli elementi,
l'inizio, la fine e lo svolgersi dei tempi, il cambiamento delle
stagioni, la successione dei mesi, il ciclo degli anni, la posizione
degli astri, la natura degli animali, la furia delle belve, la
violenza degli spiriti e i pensieri degli uomini, le varietà degli
alberi e la potenza delle radici" (Sap 7,17-20). Vedi dunque
che non è affatto piccolo il cuore dell'uomo che abbraccia tutte
queste cose. Devi intendere questa grandezza, non secondo le sue
dimensioni fisiche, ma secondo la potenza del suo pensiero, che è
capace di abbracciare la conoscenza di tante verità.
Ma
per portare gli uomini semplici a riconoscere la grandezza del cuore
umano, prenderò qualche esempio dalla vita di tutti i giorni. Per
quanto numerose siano le città che abbiamo visitato, noi le
conserviamo tutte nel nostro spirito; le loro caratteristiche, la
posizione delle piazze, delle mura, degli edifici restano nel nostro
cuore. Conserviamo la strada che abbiamo percorso, disegnata e
tracciata nella nostra memoria; serbiamo, chiuso nel nostro
silenzioso pensiero, il mare che abbiamo attraversato. Come vi ho
detto, non è piccolo il cuore dell'uomo se può contenere tanto. E
se non è piccolo, dato che contiene tante cose, si può benissimo in
esso preparare il cammino del Signore, e tracciare un dritto sentiero
in modo che il Verbo e la Sapienza di Dio possano entrarvi.
Preparate
una strada al Signore osservando una condotta onesta, spianate i
sentieri con opere degne, in modo che il Verbo di Dio cammini in voi
senza incontrare ostacoli e vi dia la conoscenza dei suoi misteri e
del suo avvento, egli " cui appartengono la gloria e la
potenza nei secoli dei secoli. Amen " (1Pt 4,11).
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