Rito
Romano
3ª
Domenica di Avvento - Anno B - 14 dicembre 2014 – Domenica GAUDETE
Is
61,1-2.10-11; Sal Lc 1; 1Ts 5,16-24; Gv 1,6-8.19-28
Rito
Ambrosiano
5ª
Domenica di Avvento – Il Precursore
Is
11,1-10; Sal 97; Eb 7,14-17. 22. 25; Gv 1,19-27a. 15c. 27b-28
1)
La gioia per il Natale vicino.
Il
Natale di Gesù ha un fascino particolare per tutti e nel mondo
intero. Ho visto scritto: “Noel, Christmas, Navidad, Natale”
anche in Paesi e Città, dove i cristiani sono una piccola minoranza.
Forse è un pretesto per far crescere i consumi, tuttavia, un
fascino, una nostalgia di pace e gioia è rimasta. E’ come se,
ricordando la nascita di Gesù, il Dio tra noi, si entrasse in una
vita di speranza, quasi presagendo che il canto degli Angeli sulla
capanna di Betlemme :“Pace in terra agli uomini che Egli ama”
possa davvero far rifiorire la speranza, in questo nostro tempo che
ha davvero bisogno di nutrirsi di consolazione, di sicurezza, di
gioia vera, profonda, ritrovata.
Nella prossimità del
Natale, la Chiesa oggi ci fa pregustare la grande gioia che Dio ci ha
donato con Gesù. Nella lettera ai Tessalonicesi (seconda lettura del
Rito romano), l’Apostolo Paolo ci invita a ritornare ad essere
fratelli e sorelle sempre lieti, a pregare ininterrottamente, ed
rendere grazie in ogni cosa, perché questa è la volontà di Dio nei
nostri confronto e continua con l’augurio: “Il Dio della pace vi
santifichi interamente e tutta la vostra persona, spirito, anima e
corpo si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro
Gesù Cristo. Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto
questo” (1 Ts 5,16-24).
Certo, c’è il
rischio che si cerchi di soffocare il bisogno della gioia di Cristo e
del suo Natale. E purtroppo questo rischio è diventato una realtà,
che ha trasformato tutto in rumoroso e fuggente momento di allegria
superficiale, che lascia poi il vuoto del cuore. E’ un rischio
grande ed è difficile sfuggirvi, perché forte è l’attrattiva
della ‘moda’.
Per contrastare questa
moda sarebbe sufficiente farsi riempire il cuore dai sentimenti del
profeta Isaia, che così esprimeva la sua gioia: “Lo spirito del
Signore è sopra di me, perché il Signore mi ha consacrato con
l'unzione, mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a
fasciare le pieghe dei cuori spezzati, a proclamare la liberazione
degli schiavi, a proclamare l’anno di misericordia del Signore. Io
gioisco pienamente nel Signore: la mia anima esulta nel mio Dio,
perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con
il manto della giustizia, come uno sposo che si cinge il diadema e
come una sposa che si adorna di gioielli” (Is 61, 1-11 –
prima lettura del Rito romano).
Sono
davvero parole di profonda gioia quelle di Isaia che al solo pensiero
di vedere vicino Dio che viene esclama: “Io gioisco pienamente nel
Signore”. La gioia cristiana nasce non da una semplice emozione, ma
da un incontro. Un incontro che ha trasformato la nostra vita.
2) L’incontro
con il Testimone e Precursore.
Questo incontro può e
deve riaccadere ancora e in modo particolare nel vicino Natale.
Giovanni Battista, il Testimone ed il Precursore, ci può aiutare con
l’esempio e con l’intercessione per rinnovare questo incontro.
“Giovanni precedette
il Cristo sia nel nascere che nell’annunciarlo, ma lo precedette
come un umile servo obbediente senza mettersi al di sopra di lui”
(S. Agostino d’Ippona, Sermone 66,19). Lui è la voce della Parola
di gioia, è fiaccola che indica la Luce dell’amore, è il
Testimone di Gesù, battezza in attesa del Suo Battesimo, è
totalmente legato a Lui. Senza Gesù, il Battista non può vivere,
perché senza Cristo la sua vita non avrebbe senso, cioè né
significato né scopo.
Giovanni venne come
testimone, mandato da Dio per rendere testimonianza alla Luce. Non
rende testimonianza alla grandezza, alla maestà, alla potenza di
Dio, ma alla Luce dell’Amore, alla luce di una Presenza.
Giovanni testimonia
che il mondo si regge su un principio di luce, per cui vale molto di
più accendere una lampada che maledire mille volte la notte.
Anche noi, pur nella
nostra fragilità e piccolezza, siamo chiamati a testimoniare che la
storia è una via della Croce che diventa via della Luce, quando
abbiamo la forza di fissare lo sguardo sulla luce nascente di Cristo
bambino. All’apparenza Cristo, che tra pochi giorni contempleremo
nella culla di Betlemme, è piccolo, fragile e indifeso, eppure è
vincente, e dalla Città del Pane (=Betlemme) muoverà i primi passi
della bontà e della giustizia che realizzerà nella Città della
Pace (=Gerusalemme).
Ad ognuno di noi è
affidato il ministero profetico del Battista, quello di essere
annunciatore non del degrado, dello sfascio,
del peccato, che pure assediano il mondo, ma della luce che rischiara
il mondo e lo salva. Dobbiamo essere –come San Giovanni- testimoni
di speranza e di futuro, di un Dio che è Luce, di un Dio innamorato
e così vicino che sta in mezzo a noi, guaritore della vita nostra e
di tutti i fratelli e sorelle in umanità.
Testimoni
perché abbiamo chiesto che ci copra col suo manto e faccia
germogliare una primavera di giustizia, una primavera che senza di
lui è impossibile.
Con
l’intercessione di San Giovanni potremmo imitare lui che è
immagine dell’uomo autentico, che
conosce i propri limiti ed è aperto alla novità dell’incontro.
Come il Precursore dobbiamo essere consapevoli di essere carne, ma
vivere di quel desiderio di Dio impresso in lui dalla Parola
creatrice e dalla promessa fatta ad Israele. Saremo discepoli salvati
dal Redentore, perché come lui (San Giovanni) cerchiamo,
incontriamo, riconosciamo, accogliamo Gesù come
il Figlio di Dio, testimoniandolo agli altri dicendo “Ecco
l’Agnello di Dio”. Siamo anche noi povera voce di una Parola, che
crea ed eleva con dolcezza. “Allora il Signore farà dono
della sua dolcezza e la nostra terra darà il suo frutto” (S.
Agostino, En. in Psalmos, 84,15).
3)
Il Testimone di una Presenza.
Il Vangelo dice di
Giovanni: “E venne un uomo mandato da Dio” (Gv 1,6). Anche
ciascuno di noi è una persona mandata da Dio, chiamata ad essere
testimone di luce.
La forza di Giovanni è
di non splendere per se stesso, ma di spendere la sua vita perché la
luce si veda. E Dio è luce, che illumina anche le tenebre più
fitte. Giovanni grida per annunciare il Vangelo, e lo indica
additando Cristo Gesù. Non attira l’attenzione su di sé, secondo
un protagonismo così prepotente e normale. La sua voce rimanda e
indica qualcuno che è già “in mezzo a voi” (Gv 1, 26),
“uno che viene dopo di me, al quale io non sono degno di sciogliere
il legaccio dei sandali” (Gv 1, 27).
La grandezza di
Giovanni è di aver saputo riconoscere Dio in Gesù e quindi ha
indicato il Dio presente in mezzo all’umanità.
Il Battista non attira
l’attenzione su un Messia assente che verrà, bensì su un Messia
già in mezzo a noi e che noi non conosciamo: “In mezzo a voi sta
uno che voi non conoscete” (Gv 1,26). Giovanni è il testimone di
un Dio già qui. La sua presenza è già fra noi, ma è da scoprire e
non tutti la vedono, e perciò occorre un profeta che la additi.
Ora tocca a noi
personalmente e come comunità cristiana imitare il Battista
nell’additare al mondo un Cristo già presente nel mondo.
Un
modo particolare per additare Cristo è quello delle Vergini
consacrate nel mondo. L’offerta totale di loro stesse a Cristo
Sposo indica che Lui merita tutto. Essere vigilanti nella preghiera
indica che l'avvento è aspettare
l’Amato stringendosi a Lui che è già
presente nel loro cuore che Gli
hanno affidato completamente in totale abbandono, amorosa fiducia e
letizia. In questo mondo loro, e noi con loro, sperimentiamo che
“quando il Signore ci invita a diventare santi, non ci
chiama a qualcosa di pesante, di triste. È l’invito a condividere
la sua gioia, a vivere e a offrire con gioia ogni momento della
nostra vita, facendolo diventare allo stesso tempo un dono d’amore
per le persone che ci stanno accanto” (Papa Francesco,
Catechesi in occasione dell’Udienza
Generale, 19 novembre 2014).
Noi, persone così
comuni, siamo chiamati a fare conoscere a tanti colui che sta in
mezzo a noi. Deboli, siamo forti. Tristi, siamo lieti. Perché il
Signore viene, fa germogliare la terra, la rende di nuovo un
giardino, dove libertà, fraternità e misericordia non solo sono
annunciate, ma praticate, vissute, vissute insieme.
Lettura Patristica
Sant'Agostino d’Ippona,
vescovo
Sermo, 293, 3 s.
Giovanni è la voce, ma
il Signore " da principio era il Verbo " (Gv 1,1).
Giovanni una voce per un tempo, Cristo il Verbo fin dal principio,
eterno. Porta via l'idea, che vale più una parola? Se non si capisce
niente, la parola diventa inutile strepito. La parola senza un'idea
batte l'aria, non alimenta il cuore. E anche mentre alimentiamo il
cuore, guardiamo l'ordine delle cose. Se penso a ciò che devo dire,
c'è già l'idea nel mio cuore; ma se voglio parlare con te, mi metto
a pensare se sia anche nel tuo cuore, ciò che è già nel mio.
Mentre cerco come possa giungere a te e fissarsi nel tuo cuore l'idea
che è già nel mio, formo la parola e, ormata la parola, parlo a te:
il suono della parola porta a te l'intelligenza dell'idea; è il
suono che passa da me a te, l'idea invece, che ti è stata portata
dalla parola, è già nel tuo cuore e non se n'è andata dal mio. Il
suono, dunque, portata l'idea in te, non ti par che ti dica: "
Bisogna che lui cresca e che io venga diminuito?" Il suono
della parola fece il suo ufficio e scomparve, come se dicesse: "
Questa mia gioia è completa " (Gv 3,30). Afferriamo l'idea,
assimiliamo l'idea per non perderla più. Vuoi vedere la parola che
passa e la divinità permanente del Verbo? Dov'è ora il Battesimo di
Giovanni? Fece il suo ufficio e passò. Il Battesimo di Cristo ora è
in voga. Crediamo tutti in Cristo, speriamo d'essere salvi in lui:
questo disse la parola. Ma poiché è difficile distinguere tra
parola e idea, lo stesso Giovanni fu creduto Cristo. La parola fu
ritenuta idea, ma la parola si dichiarò parola, per non ledere
l'idea. " Non sono ", disse, " Cristo, né
Elia, né profeta ". Gli fu risposto: " Chi sei,
dunque, tu? Io sono ", disse, " voce di colui che
grida nel deserto: Preparate la via del Signore " (Gv
1,20-23). " Voce di uno che grida nel deserto ":
voce di uno che rompe il silenzio. " Preparate la via del
Signore ": come se volesse dire: Io vado rimbombando per
introdurlo nei cuori, ma non troverò un cuore nel quale egli si
degni di entrare, se non preparate la via. Che vuol dire: "
Preparate la via ", se non supplicate convenientemente? che
cosa, se non pensate umilmente? Prendete da lui esempio d'umiltà.
Viene ritenuto il Cristo, dichiara di non essere ciò che è
ritenuto, né si avvantaggia per il suo prestigio dell'errore altrui.
Se dicesse: Io sono il Cristo, quanto facilmente sarebbe creduto, se,
prima ancora che lo dicesse, già lo era ritenuto! Non lo disse Si
ridimensionò, si distinse, si umiliò. Capì dove era la sua
salvezza: capì che egli era una lucerna ed ebbe paura di essere
spento dal vento della superbia...
Gli occhi deboli hanno
paura della luce del giorno, ma possono sopportare quella di una
lucerna. Perciò la luce del giorno mandò innanzi la lucerna. Ma
mandò la lucerna nel cuore dei fedeli, per confondere i cuori degli
infedeli. " Ho preparato ", dice, " la
lucerna al mio Cristo ": Giovanni araldo del Salvatore,
precursore del giudice che deve venire, l'amico dello sposo.
dagli scritti di
Guerric d'Igny (Sermo V, de Adventu, 1)
" Preparate la
via del Signore " (Is 40,3; Mc 1,3). La via del Signore che
ci si ordina di preparare, o fratelli, camminando la si prepara,
preparandola, si cammina. E quand'anche aveste molto progredito in
essa, vi resta sempre nondimeno da prepararla perché, dal punto in
cui siete arrivati possiate avanzare, protesi verso ciò che sta
oltre. Così, risultando in ogni singolo stadio preparata la via per
il suo avvento, il Signore vi verrà incontro sempre nuovo, in
qualche modo, e più grande di prima. E' quindi con ragione che il
giusto elevava questa preghiera: " Indicami, o Signore, la
via dei tuoi precetti e la seguirò sino alla fine " (Sal
118,33). E forse è stata definita " vita eterna "
perché, pur avendo la Provvidenza previsto per ciascuno una via e
fissato ad essa un termine, nondimeno non si dà alcun termine alla
natura della bontà verso cui si tende. Per cui, il saggio e solerte
viaggiatore, quando sarà giunto alla meta, non farà che
ricominciare, poiché dimenticando ciò che si lascia alle spalle
(cf. Fil 3,13), dirà a se stesso ogni giorno: " Comincio
adesso " (Sal 76,11). Si lancia come un gigante che nulla
teme per percorrere la via dei comandamenti di Dio; da autentico
Idutun (cf. 1Cr 16,42), egli supera facilmente nell'ardore della sua
corsa i pigri che si fermano per via. E pur se arrivato all'ultima
ora del giorno, egli ha attinto la perfezione in poco tempo,
percorrendo peraltro un lungo cammino (cf. Sap 4,13); fattosi svelto,
da ultimo che era, fu tra i primi ad essere coronato.
Dal Commento a
Giovanni di sant'Agostino, vescovo (Comment. in Ioan., 4, 1)
Spesso avete sentito
dire, e ne siete quindi perfettamente a conoscenza, che Giovanni
Battista quanto più eccelleva tra i nati di donna, e quanto più era
umile di fronte al Signore, tanto più meritò d'essere l'amico dello
Sposo. Fu pieno di zelo per lo Sposo, non per sé; non cercò la
gloria sua ma quella del suo giudice, che egli precedeva come un
araldo.
Così, mentre gli
antichi profeti avevano avuto il privilegio di preannunciare gli
avvenimenti futuri riguardanti il Cristo, a Giovanni toccò il
privilegio di indicarlo direttamente. Infatti, come Cristo era
sconosciuto a quelli che non avevano creduto ai profeti prima ch'egli
venisse, così era sconosciuto a quelli in mezzo ai quali, venuto,
era presente. Perché la prima volta egli è venuto in umiltà, e
nascostamente; e tanto più nascosto quanto più umile.
Ma i popoli,
disprezzando nella loro superbia l'umiltà di Dio, crocifissero il
loro Salvatore e ne fecero, così, il loro giudice.
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