Solennità
dell’Assunzione – 15 agosto 2014
Ap
11,19a; 12,1-6a.10ab; Sal 44; 1 Cor 15,20-27a; Lc 1, 39-56
1)
La meta della pellegrina del Cielo
Il
dono con cui Dio ci ha donato suo Figlio non poteva corrompersi. Il
Tempio vivo che per primo ha ospitato il Corpo di Cristo non poteva
andare in polvere. L’Assunzione1
della Vergine chiarisce in modo limpido la frase che spesso si ripete
a partire da Sant’Ireneo di Lione (II secolo): “Dio si è fatto
uomo perché l’uomo potesse diventare Dio”. Che significa:
“diventare Dio”? Vuol dire: diventare un vivente la cui vita non
ha limiti, perché è liberata per sempre dal peccato e dalla morte.
Prima
di riflettere sull’immagine del Vangelo della Messa di oggi, che ci
rappresenta la Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta, il cui
figlio esulta di gioia percependo nel grembo materno la presenza del
Figlio di Dio, mi soffermo sull’immagine (in greco: icona) della
Vergine Madre con in braccio il Bambino divino, che Lei regge e
protegge. Maria, a nome di tutta l’umanità, accoglie Dio in modo
così tenero e familiare da appoggiare il suo viso sulla faccina di
Gesù. Questo Gesù, alla fine della vita terrena di sua Madre, fa
una cosa analoga. Se contempliamo l’icona della dormizione (è con
questo nome che le Chiesa Orientali celebrano l’assunzione) di
Maria, vediamo che in questo caso è Lui che accoglie la Madre: Dio
accoglie l’umanità. Guardiamo il dipinto:
La
Vergine Madre è morta. Al suo corpo rivestito di un abito nero, nera
crisalide, si avvicina Cristo, il suo Figlio risorto, che prende tra
le braccia l’anima di Sua Madre, rappresentata come una bambina che
porta a compimento la sua nascita nel Regno. In alcune icone Gesù
stringe al proprio volto il volto di questa donna-bambina.
Contempliamo questa assunzione, in cui il divino accoglie l’umano.
Ed è una festa grande. A questo riguardo Sant’Anselmo d’Aosta
afferma che il Redentore volle salire al cielo prima di sua madre non
solo per prepararle un trono degno di lei nella sua reggia, ma anche
per rendere più trionfale e glorioso il suo ingresso in cielo,
andando Lui stesso a riceverla con tutti gli Angeli e i Beati del
Paradiso.
La festa
dell'Assunzione ci ricorda il nostro destino di pienezza di vita
nella comunione con Dio. Maria assunta in cielo nell'anima e nel
corpo è il mistero della nostra fede che ci mostra che anche noi,
come Maria, siamo “destinati” a risorgere un giorno nell'anima e
nel corpo, ossia tutto il nostro essere, tutta la nostra storia, le
nostre relazioni di amore vissute attraverso il cuore e i gesti del
nostro corpo, troveranno la loro pienezza e il loro compimento
nell’Amore di Dio! Nulla della nostra storia andrà perduto, nulla
vissuto senza un senso, nulla di tutti quei gesti di fedeltà, di
amore, di umiltà, di giustizia fatti con l'anima e con il nostro
corpo saranno stati vani.
2)
La Strada.
La
festa dell’Assunzione di Maria non ci parla soltanto della meta, ma
anche della strada da compiere per noi pellegrini, sull’esempio
della nostra Madre celeste, che fu pellegrina del Cielo in tutti i
giorni della sua vita sulla terra.
Oggi
celebriamo la festa dell’Assunzione di Maria, l’entrata in cielo
di colei che ha creduto, accanto al Figlio, anticipando la meta che
attende ogni uomo. Maria ci precede nell’accoglienza di quella
Parola che genera il Figlio in noi, ma ci precede anche nella
speranza della resurrezione, nell’assunzione di tutta l’umanità
nella vita di Dio.
Per
farci comprendere questo mistero, la Liturgia di oggi ci porta
all’inizio di quella storia, in cui il cielo è sceso sulla terra e
si è fatto piccolo germe di vita nel grembo di una semplice donna di
paese, e ci propone il brano del Vangelo che racconta la visita della
Madre del Messia alla cugina Elisabetta. La Madre di Dio dopo aver
ricevuto l’annuncio della sua maternità da parte dell'angelo si
reca in fretta e con amore da Elisabetta sua parente anziana, per
condividere la propria gioia con qualcuna che stava vivendo una
situazione molto simile. Il motivo della festa, dunque, è la gioia
per essere amati da un Amore fecondo.
Cerchiamo
di immaginare la scena dell’incontro nella casa di Zaccaria. Si
potrebbe dire che le protagoniste sono due donne che s’incontrano,
due donne incinte, una vecchia, vecchia di decine di secoli di attesa
- il Battista rappresenta anche più di 2000 anni di attesa -
rappresenta tutta l’umanità che attende il Salvatore promesso
dall’inizio dei tempi. Quindi una donna che porta in sé l’attesa
antica dell’umanità. L’altra, una ragazzina che porta in sé
l’Atteso dall’umanità, che porta in sé la novità, la vita
nuova. L’anziana porta il desiderio, la giovane il Desiderato; una
porta la fame, l’altra il cibo. E c’è l’incontro che diventa
avvenimento.
Ma
credo sia giusto affermare che questo incontro non avviene tanto tra
Maria ed Elisabetta, quanto tra i due bimbi che sono nel grembo delle
loro mamme che sono nella gioia. Quindi Maria prorompe nel
Magnificat il suo cantico di gioia: tutti nei secoli la chiameranno
beata, in corpo e anima sarà per sempre accanto al Signore perché
ha collaborato con Lui all’opera della redenzione.
Maria
è Madre di Dio perché ha creduto alla Sua parola e accettato la Sua
proposta. La sua beatitudine vale per ciascuno di noi che fa come
lei, che oggi celebriamo recuperando il senso profondo di
riconoscenza al Signore per la Sua presenza, per la Sua visita tra
noi.
3)
Visitazione della Madre della
Vita.
La visita di Maria ad
Elisabetta permise la visita di Gesù a Giovanni il Battista.
Non fu dunque una
visita di cortesia e neppure una visita per dare un aiuto umanitario
ad una donna anziana. Fu un gesto di carità umile. Mostrò che Dio
era davvero sceso a visitare e redimere l’umanità intera.
All’inizio del
racconto della Visitazione di Maria ad Elisabetta c’è una parola a
cui non si dà sufficiente importanza: “in fretta”. “In quei
giorni (dopo l’annunciazione) Maria si alzò e andò in
fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda”
(Lc 1, 39). Perché invece di restare in meditazione delle
parole dell’Angelo Gabriele e di attendere il compimento
dell’annuncio in casa sua, la Madonna “in fretta” andò dalla
cugina anziana, che era rimasta finalmente incinta? Perché era
spinta dalla carità di Cristo. La sua “fretta” non vuol dire che
Lei si mise a correre sulla strada che conduce ad Ain Karim,
villaggio vicino a Gerusalemme dove abitava Elisabetta. Vuol dire che
non c’è e non ci deve essere alcun ritardo tra il concepimento di
Gesù in Lei e la presenza di Gesù in mezzo agli uomini.
Noi dobbiamo fare la
stessa cosa. Se dobbiamo fare nascere Gesù in noi e da noi, come in
modo eminente l'ha fatto Maria, dobbiamo lasciare fiorire lo Spirito
in noi, partendo … senza ritardo: ogni grazia è una missione. Ogni
vocazione è una missione di portare “in fretta” la presenza di
Cristo nel mondo.
Questa
vocazione è vissuta dalle Vergini consacrate nel mondo a partire
dalla loro totale adesione a Cristo e alla loro comunione sponsale
con Lui (“Volete essere consacrate al Signore Gesù Cristo, figlio
del Dio Altissimo, e riconoscerlo come vostro sposo? Si lo vogliamo”
- Rito di consacrazione delle Vergini, n. 17), che implica che la
pienezza della verginità sia donata dal senso della maternità. Loro
sono davvero vergini e spose quando cominciano a sentirsi madri,
quando il loro zelo per salvare le anime e portarle a Dio, le spinge
“in fretta” a mettere a disposizione della Chiesa e dell’umanità
tutte le loro risorse e consumandovi la loro esistenza. Allora
davvero danno la vita, servendo la Vita come la preghiera al n. 18
del Rito di Consacrazione delle Vergini: “Preghiamo Dio Nostro
Padre, per suo Figlio Nostro Signore, affinché lo Spirito effonda la
sua grazia in abbondanza su quelle che Lui ha scelto di consacrare al
suo servizio”.
Lettura
Patristica
San
Bernardo di Chiaravalle
Sermone
Secondo sull’Assunzione
Come
pulire, adornare, riempire la casa35.
Gesù
entrò in un villaggio36 .A questo punto faccio
opportunamente mia l’esclamazione del profeta: Israele, quanto è
grande la casa di Dio, quanto è vasto il luogo del suo dominio!37
Non è forse grande, dal momento che al suo confronto l‘amplissimo
spazio di questa terra viene chiamato ―villaggio‖? Non è forse
una grande patria, e una regione dal prezzo inestimabile, dal momento
che al suo confronto l‘amplissimo spazio di questa terra viene
detto ―villaggio‖? non è forse una grande patria, e una regione
dal prezzo inestimabile, dal momento che quando il Salvatore
provenendo di là38, entra nello spazio della terra si
dice che entra in un villaggio?
Oppure
si può interpretare questo villaggio come la casa del forte armato39
, del principe di questo mondo40 i cui possedimenti il più
forte è sopraggiunto a rapire41.
Fratelli,
sforziamoci di entrare42 nell‘ampio spazio di quella
beatitudine, dove nessuno opprime l‘altro riducendolo in
strettezze, perché possiamo comprendere con tutti i santi quale ne
sia la lunghezza, l‘ampiezza, l‘altezza e la profondità43.
E non disperiamo di arrivarvi, dal momento che l‘abitante stesso
della patria celeste, che ne è anche il creatore, non ha fuggito le
strettezze di questo nostro villaggio.
Ma
perché diciamo che è entrato nel villaggio? E‘ entrato anche nel
ristrettissimo abitacolo del grembo della vergine, e si una donna lo
accolse nella sua casa44 donna beata che meritò di
accogliere non gli esploratori in Gerico45, ma piuttosto
il fortissimo depredatore stesso46di quello stolto che è
davvero mutevole come la luna47, non gli ambasciatori di
Giosué figlio di Nave, ma meritò piuttosto di accogliere il vero
Gesù, Figlio di Dio. Felice donna, ripeto, la cui casa, accogliendo
il Salvatore, si trovò ad essere purificata, ma realmente non
vuotata48. Come si potrebbe affermare che è vuota Colei
che
l‘Angelo
saluta come piena di grazia49?
E
non basta che sia piena di grazia, aggiunse anche che in essa sarebbe
sopraggiunto lo Spirito Santo50, e perché, se non per
ricolmarla in modo sovrabbondante?
E
perché se non perché lo Spirito, trovandola già piena per sé, al
suo sopraggiungere adombrandola l‘avrebbe fatta diventare anche
stracolma e sovrabbondante per noi?
Oh,
arrivino e fluiscano anche in noi gli aromi delle grazie51
e tutti possiamo ricevere da una così grande pienezza! E‘ lei la
nostra mediatrice, per mezzo suo riceviamo, Dio, la tua
misericordia52, per mezzo suo anche noi accogliamo nelle
nostre case il Signore Gesù.
Ciascuno
di noi infatti ha un proprio villaggio, e una casa propria; e la
Sapienza bussa a ciascuna porta: se qualcuno apre entrerà e cenerà
con lui53. E‘ un proverbio popolare che si trova sulla
bocca, e ancor più nel cuore di molti: Chi custodisce il suo corpo
difende una buona cittadella54 fortificata. Il sapiente
però non dice così, ma afferma piuttosto: ―Con ogni cura vigila
sul cuore perché da esso sgorga la vita55.
Sia
pure, ma noi accettiamo la sapienza popolare: custodisce una buona
roccaforte chi custodisce il suo corpo. Dobbiamo perciò cercare di
quale cura abbia bisogno questa roccaforte. Ti pare che custodisce
rettamente la roccaforte del suo corpo quell'anima le cui membra,
come per una congiura si sono consegnate in potere del nemico? Vi
sono alcuni che hanno fatto un patto con la morte, hanno stretto
alleanza con l‘inferno56. Il prediletto ha mangiato e si
è saziato ed ha recalcitrato, si è ingrassato - impinguato -
rimpinzato57 Questa è la custodia che piace ai peccatori
che seguono i desideri della loro carne58. Che ve ne apre,
fratelli? Dobbiamo forse in questo cedere al modo di pensare di
tutti? No davvero. Interrogheremo piuttosto Paolo come strenua guida
del combattimento spirituale. Dicci, Apostolo, qual è il tuo modo di
custodire la roccaforte?]Io dunque corro, ma non come chi è senza
meta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l‘aria, anzi tratto
duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché non
succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso
squalificato59.
E
in un altro brano : Non regno il peccato nel vostro corpo mortale60
Questa è veramente una custodia utile e beata quell‘anima che avrà
custodito il suo corpo così bene che il nemico non potrà mai
rivendicarlo per sé. Vi fu un tempo quando quell‘empio aveva
sottomesso questa mia roccaforte alla sua tirannia e comandava a
tutte le membra con impero dispotico. Quanto quel tempo sia stato
dannoso lo rivela la desolazione e la miseria di adesso. Ahimè in
esso non aveva lasciato né il muro della35 continenza,
né l‘antemurale61 della pazienza. Sterminò le vigne62,
mieté i campi seminati63, sradicò gli alberi Perfino i
miei occhi depredavano al mia anima. Infine se il Signore non mi
avesse aiutato la mia anima sarebbe rimasta negli inferi64.
Parlo proprio dell‘inferno piùprofondo65, dove non si
sente voce di lode66, da dove a nessuno è permesso
uscire.
Tuttora
un carcere infernale. Sorpresa fin dall‘inizio da una congiura e da
un fatale tradimento l‘anima si trovò andata alla custodia di
carcerieri nella sua stessa casa, e fu consegnata ai torturatori,
questi non erano altro che i suoi stessi familiari. Era un carcere
per lei la sua coscienza, e torturatori erano per lei la ragione e la
memoria. Questi erano crudeli, austeri e senza misericordia, ma
ancora molto meno di quei leoni ruggenti pronti a divorarla67,
ai quali stava per essere consegnata. Ma, benedetto sia Dio, che non
i ha lasciato in preda ai loro denti68. Benedetto, ripeto,
il Signore, che ha visitato e redento il suo popolo.69
Quando infatti il maligno si affrettava a consegnare al carcere più
profondo, incendiando la stessa roccaforte con fiamme perenni70
per dare una degna retribuzione
alle
membra ribelli sopraggiunse uno che era più forte71.
Entrò nella roccaforte Gesù 72, che legando il forte gli
strappò la preda73, così che quanto era motivo di
ignominia lo tramutò in motivo di onore e vanto74.
Infranse le porte di bronzo e spezzò le sbarre diferro75,
conducendo fuori il prigioniero dal carcere e dall‘ombra di
morte76.
Poi
uscì, con canti di lode77.
Questa
è la scopa con la quale è stato spazzato e ripulito quel carcere78;
poi con i bei giunchi verdeggianti delle osservanze regolai si
trasforma nuovamente il carcere in casa. Ormai la donna ha la sua
casa; ha dove accogliere Colui79 al quale è vincolata dai
tanti benefici ricevuto. Guai a lei altrimenti, se si sarà rifiutata
di accoglierlo, se non lo tratterrà, se non lo costringerà a
rimanere con sé, poiché si fa sera80. Ritornando infatti
colui che ne era stato scacciato troverà certamente una casa pulita
e adornata, ma vuota.81A colei che avrà rifiutato di
offrire al Salvatore una degna ospitalità la sua casa sarà lasciata
deserta82 . Ma come, tu dici, potrà forse una casa
purificata dalla confessione dei precedenti delitti, e adornata dalla
fedeltà alle osservanze regolari, essere ancora giudicata un indegno
ricettacolo della grazia, indegna che vi entri il Salvatore? Lo
potrà, senza dubbio, se sarà stata solo purificata in superficie,
e, com‘è stato detto, ricoperta di giunchi verdeggianti, mentre
all‘interno rimane piena di fango83. Chi può pensare di
accogliere il signore in sepolcri imbiancati, che dal di fuori son
belli a vedersi, ma dentro sono pieni di sporcizia e di ogni
putridume84 Può capitare che qualcuno, attratto dalla
bellezza della facciata cominci a porre un primo passo per entrare e
visitare. Una persona simile85 accondiscendendo alla prima
grazia di una visita non se ne ritrarrà di scatto, con sdegno? Non
fuggirà forse, gridando: ―Sono caduto nel fango profondo, e non ho
sostegno86. Ciò che ha solo l‘apparenza della virtù, e
non ha la consistenza della verità, è come una qualità, e non una
sostanza. Chi desidera entrare non si accontenta di un aspetto
esteriore e leggero di vita convertita; Egli infatti penetra tutto, e
la sua dimora è nella profondità del cuore. E se lo spirito di
disciplina non regna ancora nel corpo schiavo del peccato 87
non soltanto egli prende le distanze da questo uomo ipocrita, ma lo
fugge, e si allontana da lui88. Non è forse una
riprovevole finzione se recidi il peccato soltanto alla superficie e
non l sradichi dalle radici? Sta certo che germoglierà nuovamente
con abbondanza, e il nemico maligno che ne era stato scacciato
entrerà nella casa purificata, ma vuota, con altri spiriti peggiori
di lui89. Come il cane ritornato al suo vomito sarà molto
più di prima degno di odio, e diverrà in diversi modi figlio90
della Geenna colui che, dopo aver ricevuto il perdono dei peccati
cadrà nuovamente nella medesima colpa, come la
scrofa
lavata che si avvoltola nuovamente nel fango91.
Vuoi
vedere la casa pulita, adornata e vuota? Guarda un uomo che ha
confessato la sua colpa, e che abbandona al giudizio divino i peccati
evidenti della vita passata92 ed ora muove solo le mani
nel compimento dei comandamenti, ma con il cuore profondamente arido.
Si muove per abitudine, come la vitella di Efraim, addomesticata,che
ama trebbiare93. Compie con molta attenzione le pratiche
esteriori, senza tralasciare né uno iota, né un apice94,
ma queste valgono poco95, e mentre filtra il moscerino
inghiotte il cammello96. Nel suo cuore è infatti schiavo
della volontà propria, cultore dell‘avarizia, bramoso di gloria,
amante dell‘ambizione, e tutti questi vizi, ad uno ad uno li
coltiva dentro
di
sé; l’iniquità mente a se stessa97. Ma non ci si può
prendere gioco di Dio98.
Tu
puoi vedere che un uomo così paludato, tanto da ingannare se stesso,
no si accorge più per niente del verme99 che gli consuma
l‘interno. L‘aspetto esteriore rimane intatto e lui pensa che
tutto sia salvo. Gli stranieri hanno divorato la sua forza, dice il
profeta- ed egli non se n’è accorto100. Dice :Sono
ricco, non ho bisogno di nulla, mentre è povero, misero e
miserabile101. Quando se ne trova l‘occasione il marcio
che era nascosto nella ferita ribolle, e vedrai l‘albero reciso, no
estirpato dalle radici, germogliare nuovamente generando una foresta
ancora più fitta. Se vogliamo evitare questo pericolo dobbiamo porre
la scure alla radice degli alberi102, on ai rami. Non ci
sia soltanto in noi
l‘esercizio
fisico, che è utile a poco103, ma ci sia la pietà, che è
utile a tutto, e l‘esercizio
spirituale.
«Una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. [39]Essa
aveva una sorella, di nome Maria»104. Sono sorelle e
devono condividere la casa. Questa si occupa in un assiduo servizio,
quella è attenta ad ascoltare la Parola del Signore105,.
A Marta spetta tenere al casa provvista del necessario, ma riempirla
è compito di Maria. Vive vuota di sé in ascolto del signore perché
la casa non rimanga vuota.
Ma
il compito della pulizia a chi possiamo attribuirla? Se troveremo
anche questo la casa in cui è accolto i l Signore sarà sia u pura,
sia ammobiliata, e non vuota106. Affidiamo a Lazzaro
l‘incarico della pulizia, se anche voi siete d‘accordo, anche a
lui, in comune con le sorelle, questa casa appartiene per diritto di
fraternità. Parlo proprio di quel Lazzaro che la voce della potenza
di Cristo ha risvegliato dai
morti107,
quando era già di quattro gironi e già mandava cattivo odore; così
sembra proprio che assuma opportunamente la forma di una vita
penitente. Entri dunque il Salvatore in casa, e la visiti di
frequente, la casa che Lazzaro penitente purifica, che Marta adorna,
e che Maria, dedita all‘interiore contemplazione, riempie.
Ma
forse qualcuno più curioso si chiederà perché nel brano del
vangelo di oggi non si faccia alcuna menzione di Lazzaro. Penso però
che neppure questo sia in discordia con la similitudine proposta. Lo
Spirito voleva che si comprendesse che si trattava di una casa
verginale; tace intenzionalmente della penitenza che si accompagna
sempre all'esperienza del male. Non sia mai detto, infatti, che
questa casa abbia avuto una sua propria sporcizia, così che in essa
ci fosse bisogno della scopa di Lazzaro. E se prese dai progenitori
il peccato originale la pietà cristiana impedisce di credere che sia
, meno di Geremia, santificata dal grembo materno108, o
che non sia piena di Spirito Santo più di Giovanni109;
altrimenti non celebreremmo la sua nascita con le lodi di un giorno
di festa. E per ultimo si sa con certezza che Maria è purificata
dalla macchia del peccato originale per sola grazia, come anche ora
nel battesimo la sola grazia lava questa macchia. Come un tempo la
radeva via solo i coltello di pietra della circoncisione. Se, come è
davvero giusto e buono credere, Maria non conobbe peccato personale,
allora la penitenza fu molto lontana dal suo cuore innocentissimo.
Lazzaro sia dunque con coloro la cui coscienza deve essere
ulteriormente purificata dalle opere morte 110. Viva
lontano, tra i feriti che dormono nei sepolcri111, così
che nel talamo verginale (della Vergine)si trovino soltanto Marta e
Maria. Lei assistette con il suo umile servizio Elisabetta, quando
era gravida e carica di anni, quasi per tre mesi112, lei
tutte le parole che si dicevano del Figlio, le conservava,
meditandole nel suo cuore113.
Nessuno
si stupisca poi che la donna che accoglie i signore non si chiama
Maria, ma Marta, dal momento che in questa unica e grandissima Maria
troviamo il compito (negotium) di Maria e quello di Marta, e l‘ozio
per niente ozioso di Maria. La figlia del re è tutta splendore
all‘interno , gemme e tessuto d'oro è il suo vestito. 114
Non è del numero delle vergini stolte. E‘ una vergine sapiente. Ha
la lampada, ma porta l‘olio in un vaso. O forse non ricordate
quella parola del Vangelo che narra come alle vergini stolte è stato
proibito l’ingresso alle nozze?115 La loro casa era
veramente pulita, infatti erano vergini;
era
fornita di tutto il necessario perché tutte, sia le stolte che le
sagge erano munite di lampade; ma era vuota, perché non avevano
riempito d‘olio i loro vasi. Per questo lo Sposo celeste non poté
essere accolto da loro, nella loro casa, né si degnò di ammetterle
alle nozze116. Non fu così per quella donna forte117
che schiacciò il capo del serpente118. Fra le molte
lodi si dice di lei che neppure di notte si spegne la sua lampada119.
Si dice questo come un rimprovero per le vergini stolte che giungendo
lo Sposo a mezzanotte si lamentano e dicono: Le nostre lampade si
spengono120 Avanzò invece la vergine gloriosa, la cui
fiaccola ardentissima fu un miracolo per gli stessi angeli di
luce121, tanto che dicevano: chi è costei che avanza come
l’aurora al suo sorgere, bella come la luna, e fulgida come il
sole?122 Risplendeva più luminosa delle altre perché era
piena dell‘olio della grazia molto più delle sue compagne, Cristo
Gesù, Figlio suo, Signore nostro. Amen
Note
(le
note iniziano dal n. 35 perchè i numeri precedenti si riferiscono al
Primo sermone di San Bernardo)
35
Il sermone di San Bernardo svolge il tema della assunzione di
Cristo nella casa che è Maria, come figura della persona umana. Nel
modo di tenere la casa c‘è una parabola sia della conversione
della persona umana (pulire, ornare, riempire) sia anche dei diversi
ministeri che nella chiesa amministrano la grazia di Dio.(Marta, il
governo, Maria la contemplazione libera della Parola, e Lazzaro…le
pulizie…) Non depone a favore dell’antifemminismo medioevale che
le pulizie, il compito più umile e il grado più basso della
conversione, la penitenza sia affidata a un uomo, i gradi più
elevati a due donne, perché nellla casa della Vergine non c‘è
posto per il male, e dunque neanche per la penitenza.
36
Lc 10, 38.
37
Bar 3, 24.
38
Eb 1,6
39
Lc 11, 21
40
Gv 12, 31
41
Mt 12,29
42
Eb 1,6.
43
Ef 3,18.
44
Lc 10,38.
45
Gs 2,1
46
Lc 11,22
47
Sir 27,12
48
Mt 12,44
49
Lc 1,28
50
Lc 1, 35.
51
Cant 4, 18
52
Sl 47,10.
53
Apc 3,20.
54
Il latino castellum, tradotto nel Vangelo con ―villaggio‖ ha qui
piuttosto il significato di roccaforte,
cittadella
fortificata.
55
Prv 4,23.
56
Is 28, 15
57
Dt 32, 15
58
SL 10, 3
59
1 Cor 9, 26 -27
60
Rm 6, 12.
61
Is 26,1.
62
Sl 79, 14
63
Lv 19,1
64
SL 93,17.
65
SL 85, 13
66
Sl 6, 6: un‘altra traduzione possibile secondo i l doppio senso
della parola confessio è: ―dove non
è
più possibile il pentimento‖.
67
Sir 51,4.
68
Sl 123,6.
69
Lc 1, 68.
70
Ebr 13,11.
71
Lc 11, 22.
72
Lc 10, 38
73
Mt 12, 29
74
Rm 9, 21
75
Sl 106, 18
76
Is 42, 7; Sl 106, 148 (―O clavis ant 20 dic.)
77
Sl 99,4. La traduzione spagnola mantiene l‘ambivalenza del latino
:confiteor, non con canti di lode,
ma
confessando i peccati. Preferisco la traduzione del salmo che
sottolinea il confiteor della lode.
78
Mt 22, 44
79
Lc 10, 38.
80
Lc 24, 49. Ritornando infatti colui che ne era stato scacciato
troverà certamente una casa pulita e adornata, ma vuota
81
Mt 12, 44
82
Lc 13, 35.
83
Mt 23, 25 e 27.
84
Mt 23, 27.
85
2 Cor 2,6
86
Sl 68,3
87
Spa 1,5.
88
Sl 108,18
89
Mt 12,44-45.
90
Mt 23, 15
91
2 Pt 2, 27.
92
1 Tim 5, 24.
93
Os 10,11.
94
Mt 5, 18
95
1 Tim 4,8.
96
Mt 23,24.
97
SL 26,12.
98
Gal 6,7.
99
Mt 9, 48.
100
Os 7, 9
101
Apc 3,17.
102
Lc 3, 9
103
1 Tim 4,8.
104
Lc 10, 38
105
Lc 10, 40.
106
Mt 12,44.
107
Gv 11, 39-43.
108
Ger 1,5.
109
Lc 1, 15.
110
Eb 9, 14.
111
Sl 87, 6.
112
Lc 1, 56.
113
Lc 2, 19.
114
Sl 44,14-15
115
Mt 25,1-13.
116
Mt 25, 1-12.
117
Prv 31,10.
118
Gn 3,15.
119
Prv 31, 18.
120
Mt 25,8.
121
2 Cor 11,14.
122
Cant 6, 10.
1
Il dogma
dell’Assunzione fu proclamato da Papa Pio XII il 1° novembre
1950, Anno Santo, attraverso la Costituzione Apostolica
Munificentissimus
Deus. Ma
ciò che esso ha definito era già presente nella fede della chiesa
(“sensus fidelium”), e in particolare in quella popolare, fin
dal 4° secolo d.C, quando un Padre della Chiesa, Epifanio di
Salamina, cercò di rispondere al quesito circa il destino finale di
Maria. Ci si domandava infatti se Maria, essendo totalmente immune
dal peccato - e uno degli effetti del peccato originale è la morte
- avesse ugualmente dovuto soggiacere a quest’ultima come tutti
gli esseri umani. Così nel 6° secolo il Vescovo di Livias (presso
Gerico) disse in un’omelia: “Era conveniente che quel corpo che
aveva portato in sé e custodito il Figlio di Dio, dopo essere stato
sulla terra, venisse accolto gloriosamente in cielo insieme con
l'anima”.
Intanto
nella Chiesa si cominciavano a celebrare le feste mariane. E la
prima fu proprio quella che è all'origine dell'attuale festa
dell'Assunta: il 15 agosto del 453 a Gerusalemme veniva dedicata
alla morte di Maria una chiesa chiamata col suggestivo termine di
“Dormizione”, perché Maria al termine del suo cammino terreno
non era veramente morta, ma si era come addormentata. Nella
tradizione orientale infatti la morte di Maria è chiamata
“dormitio” (=addormentamento) o anche “transitus”
(=passaggio).
Più
tardi, nel 7° sec., il vescovo Modesto di Gerusalemme annunciava
nelle sue omelie che "Maria è stata presa dal Signore dei
Signori della Gloria", ed esaltava il trapasso glorioso della
Madre di Dio, "tratta dal sepolcro e chiamata a Sé dal Figlio
in un modo noto solo a Lui".
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