18ª
Domenica del Tempo Ordinario – Anno A – 3 agosto 2014
Rito
Romano
Is
55,1-3; Sal 144; Rm 8,33.37-39; Mt 14,13-21
Rito
Ambrosiano
8ª
Domenica dopo Pentecoste
1Sam
3,1-20; Sal 62; Ef 3,1-12; Mt 4,18-22
1)Pane
di Vita: Pane del cielo e pane della terra.
Il
Vangelo di questa domenica mostra la compassione attenta di Cristo
verso l’umanità presentandoci il miracolo della moltiplicazione
dei pani. Gesù compie questo gesto di carità verso una moltitudine
di persone, che lo hanno seguito per ascoltarlo ed essere guarite da
varie malattie (cfr Mt 14,14).
Prima
di contemplare la scena evangelica di oggi, immedesimiamoci nei
discepoli di Gesù lieti di camminare con Lui, che avanza sulle
strade di Galilea portando il Vangelo e compiendo le opere del Regno,
opere di misericordia fatte da un Re vicino al suo popolo. Gesù oggi
mostra la sua regalità divina togliendo uno degli ostacoli che
imprigionano l’uomo: la fame. E poiché uno dei segni del Regno dei
Cieli è l’abbondanza, moltiplica i 5 pani in una quantità tale
che ne avanzano 12 ceste colme.
Per
comprendere meglio questa moltiplicazione dei pani e dei pesci
occorre tenere presente anche un fatto a cui spesso non si fa
attenzione. Il fatto che la parabola del seme della Parola (Mt 13, 1
– 23) e la moltiplicazione dei pani e dei pesci appartengono ad uno
stesso contesto: Cristo “amministra” un duplice Pane: quello
“fatto” di spirito: la Parola, e quello del corpo, fatto di
grano.
E ora contempliamo la scena
evangelica di oggi: siamo al tramonto di una giornata spesa da una
moltitudine di persone a nutrirsi della parola di Cristo per curare
il corpo e nutrire lo spirito, quindi i discepoli suggeriscono a Gesù
di dire alla folla di andare in cerca di cibo per sfamare il corpo.
Il
consiglio degli amici del Messia nasce dal buon senso umano e
dall’attenzione alle necessità delle persone. Il Signore non
contesta il suggerimento dei discepoli, ma dà loro un comando
umanamente strano: “Voi stessi date loro da mangiare” (Mt 14,16).
Il
buon senso umano spinge i discepoli ad obiettare a Gesù che non
hanno “altro che cinque pani e due pesci”. Il Redentore allora
compie un gesto che fa pensare al sacramento dell’Eucaristia: "Alzò
gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede
ai discepoli, e i discepoli alla folla (Mt 14,19).
Il miracolo consiste nella condivisione fraterna di pochi pani che,
affidati alla potenza di Dio, non solo bastano per tutti, ma
addirittura avanzano, fino a riempire dodici ceste. Il Signore
sollecita i discepoli affinché siano loro a distribuire il pane per
la moltitudine; in questo modo li istruisce e li prepara alla futura
missione apostolica: dovranno infatti portare a tutti il nutrimento
della Parola di vita, del Pane di Vita eterna e di quella terrena.
In
questo gesto prodigioso si intrecciano l’incarnazione di Dio e
l’opera della redenzione. Gesù, infatti, “scende”
dalla barca per incontrare gli uomini (cfr Mt 14,14).
Il Signore ci offre qui un esempio eloquente della sua compassione
verso la gente. Viene da pensare ai tanti fratelli e sorelle che,
quotidianamente nel mondo patiscono le drammatiche conseguenze della
carestia, aggravate dalla guerra e dalla mancanza di solide e
affidabili istituzioni. Cristo è attento al bisogno materiale, ma
vuole donare di più, perché l’uomo è sempre "affamato di
qualcosa di più, ha bisogno di qualcosa di più" (Benedetto
XVI, Gesù
di Nazaret,
Milano 2007, 311). Nel pane di Cristo è presente l’amore di Dio;
nell’incontro con Lui “ci nutriamo, per così dire, dello stesso
Dio vivente, mangiamo davvero il «pane dal cielo»” (ibid.).
“Nell’Eucaristia
Gesù fa di noi testimoni della compassione di Dio per ogni fratello
e sorella. Nasce così intorno al Mistero eucaristico il servizio
della carità nei confronti del prossimo” (Esort. ap.
Post-sin. Sacramentum
caritatis,
88). Ce lo testimonia anche Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della
Compagnia di Gesù. Ignazio scelse, infatti, di vivere “ricercando
Dio in tutte le cose, amando Lui in tutte le creature”
(cfr Costituzioni
della Compagnia di Gesù,
III, 1, 26). Affidiamo alla Vergine Maria la nostra preghiera, perché
apra il nostro cuore alla compassione verso il prossimo e alla
condivisione fraterna. Chiediamo alla Nostra Madre celeste di essere
sempre dei veri poveri
di spirito, per ritrovare il sapore del pane.
2)
Pane del cielo che, nell’Eucaristia, si fa pane degli uomini (don
Primo Mazzolari).
“L'Ostia,
al pari della Croce, sono braccia e cuori che s’incontrano.
Quando alzo il Pane, esalto la carità di Dio e la fatica dell'uomo:
porto nel cuore del Signore, che le ricovera e le riposa, le opere
del mio popolo laborioso.
L'uomo s’è
incontrato con Te nel pane, ancor prima che Tu lo facessi per noi
Pane di Vita” (don Primo Mazzolari).
Anche
noi domandiamo che cosa dobbiamo fare per avere la vera vita. Gesù
ci risponde: credete in me. La fede è la cosa fondamentale. Non si
tratta di seguire un'idea, un progetto, ma di incontrare Gesù come
una Persona viva, di lasciarsi coinvolgere totalmente da Lui e dal
suo Vangelo. Dunque, “Gesù
invita a non fermarsi all'orizzonte umano e ad aprirsi all'orizzonte
di Dio, all’orizzonte della fede. Egli esige un’unica opera:
accogliere il piano di Dio, cioè ‘credere a colui che egli ha
mandato’. Mosè aveva dato ad Israele la manna, il pane dal cielo,
con il quale Dio stesso aveva nutrito il suo popolo nel deserto. Gesù
non dona qualcosa, dona Se stesso: è Lui il ‘pane
vero, disceso dal cielo’, Lui la parola vivente del Padre ed è
nell'incontro con Lui che noi incontriamo il Dio vivente.
Ci
vien voglia di domandare: “Che cosa dobbiamo fare perché il
miracolo del pane continui?”
Ma
non dimentichiamo che Gesù, vero pane di vita che sazia la nostra
fame di senso, di verità, non può essere ‘guadagnato’
con il lavoro umano; viene a noi soltanto come dono dell'amore di
Dio, come opera di Dio da chiedere e accogliere”.
Durante
la settimana, le
giornate sono cariche di occupazioni e di problemi, ma la domenica,
giorno del Signore ed anche giorno di riposo e di distensione, il
Signore ci invita a non dimenticare che se è necessario preoccuparci
per il pane materiale e ritemprare le forze, ancora più fondamentale
è far crescere il rapporto con Lui, rafforzare la nostra fede in
Colui che è il ‘pane
di vita’, che riempie il nostro desiderio di verità e di amore.
Non
ci resta che pregare la Madonna perché questo desiderio santo di
vita buona si faccia in noi preghiera e lavoro.
3)
La Verginità e Eucaristia: l’Amore appassionato.
Un
modo molto bello e spiritualmente efficace di moltiplicare il pane è
quello delle Vergini consacrate nel mondo.
Con
il dono completo di se stesse
a Dio, esse diventano come ostie1
per il mondo, con il quale vogliono condividere Cristo, Pane di vita,
donato in abbondanza.
Immerse in un mondo spesso
agitato e distratto, prese talvolta da compiti pesanti e non sempre
piacevoli, le Vergini consacrate sono chiamate a testimoniare con
gioia agli uomini ed alle donne del nostro tempo, nelle diverse
situazioni, che il Signore è l’Amore capace di colmare il cuore
della persona umana. Esse testimoniano che la croce da prendere su di
sé ogni giorno per seguire Cristo non è fatta tanto dalle
sofferenze e dalle contraddizioni della vita, quanto l’amore
appassionato di Cristo, amore vissuto come dono di sé al Redentore e
come compassione e condivisione con i fratelli e le sorelle in
umanità. In questo modo, queste donne realizzano la preghiera che il
Vescovo fa su di loro nel giorno della consacrazione: “Che esse
brucino di carità e non amino niente al di fuori di Te… Che ti
temano con amore e per amore ti servano” (Rito
della Consacrazione delle Vergini,
n. 64) nella preghiera e nelle opere di misericordia.
1
Ostia è parola che viene dalla parola latina “hostia”, che vuol
dire vittima. Normalmente con la parola ‘ostia’ si intendeva,
nell’epoca classica, l’offerta di animali domestici (per es.
pecora, agnello) sacrificati agli dei come offerta di pace per
allontanarne l’ira e renderli propizi, prima di marciare contro il
nemico. Con la parola ‘vittima’ si intendeva un sacrificio per
ringraziare, per esempio, per una vittoria e si usavano animali più
grossi (bue, toro). Nel cristianesimo la parola “ostia” indica
il pane consacrato durante la Messa. Ovviamente l’Ostia per
eccellenza è il Cristo e, per analogia, chi a lui si conforma.
Lettura
Patristica
Sant’Efrem
Diatessaron,
12, 1-4
L’Eucaristia,
dono grande e gratuito
Nel deserto, Nostro Signore
moltiplicò il pane (Mt
14,13-21
Mt
15,32-38
Jn
6,1-13),
e a Cana mutò l’acqua in vino (Jn
2,1-11).
Abituò così la loro bocca al suo pane e al suo vino per il tempo in
cui avrebbe dato loro il suo corpo e il suo sangue. Fece loro gustare
un pane e un vino caduchi per suscitare in loro il desiderio del suo
corpo e sangue che danno la vita. Diede loro con liberalità queste
piccole cose perché sapessero che il suo dono supremo sarebbe stato
gratuito. Le diede loro gratuitamente, sebbene avessero potuto
acquistarle da lui, affinché sapessero che non sarebbe stato loro
richiesto il pagamento di una cosa inestimabile; infatti, se potevano
pagare il prezzo del pane e del vino, non avrebbero certamente potuto
pagare il suo corpo e il suo sangue.
Non soltanto ci ha colmato
gratuitamente dei suoi doni, ma ancor più ci ha vezzeggiati
affettuosamente. Infatti, ci ha donato queste piccole cose
gratuitamente per attirarci, affinché andassimo e ricevessimo
gratuitamente quella cosa sì grande che è l’Eucaristia. Quegli
acconti di pane e di vino che ci ha dato erano dolci alla bocca, ma
il dono del suo corpo e del suo sangue è utile allo spirito. Egli ci
ha attirati con quelle cose gradevoli al palato per trascinarci verso
colui che dà la vita alle anime. Ha nascosto la dolcezza nel vino da
lui fatto, per indicare ai convitati quale tesoro magnifico è
nascosto nel suo sangue vivificante.
Come primo segno, fece un
vino che dà allegria ai convitati per mostrare che il suo sangue
avrebbe dato allegria a tutte le genti. Il vino è parte in tutte le
gioie immaginabili e parimenti ogni liberazione si riconnette al
mistero del suo sangue. Diede ai convitati un vino eccellente che
trasformò il loro spirito per far sapere loro che la dottrina con
cui li abbeverava avrebbe trasformato i loro cuori. Ciò che
all’inizio non era che acqua fu mutato in vino nelle anfore; era il
simbolo del primo comandamento portato a perfezione; l’acqua
trasformata era la legge perfezionata. I convitati bevevano ciò che
era stato acqua, ma senza gustare l’acqua. Parimenti, quando udiamo
gli antichi comandamenti, li gustiamo nel loro sapore nuovo. Al
precetto: Schiaffo per schiaffo (cf. Ex
21,24
Lv
24,20
Dt
19,21)
è stata sostituita la perfezione: "Se
uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra"
(Mt
5,39).
L’opera del Signore
ottiene tutto; in un baleno, egli ha moltiplicato un po’ di pane.
Ciò che gli uomini fanno e trasformano in dieci mesi di lavoro, le
sue dieci dita l’hanno compiuto in un istante. Le sue mani furono
come una terra sotto il pane; e la sua parola come il tuono al di
sopra di lui; il sussurro delle sue labbra si sparse su di lui come
una rugiada e l’alito della sua bocca fu come il sole; in un
brevissimo istante egli ha portato a termine quanto richiede di norma
un lungo lasso di tempo. Dalla piccola quantità di pane è sorta una
moltitudine di pani; come all’epoca della prima benedizione: "Siate
fecondi e moltiplicatevi"
(Gn
1,28).
I pezzi di pane, prima sterili e insignificanti, grazie alla
benedizione di Gesù - quasi seno fecondo di donna - hanno dato
frutto da cui sono sopravanzati molteplici frammenti.
Il Signore ha mostrato il
vigore penetrante della sua parola a quelli che l’ascoltavano, e ha
mostrato la rapidità con la quale egli elargiva i suoi doni a quelli
che ne beneficiavano. Non ha moltiplicato il pane al punto che
avrebbe potuto, ma fino alla quantità sufficiente per i convitati.
Il miracolo non fu su misura della sua potenza, bensì della fame
degli affamati. Se, infatti, il miracolo fosse stato misurato sulla
sua potenza, riuscirebbe impossibile valutare la vittoria di quella.
Commisurato alla fame di migliaia di persone, il miracolo ha superato
le dodici ceste (Mt
14,20).
In tutti gli artigiani, la potenza è inferiore alla richiesta dei
clienti; essi non possono fare tutto quanto gli domandano i clienti.
Le realizzazioni di Dio, invece, superano i desideri. E: "Raccogliete
i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto"
(Gv
6,12)
e non si pensi che il Signore abbia agito solo per fantasia. Ma,
quando i resti saranno stati conservati un giorno o due, crederanno
che il Signore ha agito in verità, e che non si trattò di un
fantasma inconsistente.
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