Rito
Romano – XXI Domenica del Tempo Ordinario – Anno A – 24
agosto2014
Is
22,19-23; Sal 137; Rm 11,33-36; Mt 16,13-20
Rito
Ambrosiano – Domenica che precede il martirio di San Giovanni il
Precursore
1Mac
1, 10.41-42; 2,29-38; Sal 118; Ef 6, 10-18; Mc 12, 13-17.
1)
E’ la vita che deve rispondere.
Chi
è Cristo? Questa domanda, sempre attuale e ineliminabile, è rivolta
al mondo, ai discepoli e, oggi, a noi.
Il mondo, la gente risponde,
nel migliore dei casi, che il Messia è un profeta, voce di Dio e suo
respiro. E’ una bella risposta ma è sbagliata, soprattutto perché
Gesù non è riducibile ad una delle personalità religiose che hanno
detto e fatto cose grandiose. Gesù non ha portato nel mondo solo un
messaggio profondo e vero, ma Dio stesso.
Pietro,
a nome dei discepoli, risponde: “Tu sei il Cristo, Figlio di
Dio vivente”, mette in risalto ciò che per molti è una
strana“pretesa”: Cristo non è solamente un importante
personaggio storico, non solo è vero, ma vivo. Quindi il problema
non è tanto quello di conoscerlo come si conosce una teoria del
passato anche se ancora attuale, ma incontrare Lui, la Vita vera che
dà vita allora come oggi: sempre.
Noi,
oggi, nel solco della risposta di Pietro, siamo chiamati a rispondere
che Cristo non solamente è esistito ed è vero, ma è conoscibile ed
incontrabile. Lui è vivo e presente, è il Dio
del fiore vivo e non dei morti pensieri.
Nel
Vangelo di questa domenica sono descritti due modi di conoscere
Cristo.
Il
primo è quello di una conoscenza esterna, caratterizzata
dall’opinione corrente e dalla riduzione del Messia ad un persona
grande quanto grandi sono stati i profeti. Infatti alla domanda di
Gesù: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’Uomo?”, i
discepoli rispondono: “Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri
Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Vale a dire che Cristo
è considerato come un personaggio religioso in più, magari il più
grande ma simile a quelli già conosciuti.
Il
secondo è quello della conoscenza che viene dall'esperienza di
comunione. In effetti rivolgendosi personalmente ai discepoli che da
tanto tempo sono con Lui, Gesù chiede: “Ma voi, chi dite che io
sia?”. Dalla vita con Cristo, dall’esperienza di comunione con
Gesù, Pietro ricava la risposta dando quella che è la prima
confessione di fede: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”,
professione di fede fatta anche a nome degli altri discepoli.
La
fede va al di là dei semplici dati empirici o storici, ed è capace
di cogliere il mistero della persona di Cristo nella sua profondità.
La fede nasce dall’incontro e cresce nel rinnovarsi quotidiano di
questo incontro tra Cristo, Pietro e gli altri discepoli, vale a dire
anche noi, figli di Dio e della Chiesa.
2)
La Chiesa ed il Papa, Garante di verità e di carità.
Il
brano del Vangelo di oggi non parla solo di Cristo e di Pietro, ma
anche della Chiesa. Ci dice anzitutto che la Chiesa appartiene a
Cristo: “La mia Chiesa” e ne sottolinea la perenne stabilità: la
Chiesa è come una casa costruita sulla roccia, anche se poggia
apparentemente sulla fragilità degli uomini: “Le porte degli
inferi non prevarranno contro di essa”. Una stabilità sofferta, ma
sicura. Sofferta perché la chiave di cui parla Cristo e che Lui dona
a Pietro è la Croce. Sicura perché fondata sulla roccia di una fede
solida e di un amore granitico. Pietro è roccia nella misura in cui
ancora trasmette Cristo, tesoro per l’intera umanità. E’ roccia
nella misura in cui mostra che Dio è vivo fra noi e ci chiama a
partecipare al Suo amore crocifisso, disarmato1,
costante2:
eterno.
“Voi
chi dite che io sia?” chiese Cristo ai discepoli e Pietro disse
solo “Dio”: Cristo non era solo ciò che Pietro diceva di lui, ma
ciò di cui viveva: “Maestro solamente Tu hai parole di vita
eterna”.
Il
cristianesimo prima di essere una dottrina e una morale, è una
Persona che ci ama ed è da amare. L’amore di Dio ha scritto il suo
racconto sul corpo di Cristo con l’alfabeto delle ferite,
indelebili come l’amore.
Le
due immagini della roccia e delle chiavi, a cui Gesù ricorre sono in
se stesse molto chiare: Pietro sarà il fondamento roccioso su cui
poggerà l’edificio della Chiesa. Lui avrà le chiavi del Regno dei
cieli per aprire o chiudere a chi gli sembrerà giusto, secondo
verità e carità. Infine, Lui potrà legare o sciogliere nel senso
che potrà stabilire o proibire ciò che riterrà necessario per la
vita della Chiesa, che è e resta di Cristo. E’ sempre Chiesa di
Cristo e non di Pietro.
Queste
due immagini parlano di fede e di fiducia, della fede di Simone e
della fiducia di Gesù. La pietra o roccia mette in evidenza la
stabilità del credere come il verbo ebraico amen che significa
appunto “sto saldo”.
È
la roccia che tiene salda la casa. Ed è a questa Roccia che è data
una piena autorità: “A lui sono affidate le chiavi”, per
proibire e permettere, separare e perdonare. Non si dimentichi
tuttavia che l'autorità di Pietro è vicaria. Pietro è l'immagine
di un Altro, di Cristo, che è il vero Signore della Chiesa.
La
fede, che emerge da queste parole: “Tu sei il Cristo, il Figlio del
Dio vivente”, non è il frutto di una speculazione, non c'entrano
“carne e sangue”. Fosse stato per “la carne e il sangue, Pietro
non avrebbe potuto vedere in Gesù solamente “qualcuno dei
profeti”. Davanti a Gesù non basta il "pensiero secondo gli
uomini", per quanto sottile e intelligente: a Dio, infatti, “è
piaciuto nascondere queste cose ai sapienti e agli intelligenti per
rivelarle ai piccoli”. Nel momento che, a nome della Chiesa
intera, Pietro professa il fondamento della fede, è il più
piccolo tra i piccoli suoi fratelli, ma ama Cristo più di tutti gli
altri, per questo, e solo per questo, ne è divenuto il primo,
vertice insostituibile di comunione. Non si tratta di un pio
esercizio di umiltà, ma della verità fatta persona e amata più di
se stesso.
E su Pietro che L’amava più di
tutti gli altri, su salda pietra d’amore, Gesù ha edificato la Sua
Chiesa, e le porte dell'Inferno non hanno prevalso e non prevarranno
su di essa.
Il
peso e la gloria del Primo tra gli Apostoli, come quelle dei suoi
successori, nascono dal segno divino impresso nel suo cuore e nella
sua mente. Pietro dovrà lottare ogni giorno, per tenere a bada
“carne e sangue”.
Pietro
dovrà prendere proteggere la Verità e la Comunione accettando ogni
giorno la consegna delle chiavi: la Croce che ha aperto le porte del
Paradiso La Croce è la “chiave” con la quale il Signore ha
aperto il Cielo e chiuso l’inferno per tutti quelli che accolgono
Lui, il Crocifisso. La Croce è il pastorale di Pietro e dei suoi
successori, che possono pascere i fedeli perché sono i primi
nell’amore, in un amore umile e mite che “scioglie” gli uomini
dalla schiavitù al mondo, alla carne e al demonio, e li “lega” a
Cristo in una fraternità eterna che li fa per sempre figli del Padre
celeste.
3)
Il principio mariano.
Non
solo Pietro, ma in lui e con lui tutta la Chiesa dice: “Tu sei il
Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Da quel giorno Pietro e la
Chiesa annunciano la fede che vince il mondo in ogni suo centimetro
quadrato, pronti a sporcarsi come Gesù alla ricerca di ogni pecora
perduta, come Papa Francesco ce lo ricorda spesso.
Tutti noi,
chiamati a riconoscere l’amore di Dio nelle situazioni più
difficili, laddove il peccato “lega” gli uomini al dolore e alla
morte per “scioglierli” nella libertà dei figli di Dio. Ma
dobbiamo tenere presente che nella Chiesa, oltre al principio
petrino3,
vi è il principio mariano.
Nella
lettera enciclica Mulieris dignitatem, San Giovanni Paolo II
ricorda che Maria è “Regina degli Apostoli” pur senza
rivendicare poteri apostolici per sé. Ella possiede qualcos’altro
e qualcosa di più. Cos’è il “qualcosa di più” del principio
mariano nella chiesa? Balthasar ci dice che Maria scompare nel cuore
della Chiesa per rimanervi come una reale presenza che però cede
sempre il posto al proprio Figlio.
Questo
principio mariano è ben custodito e “promosso” dalle Vergini
consacrate nel mondo. E’ l’amore da loro maternamente4
vissuto e accolto. In effetti, rispondendo alla loro vocazione queste
donne consacrate vivono il principio mariano come accoglienza. Esse
vivono la dimensione dell’accoglienza, dell’attualizzazione del
dono vivificante della salvezza nell’oggi dell’umanità,
dimensione essenziale della vita cristiana ed ecclesiale, che ha il
suo modello in Maria, Vergine e Madre. Al momento
dell’annunciazione, col suo “sì” la giovane donna di Nazareth
accolse in sé il Verbo di Dio e Gli diede carne umana. Ai piedi
della Croce, Maria fu investita da una nuova maternità che abbracciò
e continua ad abbracciare l’intera umanità. Con un nuovo “sì”,
accettò la volontà di Dio indicatale da Gesù morente, e restituì
a Dio Padre il Figlio che aveva concepito in sé, accogliendo in sua
vece Giovanni, e in lui l’umanità.
Le
Vergini consacrate sono invitate a praticare questa fecondità dalla
preghiera del Vescovo: “Che Gesù, nostro Signore, sposo fedele
di quelle a Lui consacrate, vi doni, mediante la sua Parola, una vita
felice e feconda… Che lo Spirito Santo, che fu dato alla Vergine
Maria e che oggi ha consacrato i vostri cuori, vi animi con la sua
forza per il servizio di Dio e della Chiesa” (Rituale della
consacrazione delle Vergini, n. 36).
Queste
donne, sull’esempio di Maria, praticano la “carità dell’unità”
(Sant’Agostino), vivendo la consacrazione allo Sposo Gesù con
un’esistenza incentrata sull’amore: amore ricevuto, corrisposto e
donato.
1
Gesù non ha mai radunato
eserciti e in questo mondo di prepotenti hai detto: Beati i miti,
gli inermi, i tessitori di pace.
2
Niente mai,
né angeli né demoni, né cielo né abisso, niente mai ci separerà
dall’amore di Dio (cf. Rm
8, 39). Niente, mai: due parole assolute, perfette, totali: siamo
inseparabili dall'amore di Cristo.
a.
La dimensione istituzionale è la struttura che rappresenta Cristo,
come Capo del Corpo, che continua ad esservi presente e genera vita
attraverso i sacramenti, il ministero, e così via.
b.
L’istituzione è dunque la condizione della possibilità della
presenza personale, non-distorta, di Cristo nella Chiesa.
c.
L’istituzione mette a disposizione una “regola” oggettiva
sotto la quale si può vivere senza sbandamenti.
d.
Il principio petrino è educativo in quanto ci forma alla mente di
Cristo.
e.
Esso garantisce l’autenticità del senso profetico della fede
vivente dei credenti.
4
Adottando il
linguaggio della famiglia, Hans Urs von Balthasar parla del
ministero petrino nella Chiesa come del ruolo del capofamiglia.
Maria invece è la Madre. Maria costituisce l’unità interna della
chiesa mentre Pietro è, nell’ambito del collegio degli apostoli,
il principio di unità esterno.
Lettura
Patristica
Innocenzo
III,
Sermo
21
La
fede di Pietro nel Cristo
"Beato
te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te
l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli"
(Mt
16,17)...
che inabita le celesti menti e le illumina con la luce di verità.
"Ha
nascosto",
infatti, "queste
cose ai sapienti e le ha rivelate ai piccoli"
(Mt
11,25),
quale è Pietro, non superbo, bensì umile. Perciò Simone viene
benedetto, come dire dichiarato obbediente;
figlio di Giona, ovvero di Giovanni, che si interpreta grazia
di Dio;
infatti la virtù dell’obbedienza procede dalla grazia divina.
Tale beatitudine si sostanzia
soprattutto di conoscenza e di amore, come dire di fede e di carità.
Delle quali virtù, l’una è prima, l’altra è precipua...
Entrambe, il Signore le richiese da Pietro: la fede, quando gli dette
le chiavi; la carità, quando gli affidò il gregge (Jn
21).
Nella concessione delle chiavi, interrogando sulla fede, chiese: "Ma
voi chi dite che io sia? E Pietro rispose: Tu sei il Cristo, il
Figlio di Dio vivo"
(Mt
16,15-16).
Nell’affidamento del gregge, esigendo la carità, chiese: "Simone
di Giovanni, mi ami tu più di costoro? Ed egli rispose: Signore, tu
sai che io ti amo"
(Jn
21,15)...
Quale e quanta fosse la fede di
Pietro, lo indicò senza dubbio la sua risposta: "Tu
sei"
- egli disse -
"il
Cristo, il Figlio del Dio vivo. Infatti, con il cuore si crede per
ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione della fede
per avere la salvezza"
(Rm
10,10).
Egli confessa difatti in Cristo due nature e una persona. La natura
umana, quando dice: "Tu
sei il Cristo",
che significa "unto",
secondo l’umanità, come afferma di lui il Profeta: "Il
tuo Dio ti ha unto con olio di letizia, a preferenza dei tuoi eguali"
(Ps
44,8).
La natura divina, quando aggiunge: "Figlio
del Dio vivo"...
Quindi non "sei"
soltanto Figlio dell’uomo, ma anche "Figlio
di Dio":
non morto, in ogni caso come gli dèi dei gentili... bensì "Tu
sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo",
che vive in sé e vivifica l’universo, "nel
quale viviamo, ci muoviamo e siamo"
(Ac
17,28).
Una cotal fede il Signore non permise che subisse l’erosione di
alcuna tentazione. Per cui, quando disse al beato Pietro,
all’approssimarsi della Passione: "Simone,
ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano",
aggiunse subito: "Ma
io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta
ravveduto, conferma i tuoi fratelli"
(Lc
22,31-32).
Si può infatti ritenere che talvolta abbia dubitato, ragion per cui
il Signore lo rimproverò: "Uomo
di poca fede, perché hai dubitato?"
(Mt
14,31);
tuttavia, poiché convalidò la solidità della sua fede, lo liberò
all’istante dal pericolo pelagiano.
Questa fede vera e santa, non
procedette da formulazione umana, ma da rivelazione divina. Motivo
per cui Cristo concluse: "Beato
te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te
l’hanno rivelato, ma il Padre che sta nei cieli".
Su questa fede quasi su pietra, è fondata la Chiesa; ecco perché il
Signore aggiunse: "Tu
sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa"
(Mt
16,17-18).
Questa dignità si esplicita in due modi, in quanto il beatissimo
Pietro è nientemeno fondamento e insieme capo della Chiesa. In
effetti, va detto che primo ed essenziale fondamento è Cristo, così
come afferma l’Apostolo: "Nessuno
può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che
è Gesù Cristo"
(1Co
3,11),
esistono tuttavia fondamenta di second’ordine e secondari, ovvero
gli apostoli e i profeti e, in merito a ciò, dice l’Apostolo:
"Edificati
sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti"
(Ep
2,20),
dei quali altrove è detto per bocca del Profeta: "Le
sue fondamenta sono sui monti santi"
(Ps
86,1).
Tra questi, il beatissimo Pietro è primo e precipuo.
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