1 Re 19, 4-8; Sal
33/34; Ef 4,30-5,2; Gv 6, 41-51
Rito
ambrosiano
1Re 18,16b-40a; Sal
15; Rm 11,1-15; Mt 21, 33-46
1)
Notizia di un fatto.
Quando si riceve o trasmette una
notizia, essa riguarda sempre un fatto avvenuto davvero.
Nel Vangelo, qual è questo fatto?
Gesù di Nazareth, un uomo morto dissanguato in croce, è ritornato alla vita e
oggi è vivo, vivo per sempre in tutto il suo essere (corporeo e spirituale).
Nel brano evangelico di oggi questo fatto viene indicato con l’espressione
“Pane disceso dal Cielo”.
Se vogliamo vivere, abbiamo il cibo
di cui vivere. Mangiamo di questo Pane, saremo incorporati a Cristo e ne saremo
vivificati.(cfr S. Agostino, Commento al
Vangelo di Giovanni, Omelia 26, 1). E come dice sant’Ambrogio: «Cristo è
tutto per noi» (De virginitate 99: «Omnia Christus est nobis»).
Certo è comprensibile la reazione di
quanti hanno ascoltato questa notizia: “Io sono il Pane del Cielo”, i quali
reagirono mormorando e rifiutando la notizia di questo fatto.
“Io
capisco quelli che non accettano la rivelazione che Dio fa di se stesso in
Cristo perché ha sempre dell'incredibile” (Divo Barsotti).
Sembra una pazzia che Dio, l'Infinito,
l'Eterno, l'Onnipotente, sia un Bambino debole e fragile, sia un Uomo come
loro, e ora addirittura si offra come Cibo. Ma pazzia non è. E’ mistero. E’
solo la fede dischiude al mistero. Solo un cuore puro può «riconoscere» Dio
sotto le specie del Pane e dire davanti a Gesù: «Tu sei il Figlio di Dio. Sei
qui con noi, in mezzo a noi!». L’Eucaristia è la festa della fede.
Certamente:
«Io sono il Pane disceso dal cielo» è
una tra le più stupefacenti e provocatorie frasi che siano mai state pronunciate
da labbra umane.
2) Parole ripetute da …
Il fatto
ancora più stupefacente è che da allora in poi altre labbra umane hanno
pronunciato e pronunciano frasi analoghe, altrettanto stupefacenti, quali:
“Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue”.
Le prime
furono le labbra della Madonna.
La Madre
di Cristo e di ciascuno di noi, quando il cadavere del Figlio fu deposto dalla
Croce sulle sue ginocchia, disse piangendo: “Questo è il mio corpo, questo è il
mio sangue”, ma non mormorò contro Dio, continuò a credere nel Figlio di Dio,
certa di essere di fronte non ad un evento finale di morte, ma al Pane spezzato
ed al Sangue versato. Perseverò nella fede nel Dio della Vita.
Anche ogni
prete dice a ogni Messa: “Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue” e
allora la Carità di Dio si unisce cosi profondamente al lavoro dell’uomo per
farne il Pane disceso da Cielo.
E il Fatto
eucaristico riaccade, il Pane continua a discendere dal Cielo, dove la Croce
l’ha seminato. La Croce, legno arido che con il Corpo di Cristo diventa Albero
della Vita vera. Albero del cui frutto possiamo e dobbiamo cibarci.
Ma Cristo non ha smesso di dire
queste parole della consacrazione, non solo perché il Prete ad ogni Messa le
ripete “in persona Christi”, e quindi l’Eucaristia riaccade, ma perché dal
Cielo, guardandoci dopo che abbiamo ricevuto la comunione insieme con i nostri
fratelli e sorelle, Lui ridice: “Questo è il mio corpo, questo è il mio
sangue”. “Ci identifichiamo con il suo corpo crocifisso, ci identifichiamo con
l’Amore immolato e allora Cristo può identificarsi con noi e dire su noi:
Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue. Siamo scambiati con Lui”
(Maurice Zundel). E’ davvero una notizia lieta di un fatto vero. La nostra fede poggia sulla cosa più bella del mondo: un
atto d'amore perfetto.
La croce
è l'immagine più pura, più alta, più bella che Dio ha dato di se stesso. Da
allora, «per sapere chi sia Dio devo solo
inginocchiarmi ai piedi della Croce» (K. Rahner) e mangiare il Pane disceso
dal Cielo non nonostante la Croce ma grazie alla Croce.
3)
Parole nutrienti
Dire da parte di Cristo e nostra:
“Questo è il mio Corpo, questo è il mio Sangue, Io sono il Pane disceso dal Cielo”
non è solo dare delle informazioni ma donare il Cibo e il Vino di Vita, come
aveva già intuito San Pietro che alla domanda di Gesù: “Volete andarvene anche
voi?” rispose: “Signore dove andremo, Tu solo hai parole di vita eterna”.
In effetti, la sola cosa che
interessa a Pietro è la vita eterna. Ed è ciò che Gesù ha promesso. Questo
semplice Pescatore di Galilea, che Cristo poi scelse con Roccia della Sua
Chiesa, avrà avuto in quel momento una comprensione confuse e poco chiare del
messaggio di Cristo, ma aveva capito l’essenziale che Cristo gli voleva bene e
lui amava Cristo. La realtà dell’amore era una Presenza con cui dimorare.
Pietro, forse, non è ancora in grado di dire che Cristo è Dio, ma riconosce in
Cristo l’Amico che è Via alla Vera Vita.
Le parole di Gesù non solo
informano, ma consacrano e ci danno come nutrimento l’Ostia, che riceviamo con
devozione, con pietà, con certezza.
Basta
la certezza di quel bambino a cui “un prete, durante le Messa, presentò l’Ostia
e gli domandò: “Che cos’è?”. Il bambino rispose: “E’ Gesù”. “Perché dici
questo?”. “Perché l’ha detto Gesù”, replicò il bambino. “E tu ci credi?”. “Sì,
Gesù non dice bugie!”.
Basta la pietà di quel contadino,
parrocchiano di Ars, che quando tornava stanco dal lavoro dei campi, si fermava
lungamente in chiesa, in silenzio. Il Santo Curato d’Ars, incuriosito, un
giorno gli chiese: “Che fai lì, in silenzio, davanti al tabernacolo?”. Il
contadino rispose: “Io guardo Lui e Lui guarda me”.
Basta la devozione di quella mamma
analfabeta, che dopo il battesimo del suo bambino, lo baciò sul petto. Io le
domandai: “Perché lo baci così?”. Lei mi rispose: “Perché ora mio figlio è
Tempio dello Spirito Santo!”.
Come sarebbe bello noi ricevessimo
l’Ostia consacrata con la stessa devozione di quella mamma illetterata, ma
sapiente della saggezza di Dio.
4) Parole
come pietre.
Come ricorda il Vangelo “ambrosiano”
di oggi (Mt 21, 33-46), il
Tempio che siamo ha Gesù Cristo come Pietra
angolare: “La pietra che i
costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto
dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”.
Non ci resta che pregare così: “Tu, Cristo Gesù, sei la "pietra
angolare" scelta da Dio, per edificare il suo santo tempio. Rendimi, a mia
volta, pietra viva che, cementata dallo Spirito, rende testimonianza al tuo
nome con la santità della vita”.
Non ci resta che vivere l’offerta
come la Messa ce l’insegna. “Prima di Cristo,
l’umanità offriva a Dio i frutti della
terra. Ora noi offriamo a Dio un frutto
di Dio stesso, un frutto del Suo seno, che è anche un frutto prodotto dalla terra
verginale di Maria. Per questa ragione, già dal Profeta Isaia (Is 4,2) è
chiamato simultaneamente frutto della terra e germe del Cielo” (cf De Berulle).
Non ci
resta che adorare per aderire a questa stabile Presenza, il cui primo nome è
Parola di Dio (Ap. 19;13), Parola così forte da essere Pietra angolare.
Non ci resta che fare di Cristo il
nostro Pane quotidiano, mangiato e adorato, in questo modo diventiamo Colui Che
ci abita e dà forma al nostro pensare, sentire e
amare.
Come aiuto alla pietà eucaristica propongo due preghiere,
una di Sant’Ignazio di Loyola e l’altra di San Francesco, che possono essere
usate come ringraziamento dopo la comunione:
Anima di Cristo,
santificami.
Corpo di Cristo,
salvami.
Sangue di
Cristo, inebriami.
Acqua del
costato di Cristo, lavami.
Passione di
Cristo, confortami.
O buon Gesù,
esaudiscimi.
Nelle tue
piaghe, nascondimi.
Non permettere
che io mi separi da te.
Dal nemico
maligno difendimi.
Nell'ora della
mia morte chiamami
e comandami di
venire a te
a lodarti con i
tuoi santi
nei secoli dei secoli.
Amen!
Signore,
fammi strumento
della tua pace:
dov'è odio, ch'io
porti amore,
dov'è offesa, ch'io
porti il perdono,
dov'è discordia,
ch'io porti l'unione,
dov'è dubbio, ch'io
porti la fede,
dov'è errore, ch'io
porti la verità,
dov'è disperazione,
ch'io porti la speranza,
dove sono le
tenebre, ch'io porti la luce.
Signore,
fa che io cerchi
di consolare più che
di essere consolato,
di comprendere più
che di essere compreso,
di amare più che di
essere amato,
poiché dando si
riceve,
perdonando si è
perdonati,
morendo si resuscita
a vita nuova.
(S. Francesco)
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