Per cominciare nel modo migliore la
Quaresima, vi propongo per le sei domeniche di Quaresima, le riflessioni
sintetiche del Professore Jean-Yves Lacoste, il quale si rivolge in
particolar modo alle vergini consacrate di tutto il mondo. Vi auguro una
Santa Quaresima.
QUARESIMA
2015
REV.
PROF. JEAN-YVES LACOSTE1
1
Il Rev Prof. Jean-Yves
Lacoste è un membro a vita di Clare Hall, Cambrige, e professore
onorario presso l'Australian Catholic University. E’ un sacerdote
della diocesi di Lourdes, che sta attualmente lavorando a Parigi. Le
sue ultime pubblicazioni sono : Dalla
teologia alla riflessione teologica, UVa
Press, 2014 e L'intuizione
sacramentale,
Paris, 2015.
Prima
Domenica
L’autostrada
della Quaresima è congestionata. È una strada seguita dai
catecumeni che rinasceranno per mezzo dell’ acqua e dello Spirito
durante la notte di Pasqua. Si tratta di un percorso seguito da tutti
i peccatori che riceveranno il perdono di Dio nell'anniversario della
morte del Signore. E' anche un percorso seguito da tutti battezzati
che, se possibile, dedicheranno la loro vita a Cristo durante il
periodo pasquale. La Quaresima è un tempo battesimale. Il battesimo
bisogna riceverlo. E lo si “riceve ancora" nel secondo
battesimo che è il sacramento della riconciliazione. Ed e’
sigillato nella consacrazione, che accetta di viverlo in ogni sua
esigenza. Queste due cose non sono dissociate l’ una dall'altra. La
Quaresima non è vissuta da un gruppo di individui ognuno occupato
con il proprio fine spirituale, ma da un popolo. Un futuro battezzato
non è necessariamente un futuro consacrato. In ogni caso entrambi
vivono questo tempo fianco a fianco. I cristiani vanno insieme verso
la Pasqua. Essi umilmente si vantano di essere cristiani o quasi
cristiani. La Chiesa durante questo tempo prega per coloro che
saranno battezzati, per coloro che riceveranno il "secondo
battesimo", per le Vergini che vivono nel mondo e che
consacreranno la loro vita a Cristo come a uno sposo. E’ una cosa
positiva che l'autostrada sia congestionata. E ci si rattrista
perché’ tanti sono quelli hanno dimenticato il battesimo, che si
dovrebbe chiedere, rinnovare o consacrare.
Seconda
Domenica
"Sia
santificato il tuo nome ". In ebraico, la santificazione è un
mettere da parte o scartare: che il tuo nome sia uno fra tutti gli
altri nomi. La santità di Dio non gli impedisce di essere vicino, ma
non vieta che il suo nome compaia nei dizionari tra tutti gli altri
nomi e che possa diventare uno di noi. La consacrazione del desiderio
è anche quello di una messa da parte. Tutti i battezzati sono
uguali, alcuni sono più uguali degli altri. Tutti i battezzati sono
consacrati (sacerdoti, profeti e re con il loro battesimo), non tutti
capiscono che il loro Signore chiede loro di mettersi un po’ da
parte. Essere da parte appartenendo completamente al gruppo, è un
paradosso senza che sia una contraddizione. E' possibile che il
Signore chiami alla consacrazione uomini e donne che sarebbero
incapaci di essere buoni cittadini del Regno nella vita coniugale o
in una vita di preghiera, che non partecipino formalmente alla
preghiera liturgica della Chiesa. La consacrazione è la "parte
migliore", perché è migliore per chi si sente chiamato. Dire
che è la "migliore" non è per vantarsi ma semplicemente
per chiedere a Dio di offrire a tutti il cammino che è meglio (per
lui).
Terza
Domenica
"Venga
il tuo regno". Coloro che pregano devono avere il buon senso di
capire che non lo farebbero se il regno di Dio fosse già venuto.
Gesù ha dato questa preghiera ai suoi discepoli prima di Pasqua. Ma
anche dopo la Pasqua e la Pentecoste, la Chiesa è il tempio dello
Spirito, in un mondo dove il male regna quasi quanto il bene. Gesù
ha anche detto che ci sono "violenti" che stanno cercando
di impossessarsi del Regno (Matteo 11,12). Probabilmente ci chiama
tutti ad una santa violenza. Egli non ci chiama tutti, però, alla
stessa violenza della Vergine consecrata nel mondo che vuole Cristo
come sposo e unico sposo e che vuole, portando l'anello e il velo,
prefigurare (faticosamente!) la vita dei santi nella Gerusalemme del
Cielo. Una tentazione ci attende: credere che la Chiesa sia il Regno,
che Dio è nel suo cielo e tutto vada bene al chiuso dei nostri
santuari. Non e’ cosi. Dio non è impotente oggi, è senza dubbio
molto potente, ma una fede priva di speranza non sarebbe cristiana, e
una speranza desiderosa di agire non lo sarebbe di più. Il Dio che
ci chiama, probabilmente ci mette di fronte al fatto compiuto: Ho
bisogno di te per questo o per quello. Quella che si consacra a
rispondere a tale invito accetta quindi che il fatto sia compiuto, e
non fa altro che domandarne la ratifica alla Chiesa. E il Dio che la
chiama gli chiede di "collaborare" con Lui. Il Regno di Dio
non è opera umana. Ma non è neanche l'opera di un Dio solitario. I
consacrati si "dedicano" così ad affrettare la sua venuta.
Quarta
Domenica
E’
un bel dire che i voti e le promesse delle Vergini consecrate non
sono inseparabili dalla nostra incapacità di realizzarli ... Le
nostre ambizioni ci giudicano. La nostra Quaresima passa attraverso
la croce, e guai a coloro che credono che la risurrezione debba far
dimenticare la croce. " Sia fatta la tua volontà’": ci
dovremmo domandare se sia fatta in terra come in cielo, e prima di
tutto, se la facciamo, nel profondo del nostro cuore o in tutta la
parte visibile del nostro essere. Tutta la liturgia Cristiana ha come
prime parole la confessione della nostra debolezza ("Dio, vieni
in mio aiuto ...") o la confessione dei peccati. La consacrata
e’ messa in una posizione particolare dalla Chiesa -
"santificata" nel senso ebraico del termine. Resta,
ovviamente, una peccatrice. Di tutti i peccatori, a volte ella è
quella con la maggiore consapevolezza dei suoi peccati. Tanto più’
vogliamo avvicinarci a Dio, tanto più ci accorgiamo che passiamo le
nostre vite ad allontanarci da Lui. La persona consacrata
inevitabilmente ha una certa vergogna della sua condizione,
inseparabile dalla gioia donata dalla chiamata da parte Dio. I Padri
greci hanno una parola per il senso del peccato : compunzione,
penthos. Esso non impedisce
che la gioia sia dentro di noi – si consacrano a Dio solamente i
battezzati che sono dei salvati e che devono gioire d’esserlo.
Questa gioia deve sempre essere legata a una consapevolezza. Noi non
meritiamo di essere salvati. Colei che ha preso il velo della gioia
deve sapere che la sua prima preghiera è "Abbi misericordia di
me che sono peccatore".
Quinta
Domenica
"Convertitevi!"
Nel rito della professione monastica, la prima cosa che la future
suora chiede alla sua futura comunità è la "conversione dei
costumi" conversio
morum. Tuttavia,
la vita cristiana si può’ nutrire di consacrazione senza essere
vissuta in comunità. Ma forse la consacrata ha delle esigenze da
imporre alla Chiesa, anche se vuole prima di tutto dare alla Chiesa.
La vita consacrata non per se’ stessa, così come non ci sono
sacerdoti o vescovi per se’. Il sacerdote è un sacerdote per la
comunità, la vergine consacrata nel mondo è consacrata al servizio
visibile o meno della diocesi. In ogni comunità, il sacerdote, la
consacrata, ecc, tutti hanno lo status di segni.
Che ne sarebbe di un segno, tuttavia, se nessuno ne riconoscesse il
significato? E per questo motivo una consacrazione non e’ felice
senza che i fratelli e le sorelle abbiano a cuore di riconoscere
questa consacrazione e di avere la carità’ di aiutare la
consacrata nel suo cammino di conversione. Fratelli, venite in mio
aiuto. Guardate al mio peccato (è sempre facile da vedere),
aiutatemi nel cammino della conversione. Guardate chi sono, guardate
anche che cosa significa la mia consacrazione. E,vedendola, aiutatemi
a viverla. "Nessun uomo è un'isola" (J. Donne). Non c'è
consacrazione senza comunione. E se devo essere il fattore di
comunione, devo anche essere guidato da una comunione. C'è un modo
specifico per la Vergine consacrata di vivere il suo sacerdozio di
battezzata. Aspettiamo dai nostri fratelli e sorelle consecrate che
esercitino anche a nostro riguardo un modo specifico di vivere
caritatevole la loro vocazione.
Sesta
Domenica
E
tutto ci porta temporaneamente al silenzio della croce. Sulla Croce,
la Parola non parla, o quasi. La gioia di seguire il resuscitato
implica la fiducia di coloro che lo seguono crocifisso. La croce,
prima di tutto, non è un modo di parlare o un richiamo pietoso fatto
dopo la risurrezione. Uno solo è stato
crocifisso per salvarci. Nessuno lavora per la salvezza del mondo. Il
discepolo in ogni caso è anche un crocifisso, o almeno un
crocifissibile. La vergine consacrata nel mondo e il sacerdote sono
prima di tutto uomini e donne di una rinuncia. Alcune relazioni sono
state per loro rimosse. Israele si riconosceva il popolo di Dio, ma
la rinuncia al matrimonio umano era impensabile. Non voler essere che
di Dio è eccessivo: non ci riusciamo mai. Tentare di farlo è quasi
scandaloso, o un’ impresa quasi comica, in un mondo che fa del suo
meglio per evitare Dio, e dove ognuno si "dedica" ai
compiti, o "valori" che esso stesso sceglie . Cristo
crocifisso è un messia che ha fallito. Colei che lo segue, osiamo
dire, è una fallita di fronte al mondo. Lei lo deve sapere. Bisogna
che lì trovi la sua gioia. Deve sapere sempre che lei è tra quelli
che giudicano il mondo.
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