mercoledì 18 febbraio 2015

Per cominciare nel modo migliore la Quaresima

Per cominciare nel modo migliore la Quaresima, vi propongo per le sei domeniche di Quaresima, le riflessioni sintetiche del Professore Jean-Yves Lacoste, il quale si rivolge in particolar modo alle vergini consacrate di tutto il mondo. Vi auguro una Santa Quaresima.

QUARESIMA 2015
REV. PROF. JEAN-YVES LACOSTE1



1 Il Rev Prof. Jean-Yves Lacoste è un membro a vita di Clare Hall, Cambrige, e professore onorario presso l'Australian Catholic University. E’ un sacerdote della diocesi di Lourdes, che sta attualmente lavorando a Parigi. Le sue ultime pubblicazioni sono : Dalla teologia alla riflessione teologica, UVa Press, 2014 e L'intuizione sacramentale, Paris, 2015.



Prima Domenica

L’autostrada della Quaresima è congestionata. È una strada seguita dai catecumeni che rinasceranno per mezzo dell’ acqua e dello Spirito durante la notte di Pasqua. Si tratta di un percorso seguito da tutti i peccatori che riceveranno il perdono di Dio nell'anniversario della morte del Signore. E' anche un percorso seguito da tutti battezzati che, se possibile, dedicheranno la loro vita a Cristo durante il periodo pasquale. La Quaresima è un tempo battesimale. Il battesimo bisogna riceverlo. E lo si “riceve ancora" nel secondo battesimo che è il sacramento della riconciliazione. Ed e’ sigillato nella consacrazione, che accetta di viverlo in ogni sua esigenza. Queste due cose non sono dissociate l’ una dall'altra. La Quaresima non è vissuta da un gruppo di individui ognuno occupato con il proprio fine spirituale, ma da un popolo. Un futuro battezzato non è necessariamente un futuro consacrato. In ogni caso entrambi vivono questo tempo fianco a fianco. I cristiani vanno insieme verso la Pasqua. Essi umilmente si vantano di essere cristiani o quasi cristiani. La Chiesa durante questo tempo prega per coloro che saranno battezzati, per coloro che riceveranno il "secondo battesimo", per le Vergini che vivono nel mondo e che consacreranno la loro vita a Cristo come a uno sposo. E’ una cosa positiva che l'autostrada sia congestionata. E ci si rattrista perché’ tanti sono quelli hanno dimenticato il battesimo, che si dovrebbe chiedere, rinnovare o consacrare.



Seconda Domenica

"Sia santificato il tuo nome ". In ebraico, la santificazione è un mettere da parte o scartare: che il tuo nome sia uno fra tutti gli altri nomi. La santità di Dio non gli impedisce di essere vicino, ma non vieta che il suo nome compaia nei dizionari tra tutti gli altri nomi e che possa diventare uno di noi. La consacrazione del desiderio è anche quello di una messa da parte. Tutti i battezzati sono uguali, alcuni sono più uguali degli altri. Tutti i battezzati sono consacrati (sacerdoti, profeti e re con il loro battesimo), non tutti capiscono che il loro Signore chiede loro di mettersi un po’ da parte. Essere da parte appartenendo completamente al gruppo, è un paradosso senza che sia una contraddizione. E' possibile che il Signore chiami alla consacrazione uomini e donne che sarebbero incapaci di essere buoni cittadini del Regno nella vita coniugale o in una vita di preghiera, che non partecipino formalmente alla preghiera liturgica della Chiesa. La consacrazione è la "parte migliore", perché è migliore per chi si sente chiamato. Dire che è la "migliore" non è per vantarsi ma semplicemente per chiedere a Dio di offrire a tutti il cammino che è meglio (per lui).



Terza Domenica

"Venga il tuo regno". Coloro che pregano devono avere il buon senso di capire che non lo farebbero se il regno di Dio fosse già venuto. Gesù ha dato questa preghiera ai suoi discepoli prima di Pasqua. Ma anche dopo la Pasqua e la Pentecoste, la Chiesa è il tempio dello Spirito, in un mondo dove il male regna quasi quanto il bene. Gesù ha anche detto che ci sono "violenti" che stanno cercando di impossessarsi del Regno (Matteo 11,12). Probabilmente ci chiama tutti ad una santa violenza. Egli non ci chiama tutti, però, alla stessa violenza della Vergine consecrata nel mondo che vuole Cristo come sposo e unico sposo e che vuole, portando l'anello e il velo, prefigurare (faticosamente!) la vita dei santi nella Gerusalemme del Cielo. Una tentazione ci attende: credere che la Chiesa sia il Regno, che Dio è nel suo cielo e tutto vada bene al chiuso dei nostri santuari. Non e’ cosi. Dio non è impotente oggi, è senza dubbio molto potente, ma una fede priva di speranza non sarebbe cristiana, e una speranza desiderosa di agire non lo sarebbe di più. Il Dio che ci chiama, probabilmente ci mette di fronte al fatto compiuto: Ho bisogno di te per questo o per quello. Quella che si consacra a rispondere a tale invito accetta quindi che il fatto sia compiuto, e non fa altro che domandarne la ratifica alla Chiesa. E il Dio che la chiama gli chiede di "collaborare" con Lui. Il Regno di Dio non è opera umana. Ma non è neanche l'opera di un Dio solitario. I consacrati si "dedicano" così ad affrettare la sua venuta.



Quarta Domenica

E’ un bel dire che i voti e le promesse delle Vergini consecrate non sono inseparabili dalla nostra incapacità di realizzarli ... Le nostre ambizioni ci giudicano. La nostra Quaresima passa attraverso la croce, e guai a coloro che credono che la risurrezione debba far dimenticare la croce. " Sia fatta la tua volontà’": ci dovremmo domandare se sia fatta in terra come in cielo, e prima di tutto, se la facciamo, nel profondo del nostro cuore o in tutta la parte visibile del nostro essere. Tutta la liturgia Cristiana ha come prime parole la confessione della nostra debolezza ("Dio, vieni in mio aiuto ...") o la confessione dei peccati. La consacrata e’ messa in una posizione particolare dalla Chiesa - "santificata" nel senso ebraico del termine. Resta, ovviamente, una peccatrice. Di tutti i peccatori, a volte ella è quella con la maggiore consapevolezza dei suoi peccati. Tanto più’ vogliamo avvicinarci a Dio, tanto più ci accorgiamo che passiamo le nostre vite ad allontanarci da Lui. La persona consacrata inevitabilmente ha una certa vergogna della sua condizione, inseparabile dalla gioia donata dalla chiamata da parte Dio. I Padri greci hanno una parola per il senso del peccato : compunzione, penthos. Esso non impedisce che la gioia sia dentro di noi – si consacrano a Dio solamente i battezzati che sono dei salvati e che devono gioire d’esserlo. Questa gioia deve sempre essere legata a una consapevolezza. Noi non meritiamo di essere salvati. Colei che ha preso il velo della gioia deve sapere che la sua prima preghiera è "Abbi misericordia di me che sono peccatore".



Quinta Domenica

"Convertitevi!" Nel rito della professione monastica, la prima cosa che la future suora chiede alla sua futura comunità è la "conversione dei costumi" conversio morum. Tuttavia, la vita cristiana si può’ nutrire di consacrazione senza essere vissuta in comunità. Ma forse la consacrata ha delle esigenze da imporre alla Chiesa, anche se vuole prima di tutto dare alla Chiesa. La vita consacrata non per se’ stessa, così come non ci sono sacerdoti o vescovi per se’. Il sacerdote è un sacerdote per la comunità, la vergine consacrata nel mondo è consacrata al servizio visibile o meno della diocesi. In ogni comunità, il sacerdote, la consacrata, ecc, tutti hanno lo status di segni. Che ne sarebbe di un segno, tuttavia, se nessuno ne riconoscesse il significato? E per questo motivo una consacrazione non e’ felice senza che i fratelli e le sorelle abbiano a cuore di riconoscere questa consacrazione e di avere la carità’ di aiutare la consacrata nel suo cammino di conversione. Fratelli, venite in mio aiuto. Guardate al mio peccato (è sempre facile da vedere), aiutatemi nel cammino della conversione. Guardate chi sono, guardate anche che cosa significa la mia consacrazione. E,vedendola, aiutatemi a viverla. "Nessun uomo è un'isola" (J. Donne). Non c'è consacrazione senza comunione. E se devo essere il fattore di comunione, devo anche essere guidato da una comunione. C'è un modo specifico per la Vergine consacrata di vivere il suo sacerdozio di battezzata. Aspettiamo dai nostri fratelli e sorelle consecrate che esercitino anche a nostro riguardo un modo specifico di vivere caritatevole la loro vocazione.



Sesta Domenica

E tutto ci porta temporaneamente al silenzio della croce. Sulla Croce, la Parola non parla, o quasi. La gioia di seguire il resuscitato implica la fiducia di coloro che lo seguono crocifisso. La croce, prima di tutto, non è un modo di parlare o un richiamo pietoso fatto dopo la risurrezione. Uno solo è stato crocifisso per salvarci. Nessuno lavora per la salvezza del mondo. Il discepolo in ogni caso è anche un crocifisso, o almeno un crocifissibile. La vergine consacrata nel mondo e il sacerdote sono prima di tutto uomini e donne di una rinuncia. Alcune relazioni sono state per loro rimosse. Israele si riconosceva il popolo di Dio, ma la rinuncia al matrimonio umano era impensabile. Non voler essere che di Dio è eccessivo: non ci riusciamo mai. Tentare di farlo è quasi scandaloso, o un’ impresa quasi comica, in un mondo che fa del suo meglio per evitare Dio, e dove ognuno si "dedica" ai compiti, o "valori" che esso stesso sceglie . Cristo crocifisso è un messia che ha fallito. Colei che lo segue, osiamo dire, è una fallita di fronte al mondo. Lei lo deve sapere. Bisogna che lì trovi la sua gioia. Deve sapere sempre che lei è tra quelli che giudicano il mondo.
 

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