Rito
Romano
Settimana
Santa
Domenica
delle
Palme
e
della
Passione
– Anno
C
– 24
marzo
2013
Is
50,4-7;
Sal
21;
Fil
2,6-11;
Lc
22,14-23.56
Rito
Ambrosiano
Settimana
Autentica
Domenica
della
Palme
nella
Passione
del
Signore
Is
52,
13-53,12;
Sal
87;
Eb
12,1b-3;
Gv
11,55-12,11
1)
Non
basta
piangere,
occorre
combattere.
All’ascolto
della
Passione
sanguinosa
di
Cristo
un
guerriero
ha
detto
una
delle
frasi
più
forti
che
siano
uscite
da
una
bocca
cristiana.
Mentre
leggevano
la
storia
della
Passione,
il
Re
Clodoveo
sospirava
e
piangeva.
A
un
tratto,
questo
re
guerriero
non
poté più
resistere
e
impugnando
la
spada
gridò:
“Fossi
stato
là
io,
con
i
miei
Franchi”.
Parola
di
soldato
e
di
violento,
che
contraddice
le
parole
di
Cristo
a
Pietro,
che
anche
lui
aveva
preso
la
spada
e
tagliato
l’orecchio
a
uno
di
quelli
che
erano
venuti
per
far
patire
Gesù.
Parola
ingenua,
parola
di
soldato
e
di
violento
neo-convertito,
ma
bella
di
tutta
l’assurda
bellezza
di
un
amore
candido
e
vigoroso.
Non
basta
piangere
su
chi
non
ha
dato
soltanto
lacrime,
a
meno
che
sia
un
pianto
come
quello
della
Madonna,
che
ha
accettato
che
la
spada
del
dolore
la
trafiggesse
al
punto
tale
da
accettare
la
morte
di
suo
Figlio
e
accettare
noi
come
suoi
figli;
a
meno
che
sia
un
pianto
come
quello
di
Pietro.
Combattiamo
la
buon
battaglia
con
Cristo
e
per
Cristo,
trasformando
la
spada
di
Pietro
(ed
anche
quella
di
Clodoveo)
in
Croce,
-
su
di
essa
Gesù
-
la
Vita
– si
offerto
a
morte
per
amore
nostro,
perché
viviamo
in
eterno
nel
Padre
nostro
che
è
nei
cieli;
-
con
essa
Gesù
ci
ricorda
l'ammonimento
di
carità:
«Chi
non
prende
la
sua
croce
e
non
mi
segue,
non
è
degno
di
me»;
-
sotto
di
essa
Gesù
cade
tre
volte
perché
noi
siamo
resi
capaci
di
rialzarci
in
virtù
della
sua
croce,
e
non
ci
sgomenti;
-
da
essa
Gesù
è
temporaneamente
liberato
dal
Cireneo,
per
aiutarci
a
scorgere
Lui
nel
nostro
prossimo
e
sollevarlo
dal
peso
della
croce;
al
tempo
stesso
si
lascia
asciugare
il
volto
dalla
Veronica,
perché
imparassimo
che,
asciugando
pietosamente
le
pene
altrui,
rimane
impressa
in
noi
l'immagine
del
Salvatore;
-
in
essa
confitto
Gesù,
non
potendo
far
più
nulla,
fa
tutto:
sigilla
l’Alleanza
di
misericordia,
ci
libera
dalla
colpa
e
dalla
morte,
e
ci
lascia
queste
sue
ultime
parole
da
usare
come
armi
nella
lotta
della
vita:
«Padre,
perdona
loro,
perché
non
sanno
quello
che
si
fanno»
-
«Donna,
ecco
tuo
figlio.
Ecco
la
madre
tua».
-
«In
verità
ti
dico:
oggi
sarai
con
me
in
Paradiso».
-
«Dio
mio,
Dio
mio,
perché
mi
hai
abbandonato?»
-
«Ho
sete».
-
«È
compiuto».
-
«Padre,
rimetto
il
mio
spirito
nelle
tue
mani».
2)
Commemorazione
di
un
dramma.
Per
essere
più
precisi
questo
paragrafo
dovrebbe
essere
intitolato
la
commemorazione
liturgica
del
dramma
di
uno
che
entra
nella
città
di
Gerusalemme
festeggiato
come
un
re,
che
pochi
giorni
dopo
ne
esce
come
condannato
a
morte,
ma
che
vi
ritorna
vivo,
di
una
vita
perenne.
Una
commemorazione
che
è
partecipazione
del
dramma,
come
accade
nella
Santa
Messa
con
la
liturgia
della
Parola
e
quella
eucaristica.
La
liturgia
della
Parola
oggi
ci
offre
il
racconto
della
passione
in
san
Luca,
che
la
presenta
come
la
tappa
conclusiva
del
cammino
di
Gesù
(cfr
Lc
9,51)
che
dalla
Galilea
lo
ha
portato
fino
a
Gerusalemme
(cfr.
anche
Lc
9,31;
13,32)
e
più
profondamente
la
fine
della
sua
vita
terrena
e
della
sua
missione
e
insieme
il
passaggio
verso
la
gloria,
la
resurrezione.
Questa
strada
comporta
la
sofferenza
e
la
croce,
considerate
come
necessarie
(cfr
Lc
17,25;
24,26),
ed
è
cammino
che
Gesù
ha
percorso
per
primo,
come
modello
per
i
cristiani.
La
passione
di
Cristo
è
pure
l'ultimo,
duro
e
aspro
confronto
con
il
demonio
che,
apparentemente
più
forte
(cfr
Lc
22,53),
verrà
sconfitto.
Nel
Vangelo
secondo
San
Luca
il
significato
salvifico
della
morte
di
Gesù
è
espresso
con
caratteristiche
ellenistiche
non
semite;
non
insiste
quindi
sul
carattere
espiatorio
della
croce,
ma
piuttosto
sulla
vittoria
della
resurrezione.
Essa
è
legata
alla
morte
che
resta
il
luogo
dell'obbedienza
di
Gesù
Figlio
al
Padre
(cfr
Lc
9,22;
13,33;
17,25;
22,37;
24,7.26),
e
anche
dell'effusione
dello
Spirito.
Luca
vuole
dirci
che
con
il
suo
comportamento
Gesù
ha
aperto
una
via
salvifica
per
ogni
uomo,
la
sua
passione
costituisce
inoltre
un
invito
alla
conversione
per
tutti
(Lc
23,47-48),
sottolineando
la
misericordia
divina
(Sant’Ambrogio
di
Milano
chiama
quello
di
Luca:
Vangelo
della
Misericordia).
Infatti
questo
Evangelista
narra
alcuni
particolari
della
passione
compassionevole
di
Gesù:
nonostante
la
sofferenza
provocata
dalla
Croce
che
sta
portando,
,
Gesù
si
preoccupa
delle
donne
che
lo
seguono
sulla
via
al
Calvario
(Lc
23,
27-31);
giustifica
presso
il
Padre
i
suoi
crocifissori
e
chiede
che
li
perdoni
(cfr
Lc
23,
34);
promette
al
ladrone
pentito
di
riservargli
un
posto
con
sé,
in
paradiso
(cfr
Lc
23,
43).
Egli
presenta,
inoltre,
Gesù
che
consegna
al
Padre
il
suo
spirito,
con
piena
fiducia
nei
suoi
insondabili
disegni:
“rese
lo
spirito”.
Contempliamo
Gesù
morto,
dal
cui
costato
trafitto
fluirono
sangue
e
acqua,
il
battesimo
con
l'eucaristia,
i
sacramenti
della
redenzione,
guardiamolo
deposto
dalla
croce
nel
grembo
della
Madre,
perché
ella
dall'amore
del
suo
dolore
riversasse
su
di
noi
universalmente
tutte
le
grazie.
E’
come
una
Messa.
In
effetti
fin
dai
suoi
inizi
la
Chiesa
vide
in
questo
scenario
la
rappresentazione
anticipata
di
ciò
che
ella
fa
nella
liturgia.
Per
la
Chiesa
primitiva
la
“domenica
delle
Palme”
non
era
una
cosa
del
passato.
Come
il
Signore
allora
era
entrato
nella
Città
Santa,
montando
un
asino,
così
la
Chiesa
lo
vedeva
arrivare
di
nuovo
e
sempre
sotto
le
umili
specie
del
pane
e
del
vino.
La
Chiesa
saluta
il
Signore
nella
santa
Eucaristia
come
colui
che
viene
ora,
che
è
entrato
in
mezzo
a
lei.
E,
allo
stesso
tempo,
ella
Lo
saluta
come
colui
che
dimora
sempre,
colui
che
viene
e
ci
prepara
alla
sua
venuta.
Come
pellegrini,
andiamo
verso
di
Lui,
egli
ci
viene
incontro
e
ci
associa
alla
sua
“salita”
verso
la
Croce
e
la
Risurrezione,
verso
la
Gerusalemme
definitiva
che,
nella
comunione
al
suo
Corpo,
sta
già
crescendo
in
mezzo
a
questo
mondo.
(Benedetto
XVI
– Joseph
Ratzinger,
Gesù
di
Nazareth,
Vol.
II,
p
24).
Nella
Messa
vinciamo
ciò
che
ci
divide
da
Cristo,
ci
incorporiamo
a
Lui,
uomini
nuovi
nella
santità,
ascoltiamo
il
grido
di
richiamo
alla
verità
della
sua
pace
e
del
suo
amore.
Accogliamo
Cristo
nel
cuore
nostro,
come
la
Vergine
Madre.
In
ciò
sono
di
testimonianza
le
Vergine
Consacrate,
che
ci
danno
anche
l’esempio
di
una
vita
completamente
donata
a
Cristo
nell’amore
per
lui,
nella
fiducia
in
lui,
nella
sua
forza.
Nel
loro
rito
di
consacrazione,
davanti
alla
Croce
che
ricorda
la
Passione
di
Cristo,
il
Vescovo
presenta
loro
–oltre
alle altre
“insegne”-
il
libro
di
preghiera,
l’incenso,
segno
dell’incessante
preghiera
che
la
consacrata
è
chiamata
a
innalzare
e il
cero
(o
la
lampada)
segno
della
fedeltà
a
Cristo
anche
quando
il
Signore
chiede
di
partecipare
alla
sua
Passione
(Rituale
di
Consacrazione
nn
27
e
28).
Lettura
Patristica
DALLE
"ESPOSIZIONI
SUI
SALMI"
DI
SANT’AGOSTINO,
VESCOVO
(En.
in
Ps.
61,
22)
Sui
beni
che
ci
ha
recati
la
passione
di
Cristo.
“Sì,
fratelli,
era
necessario
il
sangue
del
giusto
perché
fosse
cassata
la
sentenza
che
condannava
i
peccatori.
Era
a
noi
necessario
un
esempio
di
pazienza
e
di
umiltà;
era
necessario
il
segno
della
croce
per
sconfiggere
il
diavolo
e
i
suoi
angeli
(cf.
Col
2,
14.
15).
La
passione
del
Signore
nostro
era
a
noi
necessaria;
infatti,
attraverso
la
passione
del
Signore,
è
stato
riscattato
il
mondo.
Quanti
beni
ci
ha
arrecati
la
passione
del
Signore!
Eppure
la
passione
di
questo
giusto
non
si
sarebbe
compiuta
se
non
ci
fossero
stati
gli
iniqui
che
uccisero
il
Signore.
E
allora?
Forse
che
il
bene
che
a
noi
è
derivato
dalla
passione
del
Signore
lo
si
deve
attribuire
agli
empi
che
uccisero
il
Cristo?
Assolutamente
no.
Essi
vollero
uccidere,
Dio
lo
permise.
Essi
sarebbero
stati
colpevoli
anche
se
ne
avessero
avuto
solo
l'intenzione;
quanto
a
Dio,
però,
egli
non
avrebbe
permesso
il
delitto
se
non
fosse
stato
giusto.
Che
male
fu
per
il
Cristo
l'essere
messo
a
morte?
Malvagi
furono
certo
quelli
che
vollero
compiere
il
male;
ma
niente
di
male
capitò
a
colui
che
essi
tormentavano.
Venne
uccisa
una
carne
mortale,
ma
con
la
morte
venne
uccisa
la
morte,
e
a
noi
venne
offerta
una
testimonianza
di
pazienza
e
presentata
una
prova
anticipata,
come
un
modello,
della
nostra
resurrezione.
Quanti
e
quali
benefici
derivarono
al
giusto
attraverso
il
male
compiuto
dall'ingiusto!
Questa
è
la
grandezza
di
Dio:
essere
autore
del
bene
che
tu
fai
e
saper
ricavare
il
bene
anche
dal
tuo
male.
Non
stupirti,
dunque,
se
Dio
permette
il
male.
Lo
permette
per
un
suo
giudizio;
lo
permette
entro
una
certa
misura,
numero
e
peso.
Presso
di
lui
non
c'è
ingiustizia.
Quanto
a
te,
vedi
di
appartenere
soltanto
a
lui,
riponi
in
lui
la
tua
speranza;
sia
lui
il
tuo
soccorso,
la
tua
salvezza;
in
lui
sia
il
tuo
luogo
sicuro,
la
torre
della
tua
fortezza.
Sia
lui
il
tuo
rifugio,
e
vedrai
che
non
permetterà
che
tu
venga
tentato
oltre
le
tue
capacità
(cf.
1
Cor
10,
13);
anzi,
con
la
tentazione
ti
darà
il
mezzo
per
uscire
vittorioso
dalla
prova.
È
infatti
segno
della
sua
potenza
il
permettere
che
tu
subisca
la
tentazione;
come
è
segno
della
sua
misericordia
il
non
consentire
che
ti
sopravvengano
prove
più
grandi
di
quanto
tu
possa
tollerare.
Di
Dio
infatti
è
la
potenza,
e
tua,
Signore,
è
la
misericordia;
tu
renderai
a
ciascuno
secondo
le
sue
opere.”
IN
BREVE...
Si
celebra
la
passione
del
Signore:
è
tempo
di
gemere,
tempo
di
piangere,
tempo
di
confessare
e
di
pregare.
Ma
chi
di
noi
è
capace
di
versare
lacrime
secondo
la
grandezza
di
tanto
dolore?
(En.
in
Ps.
21,
1)
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