venerdì 28 settembre 2012

XXVI Domenica del Tempo Ordinario – Anno B – 30 settembre 2012

Rito Romano
Num 11,25-29;Sal 18;Gc 5,1-6;Mc 9,38-43.45.47-48
La parola di Dio è una Presenza che purifica.

Rito Ambrosiano
V Domenica dopo il Martirio di San Giovanni il Precursore.
Dt 6,1-9; Sal 118; Rm 13,8-14a; Lc 10,25-37
Beato chi cammina nella legge del Signore.


1) Cristo non è un monopolio da difendere, ma una presenza che tutti possono invocare.
Nella prima lettura, presa dal libro dei Numeri e proposta oggi dal Rito romano, ci viene ricordato che nessuno deve impedire o porre ostacoli all’azione dello Spirito. Il Vangelo di oggi, inoltre, ci insegna che non abbiamo il monopolio di Gesù anche se – mettendo in pratica il brano evangelico di domenica scorsa - abbiamo imparato a mettere al centro Cristo, come lui ha messo al centro i piccoli, i fragili.
Tutto prende spunto dall'intervento di Giovanni, che vorrebbe impedire ad uno di aiutare dei malati invocando su di loro il nome del Signore. E il motivo è che questo tale non fa parte della comunità degli apostoli. Che cosa ha spinto l’Apostolo prediletto a fare quest'intervento? La carità o la gelosia? Forse pensava di avere acquisito dei diritti seguendo Gesù, sacrificandosi per Lui. L’aspetto in ogni caso positivo è che Giovanni si confrontò con Gesù, il Quale gli rispose affermando che Lui è di tutti e che tutti possono invocare il suo nome per fare del bene. Giovanni continua ad imparare dalla Persona del Salvatore nella fede, nel dialogo e nell’amore.
Essere cristiani è vivere della Persona di Gesù Cristo, è esprimere ogni giorno e tutto il giorno il Sacerdozio di Gesù Cristo, il sacerdote universale, è fare discendere sulle anime nostre e degli altri la carità di Gesù” (Maurice Zundel).
Con questa carità il nostro sguardo non solo sarà purificato, ma purificatore, le nostre mani non solo saranno sante, ma santificatrici. Con uno sguardo puro e mani sante manifesteremo l’amore misericordioso di Dio e, attraverso di noi purificati, l’umanità potrà vedere e toccare la Carità del nostro Redentore.

2) Purezza di mente e di cuore per superare gli ostacoli.
Nel vangelo di oggi, Gesù prosegue dicendo che occorre evitare nel modo più rigoroso possibile di essere di scandalo, di ostacolo per nessuno. Ovviamente lo scandalo che ferisce i più piccoli è il più grave. Ma Gesù afferma pure che noi corriamo il rischio di essere di scandalo, di inciampo non solo per gli altri ma anche per noi stessi, usando male del nostro corpo, che è mosso dal nostro cuore e dalla nostra mente erranti per strade che vanno lontano da Dio.
Dunque sono la mente e il cuore da rimettere sul buono, retto cammino, mediante la purificazione.
Come purificarsi? La risposta è semplice: con la preghiera, i sacramenti e la presenza di Dio. Con la preghiera domandiamo perdono, consapevoli che Dio può cancellare, lavare la colpa confessata da un cuore contrito (cfr Sal 50, 2-3). Dice il Padre di misericordia: “Anche se i vostri peccati fossero scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno bianchi come lana” (Is 1,18).
A questo riguardo, cito anche l’insegnamento di due persone grandi e vere.
La purezza viene dal cielo; bisogna chiederla a Dio. Se la chiediamo, l’otterremo. Bisogna stare attenti a non perderla: per questo dobbiamo chiudere il nostro cuore all’orgoglio, alla sensualità e a tutte le altre passioni… così come si chiudono porte e finestre, affinché nessuno entri. Che gioia per l’angelo custode incaricato di guidare un’anima pura! Figli miei, quando un’anima è pura tutto il cielo la guarda con amore… Le anime pure formeranno il cerchi attorno a Nostro Signore. Più si sarà puri sulla terra, più si sarà vicini a Lui in Cielo. Figli miei, non si può comprendere il potere che un’anima pura ha sul buon Dio: lei ottiene tutto ciò che vuole. Un’anima pura è presso Dio come un figlio presso sua madre: lui la accarezza, l’abbraccia, e sua madre gli ricambia le carezze e gli abbracci” (S. Giovanni Maria Vianney, Curato d’Ars)
E’ necessario che noi preghiamo, perché la preghiera ci da’ un cuore puro ed un cuore puro sa amare. Poiché il frutto della preghiera è l’amore e il frutto dell’amore è il servizio; e non è tanto importante quanto noi facciamo ma con quanto amore lo facciamo”. (Beata M. Teresa di Calcutta).
Certo per “fare” con tanto amore ci vuole un’integrità di vita che viene da un’integrità del cuore, purificato dal perdono e ricolmo della presenza di Dio, che riceviamo durante l’Eucaristia, il Sacramento dell’Amore.
La Messa è un mistero d’Amore e deve diventare il principio della nostra vita. Gesù – Eucaristia penetra fino nel profondo dei nostri cuori per mettervi le sue radici e stabilire in noi il suo Regno d’Amore.
Gesù con l’incarnazione è divenuto uno di noi, con l’Eucaristia diviene una cosa sola con noi. Per questo l’Ostia consacrata è anche il fermento di fraternità cristiana e noi tutti, uniti da e in Cristo, siamo un solo pane d’amore.
3) Tagliarsi la mano o strapparsi l’occhio che scandalizzano non solo non è eccessivo, non basta.
Con un linguaggio paradossale, Cristo ci chiede di tagliare la mano, piuttosto che rubare, di toglierci un occhio piuttosto che peccare con esso. Tuttavia ci sono adulteri con un occhio solo e ladri con una mano sola. Dunque, Cristo con questi consigli, che ci paiono eccessivi, non intende tanto mortificare il corpo, quanto indicare l’importanza di purificare la mente ed il cuore.
La vita è un alternarsi di fragilità nostra e di perdono di Dio, l’invito di Cristo è di far diventare la nostra esistenza una storia di purificazione e di sincerità di cuore.
In effetti, questa purificazione non è solo liberazione dal male. Con il perdono non solo siamo liberati dal peccato, ma siamo liberati per Dio-Amore. Siamo rigenerati per un’esistenza nella quale Dio, dopo averci strappato il “cuore di pietra” (=cuore gelido e insensibile), ci dona un “cuore di carne” cioè sorgente di vita e di amore (cfr Is 36,26), ci regala un cuore puro, dilatato dall’intelligenza della carità.
Con questo dono, noi, comunità dal “cuore di carne”, sperimenteremo la presenza viva ed operante di Dio: “Chi osserva i suoi comandamenti – dice l’apostolo Giovanni – dimora in Dio e Dio in lui” (1 Gv 3, 24), e, come ci ricorda la liturgia ambrosiana di oggi, saremo lieti di camminare nella legge del Signore, che è legge di libertà. Non libertà di seguire le nostre cieche passioni, ma libertà di amare, di scegliere ciò che è bene in ogni situazione, anche quando farlo è un peso (cfr Giovanni Paolo II, Discorso al Monastero di Santa Caterina, 26 febbraio 2000).
Saremo in grado anche di essere testimoni semplici ma veri, mantenendo la promessa che si fa durante la preghiera delle Lodi di ogni venerdì mattina, quando recitiamo il Miserere. Infatti quando arriviamo al versetto 15 di questo Salmo di contrizione, promettiamo di “insegnare agli erranti le vie” del bene (Sal 50,15), perché tutti possano, come il figlio prodigo tornare alla Casa del Padre.
E’ consolante tornare dal Padre, che accoglie noi mendicanti, Lui che è Mendicante del nostro amore. E’ stupefacente esperimentare nel perdono che il Padre non solamente ci aspettava quando noi erravamo lontano da Lui, ma ci viene incontro e ci abbraccia quando ritorniamo a Lui. L’importante è tornare a casa del Padre e casa nostra pentiti e non da soli, ma con tanti fratelli e sorelle in umanità e divinità.

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