Rito
Romano
2ª
Domenica di Avvento - Anno A – 8 dicembre 2019
Gn
3,9-15.20; Sal 97; Ef 1,3-6.11-12; Lc 1,26-38 (Per la Messa
dell’Immacolata) e Mt 3,1-12 (Per la Messa della II domenica di
Avvento.
Rito
Ambrosiano
4ª
Domenica di Avvento
Is
40,1-11; Sal 71; Eb 10,5-9a; Mt 21, 1-9
L’Ingresso
del Messia
Oggi
la liturgia ci fa celebrare in particolare la Solennità
dell’Immacolata Concezione e ci spinge a contemplare la bellezza di
Maria Vergine, Tota Pulchra, la tutta bella fisicamente e
spiritualmente perché la tutta pura, fin dal suo concepimento.
L’Immacolata Concezione di Maria è l’aspetto interiore della
concezione verginale di Cristo. La concezione verginale di Gesù
trova il suo senso e la sua origine nell’Immacolata Concezione,
-
che è la consacrazione totale dell’essere di Maria a Gesù;
-
che è il regno di Gesù in Maria fin dal primo istante della di lei esistenza;
-
che è purezza della sua anima e della sua carne verginale la quale è diventata la culla del Verbo Incarnato.
Questa
purezza, che è trasparenza di tutto il suo essere, che è libertà
infinita, che è offerta, fa di Maria la culla non solo del Figlio di
Dio, ma di tutta l’umanità. La maternità di Maria fiorisce dal
suo “sì” verginale, immacolato all’angelo che le recava
l’annuncio, fiorirà dal suo “sì” a Cristo in Croce che le
annuncia che noi siamo suoi figli.
La
Madonna è il primo frutto della Redenzione, la prima cristiana, la
più perfetta, la Madre della Chiesa, la madre dell’umanità. La
sua purezza non è solo fisica, è spogliamento di sé, liberazione
dell’io possessivo, egoistico. Attraverso lo sguardo di Maria noi
guardiamo le persone con occhio puro, l’amore assume un’altra
dimensione e irraggia la tenerezza divina.
2)
Incontro con Giovanni per incontrare Gesù.
Grazie
alla liturgia romana della seconda domenica di Avvento e della
Solennità dell’Immacolata1
siamo chiamati incontrare due
persone, che hanno avuto un ruolo speciale nella preparazione
dell’incontro del Signore Gesù con l’umanità: la Vergine Maria
e san Giovanni Battista.
Questo
ultimo Profeta dell’Antico Testamento andò a predicare nel
deserto, da dove la sua voce chiamava gli Ebrei a penitenza. Andiamo
ad incontrarlo nel silenzio del nostro cuore per ricevere da lui
l’annuncio dell’avvicinarsi del Regno dei Cieli. Anche a noi
“predice” la prossima venuta del Messia, rimproverandoci quali
peccatori che però a lui vanno e riconosciamo che quel lavaggio
esteriore praticato dal Battista è quasi principio della
purificazione interiore.
La
predicazione di questo magnetico e rude personaggio affascinò molti,
anche se sembrava fatto apposta per non attirare alcuno: vestiva
poverissimamente e parlava aspramente. Non ostante ciò a suoi
contemporanei apparì come l’ultima speranza di un popolo
disperato. Non pochi intuirono la verità del suo compito che era di
«preparare la via al Signore», annunciandone la venuta imminente.
Si presentava come la Voce del deserto, con indosso ruvide vesti e
una cintura di pelle attorno ai fianchi. Ma non invitava gli uomini a
divenire asceti come lui. Preparare la strada al Signore è altra
cosa. Ecco come Giovanni il Battista si esprimeva: «Convertitevi,
perché il Regno di Dio è vicino... Non credete di poter dire fra
voi: abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli
di Abramo anche da queste pietre. La scure è posta alla radice degli
alberi: ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato».
Incontrarlo e imitarlo vuol dire avere occhi puri come i suoi per
poter dire con e come lui: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie i
peccati del mondo”.
Dunque,
due sono soprattutto le cose che Giovanni proclama urgenti:
convertirsi e non cullarsi in una illusoria sicurezza di
appartenenza.
Convertirsi è una parola che dice il cambiamento del comportamento
e della mente.
Quindi
non si tratta soltanto di un cambiamento morale, nei comportamenti,
ma di un cambiamento intellettuale, direi teologico, perché implica
un modo nuovo di pensare Dio.
La
conversione non è un cambiamento esteriore o parziale, ma un
ri-orientamento di tutto l'essere dell'uomo. Si tratta di un vero e
proprio passaggio dall'egoismo all'amore, dalla difesa di sé al dono
di sé; un passaggio talmente rinnovatore da essere incompatibile con
le vecchie strutture (mentali, religiose e sociali), come il vino
nuovo che non può essere messo nelle vecchie botti.
La
conversione evangelica è anche religiosità: non è confrontandosi
con se stesso che l'uomo scopre la misura e la direzione del proprio
mutamento, ma riferendosi al progetto di Dio. E il primo movimento
non è quello dell'uomo verso Dio, ma quello di Dio verso l'uomo: è
un movimento di grazia che rende possibile il cambiamento dell'uomo e
ne offre il modello.
Infine,
dobbiamo capire la profonda umanità della conversione evangelica:
convertirsi significa tornare a casa, è un ricupero di umanità, un
ritrovare la propria identità. Convertendosi l'uomo non si perde, ma
si ritrova, liberandosi dalle alienazioni che lo distruggono.
Anche
le due prime letture proposte dalla liturgia romana della II domenica
di avvento ci offrono altre due indicazioni concrete riguardo alla
conversione, che è necessaria per prepararsi alla venuta del
Signore: 1- essere poveri e 2- essere ospitali: infatti Isaia (prima
lettura) profetizza un germoglio nuovo di umanità, che «non
giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per
sentito dire, ma giudicherà con giustizia i poveri e prenderà
decisioni eque per gli oppressi del paese» (Is 1,3-4), e
San Paolo invita: «Accoglietevi gli uni gli altri come Cristo vi
ha accolti” (Rm 15, 7 – seconda lettura).
3)
Incontro con Maria per incontrare suo Figlio.
La
persona che fece germogliare l’umanità nuova e ci accoglie come
Cristo è la Madonna, che nella Solennità dell’Immacolata
Concezione festeggiamo per celebrare la salvezza divina donata a
tutti noi.
Cosa
vuol dire “Concepita senza macchia di peccato originale”?
In poche parole vuol dire che Maria Vergine è colei che ha accolto
il Dono del Cielo, il Figlio di Dio, con una prontezza, apertura e
disponibilità totali e illimitate, vale a dire senza mettere dei
confini e senza porre condizioni. Quello di Maria un Sì libero e
pieno detto da una giovane donna senza macchia al Dio senza macchia.
E’
doveroso rispondere anche ad un altro domanda: “Che cos’è il
peccato originale”2.
E’ l’insufficienza morale di ogni uomo che vien al mondo come
membro del genere umano. Ognuno di noi ne sa qualcosa e spesso
diciamo: “Sbagliare è umano” e “Non si può pretendere di più,
faccio quello che posso”. Ma dicendo così, sentiamo e desideriamo
poter fare di più, essere di più. Se guardiamo alla Madonna,
vediamo che questo desiderio non è un’utopia.
E’
vero, lei è la “Tutta Santa”, la “Piena di Grazia”. Lei in
modo eccezionale non è coinvolta neppure dall’ombra del peccato,
perché deve concepire, far nascere ed educare il bambino che ha
l’incarico di portar via il peccato del mondo. Lei è la “Porta
del Cielo”. Nel cuore dell'Avvento, nella fede, Maria si fa porta
per far entrare il Verbo nel mondo e poi si unisce a Cristo Porta che
fa entrare noi, peccatori perdonati, nel Cielo.
Amiamo
la Madonna, Maria di Nazareth, primizia della verginità cristiana.
Umile e povera, Maria divenne, per singolare privilegio e per la sua
fedeltà alla chiamata del Signore, la madre vergine del Figlio di
Dio. In ciò ci siano di esempio le Vergini Consacrate. Durante il
rito di consacrazione il Vescovo dice loro: “Voi che siete
vergini per Cristo” diventate “madri nello spirito” (Ordo
consecrationis virginum, n. 16) cooperando con amore
all’evangelizzazione dell’uomo e alla sua promozione.
Per
la vergine consacrata, come afferma san Leandro di Siviglia, Cristo è
tutto: “sposo, fratello, amico, parte dell’eredità, premio,
Dio e Signore” (Regula sancti Leandri, Introd.). La
vergine consacrata questo ci ricorda e ci insegna con la sua vita
quotidiana con uno stile di vita fatto di umiltà, di carità, di
servizio e di lieta disponibilità, di instancabile amore per la
gloria del Padre e per la salvezza di tutta l’umanità.
1
Quest’anno 2019
la solennità dell’Immacolata Concezione è celebrata il lunedì 9
dicembre per dare la precedenza alla Domenica che è sempre la Festa
del Signore. In Italia, la
Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha
concesso che la solennità dell'Immacolata Concezione della Beata
Vergine Maria, che nel 2019
coincide con la seconda domenica di Avvento, possa essere celebrata
in tutte le diocesi d'Italia nel giorno proprio cioè l'8 dicembre.
2
Il Catechismo della Chiesa Cattolica al n 397 parla così
del peccato originale: “Il primo peccato dell'uomo. L'uomo,
tentato dal diavolo, ha lasciato spegnere nel suo cuore la fiducia
nei confronti del suo Creatore e, abusando della propria libertà,
ha disobbedito al comandamento di Dio. In ciò è
consistito il primo peccato dell'uomo. In
seguito, ogni peccato sarà una disobbedienza a Dio e una mancanza
di fiducia nella sua bontà”.
Poi
ai nn 404-405 insegna: “In che modo il peccato di Adamo è
diventato il peccato di tutti i suoi discendenti? Tutto il genere
umano è in Adamo « sicurtà usum corpus unirsi hominis – come un
unico corpo di un unico uomo ». Per questa « unità del genere
umano » tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo, così
come tutti sono coinvolti nella giustizia di Cristo. Tuttavia, la
trasmissione del peccato originale è un mistero che non possiamo
comprendere appieno. Sappiamo però dalla Rivelazione che Adamo
aveva ricevuto la santità e la giustizia originali non soltanto per
sé, ma per tutto il genere umano: cedendo al tentatore, Adamo ed
Eva commettono un peccato personale, ma questo peccato
intacca la natura umana, che essi trasmettono in
una condizione decaduta. Si tratta
di un peccato che sarà trasmesso per propagazione a tutta
l'umanità, cioè con la trasmissione di una natura umana privata
della santità e della giustizia originali. Per questo il peccato
originale è chiamato « peccato » in modo analogico: è un peccato
« contratto » e non « commesso », uno stato e non un atto”.
Lettura
Patristica
San
Giovanni Crisostomo.
Omelia
37,
1-2 in Mt. PG
57, 419-421
"Da
allora Gesù prese a predicare e a dire:«Convertitevi, perché è
vicino il regno dei cieli»" (Gv 1,9). Ma quando Gesù
comincia a predicare? Da quando Giovanni fu chiuso in prigione.
Ma perché non predicò prima? E che bisogno aveva di Giovanni
Battista, dato che le sue opere gli rendevano già
un’efficace testimonianza? Ecco: perché noi potessimo
comprendere maggiormente la sua grandezza: Gesù Cristo ha i
suoi profeti, così come il Padre ha avuto i suoi. Proprio questo
rileva Zaccaria nel suo cantico: "E tu, bambino, sarai chiamato
profeta dell’Altissimo" (Lc 1,76). Era necessario il
precursore, inoltre, perché agli insolenti Giudei non restasse
alcuna scusa, come testimonia lo stesso Gesù Cristo con le
parole: "È venuto Giovanni, che
non mangiava né beveva, e hanno detto: Ha il demonio addosso. È
venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve ed essi dicono: Ecco
un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Alla
sapienza, però,
è resa giustizia dai figli suoi" (Mt 11,18-19). E ancora era
necessario che tutto quanto
riguardava il Cristo fosse manifestato in anticipo da un altro, prima
di esserlo da lui stesso. Infatti, se dopo tante testimonianze e
dopo tali prove, i Giudei dissero:
"Tu rendi testimonianza a te
stesso; la tua testimonianza non è valevole" (Gv 8,13), che
cosa avrebbero osato dire se, prima che Giovanni avesse parlato, si
fosse presentato in pubblico e avesse reso per primo
testimonianza in favore di sé?
Ecco
ancora perché Gesù non comincia a predicare prima di Giovanni e non
compie alcun
miracolo, se non dopo che il suo precursore è stato rinchiuso in
prigione: nel timore che nascesse qualche scisma tra il popolo. Per
la stessa ragione Giovanni non compie miracoli, allo scopo di
lasciar accorrere tutta la folla a Gesù, trascinata dai prodigi
che il Signore faceva. Infatti, se anche dopo i miracoli operati da
Gesù Cristo, i discepoli di Giovanni, sia prima che dopo il suo
incarceramento, erano ancora presi da gelosia verso Gesù e
molti pensavano che il Messia non fosse lui, bensì Giovanni, che
cosa sarebbe accaduto se Dio non avesse preso queste sagge misure?
Ecco le ragioni per cui anche Matteo
vuol sottolineare che «da allora» Gesù
incominciò a predicare. E, all’inizio
della sua predicazione, Gesù insegna ciò che Giovanni ha
detto. Nei suoi primi discorsi non parla ancora di se stesso, ma
si contenta di predicare la penitenza. Per quel tempo era già
abbastanza desiderabile far accettare la penitenza, dato che
allora il popolo non aveva ancora di Cristo un’idea
sufficientemente adeguata. E
all’inizio, non annuncia niente di terribile o di spaventoso,
come aveva fatto Giovanni parlando della scure tagliente già posta
alle radici dell’albero, del ventilabro che ripulisce l’aia,
e di un fuoco inestinguibile.
Dapprima,
parla soltanto dei beni futuri, rivelando a coloro che lo ascoltano
il regno che ha loro preparato nei cieli.”
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