Rito Romano
II Domenica di Avvento
– Anno B – 10 dicembre 2017
Is 40,1-5.9-11; Sal 84;
2Pt 3,8-14; Mc 1,1-8
Rito Ambrosiano
Is 11,1-10; Sal 97; Eb
7,14-17. 22. 25; Gv 1,19-27a. 15c. 27b-28
V Domenica di Avvento –
“Il Precursore”
1) Cambiare vita e
pensieri.
Domenica scorsa,
I di Avvento, la Liturgia ci ha invitato alla vigilanza, oggi, II di
Avvento, ci chiede la conversione, il ritorno a Dio. Esige un
cambiamento di mentalità e di vita. Prestiamo attenzione ai gesti e
alle parole di San Giovanni il Battista, che, battezzando
in un luogo deserto sulle rive del Giordano, proclamava il battesimo
di conversione per il perdono dei peccati e gridava: “Preparate
la via del Signore, raddrizzate
i suoi sentieri” (Mc
1, 3).
Raddrizzare
le strade del Signore vuol dire accogliere una parola
che viene da Dio e ferisce il cuore di chi lo ascolta, aprendolo al
grande dono della conversione che libera e
mettersi nella condizione spirituale di una profonda revisione della
nostra vita di fede, speranza e carità e di moralità. Quindi,
la conversione inizia con l’ascolto attento ed accogliente
della parola di Dio contenuta nella Scrittura.
E se è vero che la
Bibbia ci conduce a Cristo, è altrettanto vero che la parola di Dio
ha come primo risultato quello di farci riconoscere i nostri
peccati (cfr. Mc 1,5). Di fronte al Signore che viene noi
riconosciamo che le nostre vie non sono le sue (cfr. Is 55,9)
e siamo spinti alla conversione, a cambiare strada, a mutare
direzione di vita per ritornare al Signore.
Per camminare spediti
su questa strada che ci fa tornare a casa, da nostro Padre, occorre
ritrovare l’essenzialità quale San Giovanni Battista ce la mostra
e come il vangelo ce la descrive dicendo che era sobrio nel cibo e
povero nel vestire. L’essenzialità della sua predicazione e
profondamente unita all’essenzialità del suo vivere.
Inoltre, San Giovanni
non si limita a preparare una strada al Signore, ma la sua persone è
“strada” per Cristo. Lui è il “precursore” non solo perché
viene prima del Messia, ma anche perché è la voce che precede
Cristo ed è il porta-Parola che
grida nel deserto spirituale di questa umanità, poco attenta alla
Parola di Dio e molto in sintonia con le parole ( sarebbe più
giusto dire: chiacchiere) del mondo.
L’Apostolo Pietro
invita, in tal senso, a ricercare una nuova ed autentica condotta di
vita, che possa condurre alla santità piena, per essere trovati
“senza macchia e irreprensibili davanti a Dio” (Cfr. 2Pt.
3, 8-14).
Oltre all’ascolto
della parola di Dio ed alla essenzialità della vita per metterla in
pratica, c’è un terzo aspetto da non dimenticare per un cammino di
conversione ed è quello della Confessione sacramentale, che come
insegnano i Padri della Chiesa è un “secondo” battesimo. Nel
primo fummo battezzati con acqua e vale una volta per tutte. Nel
secondo, che dobbiamo ricevere quando abbiamo perso il candore
battesimale, l’acqua sono le nostre lacrime, almeno spirituali, che
esprimono il nostro dolore a Cristo, il quale ci conferma nel suo
amore e ci abbraccia.
Papa Francesco insegna:
“La confessione è l’abbraccio dell’infinita misericordia
divina. Ricordiamo quella bella, bella parabola del figlio che se n’è
andato da casa sua con i soldi dell’eredità; ha sprecato tutti i
soldi, e poi, quando non aveva più niente, ha deciso di tornare a
casa, non come figlio, ma come servo. Tanta colpa aveva nel suo cuore
e tanta vergogna. La sorpresa è stata che quando incominciò a
parlare, a chiedere perdono, il padre non lo lasciò parlare, lo
abbracciò, lo baciò e fece festa. Ma io vi dico: ogni volta che noi
ci confessiamo, Dio ci abbraccia, Dio fa festa” (Udienza
Generale, 19 febbraio 2014) Andiamo avanti su questa strada di
conversione e il Natale fiorirà nel nostro cuore, che durante
l’Avvento abbiamo preparato “come
la mangiatoia che ha accolto l’Eterno che si è fatto piccolo e
povero come uno di noi” (Anonimo
medievale).
2)
Giovanni, il Battista: esempio di convertito.
Come
ricorda il Vangelo di questa domenica, la venuta di Gesù richiede un
tempo di preparazione, che è annunciato da Giovanni il Battista,
proponendo “un battesimo di conversione per il perdono dei
peccati”.
Il
modo più autentico, più semplice, più immediato e, in fondo, più
umano per “preparare la via del Signore” (cfr. Mc
1,3) è iniziare a percorrerla. Si vive l’Avvento, mettendosi in
cammino per andare, anche solo con qualche timido ed insicuro passo,
verso Colui che, misericordioso ed amante, gratuitamente viene
incontro all’uomo.
In
questo cammino oggi la Chiesa ci propone l’esempio stupendo e
umanamente sconcertante (come è possibile imitare un uomo di questo
tipo) di San Giovanni il Battista, che chiede di
convertirsi e di preparare la strada al Signore perché vive in prima
persona tale realtà.
In
effetti, San Marco nel suo vangelo non lo presenta come semplice
annunciatore di Gesù, ma come suo precursore. Questo Evangelista non
si dilunga sulla predicazione del Battista. Si limita a dire che
“battezzava nel deserto, predicando un battesimo di conversione”
e si
concentra sul fatto che il Precursore annuncia la venuta imminente
del Messia e ne indica la superiorità. Giovanni Battista è tutto
racchiuso in questo compito: attirare l’attenzione su Gesù. E’
il compito essenziale di ogni discepolo. C'è anche però una seconda
insistenza: l'evangelista si dilunga nel descrivere il modo con cui
Giovanni viveva: nel deserto, in austerità, come il profeta Elia.
Giovanni non è soltanto il predicatore della conversione, è la
“figura” del convertito.
Certo
se non ci è chiesto di imitarlo nel modo di vivere nel deserto, di
vestire pelli di cammello e di mangiare locuste, ci è chiesto di
imitarlo nella sobrietà, nell’umiltà e nella salda decisione di
tendere a Cristo, che seppe già riconoscere quando era ancora nel
grembo di sua madre Elisabetta, esultando di gioia. Da adulto, ebbe
occhi così puri che seppe riconoscere il Messia che si trovava fra
le gente che andava da lui, e lo indicò con chiarezza dicendo “Ecco
l’Agnello di Dio”. Seppe attirare a Cristo e poi ritirarsi
dicendo: “Occorre che Lui cresca ed io diminuisca”.
3)
San Giovanni Battista e la Verginità che non è sterilità.
Il
tema della verginità e quello dello Sposo (Cristo) acquisiscono uno
stretto legame a partire dal significato positivo dell’offerta di
sé nella verginità per il Regno dei Cieli. Alcune forme di
verginità sono immediatamente preparatorie al Nuovo Testamento, come
quella di San Giovanni Battista. Altre figure sono la piena
realizzazione di questo legame: la Vergine Maria, Giuseppe,
l’Apostolo Giovanni, Maria Maddalena, l’Apostolo Paolo.
Si
potrebbe dire che, con la nascita di Giovanni, la sterilità
che è la condizione negativa in cui è vissuta sua madre Elisabetta,
prima dell’intervento miracoloso di Dio, è definitivamente
separata dalla verginità
che inizia ad avere un valore positivo in funzione del Regno di Dio e
della persona di Cristo di cui lui è il precursore.
La
verginità del Battista è fortemente ascetica, ha tutte le
caratteristiche della rinuncia e dell’offerta, ma questo santo è
“apparentemente” austero. Lui non è indifferente all’affetto
di Cristo, di cui si definisce amico dicendo di essere l’amico
dello Sposo: “Voi
stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo»,
ma: ‘Sono stato mandato avanti a lui’. Lo sposo è colui al
quale appartiene la sposa; ma l'amico dello sposo, che è presente e
l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia
gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire” (Gv
3,
27 -30).
Dunque
la
verginità
non significa sterilità,
ma, al contrario, fecondità massima, anche se su un piano diverso da
quello fisico.
La
prima volta che la verginità compare nella storia della salvezza, è
associata alla nascita di un bambino: "Ecco, la vergine
concepirà e partorirà un figlio..." (Is 7, 14). La tradizione
ha colto questo legame, associando costantemente il titolo di vergine
a quello di madre. Maria è la vergine madre; la Chiesa è vergine e
madre. “Uno è il Padre di tutti - scrive Clemente Alessandrino -
uno anche il Verbo di tutti, uno e identico è lo Spirito Santo e una
sola è la vergine madre: così io amo chiamare la Chiesa”
(Clemente
Alessandrino, Pedagogo,
I, 6).
Infine,
ogni cristiano, e in particolare ogni vergine consacrata, è vergine
e madre: "Ogni anima credente, sposa del Verbo di Dio, madre,
figlia e sorella di Cristo, viene ritenuta, a suo modo, vergine e
feconda” (B.
Isacco della Stella, Sermo 51,
PL 194, 1863).
L’invito
che rivolgo alle vergini consacrate è di tenere desto il loro cuore
per accogliere il Cristo-Sposo che arriva nel mondo ed indicarlo ai
fratelli e sorelle in umanità come San Giovanni il Battista ha
fatto.
Lettura
Patristica
Origene
(ca 185 - 253)
Evang.
Luc.,
21, 2, 2-7
Un tempo "la parola di Dio veniva rivolta a Geremia, figlio di Elchia, membro della famiglia sacerdotale" (Jr 1,1), all’epoca di questo o di quell’altro re di Giuda; mentre ora «a Giovanni figlio di Zaccaria che si rivolge la parola di Dio», quella parola che non era mai stata rivolta ai profeti «nel deserto». Ma siccome «i figli della donna abbandonata» avrebbero dovuto abbracciare la fede «in numero maggiore dei figli della donna sposata» (Ga 4,27 Is 54,1), è per questa ragione che «la parola di Dio fu rivolta a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto».
Osserva
nello stesso tempo che il significato è più forte se si intende
«deserto» nel senso spirituale, e non in quello letterale puro e
semplice. Infatti colui che predica «nel deserto» spreca la sua
voce invano, in quanto non c’è nessuno che lo sente parlare. Il
precursore di Cristo, "la
voce di colui che grida nel deserto",
predica dunque nel deserto dell’anima che non ha pace. E non solo
allora, ma anche oggi "è
una lampada ardente e brillante"
(Jn
5,35),
che viene per prima "e
annunzia il battesimo della penitenza per la remissione dei peccati".
Poi viene "la
luce vera"
(Jn
1,9),
quando la lampada stessa dice: "è
necessario che egli cresca e io diminuisca"
(Jn
3,30).
La parola di Dio è proferita dunque "nel
deserto, e si diffonde in tutta la regione circostante il Giordano".
Quali altri luoghi avrebbe dovuto infatti percorrere il Battista, se
non i dintorni del Giordano, per spingere al lavacro dell’acqua
tutti coloro che volevano fare penitenza?...
Troviamo
nel profeta Isaia il passo dell’Antico Testamento or ora citato:
"Voce
di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore,
raddrizzate i suoi sentieri"
(Is
40,3).
Il Signore vuol trovare in voi una strada per poter entrare nelle
vostre anime e compiere il suo viaggio: preparate dunque per lui la
strada di cui sta scritto: «raddrizzate i suoi sentieri». «Voce di
colui che grida nel deserto». C’è dunque una voce che grida:
"Preparate
la via".
Dapprima infatti è la voce che giunge alle orecchie; poi, dopo la
voce, o meglio insieme con la voce, è la parola che penetra
nell’udito. È in questo senso che Giovanni ha annunziato il
Cristo.
Vediamo dunque ciò che
annunzia la voce a proposito della parola. Essa dice: «Preparate la
via al Signore». Quale strada dobbiamo noi preparare al Signore? Si
tratta di una strada materiale? La parola di Dio può forse seguire
una simile strada? O non bisogna invece preparare al Signore una via
interiore, e disporre nel nostro cuore delle strade dritte e
spianate? È attraverso questa via che è entrato il Verbo di Dio,
che prende il suo posto nel cuore umano capace di accoglierlo.
Grande
è il cuore dell’uomo, spazioso, capace, sempreché sia puro. Vuoi
conoscere la sua grandezza e la sua ampiezza? Osserva l’estensione
delle conoscenze divine che esso contiene. È esso che dice: "Egli
mi ha dato una vera conoscenza di ciò che è; egli mi ha fatto
conoscere la struttura del mondo, le proprietà degli elementi,
l’inizio, la fine e lo svolgersi dei tempi, il cambiamento delle
stagioni, la successione dei mesi, il ciclo degli anni, la posizione
degli astri, la natura degli animali, la furia delle belve, la
violenza degli spiriti e i pensieri degli uomini, le varietà degli
alberi e la potenza delle radici"
(Sg
7,17-20).
Vedi dunque che non è affatto piccolo il cuore dell’uomo che
abbraccia tutte queste cose. Devi intendere questa grandezza, non
secondo le sue dimensioni fisiche, ma secondo la potenza del suo
pensiero, che è capace di abbracciare la conoscenza di tante verità.
Ma per portare gli
uomini semplici a riconoscere la grandezza del cuore umano, prenderò
qualche esempio dalla vita di tutti i giorni. Per quanto numerose
siano le città che abbiamo visitato, noi le conserviamo tutte nel
nostro spirito; le loro caratteristiche, la posizione delle piazze,
delle mura, degli edifici restano nel nostro cuore. Conserviamo la
strada che abbiamo percorso, disegnata e tracciata nella nostra
memoria; serbiamo, chiuso nel nostro silenzioso pensiero, il mare che
abbiamo attraversato. Come vi ho detto, non è piccolo il cuore
dell’uomo se può contenere tanto. E se non è piccolo, dato che
contiene tante cose, si può benissimo in esso preparare il cammino
del Signore, e tracciare un dritto sentiero in modo che il Verbo e la
Sapienza di Dio possano entrarvi.
Preparate
una strada al Signore osservando una condotta onesta, spianate i
sentieri con opere degne, in modo che il Verbo di Dio cammini in voi
senza incontrare ostacoli e vi dia la conoscenza dei suoi misteri e
del suo avvento, egli "cui
appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen"
(1P
4,11).
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