XXXI
Domenica del Tempo Ordinario – Anno C – 30 ottobre 2016
Rito Romano
Sap 11,22-12,2; Sal
144; 2Ts 1,11-2,2; Lc 19,1-10
Rito
Ambrosiano
Is
25,6-10a; Sal 35; Rm 4,18-25; Mt 22,1-14
II Domenica dopo la
Dedicazione del Duomo.
La partecipazione delle
genti alla salvezza
1) Una questione
di sguardi.
Nel cammino di Gesù
verso Gerusalemme, che come ho detto altre volte non segue la logica
della geografia ma quella della redenzione misericordiosa, oggi
accompagniamo Gesù a Gerico. Mentre attraversiamo con il Messia
questa cittadina, ecco che avviene l’incontro non solo con il
popolo ma anche con Zaccheo, l’esattore-capo della dogana di
Gerico, zona di confine della provincia romana. A prima vista, questo
sembra un “caso difficile” non solo perché quest’uomo a causa
del suo lavoro era considerato un pubblico peccatore da evitare
perché legalmente impuro, ma anche perché era pure imbroglione,
collaboratore del nemico, l’occupante romano in nome del quale
raccoglie le tasse. Inoltre si tratta di un uomo ricco e poco tempo
prima Gesù aveva detto a un giovane ricco: “E’ più facile che
un cammello passi attraverso la cruna di un ago che un ricco entri
nel regno dei cieli” (Lc 18,25). Fortunatamente la misericordia del
Redentore non si ferma davanti ai casi difficili. Oggi, l’esempio
ci viene dato dall’incontro del Salvatore con Zaccheo, la cui
conversione dimostra che nessuna condizione umana è incompatibile
con la salvezza: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza”, vi
ha preso dimora per riposarsi.
Solo Gesù, vero uomo
e vero Dio, poteva fare ciò: entrare nella casa di un peccatore
scomunicato per riposare e salvarlo. Nel testo greco c’ è la
parola cataluo che è lo stesso luogo di cataluma che è usato altre
due volte nel Vangelo di Luca: nella nascita, dove la grotta è
indicata con la stessa parola di questo brano del Vangelo, e poi per
l’ultima Cena. Anche in questo terzo momento, questa stessa parola
indica come luogo di riposo il Cenacolo, dove Cristo celebrerà
l'eucaristia. Il brano di oggi spiega molto bene il senso (scopo e
significato) della vita del Salvatore, dalla sua nascita alla sua
morte, all'eucaristia dove lui si da in pasto, nella mangiatoia delle
bestie a tutti i peccatori, diventa la nostra vita se noi, peccatori
pentiti, lo accogliamo.
Dunque, seguiamo
l’esempio di questo convertito. Zaccheo sa di essere peccatore e di
avere bisogno del perdono di Dio. Con questo uomo, piccolo di
statura, arrampichiamoci sull’albero per vedere Gesù. Allora il
Redentore alzerà lo sguardo verso ciascuno di noi e anche a noi
dirà: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa
tua”. Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia (Lc 19, 5-6).
Tutto inizia con uno
scambio di sguardi. Zaccheo (ciascuno di noi) desidera vedere Gesù e
questo desiderio corrisponde al bisogno di Gesù di fermarsi e
dimorare in casa del peccatore che cambia vita, cominciando con il
dare metà dei suoi beni ai poveri.
2) Ricerca di
Misericordia.
Va però tenuto
presente che come nel caso di Zaccheo, l’iniziativa è di Cristo ed
è gratuita. Certo essa si inserisce nella disponibilità dell'uomo.
L’incontro con Dio è sempre al tempo stesso un dono e compimento
di una ricerca, è l’esaudimento di un desiderio. Non solo Zaccheo
cercava Gesù, ma anche Gesù cercava Zaccheo. E l’iniziativa di
Dio precede quella dell’uomo, che apre la propria casa a Dio. Un
pittore inglese dipinse un Gesù che bussa dietro una porta chiusa,
mentre infuria la tempesta e Lui è in mezzo a erbacce e rovi. Poiché
la maniglia è solo dalla parte di dentro, non può entrare finché
qualcuno non apre. Bellissima immagine di Dio e noi! Siamo solo noi
che possiamo aprire la porta a Cristo, gli unici che possiamo
invertire le rotte verso la sorgente della vita, in grado di
lasciarsi accogliere da Colui che ha «compassione di tutti in vista
del pentimento» (Sap.11,23).
Il primo passo di
questo cammino di conversione - stando al brano evangelico di oggi -
è il “desiderio di vedere”: qui Zaccheo desidera vedere “chi
era Gesù”. Tuttavia, non credo che Zaccheo fosse uscito di casa
perché voleva convertirsi. Certo nel suo cuore e nella sua mente
c’era qualcosa: un desiderio di verità e di bene che lo
sollecitava. Ma probabilmente era curiosità, un desiderio di
conoscere una persona di cui parlava molta gente. In ogni caso,
questa ricerca curiosa è legata al voler vedere, è questo
incontrarsi gli occhi dell’uno con gli occhi dell’altro, e
accettare il suo invito, anzi il suo auto-invito di fermarsi in casa
nostra per dimorare con noi. Chi avrebbe immaginato che Dio “deve”
dimorare con ciascuno di noi. Per Dio questo è il “dovere”
dell’amore, che sale sull’albero (la croce della vita) per
salirvi al nostro posto e salvarci.
Il secondo passo per
cambiare vita è la “chiamata” di Gesù, che da sempre desidera
salvare il peccatore. Gesù si invita o meglio si autoinvita, ma
questo autoinvito era già iniziato a Betlemme in una grotta.
Il terzo passo è che
Zaccheo (ciascuno di noi) “risponde” pieno di gioia alla
chiamata. La vita umana è dunque una risposta gioiosa all’Amore
che guarisce e salva. Dobbiamo lasciarci sorprendere dalla gioia
perché chi poteva immaginare che la risposta consiste nell’ospitare
Dio, che chiede di riposare in casa nostra, nel nostro fragile amore.
Con l’amore sanato e fortificato dall’Amore ognuno di noi
accoglie Dio nella casa del suo cuore, dove Cristo trova riposo
perché è accolto, amato. Altrove il Figlio di Dio sta in Croce.
Infine, il quarto e
quinto passo della conversione sono l’espiazione del peccato
commesso: “Se ho rubato, restituisco quattro volte tanto” e la
condivisione (“Ecco la metà dei miei beni per i poveri”).
La decisione per
questi passi è la risposta alla salvezza che si è fatta incontro a
Lazzaro in Cristo. Lui è il Figlio di Dio che è venuto per cercare
e salvare ciò che è perduto. Ricordiamo anche la parabola del
pastore che dice “venite con me, gioite con me perché ho trovato
la mia pecora smarrita”. Gesù è il Figlio dell'uomo che è
venuto a cercare l'uomo, è Dio stesso che si è fatto uomo per
incontrare l’uomo, ogni perduto e così lui veramente è Dio, è
amore e l’uomo torna ad essere uomo, ad essere amato e poter amare
e essere a immagine e somiglianza del creatore. E’ la scena
commovente che rimanda al brano precedente del Vangelo di oggi che
parla del il cieco che viene alla luce, questo è il primo uomo,
piccolo, che viene alla luce, la luce stessa di Dio.
Zaccheo, “cercato”
e “salvato” dalla misericordia senza condizioni, vede il suo
cuore ormai trasformato gratuitamente in una sorgente d’amore,
nonostante le “mormorazioni” e lo “scandalo” che sempre
provoca una conversione impensata. Liberato dal suo peccato,
Zaccheo (che vuol dire: “Dio ricorda”) si dona senza misura ai
fratelli, cominciando con il donare ai poveri la metà dei suoi beni.
Per
accogliere “oggi” Cristo che si invita a casa nostra occorre
salire in alto con la Croce e guardare alla vita come dall’alto di
quel legno Cristo guardava il mondo. Occorre salire sul sicomoro che
è la Croce e non vergognarci di essa come Zaccheo non si vergognò
di salire su quella pianta per vedere Gesù.
Questo Capo dei
pubblicani era mosso dal desiderio di vedere Dio e Lo incontrò in
Cristo, entrando in comunione con Lui. Perché ciò accada o riaccada
anche a ciascuno di noi, dobbiamo pregare la Vergine Maria, modello
perfetto di comunione con Gesù, perché pure noi possiamo
sperimentare la gioia di essere visitati dal Figlio di Dio, di essere
rinnovati dal suo amore, e trasmettere agli altri la sua
misericordia.
In questa preghiera e
in questa azione di accogliere senza riserve Cristo le Vergini
Consacrate testimoniano con la professione della verginità che
diventano dimora consacrata dove il Figlio di Dio può riposare e
diffondere la sua misericordia. Inoltre testimoniano che nella piena
dedizione a Cristo, fonte di ogni bene, è possibile avere felicità
piena e duratura.
Sull’esempio delle
Vergini Consacrate nel mondo dobbiamo accogliere Cristo nella “casa”
del nostro cuore. E’ “necessario e conveniente”, come recita il
greco originale, che Cristo si “fermasse” nella casa di Zaccheo,
come “oggi” nella nostra vita; era “conveniente” per chi ci è
accanto, ai quali poter finalmente restituire “quattro volte tanto”
quanto abbiamo sottratto ingiustamente. Ma è altrettanto conveniente
per il mondo annunciare l’amore di cui il peccatore ha diritto e
che la misericordia di Dio moltiplica. L’amore autentico è una
necessità e l’amore verginale, casto è l’amore autentico.
Lettura Patristica
S. Agostino. Zaccheo
Discorso 174
L'episodio di Zaccheo
in senso allegorico. Il sicomoro, la croce di Cristo. La croce sulla
fronte.
3. 3. Ma tu dirai: Se
io sarò Zaccheo, a causa della folla non potrò vedere Gesù. Non
rattristarti, sali sull'albero dove, per te pendette Gesù e vedrai
Gesù. E su quale specie di albero salì Zaccheo? Su di un sicomoro.
Nelle nostre regioni o non esiste affatto o forse raramente cresce in
qualche luogo, ma in quelle località abbonda questa specie e il
frutto. Sono chiamati sicomori dei pomi simili ai fichi, ma tuttavia
diversi; lo possono sapere coloro che li videro e li gustarono.
Tuttavia, per quanto indicano con l'etimologia del nome, in latino i
sicomori sono detti " falsi fichi ". Ora guarda il mio
Zaccheo, osservalo, ti prego, mentre vuole vedere Gesù in mezzo alla
folla e non ne è capace. Egli era umile infatti, la folla era
superba; e proprio la folla, come capita abitualmente in una ressa,
impediva a se stessa di vedere bene il Signore; si sollevò al di
sopra della folla e vide Gesù, non essendo di ostacolo la folla. La
folla infatti si rivolge agli umili, a coloro che percorrono la via
dell'umiltà, a coloro che affidano a Dio le ingiurie ricevute e che
non cercano la vendetta sui nemici, la folla insulta e dice: Uomo
senza difesa, che non ti puoi vendicare. La folla fa in modo che non
si veda Gesù; la folla, che si gloria, che si vanta quando è
riuscita a vendicarsi, ostacola perché non si veda colui che,
crocifisso, dice: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che
fanno 10. Perciò, volendolo vedere, Zaccheo, nel quale si figurava
la persona degli umili, non badò alla folla che ostacolava, ma salì
su un sicomoro come l'albero del falso frutto. Dice infatti
l'Apostolo: Noi predichiamo Cristo crocifisso, certamente scandalo
per i Giudei - considera il sicomoro - stoltezza invece per i Pagani
. Infine, a motivo della croce di Cristo, i sapienti di questo mondo
c'insultano e dicono: Che saggezza avete voi che adorate un Dio
crocifisso? Quale sapienza abbiamo? Non di certo la vostra. La
sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Non abbiamo
davvero la vostra saggezza. Ma voi dite stolta la nostra saggezza.
Dite pure quello che volete; noi possiamo salire sul sicomoro e
vedere Gesù. Voi non potete vedere Gesù appunto perché vi
vergognate di salire sul sicomoro. Si aggrappi Zaccheo al sicomoro,
salga umile la croce. E' poca cosa il suo salire: per non arrossire
della croce di Cristo, la fissi sulla fronte dove ha posto l'onore,
proprio là, là, sulla parte del volto dove appare il rossore, là
si fissi per non provarne vergogna. Penso che tu te ne ridi del
sicomoro, però esso mi ha permesso di vedere il Signore. Ma tu te ne
ridi del sicomoro, perché sei uomo; ma la stoltezza di Dio è più
sapiente degli uomini .
Necessità della grazia
preveniente.
4. 4. E il Signore vide
proprio Zaccheo. Fu visto e vide; ma se non fosse stato veduto, non
avrebbe visto. Quelli infatti che ha predestinati, li ha anche
chiamati. Egli è colui che parlò a Natanaele, il quale - per così
dire, con la sua testimonianza, già stava collaborando al Vangelo -
disse: Da Nazareth può venire qualcosa di buono? Il Signore a lui:
Prima che Filippo ti chiamasse, ti ho visto quando eri sotto l'albero
di fico. Voi sapete come i primi peccatori, Adamo ed Eva, si
adattassero delle cinture. Quando peccarono si adattarono delle
cinture di foglie di fico e coprirono le parti vergognose; infatti a
causa del peccato suscitarono il senso della vergogna. Pertanto, se
si fecero cinture i primi peccatori - dai quali discendiamo, nei
quali eravamo periti - venendo egli a cercare e a salvare ciò che
era perduto, con foglie di fico si fecero di che coprire le parti
vergognose, che altro si volle dire con: Ti ho visto quando eri sotto
l'albero di fico, all'infuori di: Non saresti venuto a colui che
purifica dai peccati se egli per primo non ti avesse veduto nel
velamento del peccato? Siamo stati veduti perché potessimo vedere;
siamo stati amati affinché potessimo amare. Il mio Dio, la sua
misericordia mi precederà.
Accogliere Gesù nel
cuore.
4. 5. Ora dunque il
Signore, che aveva accolto Zaccheo nel cuore, si è degnato di essere
ospitato nella casa di lui. Disse: Zaccheo, scendi subito, perché
devo fermarmi in casa tua. (Quello riteneva un grande beneficio
vedere Gesù). Egli, che considerava un grande e indicibile beneficio
vederlo passare, meritò immediatamente di averlo in casa. Viene
infusa la grazia, la fede opera per mezzo dell'amore; Cristo, che già
abitava nel cuore, viene ricevuto in casa. Dice a Cristo Zaccheo:
Signore, dò la metà dei miei beni ai poveri e, se in qualche cosa
ho frodato alcuno, restituisco il quadruplo. Quasi a dire: Per questo
mi trattengo una metà, non in possesso, ma per avere di che rendere.
Ecco in realtà che vuol dire ricevere Cristo, accoglierlo in cuore.
Era là infatti Cristo, era in Zaccheo e attraverso di lui Zaccheo
diceva a se stesso ciò che ascoltava dalla bocca di lui. Dice
infatti così l'Apostolo: Che Cristo abiti per mezzo della fede nei
vostri cuori.
Quanti si credono sani
infuriano contro il medico. Il sangue del medico è il rimedio per
l'uccisore.
5. 6. Perciò, perché
si trattava di Zaccheo, che era il capo dei Pubblicani, che era assai
peccatore, quella folla, apparentemente sana, che impediva di vedere
Gesù, rimase stupita e contestò il fatto che Gesù era entrato
nella casa di un peccatore. Era questo un riprovare l'ingresso del
Medico nella casa di un malato. Perché appunto da peccatore Zaccheo
fu deriso, fu deriso in realtà, lui sano, da gente insana, Gesù
rispose ai derisori: Oggi la salvezza è entrata in questa casa. Ecco
il motivo del mio ingresso: Oggi è entrata la salvezza. Se il
Salvatore non fosse entrato, in quella casa non sarebbe assolutamente
entrata la salvezza. Perché, infermo, ti meravigli allora? Chiama
anche tu Gesù, non crederti sano. Chi riceve il medico è un malato
che ha speranza; è un infermo senza rimedio chi, per insensatezza,
fa morire il medico. Che follia è mai quella di chi uccide il
medico? Non è grande veramente la bontà e la potenza del medico che
del suo sangue ha fatto la medicina per il suo insensato uccisore?
Colui che era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto non
diceva infatti: Padre, perdona loro perché non sanno quello che
fanno, mentre pendeva innocente sulla croce? Sono dei folli, io sono
medico, infieriscano, tollero con pazienza; nell'uccidermi darò
allora la sanità. Facciamo parte dunque di coloro che egli risana.
E' parola umana e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è
venuto nel mondo per salvare i peccatori ; grandi e piccoli, a
salvare i peccatori. Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a
salvare ciò che era perduto.