Rito
Romano
2ª
Domenica
di
Avvento
-
Anno
C
– 6
dicembre
2015
Bar
5,1-9;
Sal
125;
Fil
1,4-6.8-11;
Lc
3,1-6
Rito
Ambrosiano
4ª
Domenica
di
Avvento
Is
4,2-5;
Sal
23;
Eb
2,5-15;
Lc
19,28-38
L’Ingresso
del
Messia
- Giovanni1: una voce da ascoltare per incontrare Gesù.
Nel
brano
del
Vangelo
proposto
per
questa
II
domenica
di
Avvento,
tempo
di
attesa,
di
preparazione
per
accogliere
il
Dio
che
viene,
San
Luca
inquadra
la
vicenda
di
Giovanni
il
Battista
nella
storia
del
popolo
d’Israele
per
mettere
in
luce
il
compimento
della
promessa
di
Dio
di
mandare
il
Messia.
Questo
Evangelista
stabilisce
un
parallelo
molto
stretto
tra
Gesù
e
il
suo
precursore
Giovanni,
costruendo
nei
primi
due
capitoli
del
suo
libro
dei
dittici
in
cui
presenta
alternativamente
Gesù
e
Giovanni
il
Battista
nella
loro
infanzia.
Il
parallelo
continua
anche
nella
narrazione
della
vita
pubblica
con
un’attenzione
precisa:
quando
la
scena
è
occupata
da
Gesù,
Giovanni
scompare.
Luca
vuole
sottolineare
anche
in
questo
modo
che
con
Gesù
inizia
un
tempo
nuovo,
quello
della
salvezza,
che
Giovanni
aveva
il
compito
di
introdurre.
Presentandoci
la
figura
di
Giovanni
il
precursore
e
battezzatore,
la
Liturgia
dell’Avvento
ci
insegna
che
all’andare
dell’uomo
corrisponde
il
venire
di
Dio
e
l’incontro,
per
fede,
è
nella
carne
di
Cristo.
Siamo
invitati
tramite
la
voce
del
profeta
Giovanni
a
preparare
la
via
al
Signore.
Non
si
tratta
più
di
una
via
nel
deserto
che
deve
essere
aperta,
ma
della
strada
del
cuore
di
ciascuno
che
deve
aprirsi
al
Dio
che
sta
per
venire.
Lasciamoci
perciò
guidare
dalla
Voce
che
ci
indica
la
Parola
di
misericordia
(“Ecco
l’Agnello
di
Dio
che
toglie
il
peccato
del
mondo”).
“Dolcissima
è
questa
parola
“misericordia”,
fratelli
carissimi,
ma
se
è
già
dolce
il
nome,
quanto
più
la
realtà
stessa.
Sebbene
tutti
vogliano
che
nei
loro
confronti
si
usi
misericordia,
non
tutti
si
comportano
in
modo
da
meritarla.
Mentre
tutti
vogliono
che
sia
usata
misericordia
verso
di
loro,
sono
pochi
quelli
che
la
usano
verso
gli
altri.
O
uomo,
con
quale
coraggio
osi
chiedere
ciò
che
ti
rifiuti
di
concedere
agli
altri?
Chi
desidera
di
ottenere
misericordia
in
cielo
deve
concederla
su
questa
terra.
Poiché
dunque
tutti
noi,
fratelli
carissimi,
desideriamo
che
ci
sia
fatta
misericordia,
cerchiamo
di
rendercela
protettrice
in
questo
mondo,
perché
sia
nostra
liberatrice
nell’altro”
(San
Cesario
di
Arles,
Discorsi).
Per
vivere
bene
questo
Avvento,
durante
il
quale
– l’8
dicembre
– si
aprirà
l’Anno
della
Misericordia.,
prendiamo
sul
serio
l’invito
di
San
Giovanni,
Profeta
della
misericordia
che
proclama
il
perdono
e
che
grida
(il
testo
greco
usa
la
parola
kerisso
che
vuol
dire
urlare,
dire
ad
alta
voce):
“Preparate
la
via
del
Signore”
(Is
40,
3;
Lc
3,
4),
che
viene
per
perdonare
quale
Agnello
che
toglie
i
peccati
del
mondo.
“Preparate
la
via
del
Signore”
è
per
noi
un
“comando”
a
guardare
alla
nostra
vita,
ad
orientare
(convertire)
la
nostra
vita
al
Signore
Gesù
che
viene
a
Natale,
così
come
viene
ogni
giorno
fino
alla
fine
della
vita
di
ciascuno
e
come
verrà
alla
fine
della
storia
degli
uomini.
“Preparate
la
via
del
Signore”
è
un
“invito”
a
imitare
la
figura
di
Giovanni
Battista,
che
prepara
la
via
del
Signore
chiedendo
con
forza
alla
gente
di
convertirsi,
,
cioè
di
orientare
la
propria
vita
verso
il
Signore
Gesù.
Non
c’è
conversione
personale
che
non
divenga
anche
invito
rivolto
agli
altri:
l’esperienza
propria
spinge
a
renderne
partecipi
tutti
perché
ciò
che
è
bello
deve
essere
condiviso.
Condividendo
Colui
che
viene,
la
polvere
di
storia
che
sono
le
nostre
piccole
vite
diventano
la
storia
stessa
di
Dio,
e
ogni
uomo
vedrà
la
sua
salvezza.
Solo
così
diventeremo
testimoni
e
annunciatori
di
una
presenza
forte,
sconvolgente,
coinvolgente
del
Signore
Gesù.
Ciascuno
di
noi
deve
diventare
voce
della
Parola
che
è
Gesù,
prendendo
sul
serio
il
comando:
“Preparate
la
via
del
Signore”.
Vale
a
dire:
preparate
strade
dove
risuoni
la
Parola,
moltiplicate
la
via
d'ascolto
della
Parola,
preparate
la
via
alla
Parola
che
si
fa
carne.
2)
Nel
deserto
per
preparare
l’incontro
con
il
Dio
che
viene.
Ma
dove
andare
per
poter
udire
la
Parola
(Verbo)
pronunciata
dalla
Voce
e
per
ascoltare
il
testimone
della
Luce
e
della
Misericordia?
Guardando
alla
figura
di
Giovanni
il
Precursore,
la
risposta
è:
“Nel
deserto”,
perché
è
lì
che
il
Battista
predica.
Per
questo
la
Chiesa
fa
suo
il
grido
della
Sacra
Scrittura:
“Nel
deserto
preparate
la
via
del
Signore”
(Is
40,
3).
Deserto
(in
ebraico
midebar)
vuol
dire
“ciò
che
viene
dal
Verbo”.
Geograficamente
il
deserto
della
Terra
Santa
è
una
regione
montuosa,
con
scarsa
vegetazione,
poco
abitata,
sede
di
pastori,
banditi
ed
eremiti
(éremos
in
greco
vuol
dire
luogo
solitario,
desertico).
Ma
nella
Bibbia
il
deserto
è
un
luogo
per
cui
si
deve
passare.
Si
pensi
all’esodo
degli
ebrei
dall’Egitto.
Non
si
può
giungere
da
nessuna
parte,
in
nessuna
terra
promessa
se
non
si
ha
il
coraggio
e
la
forza
di
affrontare
il
proprio
deserto.
E’
stato
un
passaggio
necessario
dopo
la
liberazione
dall'Egitto
(Es
5,1;
13,
17-21),
per
quella
babilonese
(Is
40,3);
è
stato
un
luogo
necessario
per
Mosè
(Es
3),
per
Elia
(1
Re
19),
per
Paolo
(Gal
1,17),
per
Gesù
(Lc
4,1-13).
Il
deserto2
più
che
un
luogo
fisico,
è
un
luogo
del
cuore
(“Ti
condurrò
nel
deserto
e
lì
parlerò
al
tuo
cuore”
cfr.
Os
2,16),
una
dimensione
della
vita.
Il
deserto
è
il
luogo
in
cui
è
possibile
semplificare
la
propria
vita.
Il
deserto
luogo
della
scelta
radicale,
in
cui
ogni
idolo
(potere,
successo,
popolarità,
orgoglio,
ricchezza)
muore,
in
cui
la
relazione
tra
Dio,
l’uomo
e
la
terra
si
purifica,
luogo
in
cui
l’uomo
accetta
di
percorrere
la
via
con
Dio,
appoggiandosi
solo
a
Lui.
Nel
deserto
l’uomo
sperimenta
una
solitudine
che
però
non
è
fine
a
se
stessa,
ma
è
condizione
a
cui
Dio
ci
conduce
perché
possiamo
ascoltare
meglio
la
sua
voce
che
sempre
parla
al
nostro
cuore
(cfr
sopra
Os
2,16).
Nel
deserto
Giovanni
Battista
con
fermezza
dice:
“Convertitevi”,
verbo
che
in
greco
si
dice
in
due
modi.
Uno,
epistréfo
=
voltarsi
verso,
che
indica
il
ritorno
a
Dio,
quindi
la
conversione
religiosa,
tornare
al
tempio,
alle
pratiche
religiose.
L’altro,
che
è
quello
che
usato
oggi
nel
Vangelo,
è
cambiare
di
mentalità
(metanoéo)
che
implica
un
cambiamento
del
comportamento.
L’invito
al
cambiamento,
alla
conversione
è
motivato
che
Dio
è
avvicina,
Gesù
sta
arrivando.
Il
Natale
è
vicino:
rinnoviamo
le
vie,
raddrizzando
le
vie
storte
dell’egoismo
e
della
superbia,
lasciando
il
posto
alla
via
della
carità,
l’unica
capace
di
preparare
adeguatamente
all’incontro.
Preparare
la
via
del
Signore
è
ristrutturare
la
via
del
cuore
che
permette
«di
distinguere
ciò
che
è
meglio
ed
essere
integri
e
irreprensibili
per
il
giorno
di
Cristo»
(Fil
1,10).
Preparare
la
via
del
Signore
significa
rinunciare
al
peccato,
alla
cattiveria,
alla
gelosia.
Preparare
la
via
del
Signore
significa
ricevere
il
battesimo
di
penitenza,
mendicare
la
misericordia
per
ricevere
il
perdono
dei
peccati.
Infine,
nell’Anno
della
Misericordia,
che
si
apre
proprio
nel
giorno
dedicato
all’Immacolata,
preparare
la
via
del
Signore
è
imitare
la
Madonna,
che
ha
preparato
la
via
del
Signore
nella
preghiera,
nel
silenzio,
nella
carità
verso
il
prossimo,
attraverso
la
sua
piena
disponibilità.
Chiediamo
la
grazia
di
Dio
attraverso
l’intercessione
della
Vergine
Immacolata
per
poter
preparare
in
nostro
cuore,
la
nostra
mente
perché
siano
degni
per
accogliere
Gesù,
“volto
della
Misericordia
del
Padre”
(Papa
Francesco).
In
questo
modo
mariano
di
preparare
la
via,
ci
sono
di
esempio
le
Vergini
consacrate
nel
mondo.
Con
il
loro
sì
a
Cristo
imitano
la
Vergine
Maria,
Madre
di
Misericordia,
vita,
dolcezza
e
speranza
nostra.
Nell’attento
silenzio
del
cuore,
queste
donne
consacrate
accolgono
nella
preghiera
la
ricchezza
della
divina
Parola.
Coltivando
l’amore
a
Cristo,
amano
la
vita
e
si
mettono
a
servizio
di
chi
mendica
la
vita.
Auguro
loro
che
con
l’intercessione
della
Madre
di
Misericordia,
rispondano
alla
vocazione
del
loro
Sposo,
Gesù,
di
essere
luce
del
mondo
e
sale
della
terra
(cfr
Mt
5,
13-14),
di
non
venire
mai
meno
alla
loro
sublime
vocazione,
senza
cedere
all’ingannevole
fascino
del
mondo,
preservando
la
loro
castità.
La
Madre
della
Misericordia
conceda
loro
di
riflettere
il
suo
amore
materno,
così
che
diventino
autentiche
madri
spirituali.
1 Il nome Giovanni deriva dalla parola ebraica Yehōchānān formata dai termini Yehō(un'abbreviazzione di Yahweh) nome proprio di Dio e chānān il cui significato è “ha avutomisericordia” oppure “ha avuto grazia”. Il significato del nome Giovanni risulta essere perciò“Dio ha avuto misericordia” oppure “dono di Dio”.
2 Il deserto, luogo fisico caratterizzato dall'aridità inospitale, dal caldo, dalla mancanza di vita,è, nella Bibbia e nella spiritualità cristiana, il luogo dove l’uomo si ritrova solo e può incontrarsicon Dio. È pure luogo di ascesi e di preghiera. A partire dall'esperienza monastica, il deserto èdivenuto anche sinonimo di eremitismo o di ritiro spirituale.
Lettura
Patristica
San
Gregorio
Magno
Hom.,
20,
1-7
Il
Battista
Il
precursore
del
nostro
Redentore
viene
presentato
attraverso
l’indicazione
delle
autorità
che
governavano
Roma
e
la
Giudea
al
tempo
della
sua
predicazione,
con
le
parole:
"Nel
quindicesimo
anno
dell’impero
di
Tiberio
Cesare,
essendo
procuratore
della
Giudea
Pilato,
tetrarca
della
Galilea
Erode,
Filippo
suo
fratello
tetrarca
dell’Iturea
e
della
Traconitide
e
Lisania
tetrarca
dell’Abilene,
mentr’erano
principi
dei
sacerdoti
Anna
e
Caifa,
la
Parola
di
Dio
si
manifestò
a
Giovanni,
figlio
di
Zaccaria,
nel
deserto"
(Lc
3,1s).
Poiché,
infatti,
Giovanni
veniva
ad
annunziare
colui
che
doveva
redimere
alcuni
Giudei
e
molti
Gentili,
i
tempi
vengono
indicati
menzionando
il
re
dei
Gentili
e
i
principi
dei
Giudei.
Poiché
poi
i
Gentili
dovevano
venir
raccolti
e
i
Giudei
stavano
per
essere
dispersi
a
causa
della
loro
perfidia,
nella
descrizione
dei
principati,
la
repubblica
romana
è
tutta
assegnata
a
un
solo
capo
e
nel
regno
della
Giudea
viene
sottolineata
la
divisione
in
quattro
parti.
Il
nostro
Redentore
infatti
dice:
"Ogni
regno
diviso
in
se
stesso,
andrà
in
rovina"
(Lc
11,17).
È
chiaro
allora
che
la
Giudea,
divisa
tra
tanti
re,
era
giunta
alla
fine
del
regno.
E
proprio
opportunamente
vien
notato
non
solo
chi
fossero
a
quel
tempo
i
re,
ma
anche
chi
fossero
i
sacerdoti,
perché
Giovanni
Battista
avrebbe
annunziato
colui
che
sarebbe
stato
allo
stesso
tempo
e
re
e
sacerdote.
"E
si
recò
per
tutta
la
regione
del
Giordano,
predicando
un
battesimo
di
penitenza
per
il
perdono
dei
peccati"
(Lc
3,3).
Chi
legge
comprende
che
Giovanni
non
solo
predicò
ma
diede
anche
ad
alcuni
il
battesimo
di
penitenza,
ma
tuttavia
non
poté
dare
il
suo
battesimo
in
remissione
dei
peccati.
La
remissione
dei
peccati,
infatti,
avviene
solo
nel
Battesimo
di
Cristo.
Bisogna
osservare
che
vien
detto:
"Predicando
un
battesimo
di
penitenza
per
il
perdono
dei
peccati",
predicava
cioè
un
battesimo
che
perdonasse
i
peccati,
perché
non
lo
poteva
dare.
Come
annunziava
con
la
parola
il
Verbo
del
Padre
che
si
era
incarnato,
così
nel
suo
battesimo
che
non
poteva
perdonare
i
peccati,
anticipava
il
Battesimo
di
penitenza,
che
avrebbe
liberato
dai
peccati.
La
sua
predicazione
anticipava
la
presenza
del
Redentore,
il
suo
battesimo
era
ombra
del
vero
Battesimo
di
Cristo.
"Com’è
scritto
nel
libro
d’Isaia:
Voce
di
colui
che
grida
nel
deserto:
Preparate
la
via
del
Signore,
raddrizzate
i
suoi
sentieri"
(Is
40,3).
Lo
stesso
Battista,
interrogato
chi
egli
fosse,
rispose:
"Io
sono
la
voce
di
colui
che
grida
nel
deserto"
(Jn
1,23).
È
detto
voce,
perché
annunzia
il
Verbo.
Quello
poi
che
diceva
sta
nelle
parole:
"Preparate
la
via
del
Signore,
raddrizzate
i
suoi
sentieri".
Chiunque
annunzia
la
fede
vera
e
predica
le
opere
buone
che
altro
fa
se
non
preparare
i
cuori
di
chi
lo
ascolta
al
Signore
che
viene?
Perché
la
forza
della
grazia
penetri,
la
luce
della
verità
illumini,
raddrizzi
le
vie
innanzi
al
Signore,
mentre
il
sermone
della
buona
predicazione
forma
buoni
pensieri
nell’animo.
"Ogni
valle
sarà
riempita
e
ogni
colle
e
monte
sarà
abbassato".
Che
cosa
s’intende
qui
per
valli
se
non
gli
umili,
che
cosa
per
monti
e
colli
se
non
i
superbi?
Alla
venuta
del
Salvatore
le
valli
saranno
riempite,
i
colli
e
i
monti
saranno
abbassati,
perché
com’egli
stesso
dice:
"Chiunque
si
esalta
sarà
umiliato
e
chiunque
si
umilia
sarà
esaltato"
(Lc
14,11).
Infatti,
la
valle
riempita
s’alza,
il
monte
e
il
colle
umiliato,
s’abbassa,
perché
nella
fede
del
Mediatore
tra
Dio
e
gli
uomini
Cristo
Gesù,
la
gentilità
ricevette
la
pienezza
della
grazia
e
la
Giudea
per
la
sua
perfidia
perdette
ciò
di
cui
s’inorgogliva.
Ogni
valle
sarà
riempita,
perché
i
cuori
degli
umili
saranno
riempiti
dalla
grazia
delle
virtù...
Il
popolo,
poiché
vedeva
Giovanni
Battista
fornito
di
meravigliosa
santità,
lo
riteneva
un
monte
singolarmente
alto
e
solido...
Ma
se
lo
stesso
Giovanni
non
si
fosse
ritenuto
una
valle,
non
sarebbe
stato
riempito
dello
spirito
della
grazia.
Egli
infatti
disse
di
sé:
"Viene
uno
più
forte
di
me;
non
son
degno
di
sciogliere
i
legacci
dei
suoi
calzari"
(Mc
1,7).
Ed
anche:
"Chi
ha
la
sposa
è
lo
sposo,
l’amico
dello
sposo
sta
lì
a
sentirlo
e
gode
a
sentir
la
voce
dello
sposo.
Questa
mia
gioia
è
piena.
Lui
deve
crescere,
io
devo
essere
diminuito"
(Jn
3,29-30).
Infatti,
essendo
stato
ritenuto,
a
motivo
della
sua
eccezionale
virtù,
d’essere
il
Cristo,
non
solo
disse
di
non
esserlo,
ma
disse
addirittura
ch’egli
non
era
degno
di
sciogliere
i
lacci
dei
suoi
calzari,
di
frugare,
cioè,
nel
mistero
della
sua
incarnazione.
Credevano
che
la
Chiesa
fosse
sua
sposa;
ma
egli
li
corresse:
"Chi
ha
la
sposa
è
lo
sposo".
Io
non
sono
lo
sposo,
ma
l’amico
dello
sposo.
E
diceva
di
godere
non
della
propria
voce,
ma
di
quella
dello
sposo,
perché
si
rallegrava
non
di
essere
umilmente
ascoltato
dal
popolo,
quanto
perché
sentiva
dentro
di
sé
la
voce
della
verità,
ch’egli
annunziava.
Dice
che
la
sua
gioia
era
piena,
perché
colui
che
gode
della
sua
propria
voce,
non
ha
gioia
piena,
e
aggiunge:
"Lui
deve
crescere,
io
devo
essere
diminuito".
Bisogna
ora
chiedersi
in
che
cosa
è
cresciuto
il
Cristo
e
in
che
cosa
è
stato
diminuito
Giovanni,
ed
è
che
il
popolo
vedendo
l’astinenza
e
la
solitudine
di
Giovanni,
lo
credeva
il
Cristo,
vedendo
invece
il
Cristo
che
mangiava
coi
pubblicani
e
peccatori,
credeva
che
non
fosse
il
Cristo,
ma
un
profeta.
Ma
con
l’andar
del
tempo,
quando
il
Cristo,
ch’era
ritenuto
un
profeta
fu
riconosciuto
come
il
Cristo
e
Giovanni,
che
era
ritenuto
di
essere
il
Cristo,
fu
riconosciuto
come
un
profeta,
allora
si
avverò
ciò
che
il
precursore
aveva
detto
del
Cristo:
"Lui
deve
crescere,
io
devo
essere
diminuito...
E
le
vie
storte
saranno
raddrizzate
e
le
aspre
appianate".
Le
vie
storte
si
raddrizzano,
quando
i
cuori
dei
malvagi,
storpiati
dall’ingiustizia,
vengono
allineati
con
la
giustizia
(Is
40,4).
E
le
vie
aspre
vengono
appianate,
quando
le
menti
iraconde
tornano,
per
opera
della
grazia,
alla
serenità
della
mansuetudine.
Quando,
infatti,
la
mente
iraconda
respinge
la
parola
di
verità,
è
come
se
l’asprezza
del
cammino
impedisse
il
passo
del
viandante.
Ma
quando
l’anima
iraconda,
attraverso
la
grazia
ricevuta,
accoglie
la
parola
della
correzione,
allora
il
predicatore
trova
la
via
piana,
laddove
non
osava
muovere
il
piede.
"E
ogni
uomo
vedrà
la
salvezza
di
Dio".
Ma
non
tutti
gli
uomini
hanno
potuto
vedere
Cristo,
salvezza
di
Dio,
in
questa
vita.
Dove
allora
appunta
lo
sguardo
il
profeta,
se
non
all’ultimo
giorno
del
giudizio?
Quando,
aperti
i
cieli,
tra
gli
angeli
e
gli
apostoli,
in
un
trono
di
maestà,
apparirà
il
Cristo
e
tutti,
eletti
e
dannati,
lo
vedranno,
perché
i
giusti
abbiano
un
premio
senza
fine
e
i
dannati
gemano
nell’eternità
del
supplizio.
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