Festa
dell’Esaltazione della Santa Croce - 14 settembre 20141
Nm
21,4b-9; Sal 77; Fil 2,6-11; Gv 3,13-17
1)
L’Amore illumina la Croce.
La
festa di oggi celebra la Santa Croce non per esaltare il patibolo sul
quale Gesù è salito ed è morto, ma per celebrare ciò che la croce
di Cristo ci ha manifestato: l’amore e ciò che ci ha guadagnato:
la salvezza.
Nella
prima lettura, presa dal libro dei Numeri, troviamo l’episodio a
cui fa riferimento Gesù nel suo dialogo con Nicodemo (Vangelo di
oggi): gli israeliti dopo essersi ribellati a Dio e a Mosè, vengono
puniti. La punizione li rende consapevoli del loro peccato e chiedono
a Mosè di intercedere presso Dio. Questi ordina a Mosè di mettere
un serpente di bronzo su un bastone, perché chi lo guarderà non
morirà a causa del morso di questo rettili. Il serpente, segno e
causa di morte, di terrore, di fallimento e di sofferenza, diventa
allora un segno e fonte di vita, allo stesso modo in cui la croce,
segno di punizione e di morte, diventa segno di vita.
Nella
seconda lettura, tratta dalla Lettera ai Filippesi, la croce è vista
come il motivo di “esaltazione” di Cristo. Gesù, Figlio di Dio,
“svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando
simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo,
umiliò
se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di
croce.
Per questo Dio lo esaltò” (Fil 2, 6-7).
Il
Padre esalta il Figlio che ha accettato di obbedire fino al dono
supremo della vita; la croce così diventa segno dell’obbedienza
come adesione che accompagna tutta la sua avventura terrena.
Nel
Vangelo, Gesù dice al suo visitatore Nicodemo che “bisogna che sia
innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la
vita eterna.”(Gv 3,14b-15). È sulla croce che troviamo la
manifestazione più alta dell'amore di Dio. Sulla croce Gesù
realizza in modo ancora più grande quello che faceva il serpente di
bronzo issato su un'asta al centro dell'accampamento. Chi guarda con
fede supplice Cristo Gesù è salvo.
Da
quando Cristo ha riempito d’amore e illuminato di vita la sua
croce, il dolore e le altre assurdità delle nostre vicende umane
hanno un senso: le condividiamo con Lui per rinascere con Lui a vita
nuova. Così la croce, definitivamente piantata nel cuore e nella
vita di ognuno di noi, diventa albero di vita, da cui sgorga energia
divina e grazia che santifica.
Con
Adamo ed Eva, ai piedi di un albero verde era iniziata la nostra
tragica storia di peccato. Con Gesù e Maria e con un albero secco e
rinverdito dall’amore di Cristo, obbediente ed immolato per noi,
riprende vita la nostra rinascita.
E'
davvero ragionevole fare festa oggi e fare ogni giorno il segno della
croce, per ricordare la tragedia del peccato e il trionfo dell’amore.
Dovremmo
ripetere il gesto devoto di gratitudine che compiamo il Venerdì
Santo, quando adoriamo la croce di Cristo e imprimiamo su di essa
l’impronta del nostro amore, baciando la Croce e il Cristo che vi è
disteso sopra.
La
Croce ci insegna che la nostra azione è tanto più efficace quanto
più siamo “passivi”2,
quanto più soffriamo del male del mondo. È un insegnamento che
sconcerta, difficile da accettare, perché la nostra natura reagisce
nei confronti della sofferenza con una certa ripugnanza istintiva e
un certo rifiuto istintivo. Ma il fatto di questa reazione istintiva
non toglie nulla alla grandezza della sofferenza. Di fatto questa
reazione l'ha provata anche Gesù; prima di iniziare la sua Passione
Egli ha pregato il Padre: “Padre, se è possibile allontana da me
questo calice”. Che cosa dunque c’è di strano se anche l’anima
nostra prova una reazione immediata di ripugnanza e di rifiuto nei
confronti della sofferenza, sia che questa colpisca il fisico, sia
che opprima il cuore e ferisca l’anima?
2)
La Croce è la chiave dell’amore, il legno per solcare il mare
della vita.
E’
evidente che la croce non piace a nessuno. Non piace neppure a Gesù
Cristo (“Padre, se possibile allontana da me questo calice”), ma,
come scrive San Bernardo di Chiaravalle: “Gesù nutriva pensieri di
pace e io non lo sapevo. Chi, infatti, conosce i sentimenti del
Signore, o chi fu suo consigliere? (cfr Ger 29,11). Ma il chiodo
penetrando fu per me come una chiave che mi ha aperto perché io
vedessi la volontà del Signore … E’ aperto l’ingresso al
segreto del cuore per le ferite del corpo … appaiono le viscere di
misericordia del nostro Dio, per cui ci visitò dall’alto un sole
che sorge (Lc 1,78)” (Sermoni sul Cantico dei cantici; Ser. LXI,
4). “E’ aperto l’ingresso al segreto del cuore”: la Croce
è la suprema rivelazione di ciò che dimora dentro al cuore di Dio.
E per questo San Paolo può dire di “non sapere altri in mezzo a
voi se non Gesù Cristo, e questi crocefisso” (1 Cor 2,2).
Alla domanda più alta che ogni essere umano possa fare: “Chi è
Dio?”, il cristianesimo risponde: “Cerca la risposta nel
Crocefisso”. Il cuore umano è impastato dal desiderio di vedere
Dio (cfr Summa Theologica, 1,2,q.3, a.8), il cristiano
risponde dicendo: “Guarda il Crocefisso e vedrai Dio”.
La
Croce svela, in primo luogo, la logica interna all’articolo
specifico della nostra fede: “Il Verbo si è fatto carne e venne ad
abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). E’ la logica della
condivisione della nostra condizione umana, che consiste nella
partecipazione alla stessa natura umana: nell’avvenimento della
Incarnazione si mostra che Dio è veramente interessato alla nostra
vicenda ed ai nostri casi umani, fino al punto da venire a viverli
Egli stesso.
In
secondo luogo, la Sua Croce manifesta, rivela che siamo salvati. Lo
strumento di supplizio che, il Venerdì Santo, aveva manifestato
il giudizio di Dio sul mondo, è divenuto sorgente di vita, di
perdono, di misericordia, segno di riconciliazione e di pace.
“Per essere guariti dal peccato, guardiamo il Cristo crocifisso!”
diceva Sant’Agostino nel suo Commento a Giovanni,
12,11.
Sollevando
gli occhi verso il Crocifisso, adoriamo Colui che è venuto
per prendere su di sé il peccato del mondo e donarci la vita
eterna. Oggi, la Chiesa ci invita ad elevare con fierezza questa
Croce gloriosa affinché il mondo possa vedere fin dove è arrivato
l’amore del Crocifisso per gli uomini, per noi uomini. Essa
ci invita a rendere grazie a Dio, perché da un albero che aveva
portato la morte è scaturita nuovamente la vita.
È
su questo legno che Gesù ci rivela la sua sovrana maestà, ci rivela
che Egli è esaltato nella gloria.
Oltre
a mostrarci Chi è veramente Dio nel Suo amore crocifisso, glorioso e
maestoso, la Croce ci dona ciò che il cuore desidera: la vera
felicità, rendendone possibile il raggiungimento. A questo proposito
Sant’Agostino scrive: “E’ come se qualcuno riuscisse a vedere
da lontano la patria, ma ci sia il mare che lo separa da essa. Egli
vede dove andare, ma gli manca il mezzo con cui andare … C’è di
mezzo il mare di questo secolo attraverso il quale dobbiamo andare,
mentre molti non vedono neppure dove devono andare. Perciò, affinché
ci fosse anche il mezzo con cui andare, venne di là Colui al quale
volevamo andare. E che cosa ha fatto? Ha preparato il legno con cui
potessimo attraversare il mare. Infatti, nessuno può attraversare il
mare di questo secolo, se non è portato dalla croce di Cristo. A
questa Croce potrà stringersi, talvolta, anche chi ha gli occhi
malati. E chi non riesce a vedere dove deve andare, non si stacchi
dalla Croce, e la Croce lo porterà”. (S. Agostino, Commento al
Vangelo di Giovanni, II, 2).
Quindi
stiamo abbracciati alla Croce perché ci accompagni sui sentieri
della verità, umilmente, senza difese. Infatti se la croce la
subiamo o la trasciniamo, essa finirà per schiacciarci, ma se la
abbracciamo sarà essa a portarci. Inoltre, non stacchiamoci dalla
Croce se non per guardarla e imparare l’amore, lasciando che
l’amore infinito che ha innalzato il Signore percuota il nostro
cuore. Infine facciamo spesso e bene il segno della Croce, come ho
accennato poco sopra. E’ significativo che nella Grotta di
Masabielle al momento della prima apparizione a Bernadette Soubirous,
la Vergine Immacolata introduca il suo incontro con il segno della
Croce. Più che un semplice segno, è un’iniziazione ai misteri
della fede che Bernadette riceve da Maria. Il segno della Croce è in
qualche modo la sintesi della nostra fede, perché ci dice
quanto Dio ci ha amati. Ci dice che, nel mondo, c’è un amore più
forte della morte, più forte delle nostre debolezze e dei
nostri peccati. La potenza dell’amore è più forte del male che ci
minaccia. E’ questo mistero dell’universalità dell’amore
di Dio per gli uomini che Maria è venuta a rivelare a Lourdes. Essa
invita tutti gli uomini di buona volontà, tutti coloro che
soffrono nel cuore o nel corpo, ad alzare gli occhi verso la Croce
di Gesù per trovarvi la sorgente della vita, della salvezza,
della libertà e dell’amore.
3)
L’amore verginale è crocifisso, quindi sponsale.
E’
“sulla croce che l’amore verginale di Cristo per il Padre e per
tutti gli uomini raggiungerà la sua massima espressione; la sua
povertà arriverà allo spogliamento di tutto; la sua obbedienza fino
al dono della vita” (Vita Consecrata, 23a). L’amore ha
portato Cristo al dono di sé fino al sacrificio supremo della Croce.
Questa è il “talamo delle nozze” delle Vergini consacrate con il
Cristo, loro mistico sposo. La loro unione col Cristo avviene sulla
Croce. Egli le unisce a Sé perché partecipino alla sua passione,
dalla quale dipende la salvezza del mondo. Le Vergini consacrate si
sono consacrate al Signore Gesù. Il figlio del Dio altissimo, e lo
riconoscono come loro sposo (cfr. Rito della Consacrazione della
Vergini, n. 17). A loro rivolgo l’invito di Sant’Agostino
“sia fisso nel vostro cuore Colui che per voi è stato infisso
sulla croce”. (De sancta virginitate, cc. 54-S5: PL
40, 428).
1
Nel 2014 la domenica cade il 14 settembre, giorno in cui si celebra
la Festa dell’Esaltazione della Santa Croce, che nel calendario
liturgico “prevale” sulla domenica ordinaria sia per il Rito
Romano (XXIV Domenica del Tempo Ordinario – Anno A) sia per quello
Ambrosiano (III Domenica dopo il martirio di San Giovanni il
Precursore). Storicamente,
questa festa è nata con il ritrovamento della Croce di Gesù da
parte di Santa Elena e con la costruzione, sul luogo della Passione,
della Basilica, fatta dall’imperatore Costantino, figlio di questa
Santa.
Quindi
questa
festa
dell’Esaltazione riassume e richiama alcuni eventi storici legati
al santo Legno, principalmente la scoperta della Vera Croce. Una
tradizione formatasi abbastanza presto riferisce che sant’Elena,
madre dell’imperatore Costantino, aveva ritrovato a Gerusalemme,
presso il Golgota, le tre croci usate per Gesù Cristo e i due
ladroni; una guarigione miracolosa, avvenuta al contatto con una
d’esse, permise il riconoscimento della croce del Salvatore e di
mostrarla alla venerazione del popolo.
Si
commemora anche la seconda grande Esaltazione della Croce, a
Costantinopoli nel 629. Il 4 maggio 614, durante il saccheggio di
Gerusalemme, la Vera Croce era caduta nelle mani dei Persiani. Nel
628 l’imperatore Eraclio, sconfiggendo il re Persiano Cosroe,
recuperò la preziosa reliquia. Lieto della vittoria, Eraclio a
cavallo, vestito della porpora e con la corona, volle riportare il
santo Legno della Salvezza attraverso la porta principale di
Gerusalemme. Ma il cavallo si fermò ed il patriarca Zaccaria, che
era stato liberato dalla prigionia persiana, fece presente,
all’imperatore che il Figlio di Dio non aveva portato in forma
solenne la Croce per le vie di Gerusalemme. Dopo aver deposto la
porpora e la corona, a piedi e scalzo, Eraclio, portò sulle sue
spalle il legno benedetto sino al Golgota.
Lettura
patristica
Dai
«Discorsi» di sant'Andrea di Creta, vescovo
(Disc.
10 sull'Esaltazione della santa croce; PG 97, 1018-1019.
1022-1023).
La
croce è gloria ed esaltazione di Cristo
Noi
celebriamo la festa della santa croce, per mezzo della quale sono
state cacciate le tenebre ed è ritornata la luce. Celebriamo la
festa della santa croce, e così, insieme al Crocifisso, veniamo
innalzati e sublimati anche noi. Infatti ci distacchiamo dalla terra
del peccato e saliamo verso le altezze. È tale e tanta la ricchezza
della croce che chi la possiede ha un vero tesoro. E la chiamo
giustamente così, perché di nome e di fatto è il più prezioso di
tutti i beni. È in essa che risiede tutta la nostra salvezza. Essa è
il mezzo e la via per il ritorno allo stato originale.
Se infatti
non ci fosse la croce, non ci sarebbe nemmeno Cristo crocifisso. Se
non ci fosse la croce, la Vita non sarebbe stata affissa al legno. Se
poi la Vita non fosse stata inchiodata al legno, dal suo fianco non
sarebbero sgorgate quelle sorgenti di immortalità, sangue e acqua,
che purificano il mondo. La sentenza di condanna scritta per il
nostro peccato non sarebbe stata lacerata, noi non avremmo avuto la
libertà, non potremmo godere dell'albero della vita, il paradiso non
sarebbe stato aperto per noi. Se non ci fosse la croce, la morte non
sarebbe stata vinta, l'inferno non sarebbe stato spogliato.
È
dunque la croce una risorsa veramente stupenda e impareggiabile,
perché, per suo mezzo, abbiamo conseguito molti beni, tanto più
numerosi quanto più grande ne è il merito, dovuto però in massima
parte ai miracoli e alla passione del Cristo. È preziosa poi la
croce perché è insieme patibolo e trofeo di Dio. Patibolo per la
sua volontaria morte su di essa. Trofeo perché con essa fu vinto il
diavolo e col diavolo fu sconfitta la morte. Inoltre la potenza
dell'inferno venne fiaccata, e così la croce è diventata la
salvezza comune di tutto l'universo.
La croce è gloria di Cristo,
esaltazione di Cristo. La croce è il calice prezioso e inestimabile
che raccoglie tutte le sofferenze di Cristo, è la sintesi completa
della sua passione. Per convincerti che la croce è la gloria di
Cristo, senti quello che egli dice: «Ora il figlio dell'uomo è
stato glorificato e anche Dio è stato glorificato in lui, e subito
lo glorificherà » (Gv 13,31-32).
E di nuovo: «Glorificami,
Padre, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo
fosse» (Gv 17,5). E ancora: «Padre glorifica il tuo nome. Venne
dunque una voce dal cielo: L'ho glorificato e di nuovo lo
glorificherò» (Gv 12,28), per indicare quella glorificazione che fu
conseguita allora sulla croce. Che poi la croce sia anche esaltazione
di Cristo, ascolta ciò che egli stesso dice: «Quando sarò
esaltato, allora attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Vedi dunque che
la croce è gloria ed esaltazione di Cristo.
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