Rito
Romano
– V
Domenica
del
Tempo
Ordinario
– 9
febbraio
2014
Is
58,7-10;
Sal
111;
1
Cor
2,1-5;
Mt
5,13-16
Rito
Ambrosiano
-
Domenica
V
dopo
l'Epifania
Is
66,18b-22;
Sal
32;
Rm
4,13-17;
Gv
4,46-54
Emozioni
sante
I
cristiani
perseguitati
nei
primi
secoli
erano
portati
nel
Colosseo
per
essere
spettacolo
agli
antichi
romani
che
volevano
emozioni
forti,
ingrandite.
Sbranati
dai
leoni,
i
martiri
erano
il
“sale”
per
il
palato
bramoso
di
sapori
forti
del
popolo
spettatore,
crocifissi
su
legni
in
fiamme
erano
fiaccole
di
“luce”
per
gli
occhi
avidi
del
pubblico.
I
pagani
di
allora,
ma
anche
quelli
di
oggi,
volevano
uno
spettacolo
con
sapori
e
luci
eccitanti.
Allora
gli
Imperatori
romani
mettevano
“in
scena”
i
cristiani
perché
la
loro
morte
divertisse
il
popolo,
Ma
i
cristiani
entravano
“in
scena”
non
come
attori,
ma
come
martiri
sapendo
di
essere
spettacolo
agli
angeli
e
al
mondo3,
ed
io
aggiungo:
a
Dio.
E
non
dimentichiamolo
gli
“occhi
[di
Dio]
sono
sempre
sui
giusti”
(Sal
33/34,
16)
quindi
Egli
posa
il
suo
sguardo
in
primo
luogo
sui
martiri,
il
cui
sangue
fu
ed
è
seme
di
altri
cristiani4,
offerta
di
libertà
e
segno
di
speranza
che
diventa
una
realtà.
In
effetti,
i
martiri
sono
per
eccellenza
sale
e
luce
del
mondo.
Certo
loro
lo
furono
in
modo
eroico,
ma
anche
noi
siamo
chiamati
ad
essere
testimoni
(come
è
noto
la
parola
greca
“martire”
vuol
dire
testimone),
senza
preoccuparci
di
fare
chissà
quali
cose.
Non
si
tratta
di
fare
cose
straordinarie.
E'
una
questione
di
sale,
di
essere
sale
che
sala.
Il
sale
è
la
capacità
di
soffrire,
il
segno
dell'Alleanza.
Il
sale
mostra
una
fede
adulta,
che
non
fugge
davanti
alla
croce,
che
ha
pazienza
nelle
sofferenze,
che
ne
intuisce
il
senso,
che
vede,
trasfigurata
nella
morte,
la
risurrezione
e
la
vita.
Il
metodo
della
testimonianza
cristiana
è
dettato
e
illustrato
da
quel
cuore
di
Cristo
che,
trafitto,
risponde
subito
col
sangue
e
con
l’acqua,
con
un
amore
che
va
fino
alla
fine.
Per
questo
il
paradigma
e
il
compimento
della
testimonianza
cristiana
è
il
martirio.
Il
martirio
contraddice
la
logica
del
mondo,
perché
il
martire
risponde
al
timore
della
morte
che
odia
la
vita
con
un
amore
alla
vita
che
non
teme
di
morire
per
essa,
perché
la
vita
del
martire
è
Cristo
risorto,
Cristo
che
ha
vinto
la
morte
e
il
peccato.
Il
martirio
oggi,
come
sempre,
è
la
più
grande
rivoluzione
culturale
che
si
possa
fare.
Il
martire,
di
per
sé,
è
un
testimone
eliminato,
un
testimone
soppresso.
Ma
nella
logica
della
croce
l’eliminazione
accentua
la
potenza
della
testimonianza
e
l’espressione
della
carità.
Il
martire
cristiano
è
proprio
icona
del
cuore
di
Cristo
che,
odiato
e
trafitto,
eccede
nella
carità
del
perdono,
del
dono
della
vita,
della
misericordia.
Il
martire
diventa
così
testimone
non
solo
dell’amore
di
Cristo,
ma
dell’eccesso
di
questo
amore,
in
una
sovrabbondanza
di
carità,
di
gratuità,
che
deborda
il
limite
della
morte
e
dell’odio.
Guardiamo
il
più
costantemente
possibile
a
Cristo
in
Croce
e
se
non
siamo
in
piedi
accanto
alla
Croce
come
Maria
e
Giovanni,
“almeno”
abbracciamo
i
piedi
della
Croce
del
Salvatore
come
ha
fatto
la
Maddalena,
fino
a
lasciarci
trasformare
in
Lui,
fino
a
che
sia
Lui
a
vivere
in
noi.
La
nostra
vita
di
ogni
giorno
con
l’accettazione
della
croce
quotidiana
lima,
pota,
taglia
quanto
in
noi
è
di
ostacolo
alla
nostra
adesione
a
Lui.
Per
questo,
proprio
nelle
debolezze,
nelle
difficoltà,
nei
fallimenti
si
adempie
in
noi
la
missione
per
la
quale
siamo
nati.
Proprio
quando
siamo
nulla
esplode
in
noi
la
potenza
di
Dio.
Non
disprezziamo
allora
nulla
delle
nostre
sofferenze,
delle
angosce,
dei
fallimenti
e
delle
fragilità.
E'
in
quei
momenti
che
siamo
sale
e
luce,
e
lievito.
Lo
siamo
perché
siamo
quello
che
siamo:
povera
creta
nelle
mani
creative
di
Dio.
Basta
un
totale,
costante
abbandono
all'amore
di
Dio,
che
opera
in
noi,
perché
Dio
accenda,
con
le
nostre
piccole
o
grandi
sofferenze,
la
luce
per
il
mondo.
Gesù
parla
in
modo
semplice,
parte
da
esperienze
quotidiane
che
tutti
possono
capire
e,
quindi,
si
serve
anche
delle
immagini
del
sale
e
della
luce.
Il
sale,
in
quei
tempi,
permetteva
di
conservare
nel
tempo
i
cibi,
era
simbolo
di
fedeltà
e
continuità;
la
luce
rendeva
possibile
la
vita,
ne
era
il
simbolo.
2)
L’identità
cristiana.
“Voi
siete
il
sale...,
voi
siete
la
luce...”.
Gesù
dapprima
annuncia
la
nuova
identità,
donata
da
Dio
a
coloro
che
lo
ascoltano
e
lo
seguono.
I
suoi
discepoli,
tutti
i
cristiani
sono,
già
ora
e
non
per
loro
scelta
o
merito,
luce
e
sale
per
l’umanità
tutta.
In
questa
identità
di
noi
cristiani
è
iscritto
un
compito,
una
missione;
non
come
un
dovere
che
si
aggiunge
dopo
o
dall’esterno,
ma
come
la
conseguenza
naturale
di
ciò
che
siamo.
Come
è
per
il
sale
e
per
la
luce:
noi
lo
siamo
per
tutto
il
mondo:
segno
che
Dio
esiste
ed
è
Padre
e
che
Cristo
è
la
Luce
fatta
uomo,
che
rende
all’uomo
la
luce
degli
occhi
e
quella
del
cuore.
Dicendo
“siete
il
sale
della
terra”,
Gesù
ci
spiega
che
tutta
la
natura
umana
corrotta
dal
peccato
è
diventata
insipida,
ma
per
mezzo
del
nostro
ministero
di
testimonianza,
la
grazia
dello
Spirito
Santo
rigenererà
e
conserverà
il
mondo.
Per
questo
il
Redentore
ci
insegna
le
virtù
delle
Beatitudini,
quelle
che
sono
le
più
necessarie,
le
più
efficaci
per
noi
che
vogliamo
assomigliare
a
Lui.
Chi
è
mite,
umile,
misericordioso,
giusto,
non
rinchiude
in
se
stesso
le
buone
opere
che
ha
compiute.
Ha
cura
invece
che
queste
belle
sorgenti
zampillino
anche
per
il
bene
degli
altri.
Chi
ha
il
cuore
puro,
chi
è
operatore
di
pace,
chi
soffre
la
persecuzione
per
la
verità,
ecco
la
persona
che
consacra
la
vita
al
bene
di
tutti.
Se
ci
sciogliamo
come
il
sale
diamo
sapore
alla
vita
del
mondo,
costruiamo
una
cultura
della
vita
ed
una
civiltà
dell’amore.
Quando
il
sale
si
scioglie
nel
cibo,
questo
acquista
sapore.
Quando
Cristo
muore,
l’umanità
è
riconciliata
con
Dio,
che
dà
senso
alla
vita
la
quale
assume
una
pienezza
di
significato
e
di
gusto
insieme
con
una
sicurezza
di
direzione.
Il
cristiano,
che
si
fa
testimone
e
quindi
martire,
non
si
ribella
di
fronte
alla
sofferenza
e
alla
ingiustizia
che
patisce.
Da
lui
il
mondo
riceve
un
segno
credibile
della
vita
eterna
(non
si
può
infatti
accettare
la
morte
se
non
si
ha
in
sé
la
pienezza
della
vita)
e
ogni
opera
e
azione
dell’uomo
viene
purificata.
La
vita
del
cristiano
diventa
così
una
liturgia
in
cui,
per
mezzo
suo,
Cristo
offre
gli
uomini
a
Dio
dopo
averli
illuminati
e
averne
purificate
le
azioni.
3)
Il
Martire,
luce
di
un
amico
che
testimonia
la
Luce
vera.
E’
vero:
apparentemente
sembra
che
la
violenza,
i
totalitarismi,
la
persecuzione,
la
brutalità
cieca
si
rivelino
più
forti,
mettendo
a
tacere
la
voce
dei
testimoni
della
fede,
che
possono
umanamente
apparire
come
sconfitti
della
storia.
Ma
Gesù
risorto
illumina
la
nostra
fragile
testimonianza
e
ci
fa
capire
il
senso
del
martirio.
Nella
sconfitta,
nell’umiliazione
di
quanti
soffrono
a
causa
del
Vangelo,
agisce
una
forza
che
il
mondo
non
conosce:
“Quando
sono
debole –
esclama
l’apostolo Paolo -, è allora
che
sono
forte”
(2
Cor
12,10).
E’
la
forza
dell’amore,
inerme
e
vittorioso
anche
nell’apparente
sconfitta.
E’
la
forza
che
sfida
e
vince
la
morte.
“Voi
siete
la
luce
del
mondo”.
Così
disse
Gesù
ai
suoi
discepoli
e
così
ripete
a
noi,
suoi
discepoli
di
oggi.
Non
si
è
luce,
se
non
si
è
nell'amore:
“Chi
ama
suo
fratello,
dimora
nella
luce”,
ci
dice
San
Giovanni
e,
se
siamo
nella
luce,
questa
illumina
maggiormente
le
necessità
dei
fratelli.
Gesù
si
è
identificato
con
i
poveri
e
questo
per
i
cristiani
conferisce
una
luce
nuova
sulla
realtà
del
povero.
Gesù
che
pronuncia
sul
pane
le
parole:
“Questo
è
il
mio
Corpo”,
ha
detto
queste
stesse
parole
anche
dei
poveri:
“L’avete
fatto
a
me”.
E'
come
se dicesse:
“Quel
mendicante,
bisognoso
di
un
po’
di
pane,
quel
povero
che
tende
la
mano,
sono
io”.
Gesù
ci
chiede
questo
atteggiamento:
aiutare
il
bisognoso
per
essere
luce
del
mondo.
In
una
umanità
dove
domina
l'indifferenza,
l'egoismo,
Gesù
ci
chiede
di
amare
per
essere
luce;
insegna
che
l'amore
sia
tale
da
illuminare
come
la
lucerna
posta
sul
lucerniere.
In
un’umanità
sprofondata
nel
vuoto
e
che
sfida
continuamente
la
morte,
è
necessario
il
sale
per
darle
nuovamente
il
sapore
e
la
gioia
di
vivere.
Nessuno
mangia
un
cucchiaio
di
solo
sale,
ma
lo
mette
nel
cibo
per
renderlo
più
saporito.
Così
non
dobbiamo
amare
solo
noi
stessi
e
diventare
così
grandi
egoisti
e
egocentrici,
ma
mettere
il
nostro
amore
negli
altri.
E’
con
l'amore
reciproco
che
la
vita
acquista
sapore,
riceve
un
senso,
dà
gioia
e
felicità.
Già
nell’Antico
Testamento,
il
profeta
Isaia
svela
il
modo
concreto
di
essere
luce:
attraverso
la
carità
ordinata,
fattiva
e
concreta
che
si
piega
verso
il
povero
e
il
sofferente:
“Se
toglierai
di
mezzo
a
te
l’oppressione,
il
puntare
il
dito
e
il
parlare
empio,
se
aprirai
il
tuo
cuore
all’affamato,
se
sazierai
l’afflitto
di
cuore,
allora
brillerà
fra
le
tenebre
la
tua
luce,
la
tua
tenebra
sarà
come
il
meriggio”
(Is
58,
9-10).
Nella
luce
amica
di
noi
cristiani
gli
uomini
trovano
la
vera
luce:
la
luce
della
vera
vita.
4)
Il
martirio
della
verginità.
Le
nostri
luci
si
accendono
nel
martirio
della
Vergine
Maria
ai
piedi
della
Croce
e,
naturalmente,
in
quel
martirio
che
ne
fu
la
sorgente:
il
martirio
di
Cristo-Luce.
Cristo
chiama
tutti
a
tale
testimonianza
di
vita.
Una
vita
nella
quale
ogni
istante,
anche
il
più
nascosto,
semplice
e
banale,
è
un’opera
buona,
bella,
di
Dio
in
noi,
perché
gli
uomini,
guardandoci,
possano
rendere
gloria
a
Dio,
perché
le
bestemmie
contro
il
Nome
di
Dio
pronunciate
da
molti
di
fronte
alla
morte,
siano
trasformate
in
benedizione.
In
ciò
ci
sono
di
esempio
le
Vergini
consacrate
che
con
l’offerta
della
loro
verginità
diventano
uno
speciale
ostensorio
di
Cristo
come
lo
fu
la
Madonna.
Queste
donne
sono
martiri
sul
modello
di
Maria,
Vergine
e
Madre,
perché
la
verginità
non
è
rinunciare
all’amore,
è
donarsi
completamente
all’Amore,
a
Dio-Carità
nel
cui
cuore
tutti
siamo
accolti.
Esse
mostrano
che
vivendo
una
vocazione
verginale
si
arriva
alla
trasfigurazione
di
se
stessi
e
dei
rapporti
con
gli
altri
vissuti
come
li
ha
vissuti
la
Madonna.
Esse
ricordano
a
tutti
i
cristiani
la
vocazione
di
essere
l’intatta
dimora
di
Dio.
1
Il
SALE,
che
normalmente
è
usato
sui
cibi
per
renderli
più
saporiti
ed
anche
per
conservarli,
ha
questi
significati
simbolici
soprattutto
nel
mondo
biblico:
1.
Il
sale
dell'alleanza
e
della
solidarietà.
Nell'Antico
Oriente
esisteva
un
patto
del
sale,
sinonimo
di
alleanza
inviolabile.
2.
Il
sale
dell'amore.
“Abbiate
sale
in
voi
stessi
e
siate
in
pace
gli
uni
con
gli
altri"
(Mc
9,50).
3.
Il
sale
della
vita.
Nel
Medio
oriente
si
friziona
con
il
sale
il
bambino
appena
nato
per
dargli
vigore
e
vitalità
(Ez.
16,4)
e
anche
per
tenere
lontani
dalla
sua
esistenza
gli
spiriti
del
male.
4.
Il
sale
della
sapienza.
Anche
noi
per
indicare
una
persona
senza
intelligenza
diciamo
che
è
“scipita”.
Mettere
il
sale
dell'intelligenza,
della
riflessione
nelle
proprie
parole
significa
diventare
persone
capaci
di
consigliare,
di
sostenere,
di
confortare
e
guidare
altri
(Col
4,6).
5.
Il
sale
della
morte.
L'acqua
salata
non
disseta,
il
sale
versato
sulla
ferita,
brucia,
le
distese
di
sale
del
Mar
Morto
non
permettono
la
vita.
Nell’antichità
in
Oriente
come
tra
i
Greci
e
i
Romani
quando
si
voleva
considerare
morta
per
sempre
una
città
conquistata
e
rasa
al
suolo,
si
versava
sale
sulle
sue
rovine.
6.
Il
sale
della
maledizione.
Nella
Bibbia
si
parla
varie
volte
della
“maledizione
del
sale”:
Dt
29,22;
Ger
17,6.
7.
Il
sale
della
purificazione.
Le
vittime
sacrificali
erano
cosparse
di
sale
perché
fossero
rese
pure.
2
LA
LUCE,
che
illumina
e
riscalda,
ha
questi
significati:
1.
è
la
prima
creatura
che
Dio
desidera
creare:
"Sia
la
Luce".
2.
Dio
stesso
è
Luce:
“Egli
è
la
luce
e
in
lui
non
vi
sono
tenebre”
(1Gv
1,5).
3.
La
Parola
di
Dio
è
luce:
“La
sua
parola
è
lampada
ai
nostri
passi”
(Sal
109,105).
4.
Gesù
stesso
si
proclama
luce
vera
del
mondo
venuta
per
illuminare
ogni
uomo
(Gv
1,5;
8,12).
5.
Luce
fonte
di
vita:
il
mondo
immerso
in
una
perenne
oscurità
morirebbe,
così
come
muore
una
pianta.
3
“Ritengo
infatti
che
Dio
abbia
messo
noi,
gli
apostoli,
all'ultimo
posto,
come
condannati
a
morte,
poiché
siamo
diventati
spettacolo
al
mondo,
agli
angeli
e
agli
uomini.”
(1
Cor
4,
9).
4
Tertulliano
scrive
:
“Noi
ci
moltiplichiamo
ogni
volta
che
siamo
mietuti
da
voi:
il
sangue
dei
martiri
è
seme
di
nuovi
cristiani”
(Apol.,
50,13:
CCL
1,171).
Lettura
teologico-spirituale
«
Voi siete il sale della terra … Voi siete la luce del mondo »
Commento
preso
dal
Concilio
Vaticano
II
Decreto
sull’attività
missionaria
della
Chiesa
Ad
Gentes,
nn
35-36
“Essendo
la Chiesa tutta missionaria, ed essendo l'opera evangelizzatrice
dovere fondamentale del popolo di Dio, il sacro Concilio invita tutti
i fedeli ad un profondo rinnovamento interiore, affinché, avendo una
viva coscienza della propria responsabilità in ordine alla
diffusione del Vangelo, prendano la loro parte nell'opera missionaria
. Tutti i fedeli, quali membra del Cristo vivente, a cui sono stati
incorporati ed assimilati mediante il battesimo, la cresima e
l'eucaristia, hanno lo stretto obbligo di cooperare all'espansione e
alla dilatazione del suo corpo, sì da portarlo il più presto
possibile alla sua pienezza (Ef 4,13). Pertanto tutti i figli della
Chiesa devono avere la viva coscienza della loro responsabilità di
fronte al mondo, devono coltivare in se stessi uno spirito veramente
cattolico e devono spendere le loro forze nell'opera di
evangelizzazione. Ma tutti sappiano che il primo e principale loro
dovere in ordine alla diffusione della fede è quello di vivere una
vita profondamente cristiana. Sarà appunto il loro fervore nel
servizio di Dio, il loro amore verso il prossimo ad immettere come un
soffio nuovo di spiritualità in tutta quanta la Chiesa, che apparirà
allora come « un segno levato sulle nazioni » (Is 11,12), come «
la luce del mondo» e «il sale della terra». Una tale testimonianza
di vita raggiungerà più facilmente il suo effetto se verrà data
insieme con gli altri gruppi cristiani, secondo le norme contenute
nel decreto relativo all'ecumenismo”.
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