III
Domenica dopo Natale - Battesimo di Gesù – 12 gennaio 2014
Rito
Romano
Is
42,1-4.6-7; Sal 28; At 10,34-38; Mt 3,13-17
Rito
Ambrosiano
Is
55,4-7; Sal 28; Ef 2,13-22; Mt 3,13-17
1)
Il Battesimo
di Gesù,
l’Amato,
l’umile
Messia
La
festa del Battesimo di Gesù -di cui oggi facciamo memoria- è nella
scia delle manifestazioni che la liturgia del tempo di Natale ci
propone per celebrare, contemplare e vivere il Mistero d’Amore di
Dio fatto carne.
A
Natale, insieme con Maria, Giuseppe e i pastori abbiamo contemplato
il fatto che, in un’umile stalla di Betlemme, è nato il Verbo
incarnato, manifestazione dell’Amore di Dio per noi.
Nell’Epifania,
il Messia si è manifestato a tutte le genti, rappresentate dai Magi,
uomini che sapevano che “i cieli narrano
la gloria di Dio”
(Sal 19,2); erano certi, cioè che Dio può essere intravisto
nel creato. “Ma, da uomini
saggi, sapevano pure che
non è con un
telescopio qualsiasi, ma
con gli occhi profondi
della ragione alla ricerca
del senso ultimo della
realtà e con il
desiderio di Dio mosso
dalla fede, che è
possibile incontrarlo, anzi
si rende possibile che
Dio si avvicini a
noi” (Benedetto XVI, 6 gennaio 2011)
Oggi,
sulle
rive
del
Giordano
“nel
Battesimo
di
Cristo
il
mondo
è
santificato,
i
peccati
sono
perdonati;
nell’acqua
e
nello
Spirito
diveniamo
nuove
creature1.
Oggi, Gesù si
rivela a Giovanni il Battista e al popolo d'Israele e, sottoponendosi
al battesimo, svela due aspetti del suo mistero: l’umiltà e la
carità: l’umile Dio di misericordia e il Figlio, l’Amato, l’Unto
del Signore.
Umilmente,
Egli si presenta tra i peccatori, come loro riceve il battesimo in
segno di penitenza, e, allo stesso tempo, il Padre dichiara
solennemente che Lui è Suo Figlio prediletto.
Giovanni
è sconcertato, quando vede Gesù che si è messo in fila con i
peccatori per farsi battezzare. Poiché L’ha indentificato come il
Messia, il Santo di Dio, Colui che è l’Agnello Immacolato,
Giovanni dichiara il suo sbalordimento. Lui stesso, il battista (=
battezzatore), avrebbe voluto farsi battezzare da Gesù, ma Gesù lo
invita decisamente a non fare resistenza: «Lascia fare
per ora, perché conviene
che adempiamo ogni
giustizia» (Mt 3,15). Con questa risposta a Giovanni,
Gesù manifesta di essere venuto nel mondo per fare la volontà di
Colui che lo ha mandato, per compiere tutto ciò che il Padre gli
chiede. “Gesù è pura
trasparenza del volere del
Padre, è pura e
spontanea eco della volontà
del Padre” (H. U. von Balthasar).
La
breve e decisa risposta di Gesù rivela la divina misericordia, che
adempie ogni giustizia. La giustizia divina non contrasta con quella
umana ma la supera, la completa e trasforma con l’amore. Potremmo
dire che la giustizia più l’amore è la misericordia.
Il
Battista, anche se è sconcertato di fronte a questo inatteso gesto
di Cristo, dà credito alle parole di Gesù e si piega alla volontà
di Dio, come deve fare ogni uomo: abbandonare il proprio modo di
pensare per accettare quello di Dio: “Perché i
miei pensieri non sono
i vostri pensieri,
le
vostre vie non sono
le mie vie -
oracolo del Signore” (Is 55,
8). Egli giudica secondo verità e riscatta seconda la sua
misericordia.
E’
per
obbedire
alla
volontà
d’amore
del
Padre
che
Egli
ha
accettato
di
farsi
uomo,
che
“si
è
abbassato”
per
farsi
uno
di
noi,
che
si
è
umiliato
fino
alla
morte
di
croce
(cfr
Fil
2,7). Dunque
il
primo
aspetto
del
Mistero
che
oggi
celebriamo
è
quello
della
misericordia
umile
e
dell’amore
solidale:
è
il
gesto
di
Colui
che
vuole
farsi
in
tutto
uno
di
noi
e
si
mette
realmente
in
fila
con
i
peccatori;
Lui,
che
è
senza
peccato,
si
lascia
trattare
come
peccatore
(cfr
2Cor
5,21),
per
portare
sulle
sue
spalle
il
peso
della
colpa
dell’intera
umanità,
anche
della
nostra
colpa.
È
il
“servo
di
Dio”
di
cui
ci
ha
parlato
il
profeta
Isaia
nella
prima
lettura
(cfr
42,1).
La
sua
umiltà
è
dettata
dal
voler
stabilire
una
comunione
piena
con
l’umanità,
dal
desiderio
di
realizzare
una
vera
solidarietà2
con
l’uomo
e
con
la
sua
condizione.
Il
secondo aspetto è quello dell’“unzione”, come Gesù stesso ce
lo insegna quando spiega quello che Gli era accaduto ricevendo il
Battesimo di Giovanni il Battista. Ha lasciato il Giordano, si trova
nella sinagoga di Nazareth e applica a se stesso le parole di Isaia:
“Lo Spirito del Signore
è sopra di me:
Mi ha consacrato con
l'unzione.”. Lo stesso termine di “unzione” è
utilizzato da San Pietro (cfr la seconda lettura), quando parla del
battesimo di Gesù: “Dio ha unto
di Spirito Santo e
potenza Gesù di Nazareth”.
2)
Il Battesimo
di Gesù:
epifania di
Grazia.
Andiamo
idealmente sulle rive del Giordano, dove Giovanni Battista amministra
un battesimo di penitenza, esortando alla conversione. In questo
evento straordinario Giovanni vede realizzarsi quanto era stato detto
riguardo al Messia nato a Betlemme, adorato dai pastori e dai Magi. È
proprio Lui l’annunciato dai Profeti, il Figlio prediletto del
Padre, che dobbiamo cercare mentre si fa trovare, e invocare mentre
ci è vicino.
Oggi
non sono i pastori o i Magi che riconoscono il Figlio di Dio, è il
Padre che Lo riconosce: “Questi è il
Figlio mio, l’amato:
in lui ho posto
il mio compiacimento” (Mt
3, 17), e che consacra Messia il Figlio mediante l'effusione dello
Spirito. Dai Cieli aperti, dal Seno del Padre, il Figlio vede lo
Spirito di Dio che come una colomba plana su suo nido: “Ecco,
si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere
come una colomba e venire sopra di Lui.” (Mt 3, 16) e resta su di
Lui, perennemente (cfr (Gv 1, 32-33). Quest’Uomo sul quale scende,
come una colomba, lo Spirito Santo, è il Figlio di Dio che ha
assunto da Maria Vergine la nostra carne per redimerla dal peccato e
dalla morte.
E’
davvero grande questo mistero di grazie
e di salvezza. Mistero nel
quale ciascuno di noi è inserito grazie al sacramento del Battesimo,
per cui siamo diventati figli di Dio, “figli nel
Figlio”, figli del Suo Amore.
C’è
un nesso profondo tra il Battesimo di Cristo ed il nostro Battesimo.
Al Giordano si aprirono i cieli (cfr Lc 3,21) ad indicare che
il Salvatore ci ha dischiuso la via della salvezza e noi possiamo
percorrerla grazie proprio alla nuova nascita "da acqua e da
Spirito" (Gv 3,5) che si realizza nel Battesimo. In esso
noi siamo inseriti nel Corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa,
moriamo e risorgiamo con Lui, “Lui ci ha
risuscitati nel Suo Amore,
si dona a ciascuno
di noi per assimilarci
aLui, perché siamo la
Sua copia fedele,
perché noi scompariamo
in Lui e diventiamo
un altro Lui-stesso” (Marthe
Robin), ci rivestiamo di Lui, come più volte San Paolo
scrive nelle sue lettere (si veda per esempio 1 Cor
12,13; Rm 6,3–5; Gal 3,27).
L’impegno
che scaturisce dal Battesimo è pertanto quello di “ascoltare”
Gesù come veri discepoli, cioè di credere in Lui e di seguirlo
cordialmente, vivendo una personale amicizia con Lui. Per realizzare
questo non basta seguirlo e ascoltarlo esteriormente. Bisogna anche
vivere con Lui e come Lui. Ciò è possibile soltanto nel contesto di
un rapporto di grande familiarità e di totale fiducia. E’ in
questo modo che ciascuno può tendere alla santità, una meta che,
come il Concilio Vaticano II insegna, è la vocazione di tutti i
battezzati.
Il
modo con cui le Vergini consacrate tendono alla santità mostra come
la fede ricevuta in dono nel giorno del battesimo è un dono da
coltivare e da testimoniare. Queste donne si sono impegnate a portare
la luce di Cristo nelle tenebre del tempo (come è significato dalla
lampada che ricevono il giorno della loro consacrazione cfr RCV n. 25
e n. 69); a vivere il Vangelo della speranza nel mondo del dubbio; ad
essere modello per chi non intende dare ascolto alla voce
dell'Altissimo. Ad essere, infine, cristiane adulte, consapevoli del
proprio agire redento, portatrici non di una Promessa, ma di una
Presenza, evangelizzatrici della Parola fatta carne. Che queste
donne consacrate ci siano di esempio ad avere un comportamento da
discepoli secondo “logica” di Cristo seguendo l’invito di San
Paolo: “Abbiate in voi
gli stessi sentimenti che
furono in Cristo
Gesù” (Fil. 2,5) e
quello di San Pietro: “Stringendovi a
lui, pietra viva, rigettata
dagli uomini, ma scelta
e preziosa davanti a
Dio, anche voi venite
impiegati come pietre vive
per la costruzione di
un edificio spirituale, per
un sacerdozio santo, per
offrire sacrifici spirituali
graditi a Dio, per
mezzo di Gesù Cristo”
(1 Pt 2,4-5).
1
Antifona
del
Benedictus
della
Liturgia
delle
Ore,
Ufficio
delle
Lodi
per
la
Festa
del
Battesimo
di
Gesù.
2
“Solidarietà
non
è
un
sentimento
di
vaga
compassione
o
di
superficiale
intenerimento
per
i
mali
di
tante
persone,
vicine
o
lontane.
Al
contrario,
è
la
determinazione
ferma
e
perseverante
di
impegnarsi
per
il
bene
comune”
(B.
Giovanni
Paolo
II,
Sollicitudo
Rei
socialis,
n.
38).
IL
BATTESIMO DEL SIGNORE
San
Massimo di Torino
Homilia
XXX De Epiphania, PL 57,
291-294.
Vescovo
di Torino nel V
secolo, San Massimo è,
con S. Agostino, uno
degli antichi Padri latini
che ci hanno lasciato
magnifiche collezioni di
sermoni. E' noto quasi
unicamente per la sua
opera letteraria e
oratoria, che ce lo
rivela vescovo ardente
nella lotta per l'integrità
della fede e sollecito
del progresso spirituale
dei suoi fedeli. La
sua eloquenza, dotata di
forza e, nello stesso
tempo, di semplicità, è
ispirata da uno zelo
pastorale proteso a far
ritrovare la presenza del
Cristo in tutta la
Scrittura.
“Il
Vangelo ci racconta che il Signore venne al Giordano per essere
battezzato e volle che in questo stesso fiume la sua consacrazione
fosse confermata da segni celesti. Non dobbiamo meravigliarci che in
questo egli abbia preceduto tutti gli altri. Volle compiere per primo
quello che comandava di fare, per insegnare - da buon maestro - la
sua dottrina non tanto con le parole, quanto piuttosto con gli atti
che compiva...
E' significativo che questa festa segua, nello
stesso volgere di tempo, quella della nascita del Signore, nonostante
siano intercorsi degli anni fra i due avvenimenti, perché credo che
tale festività celebri ancora una nascita... Là nasce come uomo e
Maria, sua madre, lo riscalda stringendolo al seno; qui nasce secondo
il mistero e Dio, suo Padre, lo abbraccia con la carezza della sua
voce, dicendo: Questi è il mio
Figlio diletto nel quale
ho riposto ogni mia
compiacenza, ascoltatelo (Mt. 3, 17 e
17, 5)...
Oggi dunque il Signore Gesù è venuto a ricevere il
battesimo e ha voluto che il suo corpo fosse lavato nell'acqua del
Giordano. Qualcuno forse dirà: «Perché ha voluto farsi battezzare
se è Santo?». Ascoltami dunque: Cristo è battezzato, non per
essere santificato dalle acque, ma per santificare lui stesso le
acque e per purificare - lui, puro - le acque che tocca. Si tratta
dunque più di una consacrazione dell'acqua che di quella del
Cristo.
Dal momento in cui il Salvatore è lavato, tutta l'acqua è
resa pura in vista del battesimo di noi tutti é viene purificata la
sorgente, perché la grazia del lavacro passi alle generazioni che si
succederanno nel tempo.
Il Cristo passa per primo attraverso il
battesimo, perché i popoli cristiani seguano con fiducia il suo
esempio.
Così la colonna di fuoco precedette i figli di Israele
nel Mar Rosso, perché la seguissero coraggiosamente nel cammino da
essa indicato e, ancora per prima, attraversò le acque, per
preparare la strada a quanti la seguivano. Quest'avvenimento fu,
secondo la parola dell'Apostolo, una figura del battesimo (cfr. 1Cor.
10, 1 ss.) e battesimo era veramente quello in cui gli uomini erano
coperti da una nube e portati dalle acque. Tutto ciò ha compiuto lo
stesso Cristo nostro Signore, che, come allora aveva preceduto nella
colonna di fuoco i figli d'Israele, così nel Giordano precedette
nella colonna del suo corpo i popoli cristiani. La stessa colonna,
dico, che illuminava gli occhi degli Ebrei in marcia, dona la luce ai
cuori dei credenti. Allora essa tracciò un cammino sicuro tra le
onde, ora corrobora la via della fede in questo lavacro: chi
procederà intrepido, con fede, come i figli di Israele, non temerà
la persecuzione degli Egiziani” (Hom. 30,
PL 57, 291-294).
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