martedì 13 agosto 2013

La Madonna, dimora di Dio sulla terra, entra nella Dimora di Dio in cielo

Solennità dell’Assunzione di Maria al Cielo - 15 agosto 2013
Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab; Sal 44; 1 Cor 15,20-27a; Lc 1, 39-56

1) Assunzione: la festa di un inizio, per servire.
L’assunzione di Maria ci mostra che la morte non è la fine della vita, ma il confine tra la vita terrena vissuta nella fede e quella celeste vissuta nella visione, ma anche questa nel servizio.
E’ vero. Da una parte, la morte1 della Madre di Dio e di ciascuno di noi conclude una esistenza che il disegno divino di salvezza aveva continuamente legata a Cristo. Nel pellegrinaggio terreno, che fu fisico (da Nazareth a Betlemme, da Betlemme in Egitto, dall’Egitto a Nazareth, da Nazareth a Gerusalemme, fino ad Efeso) e spirituale (un pellegrinaggio di fede, di obbedienza e di amore partendo dal proprio cuore per arrivare a quello di Dio, dando un cuore di carne a Cristo). “Finito il corso della vita terrena, Maria fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo e dal Signore esaltata quale Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo, Signore dei signori (cfr. Ap 19,16) e vincitore del peccato e della morte(Concilio Vaticano II, Cost. Dogm. Lumen Gentium, 59). “(Così, nella sua Assunzione al cielo), Maria è come avvolta da tutta la realtà della comunione dei santi, e la stessa unione col Figlio nella gloria è tutta protesa verso la definitiva pienezza del Regno, quando Dio sarà tutto in tutti” (Enciclica Redemptoris Mater, 41)
E’ altrettanto vero che, d’altra parte, la morte e assunzione furono per Maria l’inizio della vita beata. Il Beato Giovanni Paolo II affermò che Maria è stata assunta in cielo, perché potesse continuare il ruolo proprio di madre, di mediatrice di clemenza nella venuta definitiva di Cristo Giudice e vivificatore di tutte le creature (cfr Enciclica Redemptoris Mater n. 41)
Maria - diceva il Santo Padre Giovanni Paolo II - è stata assunta per servire “serva del Signore” anche nella gloria eterna. Maria prepara e serve il Regno finale del Figlio. “La gloria di servire non cessa di essere la sua esaltazione regale: assunta in cielo, ella non termina quel suo servizio salvifico, in cui si esprime la mediazione materna, fino al perpetuo coronamento di tutti gli eletti” (Id, 41). Nessuno ha confidato in Dio più di Maria, come appare evidente già dalle parole da lei pronunciate nel “Magnificat”: “La mia anima magnifica il Signore”, cioè “proclama grande” il Signore, e desidera quindi “che Dio sia grande nel mondo, sia grande nella sua vita, sia presente tra tutti noi” (Benedetto XVV, Omelia, 15 agosto 2005).
La Madonna ci mostra maternamente che Dio è un Padre, grande nella misericordia e non un ‘concorrente’ nella nostra vita, come se fosse un despota uno che vuole toglierci qualcosa della nostra libertà. Lei sa che, se Dio è grande, anche noi siamo grandi e noi allora, con Maria, dobbiamo sforzarci di capire che in cielo potremo essere assunti, presi, accolti, solo se faremo modo che Dio sia grande nella nostra vita, in tutti gli ambiti e in tutti i momenti della nostra vita.
Dio manifesta la sua grandezza facendosi piccolo con noi per essere accolto, custodito e amato, e l’uomo, che è realmente piccolo in sé, può farsi grande con Dio e vivere in lui e con lui per l’eternità.
Preghiamo costantemente la Madonna, che perché è con Dio e in Dio, è vicinissima ad ognuno di noi, conosce il nostro cuore, può sentire le nostre preghiere, può aiutarci con la sua bontà materna”, per cui possiamo senz’altro “affidare tutta la nostra vita a questa Madre, che non è lontana da nessuno di noi”.

2) Una Festa consolante
La festa odierna perciò ci è di grande consolazione, perché con essa si celebra non solo il fatto prodigioso dell’assunzione in cielo della Madre di Gesù in corpo ed anima ma anche la fede di noi che crediamo che saremo con lei nella gloria. E lo saremo, se faremo di tutto per vivere come lei nella fede, nella preghiera, nella speranza, nella carità e nel servizio, se sapremo trasfigurare ogni nostra sofferenza, compresa quella per i nostri peccati, in purezza e in amore, se a lei sempre ci rivolgeremo per essere degni del perdono e della misericordia di Cristo.
Maria assunta in cielo sta a significare che l’amore vince sulla morte e che la morte non è la fine ma piuttosto il confine tra una condizione di mortalità e una condizione di immortalità.
Perché, come Maria ha abbracciato la divinità del Verbo, così il Risorto abbraccia l’incomparabile umanità di Maria, per cui l’assunzione è una specie di restituzione da parte di Cristo dell’abbraccio ricevuto in terra dalla madre: e in questo abbraccio siamo compresi anche noi.
E molto significativo che per la festa dell’Assunzione la liturgia scelga il cantico del Magnificat, dove la Madonna loda Dio e mostra come i suoi occhi di donna piena di grazie e di fede guardano la realtà.
Lei è lieta perché il Signore ha guardato (il testo greco usa un verbo che vuol dire “guardare giù”) la sua umiltà, cioè il suo essere “humus”, cioè terra. Dio, dunque, guarda verso di noi nella nostra realtà di polvere. Questa polvere umile per definizione è oggetto dello sguardo di Dio, dell’amore di Dio. Proprio questa coscienza di esser polvere, di essere piccola ha permesso alla Madonna di dire di sì, Amen (io credo) e quindi di essere certa che lei piccola non portava nel suo grembo un piccolo, ma un grande: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”. In questa festa dell’Assunzione diciamo con la Madonna il Magnificat, riconoscendo che la nostra piccolezza può accogliere la grandezza di Cristo come l’ha fatto sua Madre. Se così faremo anche noi parteciperemo non solo alla gioia, ma anche al fatto dell’Assunzione. A questo compito sono particolarmente impegnate le Vergini consacrate come indica il Rituale della loro consacrazione invitandole alla preghiera di lode (cfr n. 27: “Ricevete il libro della preghiera della Chiesa. Non cessate mai di lodare Dio”). Mi permette di ricordare loro anche l’invito fatto alle loro consorelle da parte di Sant’Ambrogio: “Sia in ciascuna l'anima di Maria per magnificare il Signore; sia in ciascuna lo spirito di Maria per esultare in Dio. Se c'è una sola madre di Cristo secondo la carne, secondo la fede, invece, Cristo è il frutto di tutti, poiché ogni anima riceve il Verbo di Dio, purché, immacolata e immune da vizi, custodisca la castità con intemerato pudore"(Commento su san Luca 2,26: PL 15, 1642). Come Maria, la sorella più piccola di Marta, hanno “scelto la parte migliore”, oggi come la grande Maria, Vergine e Madre, pregano il Magnificat, per ottenere per sé e per tutta la Chiesa la parte migliore: quella di essere inseparabilmente unite al Signore per essere sempre con Lui nella gioia che non ha fine.
1 Per indicare la “morte” della Vergine Madre la tradizione cristiana preferisce usare i termini: transito o dormizione.


LETTURA PATRISTICA:
SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE
I Sermone per l’assunzione della Vergine Maria

Salendo oggi nei cieli, la gloriosa Vergine ha certamente portato al colmo la gioia dei cittadini del Cielo. Infatti Lei non è niente di meno che colei la cui voce fece trasalire di gioia nel grembo di una madre che lei aveva salutato il bambino che vi era ancora racchiuso.
Se l’anima di un bambino non ancora nato si è fusa di felicità alla voce di Maria, quale dovette essere l’allegrezza degli spiriti celesti quando ebbero la gioia di intendere la sua voce, di contemplare il suo volto?
E anche per noi, fratelli prediletti, il giorno della sua Assunzione è una festa splendida, è motivo di gioia e di felicità. La presenza di Maria illumina il mondo intero. E’ dunque con ragione che le azioni di grazie e i canti di lode risuonano nei cieli. Ma credo che noi, fratelli miei, abbiamo più motivi di gemere che di applaudire.
In effetti, questo mondo inferiore non deve commisurare il suo dolore, quando lei lo lascia, alla gioia stessa che la sua presenza diffonde nei cieli? Tuttavia, smettiamo i pianti quaggiù, perché dopo tutto noi non abbia qui una città permanente, noi aspiriamo a quella dove Maria oggi fa il suo ingresso nella città celeste. Se un giorno noi dobbiamo esserne i concittadini, dobbiamo averla presente nei nostri pensieri, dobbiamo partecipare alle sue gioie, dobbiamo condividere la sua gioia, soprattutto quelle che oggi come un torrente riempie così bene questa città di Dio. Gioia che anche quaggiù riceviamo come gocce che cadono su questa terra.
La nostra Regina ci ha preceduti e l’accoglienza gloriosa che Le è fatta deve impegnare noi suoi umili servitori a seguire Lei, la Nostra Signora. Il nostro esilio ha inviato in avanscoperta una avvocata che, nella sua qualità di madre del nostro Giudice, di madre della misericordia, deve trattare da persona supplicante, ma supplicante ascoltata, l’affare della nostra salvezza: Ma chi potrà farsi un’idea giusta della gloria, nel cui seno la Regina del mondo oggi è entrata, della prontezza piena di amore, con cui tutta la moltitudine delle legioni celesti si è mossa per incontrarla? In mezzo a quali cantici di glorie Lei è stato condotta al suo trono? Con quale volto di pace, con quale aria serena, con quali gioiosi abbracci Lei è stata accolta da suo Figlio, e da Lui elevata al di sopra di tutte le creature con tutti gli onori, di cui è degna una tale madre, e con tutta la solennità e lo splendore che convengono ad un tale Figlio? E’ meglio lasciare il posto a cantici di lode, perché questo giorno deve essere consacrato a canti di festa.


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