martedì 13 agosto 2024

Nell’Assunzione vediamo che in Dio c’è spazio per l’uomo e che nell’uomo c’è spazio per Dio.


 

Solennità dell’Assunzione – 15 agosto 2024

 

Ap 11,19a; 12,1-6a.10ab; Sal 44; 1 Cor 15,20-27a; Lc 1, 39-56

 

 

            Introduzione.

            La solennità dell’Assunzione ha per me un significato particolare perché proprio a Maria assunta in cielo è dedicata alla Cattedrale di Cremona, dove sono stato ordinato prete cinquant’anni fa. Il mistero che - con questa festa - la Chiesa ci invita a guardare è come la sintesi della nostra vita cristiana: nella glorificazione di Maria contempliamo, infatti, il destino di gioia che attende tutte le nostre vite, che raccoglierà tutte le nostre attese e darà compimento a tutte le nostre fatiche, al nostro lavoro e al nostro desiderio di una pace che duri per sempre.

            La Chiesa ci invita a contemplare questo mistero, perché  esso ci mostra che Dio vuole salvare l’uomo intero, cioè salvare anima e corpo. “Gesù è risorto con il corpo che aveva assunto da Maria; ed è asceso al Padre con la sua umanità trasfigurata. Con il corpo, un corpo come il nostro, ma trasfigurato. L’assunzione di Maria, creatura umana, ci dà la conferma di quale sarà il nostro destino glorioso” (Papa Francesco). 

Dunque, alla domanda: che cosa dona al nostro cammino, alla nostra vita, l’Assunzione di Maria? La prima risposta è: “nell’Assunzione vediamo che in Dio c’è spazio per l’uomo, Dio stesso è la casa dai tanti appartamenti della quale parla Gesù (cfr Gv 14,2); Dio è la casa dell’uomo, in Dio c’è spazio di Dio. E Maria, unendosi, unita a Dio, non si allontana da noi, non va su una galassia sconosciuta, ma chi va a Dio si avvicina, perché Dio è vicino a tutti noi, e Maria, unita a Dio, partecipa della presenza di Dio, è vicinissima a noi, ad ognuno di noi” (Benedetto XVI). In Dio c’è spazio per l’uomo, e Dio è vicino, e Maria, unita a Dio, è vicinissima, ha il cuore largo come il cuore di Dio.

            Ma c’è anche una seconda risposta: non solo in Dio c’è spazio per l’uomo, ma nell’uomo c’è spazio per Dio. Anche questo contempliamo nella Madonna, che quale Tabernacolo vivente ha portato la presenza di Dio. “In noi c’è spazio per Dio e questa presenza di Dio in noi, così importante per illuminare il mondo nella sua tristezza, nei suoi problemi, questa presenza si realizza nella fede: nella fede apriamo le porte del nostro essere così che Dio entri in noi, così che Dio può essere la forza che dà vita e cammino al nostro essere” (Id).

 

 

 

 

            1) La meta della pellegrina del Cielo.

            Il dono con cui Dio ci ha donato suo Figlio non poteva corrompersi. Il Tempio vivo che per primo ha ospitato il Corpo di Cristo non poteva andare in polvere. L’Assunzione[1] della Vergine chiarisce in modo limpido la frase che spesso si ripete a partire da Sant’Ireneo di Lione (II secolo): “Dio si è fatto uomo perché l’uomo potesse diventare Dio”. Che significa: “diventare Dio”? Vuol dire: diventare un vivente la cui vita non ha limiti, perché è liberata per sempre dal peccato e dalla morte.

            Prima di riflettere sull’immagine del Vangelo della Messa di oggi, che ci rappresenta la Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta, il cui figlio esulta di gioia percependo nel grembo materno la presenza del Figlio di Dio, mi soffermo sull’immagine (in greco: icona) della Vergine Madre con in braccio il Bambino divino, che Lei regge e protegge. Maria, a nome di tutta l’umanità, accoglie Dio in modo così tenero e familiare da appoggiare il suo viso sulla faccina di Gesù. Questo Gesù, alla fine della vita terrena di sua Madre, fa una cosa analoga. Se contempliamo l’icona della dormizione (è con questo nome che le Chiesa Orientali celebrano l’assunzione) di Maria, vediamo che in questo caso è Lui accoglie la Madre: Dio accoglie l’umanità. 

Guardiamo il dipinto:

            

 

            La Vergine Madre è morta. Al suo corpo rivestito di un abito nero, nera crisalide, si avvicina Cristo, il suo Figlio risorto, che prende tra le braccia l’anima di Sua Madre, rappresentata come una bambina che porta a compimento la sua nascita nel Regno. In alcune icone Gesù stringe al proprio volto il volto di questa donna-bambina. Contempliamo questa assunzione, in cui il divino accoglie l’umano. Ed è una festa grande. A questo riguardo Sant’Anselmo d’Aosta afferma che il Redentore volle salire al cielo prima di sua madre non solo per prepararle un trono degno di lei nella sua reggia, ma anche per rendere più trionfale e glorioso il suo ingresso in cielo, andando Lui stesso a riceverla con tutti gli Angeli e i Beati del Paradiso.

            La festa dell'Assunzione ci ricorda il nostro destino di pienezza di vita nella comunione con Dio. Maria assunta in cielo nell'anima e nel corpo è il mistero della nostra fede che ci mostra che anche noi, come Maria, siamo “destinati” a risorgere un giorno nell'anima e nel corpo, ossia tutto il nostro essere, tutta la nostra storia, le nostre relazioni di amore vissute attraverso il cuore e i gesti del nostro corpo, troveranno la loro pienezza e il loro compimento nell’Amore di Dio! Nulla della nostra storia andrà perduto, nulla vissuto senza un senso, nulla di tutti quei gesti di fedeltà, di amore, di umiltà, di giustizia fatti con l'anima e con il nostro corpo saranno stati vani.

            2) La Strada.

            La festa dell’Assunzione di Maria non ci parla soltanto della meta, ma anche della strada da compiere per noi pellegrini, sull’esempio della nostra Madre celeste, che fu pellegrina del Cielo in tutti i giorni della sua vita sulla terra.

            Oggi celebriamo la festa dell’Assunzione di Maria, l’entrata in cielo di colei che ha creduto, accanto al Figlio, anticipando la méta che attende ogni uomo. Maria ci precede nell’accoglienza di quella Parola che genera il Figlio in noi, ma ci precede anche nella speranza della resurrezione, nell’assunzione di tutta l’umanità nella vita di Dio.

            Per farci comprendere questo mistero, la Liturgia di oggi ci porta all’inizio di quella storia, in cui il cielo è sceso sulla terra e si è fatto piccolo germe di vita nel grembo di una semplice donna di paese, e ci propone il brano del Vangelo che racconta la visita della Madre del Messia alla cugina Elisabetta. La Madre di Dio dopo aver ricevuto l’annuncio della sua maternità da parte dell'angelo si reca in fretta e con amore da Elisabetta sua parente anziana, per condividere la propria gioia con qualcuna che stava vivendo una situazione molto simile. Il motivo della festa, dunque, è la gioia per essere amati da un Amore fecondo. 

            Cerchiamo di immaginare la scena dell’incontro nella casa di Zaccaria. Si potrebbe dire che le protagoniste sonodue donne che s’incontrano, due donne incinte, una vecchia, vecchia di decina di secoli di attesa - il Battista rappresenta anche più di 2000 anni di attesa, rappresenta tutta l’umanità da che attende il Salvatore promesso dall’inizio dei tempi. Quindi una donna che porta in sé l’attesa antica dell’umanità. L’altra, una ragazzina che porta in sé l’Atteso dall’umanità, che porta in sé la novità, la vita nuova. L’anziana porta il desiderio, la giovane il Desiderato; una porta la fame, l’altra il cibo. E c’è l’incontro che diventa avvenimento.

            Ma credo sia giusto affermare che questo incontro non avviene tanto tra le Maria ed Elisabetta, quanto tra i due bimbi che sono nel grembo delle loro mamme che sono nella gioia.  Quindi Maria prorompe nel Magnificat il suo cantico di gioia: tutti secoli la chiameranno beata, in corpo e anima sarà per sempre accanto al Signore perché ha collaborato con Lui all’opera della redenzione.

            Maria è Madre di Dio perché ha creduto alla Sua parola e accettato la Sua proposta. La sua beatitudine vale per ciascuno di noi che fa come lei, che oggi celebriamo recuperando il senso profondo di riconoscenza al Signore per la Sua presenza, per la Sua visita tra noi.

 

            3) Visitazione della Madre della Vita.

            La visita di Maria ad Elisabetta permise la visita di Gesù a Giovanni il Battista.

            Non fu dunque una visita di cortesia e neppure una visita per dare un aiuto umanitario ad una donna anziana. Fu un gesto di carità umile. Mostrò che Dio era davvero sceso a visitare e redimere l’umanità intera.

            All’inizio del racconto della Visitazione di Maria ad Elisabetta c’è una parola a cui non si dà sufficiente importanza: “in fretta”. “In quei giorni (dopo l’annunciazione) Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda” (Lc 1, 39). Perché invece di restare in meditazione delle parole dell’Angelo Gabriele e di attendere il compimento dell’annuncio in casa sua, la Madonna “in fretta” andò dalla cugina anziana, che era rimasta finalmente incinta? Perché era spinta dalla carità di Cristo. La sua “fretta” non vuol dire che Lei si mise a correre sulla strada che conduce ad Ain Karim, villaggio vicino a Gerusalemme dove abitava Elisabetta. Vuol dire che non c’è e non ci deve essere alcun ritardo tra il concepimento di Gesù in Lei e la presenza di Gesù in mezzo agli uomini. 

            Noi dobbiamo fare la stessa cosa. Se dobbiamo fare nascere Gesù in noi e da noi, come in modo eminente l’a fatto Maria, dobbiamo lasciare fiorire lo Spirito in noi, partendo … senza ritardo: ogni grazia è una missione. Ogni vocazione è una missione di portare “in fretta” la presenza di Cristo nel mondo.

            Questa vocazione è vissuta dalle Vergini consacrate nel mondo a partire dalla loro totale adesione a Cristo e alla loro comunione sponsale  con Lui (“Volete essere consacrate al Signore Gesù Cristo, figlio del Dio Altissimo, e riconoscerlo come vostro sposo? Si lo vogliamo” - Rito di consacrazione delle Vergini, n. 17), che implica che la pienezza della virginità sia donata dal senso della maternità. Loro sono davvero vergini e spose quando cominciano a sentirsi madri, quando il loro zelo per salvare le anime e portarle a Dio, le spinge “in fretta” a mettere a disposizione della Chiesa e dell’umanità tutte le loro risorse e consumandovi la loro esistenza. Allora davvero danno la vita, servendo la Vita come la preghiera al n. 18 del Rito di Consacrazione delle Vergini: “Preghiamo Dio Nostro Padre, per suo Figlio Nostro Signore, affinché lo Spirto effonda la sua grazia in abbondanza su quelle che Lui ha scelto di consacrare al suo servizio”.

 

 

Lettura Patristica

San Bernardo di Chiaravalle

Sermone Secondo sull’Assunzione

 

Come pulire, adornare, riempire la casa35.

 

            Gesù entrò in un villaggio36 .A questo punto faccio opportunamente mia l’esclamazione del profeta: Israele, quanto è grande la casa di Dio, quanto è vasto il luogo del suo dominio!37 Non è forse grande, dal momento che al suo confronto l‘amplissimo spazio di questa terra viene chiamato villaggio? Non è forse una grande patria, e una regione dal prezzo inestimabile, dal momento che al suo confronto l‘amplissimo spazio di questa terra viene detto villaggio? non è forse una grande patria, e una regione dal prezzo inestimabile, dal momento che quando il Salvatore provenendo di là38, entra nello spazio della terra si dice che entra in un villaggio?

Oppure si può interpretare questo villaggio come la casa del forte armato39 , del principe di questo mondo40 i cui possedimenti il più forte è sopraggiunto a rapire41.

Fratelli, sforziamoci di entrare42 nell‘ampio spazio di quella beatitudine, dove nessuno opprime l‘altro riducendolo in strettezze, perché possiamo comprendere con tutti i santi quale ne sia la lunghezza, l‘ampiezza, l‘altezza e la profondità43. E non disperiamo di arrivarvi, dal momento che l‘abitante stesso della patria celeste, che ne è anche il creatore, non ha fuggito le strettezze di questo nostro villaggio.

 

            Ma perché diciamo che è entrato nel villaggio? E‘ entrato anche nel ristrettissimo abitacolo del grembo della vergine, e si una donna lo accolse nella sua casa44 donna beata che meritò di accogliere non gli esploratori in Gerico45, ma piuttosto il fortissimo depredatore stesso46di quello stolto che è davvero mutevole come la luna47, non gliambasciatori di Giosué figlio di Nave, ma meritò piuttosto di accogliere il vero Gesù, Figlio di Dio. Felice donna, ripeto, la cui casa, accogliendo il Salvatore, si trovò ad essere purificata, ma realmente non vuotata48. Come si potrebbe affermare che è vuota Colei che

l‘Angelo saluta come piena di grazia49?

E non basta che sia piena di grazia, aggiunse anche che in essa sarebbe sopraggiunto lo Spirito Santo50, e perché, se non per ricolmarla in modo sovrabbondante?

E perché se non perché lo Spirito, trovandola già piena per sé, al suo sopraggiungere adombrandola l‘avrebbe fatta diventare anche stracolma e sovrabbondante per noi? 

Oh, arrivino e fluiscano anche in noi gli aromi delle grazie51 e tutti possiamo ricevere da una così grande pienezza! E‘ lei la nostra mediatrice, per mezzo suo riceviamo, Dio, la tua misericordia52, per mezzo suo anche noi accogliamo nelle nostre case il Signore Gesù.

Ciascuno di noi infatti ha un proprio villaggio, e una casa propria; e la Sapienza bussa a ciascuna porta: se qualcuno apre entrerà e cenerà con lui53. E‘ un proverbio popolare che si trova sulla bocca, e ancor più nel cuore di molti: Chi custodisce il suo corpo difende una buona cittadella54 fortificata. Il sapiente però non dice così, ma affermapiuttosto: Con ogni cura vigila sul cuore perché da esso sgorga la vita55.

 

            Sia pure, ma noi accettiamo la sapienza popolare: custodisce una buona roccaforte chi custodisce il suo corpo. Dobbiamo perciò cercare di quale cura abbiabisogno questa roccaforte. Ti pare che custodisce rettamente la roccaforte del suo corpoquell‘anima le cui membra, come per una congiura si sono consegnate in potere del nemico? Vi sono alcuni che hanno fatto un patto con la morte, hanno stretto alleanza con l‘inferno56. Il prediletto ha mangiato e si è saziato ed ha recalcitrato, si è ingrassato - impinguato - rimpinzato57 Questa è la custodia che piace ai peccatori che seguono i desideri della loro carne58. Che ve ne apre, fratelli? Dobbiamo forse in questo cedere al modo di pensare di tutti? No davvero. Interrogheremo piuttosto Paolo come strenua guida del combattimento spirituale. Dicci, Apostolo, qual è il tuo modo di custodire la roccaforte?]Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio il pugilato, ma non comechi batte l‘aria, anzi tratto duramente il mio corpo e lo trascino in schiavitù perché nonsucceda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificato59.

E in un altro brano : Non regno il peccato nel vostro corpo mortale60 Questa è veramente una custodia utile e beata quell‘anima che avrà custodito il suocorpo così bene che il nemico non potrà mai rivendicarlo per sé. Vi fu un tempo quando quell‘empio aveva sottomesso questa mia roccaforte alla sua tirannia e comandava a tuttele membra con impero dispotico. Quanto quel tempo sia stato dannoso lo rivela la desolazione e la miseria di adesso. Ahimé in esso non aveva lasciato né il muro della35  continenza, né l‘antemurale61 della pazienza. Sterminò le vigne62, mieté i campi seminati63, sradicò gli alberi Perfino i miei occhi depredavano al mia anima. Infine se il Signore non mi avesse aiutato la mia anima sarebbe rimasta negli inferi64. Parlo proprio dell‘inferno piùprofondo65, dove non si sente voce di lode66, da dove a nessuno è permesso uscire.

4. Tuttora un carcere infernale. Sorpresa fin dall‘inizio da una congiura e da un fatale tradimento l‘anima si trovò andata alla custodia di carcerieri nella sua stessa casa, e fu consegnata ai torturatori, questi non erano altro che i suoi stessi familiari. Era uncarcere per lei la sua coscienza, e torturatori erano per lei la ragione e la memoria. Questi erano crudeli, austeri e senza misericordia, ma ancora molto meno di quei leoni ruggentipronti a divorarla67, ai quali stava per essere consegnata. Ma, benedetto sia Dio, che non i ha lasciato in preda ai loro denti68. Benedetto, ripeto, il Signore, che ha visitato e redento il suo popolo.69 Quando infatti il maligno si affrettava a consegnare al carcere più profondo, incendiando la stessa roccaforte con fiamme perenni70 per dare una degna retribuzione

alle membra ribelli sopraggiunse uno che era più forte71. Entrò nella roccaforte Gesù 72, che legando il forte gli strappò la preda73, così che quanto era motivo di ignominia lotramutò in motivo di onore e vanto74. Infranse le porte di bronzo e spezzò le sbarre diferro75, conducendo fuori il prigioniero dal carcere e dall‘ombra di morte76.

Poi uscì, con canti di lode77.

            Questa è la scopa con la quale è stato spazzato e ripulito quel carcere78; poi con ibei giunchi verdeggianti delle osservanze regolai si trasforma nuovamente il carcere incasa. Ormai la donna ha la sua casa; ha dove accogliere Colui79 al quale è vincolata daitanti benefici ricevuto. Guai a lei altrimenti, se si sarà rifiutata di accoglierlo, se non lotratterrà, se non lo costringerà a rimanere con sé, poiché si fa sera80. Ritornando infatti colui che ne era stato scacciato troverà certamente una casa pulita e adornata, ma vuota.81A colei che avrà rifiutato di offrire al Salvatore una degna ospitalità la sua casa sarà lasciata deserta82 . Ma come, tu dici, potrà forse una casa purificata dalla confessione dei precedenti delitti, e adornata dalla fedeltà alle osservanze regolari, essereancora giudicata un indegno ricettacolo della grazia, indegna che vi entri il Salvatore? Lo potrà, senza dubbio, se sarà stata solo purificata in superficie, e, com‘è stato detto, ricoperta di giunchi verdeggianti, mentre all‘interno rimane piena di fango83. Chi può pensare di accogliere il signore in sepolcri imbiancati, che dal di fuori son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di sporcizia e di ogni putridume84 Può capitare che qualcuno, attratto dalla bellezza della facciata cominci a porre un primo passo per entrare e visitare. Una persona simile85 accondiscendendo alla prima grazia di una visita non se ne ritrarrà di scatto, con sdegno? Non fuggirà forse, gridando: Sono caduto nel fango profondo, e non ho sostegno86. Ciò che ha solo l‘apparenza della virtù, e non ha la consistenza della verità, è come una qualità, e non una sostanza. Chi desidera entrare non si accontenta di un aspetto esteriore e leggero di vita convertita; Egli infatti penetra tutto, e la sua dimora è nella profondità del cuore. E se lo spirito di disciplina non regna ancora nel corpo schiavo del peccato 87 non soltanto egli prende le distanze da questo uomo ipocrita, ma lo fugge, e si allontana da lui88. Non è forse una riprovevole finzione se recidi il peccato soltanto alla superficie e non l sradichi dalle radici? Sta certo che germoglierà nuovamente con abbondanza, e il nemico maligno che ne era stato scacciato entrerà nella casa purificata, ma vuota, con altri spiriti peggiori di lui89. Come il cane ritornato al suo vomito sarà molto più di prima degno di odio, e diverrà in diversi modi figlio90 della Geenna colui che, dopo aver ricevuto il perdono dei peccati cadrà nuovamente nella medesima colpa, come la

scrofa lavata che si avvoltola nuovamente nel fango91.

            Vuoi vedere la casa pulita, adornata e vuota? Guarda un uomo che ha confessato la sua colpa, e che abbandona al giudizio divino i peccati evidenti della vita passata92 ed ora muove solo le mani nel compimento dei comandamenti, ma con il cuore profondamente arido. Si muove per abitudine, come la vitella di Efraim, addomesticata,che ama trebbiare93. Compie con molta attenzione le pratiche esteriori, senza tralasciare né uno iota, né un apice94, ma queste valgono poco95, e mentre filtra il moscerino inghiotte il cammello96. Nel suo cuore è infatti schiavo della volontà propria, cultore dell‘avarizia, bramoso di gloria, amante dell‘ambizione, e tutti questi vizi, ad uno ad uno li coltiva dentro

di sé; l’iniquità mente a se stessa97. Ma non ci si può prendere gioco di Dio98.

Tu puoi vedere che un uomo così paludato, tanto da ingannare se stesso, no si accorge più per niente del verme99 che gli consuma l‘interno. L‘aspetto esteriore rimaneintatto e lu pensa che tutto sia salvo. Gli stranieri hanno divorato la sua forza, dice il profeta- ed egli non se n’è accorto100. Dice :Sono ricco, non ho bisogno di nulla, mentre è povero, misero e miserabile101. Quando se ne trova l‘occasione il marcio che era nascosto nella ferita ribolle, e vedrai l‘albero reciso, no estirpato dalle radici, germogliare nuovamente generando una foresta ancora più fitta. Se vogliamo evitare questo pericolo dobbiamo porre la scure alla radice degli alberi102, on ai rami. Non ci sia soltanto in noi

l‘esercizio fisico, che è utile a poco103, ma ci sia la pietà, che è utile a tutto, e l‘esercizio

spirituale.

 

             «Una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. [39]Essa aveva una sorella, di nome Maria»104. Sono sorelle e devono condividere la casa. Questa si occupa in un assiduo servizio, quella è attenta ad ascoltare la Parola del Signore105,. A Marta spetta tenere al casa provvista del necessario, ma riempirla è compito di Maria. Vive vuota di sé in ascolto del signore perché la casa non rimanga vuota.

Ma il compito della pulizia a chi possiamo attribuirla? Se troveremo anche questo la casa in cui è accolto i l Signore sarà sia u pura, sia ammobiliata, e non vuota106. Affidiamo a Lazzaro l‘incarico della pulizia, se anche voi siete d‘accordo, anche a lui, in comune con le sorelle, questa casa appartiene per diritto di fraternità. Parlo proprio di quel Lazzaro che la voce della potenza di Cristo ha risvegliato dai

morti107, quando era già di quattro gironi e già mandava cattivo odore; così sembra proprio che assuma opportunamente la forma di una vita penitente. Entri dunque il Salvatore in casa, e la visiti di frequente, la casa che Lazzaro penitente purifica, che Marta adorna, e che maria, dedita all‘interiore contemplazione, riempie.

 

            Ma forse qualcuno più curioso si chiederà perché nel brano del vangelo di oggi non si faccia alcuna menzione di Lazzaro. Penso però che neppure questo sia in discordia con la similitudine proposta. Lo Spirito voleva che si comprendesse che si trattava di una casa verginale; tace intenzionalmente della penitenza che si accompagna sempre allaesperienza del male. Non sia mai detto, infatti, che questa casa abbia avuto una sua propria sporcizia, così che in essa ci fosse bisogno della scopa di Lazzaro. E se prese dai progenitori il peccato originale la pietà cristiana impedisce di credere che sia , meno di Geremia, santificata dal grembo materno108, o che non sia piena di Spirito Santo più di Giovanni109; altrimenti non celebreremmo la sua nascita con le lodi di un giorno di festa. E per ultimo si sa con certezza che Maria è purificata dalla macchia del peccato originale per sola grazia, come anche ora nel battesimo la sola grazia lava questa macchia. Come un tempo la radeva via solo i coltello di pietra della circoncisione. Se, come è davvero giusto e buono credere, Maria non conobbe peccato personale, allora la penitenza fu molto lontana dal suo cuore innocentissimo. Lazzaro sia dunque con coloro la cui coscienza deve essere ulteriormente purificata dalle opere morte 110. Viva lontano, tra i feriti che dormono nei sepolcri111, così che nel talamo verginale (della Vergine)si trovino soltanto Marta e Maria. Lei assistette con il suo umile servizio Elisabetta, quando era gravida e carica di anni, quasi per tre mesi112, lei tutte le parole che si dicevano del Figlio, le conservava, meditandole nel suo cuore113.

 

            Nessuno si stupisca poi che la donna che accoglie i signore non si chiama Maria, ma Marta, dal momento che in questa unica e grandissima Maria troviamo il compito (negotium) di Maria e quello di Marta, e l‘ozio per niente ozioso di Maria. La figlia del re è tutta splendore all‘interno , gemme e tessuto d'oro è il suo vestito. 114 Non è del numero delle vergini stolte. E‘ una vergine sapiente. Ha la lampada, ma porta l‘olio in un vaso. O forse non ricordate quella parola del Vangelo che narra come alle vergini stolte è stato proibito l’ingresso alle nozze?115 La loro casa era veramente pulita, infatti erano vergini;

era fornita di tutto il necessario perché tutte, sia le stolte che le sagge erano munite di lampade; ma era vuota, perché non avevano riempito d‘olio i loro vasi. Per questo lo Sposo celeste non poté essere accolto da loro, nella loro casa, né si degnò di ammetterle alle nozze116. Non fu così per quella donna forte117 che schiacciò il capo del serpente118. Fra le molte lodi si dice di lei che neppure di notte si spegne la sua lampada119. Si dice questo come un rimprovero per le vergini stolte che giungendo lo Sposo a mezzanotte si lamentano e dicono: Le nostre lampade si spengono120 Avanzò invece la vergine gloriosa, la cui fiaccola ardentissima fu un miracolo per gli stessi angeli di luce121, tanto che dicevano: chi è costei che avanza come l’aurora al suo sorgere, bella come la luna, e fulgida come il sole?122 Risplendeva più luminosa delle altre perché era piena dell‘olio della grazia molto più delle sue compagne, Cristo Gesù, Figlio suo, Signore nostro. Amen

 

Note

(le note iniziano dal n. 35 per i numeri precedenti si riferiscono al Primo sermone di San Bernardo)

 

35  Il sermone  di San Bernardo svolge il tema della assunzione di Cristo nella casa che è Maria, come figura della persona umana. Nel modo di tenere la casa c‘è una parabola sia della conversione della persona umana (pulire, ornare, riempire) sia anche dei diversi ministeri che nella chiesa amministrano la grazia di Dio.(Marta, il governo, Maria la contemplazione libera della Parola, e Lazzaro…le pulizie…Non depone a favore dell’antifemminismo medioevale che le pulizie, il compito più umile e il grado più basso della conversione, la penitenza sia affidata a un uomo, i gradi più elevati a due donne, perché nel la casa della Vergine non c‘è posto per il male, e dunque neanche per la penitenza.

36 Lc 10, 38.

37 Bar 3, 24.

38 Eb 1,6

39 Lc 11, 21

40 Gv 12, 31

41 Mt 12,29

42 Eb 1,6.

43 Ef 3,18.

44 Lc 10,38.

45 Gs 2,1

46 Lc 11,22

47 Sir 27,12

48 Mt 12,44

49 Lc 1,28

50 Lc 1, 35.

51 Cant 4, 18

52 Sl 47,10.

53 Apc 3,20.

54 Il latino castellum, tradotto nel Vangelo con villaggio ha qui piuttosto il significato di roccaforte,

cittadella fortificata.

55 Prv 4,23.

56 Is 28, 15

57 Dt 32, 15

58 SL 10, 3

59 1 Cor 9, 26 -27

60 Rm 6, 12.

61 Is 26,1.

62 Sl 79, 14

63 Lv 19,1

64 SL 93,17.

65 SL 85, 13

66 Sl 6, 6: un‘altra traduzione possibile secondo i l doppio senso della parola confessio è: dove non

è più possibile il pentimento.

67 Sir 51,4.

68 Sl 123,6.

69 Lc 1, 68.

70 Ebr 13,11.

71 Lc 11, 22.

72 Lc 10, 38

73 Mt 12, 29

74 Rm 9, 21

75 Sl 106, 18

76 Is 42, 7; Sl 106, 148 (O clavis ant 20 dic.)

77 Sl 99,4. La traduzione spagnola mantiene l‘ambivalenza del latino :confiteor, non con canti di lode,

ma confessando i peccati. Preferisco la traduzione del salmo che sottolinea il confiteor della lode.

78 Mt 22, 44

79 Lc 10, 38.

80 Lc 24, 49. Ritornando infatti colui che ne era stato scacictao troverà certamente una casa pulita e

adornata, ma vuota t

81 Mt 12, 44

82 Lc 13, 35.

83 Mt 23, 25 e 27.

84 Mt 23, 27.

85 2 Cor 2,6

86 Sl 68,3

87 Spa 1,5.

88 Sl 108,18

89 Mt 12,44-45.

90 Mt 23, 15

91 2 Pt 2, 27.

92 1 Tim 5, 24.

93 Os 10,11.

94 Mt 5, 18

95 1 Tim 4,8.

96 Mt 23,24.

97 SL 26,12.

98 Gal 6,7.

99 Mt 9, 48.

100 Os 7, 9

101 Apc 3,17.

102 Lc 3, 9

103 1 Tim 4,8.

104 Lc 10, 38

105 Lc 10, 40.

106 Mt 12,44.

107 Gv 11, 39-43.

108 Ger 1,5.

109 Lc 1, 15.

110 Eb 9, 14.

111 Sl 87, 6.

112 Lc 1, 56.

113 Lc 2, 19.

114 Sl 44,14-15

115 Mt 25,1-13.

116 Mt 25, 1-12.

117 Prv 31,10.

118 Gn 3,15.

119 Prv 31, 18.

120 Mt 25,8.

121 2 Cor 11,14.

122 Cant 6, 10.

 

 

 


[1] Il dogma dell’Assunzione fu proclamato da Papa Pio XII il 1° novembre 1950, Anno Santo, attraverso la Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus. Ma ciò che esso ha definito era già presente nella fede della chiesa (“sensus fidelium”), e in particolare in quella popolare, fin dal 4° secolo d.C, quando un Padre della Chiesa, Epifanio di Salamina, cercò di rispondere al quesito circa il destino finale di Maria. Ci si domandava infatti se Maria, essendo totalmente immune dal peccato - e uno degli effetti del peccato originale è la morte - avesse ugualmente dovuto soggiacere a quest’ultima come tutti gli esseri umani. Così nel 6° secolo il Vescovo di Livias (presso Gerico) disse in un’omelia: “Era conveniente che quel corpo che aveva portato in sé e custodito il Figlio di Dio, dopo essere stato sulla terra, venisse accolto gloriosamente in cielo insieme con l'anima”.

Intanto nella Chiesa si cominciavano a celebrare le feste mariane. E la prima fu proprio quella che è all'origine dell'attuale festa dell'Assunta: il 15 agosto del 453 a Gerusalemme veniva dedicata alla morte di Maria una chiesa chiamata col suggestivo termine di “Dormizione”, perché Maria al termine del suo cammino terreno non era veramente morta, ma si era come addormentata. Nella tradizione orientale infatti la morte di Maria è chiamata “dormitio” (=addormentamento) o anche “transitus” (=passaggio).

Più tardi, nel 7° sec., il vescovo Modesto di Gerusalemme annunciava nelle sue omelie che "Maria è stata presa dal Signore dei Signori della Gloria", ed esaltava il trapasso glorioso della Madre di Dio, "tratta dal sepolcro e chiamata a Sé dal Figlio in un modo noto solo a Lui".

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