sabato 4 dicembre 2021

Giovanni il Battista invita alla conversione a Cristo che viene come nostro fratello per condurci al Padre.

 Rito Romano

2ª Domenica di Avvento -  Anno C – 5 dicembre 2021

Bar 5,1-9; Sal 125; Fil 1,4-6.8-11; Lc 3,1-6


Rito Ambrosiano

4ª Domenica di Avvento

Is 4,2-5; Sal 23; Eb 2,5-15; Lc 19,28-38

L’Ingresso del Messia

 


  1. Giovanni1: una voce da ascoltare per incontrare Gesù.

Nel brano del Vangelo proposto per questa II domenica di Avvento, tempo di attesa, di preparazione per accogliere il Dio che viene, San Luca inquadra la vicenda di Giovanni il Battista nella storia del popolo d’Israele per mettere in luce il compimento della promessa di Dio di mandare il Messia. Questo Evangelista stabilisce un parallelo molto stretto tra Gesù e il suo precursore Giovanni, costruendo nei primi due capitoli del suo libro dei dittici in cui presenta alternativamente Gesù e Giovanni il Battista nella loro infanzia. Il parallelo continua anche nella narrazione della vita pubblica con un’attenzione precisa: quando la scena è occupata da Gesù, Giovanni scompare. Luca vuole sottolineare anche in questo modo che con Gesù inizia un tempo nuovo, quello della salvezza, che Giovanni aveva il compito di introdurre.

Presentandoci la figura di Giovanni il precursore e battezzatore, la Liturgia dell’Avvento ci insegna che all’andare dell’uomo corrisponde il venire di Dio e l’incontro, per fede, è nella carne di Cristo. Siamo invitati tramite la voce del profeta Giovanni a preparare la via al Signore. Non si tratta più di una via nel deserto che deve essere aperta, ma della strada del cuore di ciascuno che deve aprirsi al Dio che sta per venire. Lasciamoci perciò guidare dalla Voce che ci indica la Parola di misericordia (“Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”). “Dolcissima è questa parola “misericordia”, fratelli carissimi, ma se è già dolce il nome, quanto più la realtà stessa. Sebbene tutti vogliano che nei loro confronti si usi misericordia, non tutti si comportano in modo da meritarla. Mentre tutti vogliono che sia usata misericordia verso di loro, sono pochi quelli che la usano verso gli altri.
 O uomo, con quale coraggio osi chiedere ciò che ti rifiuti di concedere agli altri? Chi desidera di ottenere misericordia in cielo deve concederla su questa terra. Poiché dunque tutti noi, fratelli carissimi, desideriamo che ci sia fatta misericordia, cerchiamo di rendercela protettrice in questo mondo, perché sia nostra liberatrice nell’altro” (San Cesario di Arles, Discorsi).

Per vivere bene questo Avvento, prendiamo sul serio l’invito di San Giovanni, Profeta della misericordia che proclama il perdono e che grida (il testo greco usa la parola kerisso che vuol dire urlare, dire ad alta voce): “Preparate la via del Signore” (Is 40, 3; Lc 3, 4), che viene per perdonare quale Agnello che toglie i peccati del mondo.

“Preparate la via del Signore” è per noi un “comando” a guardare alla nostra vita, ad orientare (convertire) la nostra vita al Signore Gesù che viene a Natale, così come viene ogni giorno fino alla fine della vita di ciascuno e come verrà alla fine della storia degli uomini.

“Preparate la via del Signore” è un “invito” a imitare la figura di Giovanni Battista, che prepara la via del Signore chiedendo con forza alla gente di convertirsi, , cioè di orientare la propria vita verso il Signore Gesù. Non c’è conversione personale che non divenga anche invito rivolto agli altri: l’esperienza propria spinge a renderne partecipi tutti perché ciò che è bello deve essere condiviso.

Condividendo Colui che viene, la polvere di storia che sono le nostre piccole vite diventano la storia stessa di Dio, e ogni uomo vedrà la sua salvezza. Solo così diventeremo testimoni e annunciatori di una presenza forte, sconvolgente, coinvolgente del Signore Gesù.

Ciascuno di noi deve diventare voce della Parola che è Gesù, prendendo sul serio il comando: “Preparate la via del Signore”. Vale a dire: preparate strade dove risuoni la Parola, moltiplicate la via d'ascolto della Parola, preparate la via alla Parola che si fa carne.


2) Nel deserto per preparare l’incontro con il Dio che viene.

Ma dove andare per poter udire la Parola (Verbo) pronunciata dalla Voce e per ascoltare il testimone della Luce e della Misericordia? Guardando alla figura di Giovanni il Precursore, la risposta è: “Nel deserto”, perché è lì che il Battista predica. Per questo la Chiesa fa suo il grido della Sacra Scrittura: “Nel deserto preparate la via del Signore” (Is 40, 3).

Deserto (in ebraico midebar) vuol dire “ciò che viene dal Verbo”. Geograficamente il deserto della Terra Santa è una regione montuosa, con scarsa vegetazione, poco abitata, sede di pastori, banditi ed eremiti (éremos in greco vuol dire luogo solitario, desertico).

Ma nella Bibbia il deserto è un luogo per cui si deve passare Si pensi all’esodo degli ebrei dall’Egitto. Non si può giungere da nessuna parte, in nessuna terra promessa se non si ha il coraggio e la forza di affrontare il proprio deserto. E’ stato un passaggio necessario dopo la liberazione dall'Egitto (Es 5,1; 13, 17-21), per quella babilonese (Is 40,3); è stato un luogo necessario per Mosè (Es 3), per Elia (1 Re 19), per Paolo (Gal 1,17), per Gesù (Lc 4,1-13). Il deserto2 più che un luogo fisico, è un luogo del cuore (“Ti condurrò nel deserto e lì parlerò al tuo cuore” cfr. Os 2,16), una dimensione della vita.

Il deserto è il luogo in cui è possibile semplificare la propria vita. Il deserto luogo della scelta radicale, in cui ogni idolo (potere, successo, popolarità, orgoglio, ricchezza) muore, in cui la relazione tra Dio, l’uomo e la terra si purifica, luogo in cui l’uomo accetta di percorrere la via con Dio, appoggiandosi solo a Lui. Nel deserto l’uomo sperimenta una solitudine che però non è fine a se stessa, ma è condizione a cui Dio ci conduce perché possiamo ascoltare meglio la sua voce che sempre parla al nostro cuore (cfr sopra Os 2,16).

Nel deserto Giovanni Battista con fermezza dice: “Convertitevi”, verbo che in greco si dice in due modi. Uno, epistréfo = voltarsi verso, che indica il ritorno a Dio, quindi la conversione religiosa, tornare al tempio, alle pratiche religiose. L’altro, che è quello usato oggi nel Vangelo, è cambiare di mentalità (metanoéo) che implica un cambiamento del comportamento. L’invito al cambiamento, alla conversione è motivato dal fatto che Dio si avvicina, Gesù sta arrivando.

Il Natale è vicino: rinnoviamo le vie, raddrizzando le vie storte dell’egoismo e della superbia, lasciando il posto alla via della carità, l’unica capace di preparare adeguatamente all’incontro. Preparare la via del Signore è ristrutturare la via del cuore che permette «di distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo» (Fil 1,10).

Preparare la via del Signore significa rinunciare al peccato, alla cattiveria, alla gelosia.

Preparare la via del Signore significa ricevere il battesimo di penitenza, mendicare la misericordia per ricevere il perdono dei peccati.

Infine, nell’Anno della Misericordia, che si apre proprio nel giorno dedicato all’Immacolata, preparare la via del Signore è imitare la Madonna, che ha preparato la via del Signore nella preghiera, nel silenzio, nella carità verso il prossimo, attraverso la sua piena disponibilità. Chiediamo la grazia di Dio attraverso l’intercessione della Vergine Immacolata per poter preparare in nostro cuore, la nostra mente perché siano degni di accogliere Gesù, “volto della Misericordia del Padre” (Papa Francesco).

  In questo modo mariano di preparare la via, ci sono di esempio le Vergini consacrate nel mondo. Con il loro sì a Cristo imitano la Vergine Maria, Madre di Misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra. Nell’attento silenzio del cuore, queste donne consacrate accolgono nella preghiera la ricchezza della divina Parola. Coltivando l’amore a Cristo, amano la vita e si mettono a servizio di chi mendica la vita.

Auguro loro che con l’intercessione della Madre di Misericordia, rispondano alla vocazione del loro Sposo, Gesù, di essere luce del mondo e sale della terra (cfr Mt 5, 13-14), di non venire mai meno alla loro sublime vocazione, senza cedere all’ingannevole fascino del mondo, preservando la loro castità.

Nell’aderire a Dio come l’unico bene assoluto e insostituibile si aprono alle necessità e alle sofferenze dei fratelli e perseverano con il coinvolgimento di tutte le dimensioni della persona – anima, cuore e anche il proprio corpo – nell’attesa vigile e operosa dell’unico Sposo e Signore della propria vita (Cfr Rito della Consacrazione delle Vergini, Progetto di Omelia, n. 29; Riti esplicativi, nn. 39-40).

La Madre della Misericordia conceda loro di riflettere il suo amore materno, così che diventino autentiche madri spirituali.


1 Il nome Giovanni deriva dalla parola ebraica Yehōchānān formata dai termini Yehō (un'abbreviazzione di Yahweh) nome proprio di Dio e chānān il cui significato è “ha avuto misericordia” oppure “ha avuto grazia”. Il significato del nome Giovanni risulta essere perciò “Dio ha avuto misericordia” oppure “dono di Dio”.

2 Il deserto, luogo fisico caratterizzato dall'aridità inospitale, dal caldo, dalla mancanza di vita, è, nella Bibbia e nella spiritualità cristiana, il luogo dove l’uomo si ritrova solo e può incontrarsi con Dio. È pure luogo di ascesi e di preghiera. A partire dall'esperienza monastica, il deserto è divenuto anche sinonimo di eremitismo o di ritiro spirituale.


Lettura Patristica

San Gregorio Magno

Hom., 20, 1-7



Il Battista


       Il precursore del nostro Redentore viene presentato attraverso l’indicazione delle autorità che governavano Roma e la Giudea al tempo della sua predicazione, con le parole: "Nel quindicesimo anno dell’impero di Tiberio Cesare, essendo procuratore della Giudea Pilato, tetrarca della Galilea Erode, Filippo suo fratello tetrarca dell’Iturea e della Traconitide e Lisania tetrarca dell’Abilene, mentr’erano principi dei sacerdoti Anna e Caifa, la Parola di Dio si manifestò a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto" (Lc 3,1s). Poiché, infatti, Giovanni veniva ad annunziare colui che doveva redimere alcuni Giudei e molti Gentili, i tempi vengono indicati menzionando il re dei Gentili e i principi dei Giudei. Poiché poi i Gentili dovevano venir raccolti e i Giudei stavano per essere dispersi a causa della loro perfidia, nella descrizione dei principati, la repubblica romana è tutta assegnata a un solo capo e nel regno della Giudea viene sottolineata la divisione in quattro parti. Il nostro Redentore infatti dice: "Ogni regno diviso in se stesso, andrà in rovina" (Lc 11,17). È chiaro allora che la Giudea, divisa tra tanti re, era giunta alla fine del regno. E proprio opportunamente vien notato non solo chi fossero a quel tempo i re, ma anche chi fossero i sacerdoti, perché Giovanni Battista avrebbe annunziato colui che sarebbe stato allo stesso tempo e re e sacerdote.


       "E si recò per tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di penitenza per il perdono dei peccati" (Lc 3,3). Chi legge comprende che Giovanni non solo predicò ma diede anche ad alcuni il battesimo di penitenza, ma tuttavia non poté dare il suo battesimo in remissione dei peccati. La remissione dei peccati, infatti, avviene solo nel Battesimo di Cristo. Bisogna osservare che vien detto: "Predicando un battesimo di penitenza per il perdono dei peccati", predicava cioè un battesimo che perdonasse i peccati, perché non lo poteva dare. Come annunziava con la parola il Verbo del Padre che si era incarnato, così nel suo battesimo che non poteva perdonare i peccati, anticipava il Battesimo di penitenza, che avrebbe liberato dai peccati. La sua predicazione anticipava la presenza del Redentore, il suo battesimo era ombra del vero Battesimo di Cristo.


       "Com’è scritto nel libro d’Isaia: Voce di colui che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri" (Is 40,3). Lo stesso Battista, interrogato chi egli fosse, rispose: "Io sono la voce di colui che grida nel deserto" (Jn 1,23). È detto voce, perché annunzia il Verbo. Quello poi che diceva sta nelle parole: "Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri". Chiunque annunzia la fede vera e predica le opere buone che altro fa se non preparare i cuori di chi lo ascolta al Signore che viene? Perché la forza della grazia penetri, la luce della verità illumini, raddrizzi le vie innanzi al Signore, mentre il sermone della buona predicazione forma buoni pensieri nell’animo.


       "Ogni valle sarà riempita e ogni colle e monte sarà abbassato". Che cosa s’intende qui per valli se non gli umili, che cosa per monti e colli se non i superbi? Alla venuta del Salvatore le valli saranno riempite, i colli e i monti saranno abbassati, perché com’egli stesso dice: "Chiunque si esalta sarà umiliato e chiunque si umilia sarà esaltato" (Lc 14,11). Infatti, la valle riempita s’alza, il monte e il colle umiliato, s’abbassa, perché nella fede del Mediatore tra Dio e gli uomini Cristo Gesù, la gentilità ricevette la pienezza della grazia e la Giudea per la sua perfidia perdette ciò di cui s’inorgogliva. Ogni valle sarà riempita, perché i cuori degli umili saranno riempiti dalla grazia delle virtù...


       Il popolo, poiché vedeva Giovanni Battista fornito di meravigliosa santità, lo riteneva un monte singolarmente alto e solido... Ma se lo stesso Giovanni non si fosse ritenuto una valle, non sarebbe stato riempito dello spirito della grazia. Egli infatti disse di sé: "Viene uno più forte di me; non son degno di sciogliere i legacci dei suoi calzari" (Mc 1,7). Ed anche: "Chi ha la sposa è lo sposo, l’amico dello sposo sta lì a sentirlo e gode a sentir la voce dello sposo. Questa mia gioia è piena. Lui deve crescere, io devo essere diminuito" (Jn 3,29-30). Infatti, essendo stato ritenuto, a motivo della sua eccezionale virtù, d’essere il Cristo, non solo disse di non esserlo, ma disse addirittura ch’egli non era degno di sciogliere i lacci dei suoi calzari, di frugare, cioè, nel mistero della sua incarnazione. Credevano che la Chiesa fosse sua sposa; ma egli li corresse: "Chi ha la sposa è lo sposo". Io non sono lo sposo, ma l’amico dello sposo. E diceva di godere non della propria voce, ma di quella dello sposo, perché si rallegrava non di essere umilmente ascoltato dal popolo, quanto perché sentiva dentro di sé la voce della verità, ch’egli annunziava. Dice che la sua gioia era piena, perché colui che gode della sua propria voce, non ha gioia piena, e aggiunge: "Lui deve crescere, io devo essere diminuito".


       Bisogna ora chiedersi in che cosa è cresciuto il Cristo e in che cosa è stato diminuito Giovanni, ed è che il popolo vedendo l’astinenza e la solitudine di Giovanni, lo credeva il Cristo, vedendo invece il Cristo che mangiava coi pubblicani e peccatori, credeva che non fosse il Cristo, ma un profeta. Ma con l’andar del tempo, quando il Cristo, ch’era ritenuto un profeta fu riconosciuto come il Cristo e Giovanni, che era ritenuto di essere il Cristo, fu riconosciuto come un profeta, allora si avverò ciò che il precursore aveva detto del Cristo: "Lui deve crescere, io devo essere diminuito... E le vie storte saranno raddrizzate e le aspre appianate". Le vie storte si raddrizzano, quando i cuori dei malvagi, storpiati dall’ingiustizia, vengono allineati con la giustizia (Is 40,4). E le vie aspre vengono appianate, quando le menti iraconde tornano, per opera della grazia, alla serenità della mansuetudine. Quando, infatti, la mente iraconda respinge la parola di verità, è come se l’asprezza del cammino impedisse il passo del viandante. Ma quando l’anima iraconda, attraverso la grazia ricevuta, accoglie la parola della correzione, allora il predicatore trova la via piana, laddove non osava muovere il piede.


       "E ogni uomo vedrà la salvezza di Dio". Ma non tutti gli uomini hanno potuto vedere Cristo, salvezza di Dio, in questa vita. Dove allora appunta lo sguardo il profeta, se non all’ultimo giorno del giudizio? Quando, aperti i cieli, tra gli angeli e gli apostoli, in un trono di maestà, apparirà il Cristo e tutti, eletti e dannati, lo vedranno, perché i giusti abbiano un premio senza fine e i dannati gemano nell’eternità del supplizio.



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