V
Domenica di Pasqua – Anno A – 10 maggio 2020
Rito
Romano
At
6, 1-7; Sal 32; 1 Pt 2,4-9; Gv 14,1-12
|
|
Rito
Ambrosiano
At
10,1-5.24.34-36.44-48a; Sal 65; Fil 2,12-16; Gv 14,21-24
1)
Nulla vi turbi1.
Sono
trascorse quattro settimane dalla celebrazione della Pasqua, una
Pasqua declinata in tono
decisamente
diverso, rispetto a quelle passate.
E’ un tempo, questo del periodo pasquale durante la pandemia del
Covid-19, che siamo chiamati a vivere come occasione drammatica ma
preziosa per
riflettere in modo serio
sul senso della vita e sul dono della fede, con il quale e per il
quale ogni esperienza riceve senso e un significato migliore.
Durante
la Settimana Santa abbiamo contemplato la carità pastorale di
Cristo, che si è manifestata durante l’ultima Cena con due
gesti che esprimono il significato della sua vita e della sua morte:
il gesto di lavare i piedi – segno
del porre la sua vita al servizio degli altri –
e quello di dare un boccone a Giuda, con
il quale rivela il suo amore fino
all’estremo.
Lui
dona se stesso a chi lo tradisce e si
consegna alla Croce per gli uomini peccatori, per tutti, per ciascuno
di noi. La morte in Croce è il modo con cui Gesù ci apre la via
al Padre nostro. Proprio così Gesù rivela la sua gloria di amore
assoluto che si dona senza riserve, senza limiti.
Il
discorso di Gesù, che la Liturgia di questa domenica ci propone (Gv
14,1-12) si apre con un invito a superare la paura: “Non
sia turbato il vostro cuore”. Si
tratta di una paura profonda quella che ha preso il cuore degli
Apostoli nel Cenacolo: la paura della sofferenza, della morte, del
futuro. Gesù suggerisce che c'è un solo modo per vincere le molte e
profonde paure che ci assalgono: è quello della fede in Dio e della
fede in Lui: Lui solo basta, soltanto Dio è la roccia su cui
costruire la vita, Lui soltanto è il rifugio sicuro. Le altre
sicurezze deludono. L'amore di Dio è fedele e non ci abbandona mai:
questa è la grande certezza che conforta il credente.
A
Pasqua questa certezza farà presa completa sugli Apostoli compreso
San Tommaso.
Questo
Apostolo, che era disposto a credere solo se vedeva, nel quadro
dell’Ultima Cena è dipinto da Leonardo da Vinci con
il dito in alto verso il cielo, perché quel dito ha toccato davvero
il cielo, ha toccato l’amore concreto
di Dio che dà la vita per lui. In
effetti, nel Vangelo di Giovanni, Tommaso rappresenta il passaggio
dall’incredulità alla fede come
esperienza d’amore, a cui credere e a cui affidarsi.
Questo
Apostolo, che oggi è ancora impaurito e turbato, domanda al Messia:
“Signore, io non so dove vai, come
dici che possiamo conoscere la via?”.
“Gli
rispose Gesù: “Io-Sono la via,
la verità, la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Se avete conosciuto me, anche il Padre
mio conoscerete e da ora lo conoscete e l’avete visto”
(Gv 14. 5-7)
La
risposta che Gesù dà a Tommaso gli farà capire qual
è la via, ma non subito. Tommaso ora
non capisce,capirà quando –
incontrando Gesù Risorto –
metterà il dito nei buchi della mani
divine trafitte e vedrà qual è la via, qual è la verità, quale è
la vita e la indicherà agli altri, noi compresi.
La
risposta di Gesù a Tommaso è
prima di tutto “Io-Sono”,
che è il nome con il quale Dio si è rivelato a Mosé. Nel Vangelo
di San Giovanni è il modo
con il quale Gesù parla di sé e dice “Io-Sono”
in modo
assoluto e “Io-Sono”
con specificazioni. Oggi ne dà le tre
fondamentali “Via, Verità e Vita”, altrove ha detto Io-Sono il
Pane, Io-Sono il Pastore, Io-Sono
la porta.
2)
Io-Sono la via, la strada per arrivare a casa, a
Dio, al cuore, agli altri.
Domenica
scorsa abbiamo meditato su Cristo che dice di sé: “IO SONO la
Porta; IO SONO il Pastore”, oggi Lui dice di sè: “IO SONO la
Via, la Verità e la Vita”.
In
primo luogo Lui, Gesù Cristo è la Via.
Che
cos’è la via? La via ha quasi sempre
un riferimento con la casa: è dove sei
andando via da casa o tornando verso
casa, è quella la via. Gesù
è la via perché il Figlio, che era presso il Padre è venuto
verso di noi ed è tornato al Padre e ci
ha fatto vedere la via di casa nostra,
cioè dove stiamo di casa.
Tutta
l’esistenza terrena di Gesù è un
cammino di ritorno al Padre, quindi lui è la via e nella tradizione
ebraica la via è la legge, che dà il via alla vita, alla vita di
Dio. La nuova legge è Gesù il Figlio, ma la legge del Figlio non è
più qualcosa o qualcuno che lega, la sua è la legge della libertà:
la libertà del Figlio, che è la via in quanto verità che rende
liberi, libertà che sa dare liberamente la vita come offerta di
comunione.
Solo
Cristo è la strada verso la realizzazione dei desideri più profondi
del cuore dell’uomo, e Cristo non ci salva a dispetto della
nostra umanità, ma attraverso di essa, tenendo conto anche della
nostra paura e del nostro turbamento. E mentre riconosce che la
nostra vita è un dramma, ci insegna che essa, la vita, è lotta per
il bene, per la verità non conosciuta solo con la mente ma
incontrata in Cristo che ci abbraccia dalla Croce, ci nutre con
l’Eucaristia, ci perdona con la Confessione. Lui non dice a
ciascuno di noi: “Sforzati di
cercare la via per giungere alla verità e alla vita; non ti è stato
detto questo. Pigro, alzati! La via stessa è venuta a te e ti ha
scosso dal sonno; e se è riuscita a scuoterti, alzati e cammina!”
(Sant'Agostino d’Ippona). Lui è
la via dell’amore compiuto, è la via del lavare i
piedi, è la via del boccone dato a Giuda, è la via del dono, è la
via del
perdono, è l’unica via, quella
dell’amore che ci fa essere con lui e come lui.
In
secondo luogo Gesù dice: Io-Sono la verità.
Lui è la via perché è la verità che
permette di vivere e rende liberi. La verità è che Dio è Padre e
noi siamo suoi figli nel Figlio. Gesù ci ha rivelato il Padre come
amore e libertà e dono assoluto al
Figlio, questa è la verità.
E
la verità nostra è la verità stessa di Dio che è Padre e mi ama
infinitamente fino a dare suo Figlio per me. Questo ci fa capire la
nostra dignità infinita, quindi Gesù è
la verità e di Dio e dell’uomo, ci
rivela la grande dignità. E come ce
l’ha rivelata questa verità?
Facendosi nostro fratello. Ed è per questo che è la vita.
Domandiamoci
infine: “Che cos’è la
Vita?” È l’amore tra Padre e
Figlio, è la vita di Dio. Domandiamoci anche cos’è l’uomo vivo?
È uno che sa amare e dare la vita. E Gesù ci ha donato la vita, la
vita di Dio, ci ha donato l’amore di
Dio come nostra vita.
Solamente
con l’incontro con Cristo risorto i discepoli hanno capito che Lui
E’ la
via, che il Suo amore offerto E’
la via, che il Suo amore E’ “la verità incarnata” (Florenski),
che il Suo amore E’ la vita.
Ma
perché Gesù dice queste parole durante
l’ultima Cena? Per far capire ai
discepoli che non si turbino per il fatto che lui se ne va e se ne va
morendo da infame. Proprio andandosene diventa la via, la verità e
la vita e dà significato a tutto il nostro cammino nel suo
andarsene, perché tutti camminiamo e ce ne andremo, ma il nostro
andarcene, in nostro tornare a Casa sarà nella via della verità e
della vita.
La
Verità che è Cristo ci unisce alla vita d’Amore di Dio, che ci
accoglie come Padre misericordioso.
Un
via per seguire la Via ci è offerta dalle Vergini consacrate nel
mondo. Queste donne percorrono la via della santità, tenendo
fisso lo sguardo su Gesù e mettendo a servizio della Chiesa e del
mondo come nel modello di omelia proposto dal
Pontificale Romano nel
rito di Consacrazione delle vergini, il Vescovo esorta: “Ricordatevi
che siete legate al servizio della Chiesa e dei fratelli: perciò,
esercitando il vostro apostolato nella Chiesa e nel mondo,
nell'ordine spirituale e materiale, la vostra luce
risplenda davanti agli uomini, perché sia glorificato il Padre
vostro che è nei cieli e si compia il suo disegno di riunire in
Cristo tutte le cose” (RCV, n 29).
La
consacrazione verginale fa crescere in queste donne un atteggiamento
di sequela costante a Cristo, Pastore e Sposo, di fiducia nei
confronti del mondo e dell’umanità, e uno stile di ascolto della
storia e delle problematiche umane. Congiunge le consacrate, per
consuetudini di lavoro e di vita, ad ogni uomo e donna per cui si
fanno compagne di viaggio, strumenti di comunione e testimoni di
amore. Anche quando nel corso della loro esistenza attraversano la
sofferenza, la malattia, l’inattività, sperimentano e testimoniano
l’unione con il Signore. Partecipano all’opera creativa di Dio
attraverso il lavoro che permette loro di provvedere al proprio
sostentamento e di aprirsi alla condivisione dei beni.
1 Si pensi e si reciti spesso questa bella, profonda preghiera di Santa Teresa d’Avila: “Nulla ti turbi, nulla ti spaventi, Tutto passa, solo Dio non cambia. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla: Solo Dio basta! Il tuo desiderio sia di vedere Dio, il tuo timore, perderlo, il tuo dolore, non possederlo; la tua gioia sia ciò che può portarti verso di Lui e vivrai in una grande Pace”.
LETTURA
TEOLOGICA
Dalla
«Esposizione su Giovanni»
di
san Tommaso d'Aquino, dottore della Chiesa (Cap. 14,
lect. 2)
La
via per giungere alla vera vita
“La
via è Cristo, e perciò dice: «Io sono la via» (Gv 14, 6). Il che
è pienamente giustificato, infatti «per mezzo di lui possiamo
presentarci al Padre» (Ef 2, 18).
E siccome questa via conduce
alla meta, aggiunge: «Sono la verità e la vita»; e così egli è
al tempo stesso via e meta. Via secondo l'umanità,
meta secondo la
divinità. Dunque, in quanto uomo, dice: «Io sono la via»; in
quanto Dio aggiunge: «la verità e la vita». Con queste due parole
è indicato molto bene il traguardo di questa via.
Il punto
d'arrivo di questa via infatti è la fine del desiderio umano. Ora
l'uomo desidera due cose principalmente: in primo luogo quella
conoscenza della verità che è propria della sua natura. In secondo
luogo la permanenza nell'essere, proprietà questa comune a tutte le
cose. In Cristo si trova l'una e l'altra. Egli è la via per arrivare
alla conoscenza della verità, anzi è la stessa verità: Guidami,
Signore, nella verità e camminerò nella tua via (cfr. Sal 85,
11).
Similmente egli è la via per giungere alla vita, anzi, egli
stesso è la vita: «Mi hai fatto conoscere il sentiero della vita»
(Sal 15, 11 volgata).
E perciò ha designato la fine di questa via
come verità e vita. Entrambe sono state applicate a Cristo più
sopra.
Innanzitutto egli è la vita: si dice infatti «in lui era
la vita», e poi che egli è la verità, perché «era la luce degli
uomini» (Gv 1, 4). E la luce è la verità. Se dunque cerchi per
dove passare, accogli Cristo perché egli è la via: «Questa è la
strada, percorretela» (Is 30, 219. Dice Agostino: «Cammina
attraverso l'uomo e giungerai a Dio». E' meglio zoppicare sulla via,
che camminare a forte andatura fuori strada. Chi zoppica sulla
strada, anche se avanza poco, si avvicina tuttavia al termine. Chi
invece cammina fuori strada, quanto più velocemente corre, tanto più
si allontana dalla meta.
Se cerchi dove andare, segui Cristo,
perché egli è la verità, alla quale desideriamo arrivare: «La mia
bocca proclama la verità» (Pro 8, 7). Se cerchi dove fermarti, stai
con Cristo, perché egli è la vita: Chi trova me, trova la vita e
attingerà la salvezza dal Signore (cfr. Pro 8, 35).
Segui dunque
Cristo se vuoi essere sicuro. Non potrai smarrirti, perché egli è
la via. Perciò coloro che seguono lui non camminano per luoghi
impraticabili, ma per la via giusta. Parimenti non può esservi
errore, perché egli è la verità e insegna tutta la verità. Dice
infatti: «Per questo io sono nato e per questo sono venuto al mondo,
per rendere testimonianza alla verità» (Gv 18, 37). Infine non può
esservi confusione, perché egli è la vita e dà la vita. Dice
infatti: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in
abbondanza» (Gv 10, 10)”.
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