Sale
e Luce: Sapore della terra e Luce del mondo
Rito
Romano – V Domenica del Tempo Ordinario – 9 febbraio 2020
Is
58,7-10; Sal 111; 1 Cor 2,1-5; Mt 5,13-16
Rito
Ambrosiano - Domenica V dopo l'Epifania
Is
66,18b-22; Sal 32; Rm 4,13-17; Gv 4,46-54
Emozioni
sante
Domenica
scorsa, se non si fosse celebrata la festa della Presentazione di
Gesù al Tempio, avremmo iniziato la lettura del “Discorso della
montagna”, che occupa i capitoli 5, 6 e 7 del Vangelo secondo San
Matteo. Tralasciato dunque il brano iniziale, quello delle
Beatitudini (5,1-12) il Vangelo di questa V Domenica del Tempo
Ordinario riguarda due caratteristiche di coloro che vogliono seguire
Gesù: essere sale e luce.
Infatti,
oggi il Redentore dice ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della
terra … Voi siete la luce del mondo” (Mt 5,13.14).
Mediante queste immagini ricche di significato, Cristo vuole
trasmettere ai discepoli di allora e di oggi il senso della loro
missione e della loro testimonianza. A questo riguardo, Papa
Francesco commenta: “La testimonianza più grande del
cristiano è dare la vita come ha fatto Gesù, cioè il martirio. Ma
c’è, anche un’altra testimonianza, quella di tutti i giorni, che
inizia la mattina, quando ci si sveglia, e termina la sera, quando si
va a dormire. Sale e luce servono per gli altri.
Sembra
poca cosa, ma il Signore con poche cose nostre fa dei miracoli, fa
delle meraviglie. Bisogna, quindi, avere un atteggiamento di
“umiltà”, che consiste nel cercare soltanto di essere sale e
luce: Sale per gli altri, luce per gli altri, perché il sale non
insaporisce se stesso, è sempre al servizio. La luce non illumina se
stessa, è sempre al servizio” (Papa Francesco, Omelia alla Messa –
Casa Santa Marta. 18 giugno 2018).
Ancora
oggi, nella cultura mediorientale, il sale evoca diversi valori quali
l’alleanza, la solidarietà, la vita e la sapienza. La luce è la
prima opera di Dio Creatore ed è fonte della vita; la stessa Parola
di Dio è paragonata alla luce, come proclama il salmista: “Lampada
per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”
(Sal 119,105).
E,
sempre nella Liturgia della Parola di questa Domenica, il profeta
Isaia dice: “Se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai
l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua tenebra sarà come il meriggio” (58,10). La sapienza
riassume in sé gli effetti benefici del sale e della luce: infatti,
i discepoli del Signore sono chiamati a donare nuovo “sapore” al
mondo, e a preservarlo dalla corruzione, con la sapienza di Dio, che
risplende pienamente sul volto del Figlio, perché Egli è la “luce
vera che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).
Uniti a Lui, i cristiani possono diffondere in mezzo alle tenebre
dell’indifferenza e dell’egoismo la luce dell’amore di Dio,
vera sapienza che dona significato all’esistenza e all’agire
degli uomini.
La
luce di cui Gesù ci parla nel Vangelo è quella della fede, dono
gratuito di Dio, che viene a illuminare il cuore e a rischiarare
l'intelligenza: “Dio che disse: ‘Rifulga la luce dalle tenebre’,
rifulse anche nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza
della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo” (2 Cor 4,6).
Ecco perché le parole di Gesù assumono uno straordinario rilievo
quando spiega la sua identità e la sua missione: “Io sono la luce
del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la
luce della vita” (Gv 8,12).
L’incontro
personale con Cristo illumina di luce nuova la vita, ci incammina
sulla buona strada e ci impegna ad essere suoi testimoni. Il nuovo
modo, che da Lui ci viene, di guardare al mondo e alle persone ci fa
penetrare più profondamente nel mistero della fede, che non è solo
un insieme di enunciati teorici da accogliere e ratificare con
l'intelligenza, ma un'esperienza da assimilare, una verità da
vivere, il sale e la luce di tutta la realtà (cfr Veritatis
splendor, 88).
-
Il sale dei martiri.
Facciamo
memoria dei cristiani perseguitati che nei primi secoli erano portati
nel Colosseo di Roma per essere spettacolo agli antichi romani che
volevano emozioni forti, ingrandite. Sbranati dai leoni, i martiri
erano il “sale” per il palato bramoso di sapori forti del popolo
spettatore, crocifissi su legni in fiamme erano fiaccole di “luce”
per gli occhi avidi del pubblico. I pagani di allora, ma anche quelli
di oggi, volevano uno spettacolo con sapori e luci eccitanti.
Allora
gli Imperatori romani mettevano “in scena” i cristiani perché la
loro morte divertisse il popolo, Ma i cristiani entravano “in
scena” non come attori, ma come martiri sapendo di essere
spettacolo agli angeli e al mondo3,
ed io aggiungo: a Dio. E non dimentichiamolo gli “occhi
[di
Dio]
sono sempre sui giusti”
(Sal
33/34, 16) quindi Egli posa il suo sguardo in primo luogo sui
martiri, il cui sangue
fu ed è seme di altri cristiani4,
offerta di libertà e segno di speranza che diventa una realtà.
In
effetti, i martiri sono per eccellenza sale e luce del mondo. Certo
loro lo furono in modo eroico, ma anche noi siamo chiamati ad essere
testimoni (come è noto la parola greca “martire” vuol dire
testimone), senza preoccuparci di fare chissà quali cose. Non si
tratta di fare cose straordinarie. E' una questione di sale, di
essere sale che sala. Il sale è la capacità di soffrire, il segno
dell'Alleanza. Il sale mostra una fede adulta, che non fugge davanti
alla croce, che ha pazienza nelle sofferenze, che ne intuisce il
senso, che vede, trasfigurata nella morte, la risurrezione e la vita.
Il
metodo della testimonianza cristiana è dettato e illustrato da quel
cuore di Cristo che, trafitto, risponde subito col sangue e con
l’acqua, con un amore che va fino alla fine. Per questo il
paradigma e il compimento della testimonianza cristiana è il
martirio. Il martirio contraddice la logica del mondo, perché il
martire risponde al timore della morte che odia la vita con un amore
alla vita che non teme di morire per essa, perché la vita del
martire è Cristo risorto, Cristo che ha vinto la morte e il peccato.
Il martirio oggi, come sempre, è la più grande rivoluzione
culturale che si possa fare.
Il martire, di per sé, è un
testimone eliminato, un testimone soppresso. Ma nella logica della
croce l’eliminazione accentua la potenza della testimonianza e
l’espressione della carità. Il martire cristiano è proprio icona
del cuore di Cristo che, odiato e trafitto, eccede nella carità del
perdono, del dono della vita, della misericordia. Il martire diventa
così testimone non solo dell’amore di Cristo, ma dell’eccesso di
questo amore, in una sovrabbondanza di carità, di gratuità, che
deborda il limite della morte e dell’odio.
Guardiamo
il più costantemente possibile a Cristo in Croce e se non siamo in
piedi accanto alla Croce come Maria e Giovanni, “almeno”
abbracciamo i piedi della Croce del Salvatore come ha fatto la
Maddalena, fino a lasciarci trasformare in Lui, fino a che sia Lui a
vivere in noi.
La
nostra vita di ogni giorno con l’accettazione della croce
quotidiana lima, pota, taglia quanto in noi è di ostacolo alla
nostra adesione a Lui. Per questo, proprio nelle debolezze, nelle
difficoltà, nei fallimenti si adempie in noi la missione per la
quale siamo nati. Proprio quando siamo nulla esplode in noi la
potenza di Dio. Non disprezziamo allora nulla delle nostre
sofferenze, delle angosce, dei fallimenti e delle fragilità. E' in
quei momenti che siamo sale e luce, e lievito. Lo siamo perché siamo
quello che siamo: povera creta nelle mani creative di Dio. Basta un
totale, costante abbandono all'amore di Dio, che opera in noi, perché
Dio accenda, con le nostre piccole o grandi sofferenze, la luce per
il mondo.
Gesù parla in modo semplice, parte da esperienze quotidiane che
tutti possono capire e, quindi, si serve anche delle immagini del
sale e della luce. Il sale, in quei tempi, permetteva di conservare
nel tempo i cibi, era simbolo di fedeltà e continuità; la luce
rendeva possibile la vita, ne era il simbolo.
3)
L’identità cristiana.
“Voi
siete il sale..., voi siete la luce...”. Gesù dapprima
annuncia la nuova identità, donata da Dio a coloro che lo ascoltano
e lo seguono. I suoi discepoli, tutti i cristiani sono, già ora e
non per loro scelta o merito, luce e sale per l’umanità tutta.
In
questa identità di noi cristiani è iscritto un compito, una
missione; non come un dovere che si aggiunge dopo o dall’esterno,
ma come la conseguenza naturale di ciò che siamo. Come è per il
sale e per la luce: noi lo siamo per tutto il mondo: segno che Dio
esiste ed è Padre e che Cristo è la Luce fatta uomo, che rende
all’uomo la luce degli occhi e quella del cuore.
Quando
il sale si scioglie nel cibo, questo acquista sapore. Quando Cristo
muore, l’umanità è riconciliata con Dio, che dà senso alla vita
la quale assume una pienezza di significato e di gusto insieme con
una sicurezza di direzione.
Il
cristiano, che si fa testimone e quindi martire, non si ribella di
fronte alla sofferenza e alla ingiustizia che patisce. Da lui il
mondo riceve un segno credibile della vita eterna (non si può
infatti accettare la morte se non si ha in sé la pienezza della
vita) e ogni opera e azione dell’uomo viene purificata. La vita del
cristiano diventa così una liturgia in cui, per mezzo suo, Cristo
offre gli uomini a Dio dopo averli illuminati e averne purificate le
azioni.
4)
Il Martire, luce di un amico che testimonia la Luce vera.
E’
vero: apparentemente sembra che la violenza, i totalitarismi, la
persecuzione, la brutalità cieca si rivelino più forti, mettendo a
tacere la voce dei testimoni della fede, che possono umanamente
apparire come sconfitti della storia. Ma Gesù risorto illumina la
nostra fragile testimonianza e ci fa capire il senso del martirio.
Nella
sconfitta, nell’umiliazione di quanti soffrono a causa del Vangelo,
agisce una forza che il mondo non conosce: “Quando
sono debole –
esclama l’apostolo Paolo-, è allora
che sono forte”
(2 Cor 12,10).
E’
la forza dell’amore, inerme e vittorioso anche nell’apparente
sconfitta. E’ la forza che sfida e vince la morte.
“Voi
siete la luce del mondo”. Così disse Gesù ai suoi discepoli e
così ripete a noi, suoi discepoli di oggi. Non si è luce, se non si
è nell'amore: “Chi ama suo fratello, dimora nella luce”,
ci dice San Giovanni e, se siamo nella luce, questa illumina
maggiormente le necessità dei fratelli. Gesù si è identificato con
i poveri e questo per i cristiani conferisce una luce nuova sulla
realtà del povero. Gesù che pronuncia sul pane le parole: “Questo
è il mio Corpo”, ha detto queste stesse parole anche dei
poveri: “L’avete fatto a me”. E come dicesse: “Quel
mendicante, bisognoso di un po’ di pane, quel povero che tende la
mano, sono io”. Gesù ci chiede questo atteggiamento: aiutare
il bisognoso per essere luce del mondo. In una umanità dove domina
l'indifferenza, l'egoismo, Gesù ci chiede di amare per essere luce;
insegna che l'amore sia tale da illuminare come la lucerna posta sul
lucerniere. In un’umanità sprofondata nel vuoto e che sfida
continuamente la morte, è necessario il sale per darle nuovamente il
sapore e la gioia di vivere. Nessuno mangia un cucchiaio di solo
sale, ma lo mette nel cibo per renderlo più saporito. Così
non dobbiamo amare solo noi stessi e diventare così grandi egoisti e
egocentrici, ma mettere il nostro amore negli altri. E’ con
l'amore reciproco che la vita acquista sapore, riceve un senso, dà
gioia e felicità.
Già
nell’Antico Testamento, il profeta Isaia svela il modo concreto di
essere luce: attraverso la carità ordinata, fattiva e concreta che
si piega verso il povero e il sofferente: “Se toglierai di mezzo
a te l’oppressione,
il puntare il dito e il parlare empio,
se
aprirai il tuo cuore all’affamato,
se sazierai l’afflitto di
cuore,
allora brillerà fra le tenebre la tua luce,
la tua
tenebra sarà come il meriggio” (Is 58, 9-10).
Nella
luce amica di noi cristiani gli uomini trovano la vera luce: la luce
della vera vita.
4)
Il martirio della verginità.
Le
nostri luci si accendono nel martirio della Vergine Maria ai piedi
della Croce e, naturalmente, in quel martirio che ne fu la sorgente:
il martirio di Cristo-Luce.
Cristo
chiama tutti a tale testimonianza di vita. Una vita nella quale ogni
istante, anche il più nascosto, semplice e banale, è un’opera
buona, bella di Dio in noi, perché gli uomini, guardandoci, possano
rendere gloria a Dio, perché le bestemmie contro il Nome di Dio
pronunciate da molti di fronte alla morte, siano trasformate in
benedizione.
In
ciò ci sono di esempio le Vergini consacrate che con l’offerta
della loro verginità diventano uno speciale ostensorio di Cristo
come lo fu la Madonna. Queste donne sono martiri sul modello di
Maria, Vergine e Madre, perché la verginità non è rinunciare
all’amore, è donarsi completamente all’Amore, a Dio-Carità nel
cui cuore tutti siamo accolti. Esse mostrano che vivendo una
vocazione verginale si arriva alla trasfigurazione di se stessi e dei
rapporti con gli altri vissuti come li ha vissuti la Madonna. Esse
ricordano a tutti i cristiani la vocazione di essere l’intatta
dimora di Dio.
1 Il
SALE,
che normalmente è usato sui
cibi per renderli più saporiti ed anche per conservarli,
ha questi significati simbolici soprattutto nel mondo biblico:
1.
Il
sale dell'alleanza e della solidarietà.
Nell'Antico Oriente esisteva un patto del sale, sinonimo di alleanza
inviolabile. 2.
Il
sale dell'amore.
“Abbiate
sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri"
(Mc
9,50).
3.
Il
sale della vita.
Nel Medio oriente si friziona con il sale il bambino appena nato per
dargli vigore e vitalità (Ez.
16,4) e
anche per tenere lontani dalla sua esistenza gli spiriti del male.
4.
Il
sale della sapienza.
Anche noi per indicare una persona senza intelligenza diciamo che è
“scipita”. Mettere il sale dell'intelligenza, della riflessione
nelle proprie parole significa diventare persone capaci di
consigliare, di sostenere, di confortare e guidare altri (Col
4,6).
5.
Il
sale della morte. L'acqua
salata non disseta, il sale versato sulla ferita, brucia, le distese
di sale del Mar Morto non permettono la vita. Nell’antichità in
Oriente come tra i Greci e i Romani quando si voleva considerare
morta per sempre una città conquistata e rasa al suolo, si versava
sale sulle sue rovine. 6.
Il
sale della maledizione. Nella
Bibbia si parla varie volte della “maledizione del sale”: Dt
29,22; Ger 17,6. 7.
Il
sale della purificazione. Le
vittime sacrificali erano cosparse di sale perché fossero rese
pure.
2 LA
LUCE,
che illumina
e riscalda, ha questi significati:
1.
è
la prima creatura
che
Dio desidera creare: "Sia la Luce". 2.
Dio
stesso
è
Luce:
“Egli è la luce e in lui non vi sono tenebre” (1Gv
1,5).
3.
La
Parola di Dio è
luce: “La sua parola è lampada ai nostri passi” (Sal
109,105).
4.
Gesù
stesso
si
proclama luce vera
del mondo venuta per illuminare ogni uomo (Gv
1,5; 8,12).
5.
Luce
fonte di vita:
il mondo immerso in una perenne oscurità morirebbe, così come
muore una pianta.
3 “Ritengo
infatti che Dio abbia messo noi, gli apostoli, all'ultimo posto,
come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al
mondo, agli angeli e agli uomini.”
(1 Cor 4, 9).
4 Tertulliano
scrive :
“Noi
ci moltiplichiamo ogni volta che siamo mietuti da voi: il sangue dei
martiri è seme di nuovi cristiani”
(Apol., 50,13: CCL 1,171).
Lettura
teologico-spirituale
«
Voi siete il sale della terra … Voi siete la luce del mondo »
Commento
preso dal Concilio Vaticano II Decreto sull’attività missionaria
della Chiesa
Ad
Gentes, nn 35-36
“Essendo
la Chiesa tutta missionaria, ed essendo l'opera evangelizzatrice
dovere fondamentale del popolo di Dio, il sacro Concilio invita tutti
i fedeli ad un profondo rinnovamento interiore, affinché, avendo una
viva coscienza della propria responsabilità in ordine alla
diffusione del Vangelo, prendano la loro parte nell'opera missionaria
. Tutti i fedeli, quali membra del Cristo vivente, a cui sono stati
incorporati ed assimilati mediante il battesimo, la cresima e
l'eucaristia, hanno lo stretto obbligo di cooperare all'espansione e
alla dilatazione del suo corpo, sì da portarlo il più presto
possibile alla sua pienezza (Ef 4,13). Pertanto tutti i figli della
Chiesa devono avere la viva coscienza della loro responsabilità di
fronte al mondo, devono coltivare in se stessi uno spirito veramente
cattolico e devono spendere le loro forze nell'opera di
evangelizzazione. Ma tutti sappiano che il primo e principale loro
dovere in ordine alla diffusione della fede è quello di vivere una
vita profondamente cristiana. Sarà appunto il loro fervore nel
servizio di Dio, il loro amore verso il prossimo ad immettere come un
soffio nuovo di spiritualità in tutta quanta la Chiesa, che apparirà
allora come « un segno levato sulle nazioni » (Is 11,12), come «
la luce del mondo» e «il sale della terra». Una tale testimonianza
di vita raggiungerà più facilmente il suo effetto se verrà data
insieme con gli altri gruppi cristiani, secondo le norme contenute
nel decreto relativo all'ecumenismo”.
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