Solennità
dell’Assunzione di Maria al Cielo - 15 agosto 2019
Ap
11,19a; 12,1-6a.10ab; Sal 44; 1 Cor 15,20-27a; Lc 1, 39-56
1)
Assunzione: la festa di un inizio, per servire.
L’assunzione
di Maria ci mostra che la morte non è la fine della vita, ma il
confine tra la vita terrena vissuta nella fede e quella celeste
vissuta nella visione, ma anche questa nel servizio alla vita. Maria
che aveva dato la vita alla Vita, con la sua assunzione mostra che la
distanza tra il cielo e la terra è annullata.
La festa di oggi celebra il fatto che Lei è stata accolta
definitivamente in cielo da suo Figlio, come Lei aveva accolto sulla
terra Lui che veniva dal cielo. Anche per noi celebrare l’assunzione
significa vivere questa duplice accoglienza e imparare da Maria a
vivere con e per amore.
Nella
Vergine Madre, assunta in cielo, ci è rivelato l’eterno destino
che ci attende oltre la morte: un destino di felicità piena nella
gloria divina.
E’
vero. Da una parte, la morte1
della Madre di Dio e di ciascuno di noi conclude una esistenza che il
disegno divino di salvezza aveva continuamente legata a Cristo. Nel
pellegrinaggio terreno, che fu fisico (da Nazareth a Betlemme, da
Betlemme in Egitto, dall’Egitto a Nazareth, da Nazareth a
Gerusalemme, fino ad Efeso) e spirituale (un pellegrinaggio di fede,
di obbedienza e di amore partendo dal proprio cuore per arrivare a
quello di Dio, dando un cuore di carne a Cristo). “Finito
il corso della vita terrena, Maria fu assunta alla gloria celeste in
anima e corpo e dal Signore esaltata quale Regina dell’universo,
perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo, Signore dei
signori (cfr. Ap
19,16)
e vincitore del peccato e della morte”
(Concilio
Vaticano II, Cost.
Dogm. Lumen Gentium, 59).
“(Così, nella sua Assunzione al cielo), Maria
è come avvolta da tutta la realtà della comunione dei santi, e la
stessa unione col Figlio nella gloria è tutta protesa verso la
definitiva pienezza del Regno, quando Dio sarà tutto in tutti”
(id.)
E’
altrettanto vero che, d’altra parte, la morte e assunzione furono
per Maria l’inizio della vita beata. San Giovanni Paolo II affermò
che Maria è stata assunta in cielo, perché potesse continuare il
ruolo proprio di madre, di mediatrice di clemenza nella venuta
definitiva di Cristo Giudice e vivificatore di tutte le creature (cfr
Enciclica Redemptoris Mater n. 41)
Maria
- diceva il Santo Padre Giovanni Paolo II - è stata assunta
per servire “serva del Signore” anche nella gloria eterna.
Maria prepara e serve il Regno finale del Figlio. “La gloria di
servire non cessa di essere la sua esaltazione regale: assunta in
cielo, ella non termina quel suo servizio salvifico, in cui si
esprime la mediazione materna, fino al perpetuo coronamento di tutti
gli eletti” (Id, 41). Nessuno ha confidato in Dio più di
Maria, come appare evidente già dalle parole da lei pronunciate nel
“Magnificat”: “La mia anima magnifica il Signore”, cioè
“proclama grande” il Signore, e desidera quindi “che Dio sia
grande nel mondo, sia grande nella sua vita, sia presente tra tutti
noi” (Benedetto XVI, Omelia, 15 agosto 2005).
La
Madonna ci mostra maternamente che Dio è un Padre, grande nella
misericordia e non un ‘concorrente’ nella nostra vita, come se
fosse un despota uno che vuole toglierci qualcosa della nostra
libertà. Lei sa che, se Dio è grande, anche noi siamo grandi e noi
allora, con Maria, dobbiamo sforzarci di capire che in cielo potremo
essere assunti, presi, accolti, solo se faremo modo che Dio sia
grande nella nostra vita, in tutti gli ambiti e in tutti i momenti
della nostra vita.
Dio
manifesta la sua grandezza facendosi piccolo con noi per essere
accolto, custodito e amato, e l’uomo, che è realmente piccolo in
sé, può farsi grande con Dio e vivere in lui e con lui per
l’eternità.
Preghiamo
costantemente la Madonna, che perché è con Dio e in Dio, è
vicinissima ad ognuno di noi, conosce il nostro cuore, può sentire
le nostre preghiere, può aiutarci con la sua bontà materna”, per
cui possiamo senz’altro “affidare tutta la nostra vita a questa
Madre, che non è lontana da nessuno di noi”.
2)
Una Festa consolante
La
festa odierna perciò ci è di grande consolazione, perché con essa
si celebra non solo il fatto prodigioso dell’assunzione in cielo
della Madre di Gesù in corpo ed anima ma anche la fede di noi che
crediamo che saremo con lei nella gloria. E lo saremo, se faremo di
tutto per vivere come lei nella fede, nella preghiera, nella
speranza, nella carità e nel servizio, se sapremo trasfigurare ogni
nostra sofferenza, compresa quella per i nostri peccati, in purezza e
in amore, se a lei sempre ci rivolgeremo per essere degni del perdono
e della misericordia di Cristo.
Maria
assunta in cielo sta a significare che l’amore vince sulla morte e
che la morte non è la fine ma piuttosto il confine tra una
condizione di mortalità e una condizione di immortalità.
Perché,
come Maria ha abbracciato la divinità del Verbo, così il Risorto
abbraccia l’incomparabile umanità di Maria, per cui l’assunzione
è una specie di restituzione da parte di Cristo dell’abbraccio
ricevuto in terra dalla madre: e in questo abbraccio siamo compresi
anche noi.
E
molto significativo che per la festa dell’Assunzione la liturgia
scelga il cantico del Magnificat, dove la Madonna loda Dio e mostra
come i suoi occhi di donna piena di grazie e di fede guardano la
realtà.
Lei
è lieta perché il Signore ha guardato (il testo greco usa un verbo
che vuol dire “guardare giù”) la sua umiltà, cioè il suo
essere “humus”, cioè terra. Dio, dunque, guarda verso di noi
nella nostra realtà di polvere. Questa polvere umile per definizione
è oggetto dello sguardo di Dio, dell’amore di Dio. Proprio questa
coscienza di esser polvere, di essere piccola ha permesso alla
Madonna di dire di sì, Amen (io credo) e quindi di essere certa che
lei piccola non portava nel suo grembo un piccolo, ma un grande:
“Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente”. In questa festa
dell’Assunzione diciamo con la Madonna il Magnificat, riconoscendo
che la nostra piccolezza può accogliere la grandezza di Cristo come
l’ha fatto sua Madre. Se così faremo anche noi parteciperemo non
solo alla gioia, ma anche al fatto dell’Assunzione. A questo
compito sono particolarmente impegnate le Vergini consacrate come
indica il Rituale della loro consacrazione invitandole alla preghiera
di lode (cfr n. 27: “Ricevete il libro della preghiera della
Chiesa. Non cessate mai di lodare Dio”). Mi permetto di
ricordare loro anche l’invito fatto alle loro consorelle da parte
di Sant’Ambrogio: “Sia in ciascuna l'anima di Maria per
magnificare il Signore; sia in ciascuna lo spirito di Maria per
esultare in Dio. Se c'è una sola madre di Cristo secondo la carne,
secondo la fede, invece, Cristo è il frutto di tutti, poiché ogni
anima riceve il Verbo di Dio, purché, immacolata e immune da vizi,
custodisca la castità con intemerato pudore"(Commento su san
Luca 2,26: PL 15, 1642). Come Maria, la sorella più
piccola di Marta, hanno “scelto la parte migliore”, oggi come la
grande Maria, Vergine e Madre, pregano il Magnificat, per ottenere
per sé e per tutta la Chiesa la parte migliore: quella di essere
inseparabilmente unite al Signore per essere sempre con Lui nella
gioia che non ha fine.
1Per
indicare la “morte” della Vergine Madre la tradizione cristiana
preferisce usare i termini: transito
o dormizione.
LETTURA
PATRISTICA:
SAN
BERNARDO DI CHIARAVALLE
I
Sermone per l’assunzione della Vergine Maria
“Salendo
oggi nei cieli, la gloriosa Vergine ha certamente portato al colmo la
gioia dei cittadini del Cielo. Infatti Lei non è niente di meno che
colei la cui voce fece trasalire di gioia nel grembo di una madre che
lei aveva salutato il bambino che vi era ancora racchiuso.
Se
l’anima di un bambino non ancora nato si è fusa di felicità alla
voce di Maria, quale dovette essere l’allegrezza degli spiriti
celesti quando ebbero la gioia di intendere la sua voce, di
contemplare il suo volto?
E
anche per noi, fratelli prediletti, il giorno della sua Assunzione è
una festa splendida, è motivo di gioia e di felicità. La presenza
di Maria illumina il mondo intero. E’ dunque con ragione che le
azioni di grazie e i canti di lode risuonano nei cieli. Ma credo che
noi, fratelli miei, abbiamo più motivi di gemere che di applaudire.
In
effetti, questo mondo inferiore non deve commisurare il suo dolore,
quando lei lo lascia, alla gioia stessa che la sua presenza diffonde
nei cieli? Tuttavia, smettiamo i pianti quaggiù, perché dopo tutto
noi non abbia qui una città permanente, noi aspiriamo a quella dove
Maria oggi fa il suo ingresso nella città celeste. Se un giorno noi
dobbiamo esserne i concittadini, dobbiamo averla presente nei nostri
pensieri, dobbiamo partecipare alle sue gioie, dobbiamo condividere
la sua gioia, soprattutto quelle che oggi come un torrente riempie
così bene questa città di Dio. Gioia che anche quaggiù riceviamo
come gocce che cadono su questa terra.
La
nostra Regina ci ha preceduti e l’accoglienza gloriosa che Le è
fatta deve impegnare noi suoi umili servitori a seguire Lei, la
Nostra Signora. Il nostro esilio ha inviato in avanscoperta una
avvocata che, nella sua qualità di madre del nostro Giudice, di
madre della misericordia, deve trattare da persona supplicante, ma
supplicante ascoltata, l’affare della nostra salvezza: Ma chi potrà
farsi un’idea giusta della gloria, nel cui seno la Regina del mondo
oggi è entrata, della prontezza piena di amore, con cui tutta la
moltitudine delle legioni celesti si è mossa per incontrarla? In
mezzo a quali cantici di glorie Lei è stato condotta al suo trono?
Con quale volto di pace, con quale aria serena, con quali gioiosi
abbracci Lei è stata accolta da suo Figlio, e da Lui elevata al di
sopra di tutte le creature con tutti gli onori, di cui è degna una
tale madre, e con tutta la solennità e lo splendore che convengono
ad un tale Figlio? E’ meglio lasciare il posto a cantici di lode,
perché questo giorno deve essere consacrato a canti di festa.
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