L'Incarnazione
del Verbo avvenne in un preciso istante nel tempo, in un luogo solo e
in una sola persona. La Pentecoste non è così determinata a un
luogo e a un tempo, è un evento perenne e lo Spirito Santo riempie
ciascuno di noi.
Pentecoste
– Anno C – 9 giugno 2019
Rito
romano
Atti
2, 1-11; Sal 103 (104); Romani 8,8-17; Giovanni 14,15-16.23b-26
Rito
ambrosiano
At
2,1-11; Sal 103 (104); 1Cor 12,1-11; Gv 14,15-20
Fuoco
e vento
1) Il dono dello Spirito.
Solennità della Pentecoste. E’
la festa dello Spirito di Dio, dello Spirito Santo. Non la festa
della Terza Persona della Santissima Trinità in quanto procede dal
Padre e dal Figlio, o dal Padre per il Figlio, nel mistero intimo
della vita divina, ma è la festa dello Spirito in quanto lo Spirito
Santo ci è stato donato e si è diffuso sopra la terra, in quanto lo
Spirito è il dono di Dio, il dono che Dio ci ha fatto di Sé per
vivere Egli stesso nei nostri cuori.
E’
la festa che porta a compimento i disegni di Dio: nel dono dello
Spirito veramente si compie l’incontro di ogni persona con Dio. Non
si compie soltanto un incontro, si realizza un mistero, il mistero
della partecipazione personale di ciascuno di noi all’intima vita
di Dio. Nel dono dello Spirito noi siamo stati attratti nel seno
della divina Trinità, noi siamo divenuti della famiglia stessa di
Dio. Non siamo più soltanto chiamati remotamente a questa vita
divina, ma siamo resi partecipi di essa nel segreto più profondo
della nostra natura. Nel dono dello Spirito si compie davvero una
creazione nuova, più mirabile e grande della prima. Di fatto, la
prima creazione altro non è che pura condizione a questa elevazione
che Dio compie di noi, facendoci tutti partecipi di Sé. La natura,
l’esistenza che abbiamo ricevuto come creature, per noi
specialmente che Dio ha voluto dotare di uno spirito, non sarebbero
stati che coscienza ed esperienza di miseria e di morte.
Celebriamo
la Pentecoste per sentire Dio all’opera. Preghiamo perché, in
questa creazione “spirituale” che Lui va suscitando dagli abissi
della colpa e del male, noi sentiamo Dio all’opera in ogni cuore
umano e ci doniamo, ogni giorno di più, a Lui perché si serva di
noi come collaboratori suoi a questa opera immensa di trasfigurazione
dell’universo. Come dice il Cantico di san Sergio: “ Battezzati
da questo fuoco divino, illuminati da questa luce, diveniamo noi
tutti trono della Divinità, strumento della divina onnipotenza, pura
rivelazione di Dio.”
Oggi,
questo Spirito di vita e di amore, è riversato sul mondo, su
ciascuno di noi. Come sulla Croce il cuore del Figlio di Dio fu
trapassato e ne sgorgarono sangue e acqua (l’origine dei
sacramenti) e la lancia penetrò fino all’anima, “fino al nodo
della Trinità” (Paul Claudel), così ora fluisce in abbondanza
come da un vaso sbrecciato da cui sgorga l’acqua, lo Spirito di Dio
nel mondo. E’ un’immagine rozza di una realtà delicatissima.
Immagine che ci ricorda l’evidenza dell’evento di Pentecoste.
Anche il rumore potente e le lingue di fuoco erano solo immagini per
descrivere un evento: l’evento della creazione, quando noi non
esistevamo ancora, l’evento della redenzione tra il presepe di
Betlemme e la croce di Gerusalemme, che non avevamo ancora capito.
Ora con il dono delle Spirito possiamo capire. Ora, con il dono dello
Spirito possiamo partecipare alla processione dello Spirito dal Padre
e dal Figlio. Questa partecipazione a quello che il Catechismo chiama
pienezza della grazia santificante.
2) L’antica e la nuova
Pentecoste.
Per Israele, la Pentecoste, da festa
della mietitura, era diventata la festa che faceva memoria della
conclusione dell’Alleanza al Sinai. Dio aveva mostrato la sua
presenza al popolo attraverso il vento e il fuoco e gli aveva poi
fatto dono della sua legge, dei 10 Comandamenti incisi su pietra.
Nel giorno della nuova Pentecoste,
quella dei cristiani, Dio ha donato la sua legge di carità, ma non
l’ha scritta su due tavole di pietra, bensì l’ha incisa nel
cuore degli Apostoli per mezzo dello Spirito Santo, poi l’ha
comunicata a tutta la Chiesa per mezzo degli Apostoli. Su di loro il
giorno di Pentecoste “lo
Spirito Santo è sceso con suono improvviso e ha mutato le loro menti
di esseri carnali all’interno del suo amore, e mentre apparvero
all’esterno lingue di fuoco, all’interno i cuori divennero
fiammeggianti, poiché, accogliendo Dio nella visione del fuoco,
soavemente arsero per amore»
(San Gregorio Magno, Hom.
in Evang. XXX,
1: CCL
141, 256). Il fuoco dello Spirito Santo li riunì in comunione
di vita, e di Vita divina per loro e per il mondo. La loro Parola non
fu più solo umana, ma Parola di Dio, che lo Spirito Santo aveva
posto nei loro cuori e sulle loro bocche di carne. E portarono questo
Vangelo di verità e di amore a tutto il mondo.
“La voce di Dio divinizza il
linguaggio umano degli Apostoli, i quali diventano capaci di
proclamare in modo “polifonico” l’unico Verbo divino. Il soffio
dello Spirito Santo riempie l’universo, genera la fede, trascina
alla verità, predispone l’unità tra i popoli. «A quel rumore la
folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare
nella propria lingua delle grandi opere di Dio» (At 2,6.11)”
(Benedetto XVI).
Con il dono dello Spirito Santo è
affidato anche a noi, discepoli di oggi, questo fuoco di carità che
si fa annuncio di perdono redentore. Annuncio che Dio non ha
solamente visitato la terra, Dio non è solamente disceso quaggiù
nel mondo, ma Dio si dona a me e a te, vive in me e in te, in noi sua
Chiesa, suo Corpo vero.
Recitando spesso la giaculatoria “Vieni
Santo Spirito, vieni per Maria”, chiediamo allo Spirito Santo il
dono della Sapienza per comprendere (non solo nel senso di capire con
la testa ma di accogliere con il cuore, come indica l’etimologia
del verbo com-prendere= prendere con, accogliere dentro). Leggiamo,
infatti, nella Sacra Scrittura: “Pregai
e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della
sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la
ricchezza al suo confronto”
(Sap 7,7-8). Questa superiore sapienza è la radice di una conoscenza
nuova, una conoscenza permeata di carità, grazie alla quale l'anima
acquista, per così dire, dimestichezza con le cose divine e ne prova
gusto. San Tommaso d’Aquinio parla appunto di “un
certo sapore di Dio” (Summa
Theologiae IIa -IIae, 45, 2,
ad 1), per cui il vero sapiente non è semplicemente colui che sa le
cose di Dio, ma colui che le sperimenta, le vive e le condivide,
facendosi missionario annunciando che Dio è Amore, è pienezza di
verità, di gioia e di pace.
3) Lo Spirito: fiori, vita e
gioia.
Nella prima Parte della Somma Teologica
(I, 37, 2), San Tommaso d’Aquino scrive: “Come
il fiorire è produrre fiori così l’amare è spirare amore, e come
l’albero è fiorente di fiori così il Padre esprime con il Verbo,
cioè il figlio, se stesso, e la creatura, e il Padre e il Figlio di
amano nello Spirito Santo come amore procedente, nel quale amano se
stessi e noi”. Fiori, vita
e gioia: ecco lo Spirito. A questo punto si ferma il balbettio della
nostra teologia di pellegrini e non ci resta che contemplare questa
verità di amore. Chi umanamente avrebbe potuto pensare che Dio con
lo stesso medesimo amore, ami se stesso e noi, quasi che un stesso
fremito muova e riscaldi congiungendo la nostra vita alla sua?
L’uomo ha sempre cercato un barlume di
speranza per vincere la disperazione della morte e delle sofferenze
inevitabili, e i sapienti greci avevano trovato questo barlume
dichiarando che l’uomo è affine con Dio. Riprendendo questo
anelito che l’uomo è di genere divino, nel discorso all’Areopago
san Paolo annuncia: “Noi in
Dio viviamo e ci muoviamo e siamo”
(At 17,20).
Ora, quello che è già mirabile nella
partecipazione naturale che l’uomo ha della natura divina, diventa
pressoché indicibile, ma consolante, mistero di amore misericordioso
nella partecipazione alla natura e vita divina mediante la grazia.
Questa grazia ci è stata meritata dalla passione di Cristo. Lo
Spirito Santo ci conduce a Figlio, ci rende capaci, assetati e
affamati della sua Grazia. Gli Apostoli furono i primi a farne la
felice esperienza. Fecero esperienza della Verità che è vedere
chiaro nelle cose e in noi stesse, avere la certezza che Dio ci ama e
che noi possiamo amare e rifugiarci in lui, chiamandolo “Padre”.
4) Dallo Spirito Santo la Madonna
ebbe in dono Gesù.
Se
la preghiera consigliata oggi è “Vieni Santo Spirito, vieni per
Maria” e la seconda è il “Padre nostro”, la terza è l’Ave
Maria, perché “non c’è Pentecoste senza la Madonna”
(Benedetto XVI), che dallo Spirito Santo ricevette in dono Gesù.
La presenza di Maria, piena di Grazia, è
all’inizio, nel Cenacolo dove gli Apostoli “erano
perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a
Maria, la Madre di Gesù, e ai fratelli di lui”
(At 1,14) E così è sempre, oggi come allora, a Gerusalemme e
in tutte le parti del mondo.
Già al momento dell'annunciazione Maria
aveva sperimentato la venuta dello Spirito Santo. L'angelo Gabriele
le aveva detto: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te
stenderà la sua ombra la potenza dell'altissimo; Colui che
nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio»
(Lc 1,35). Per mezzo di questa discesa dello Spirito Santo in lei,
Maria è¨ stata associata in modo unico ed irripetibile al mistero
di Cristo. Nell'enciclica Redemptoris
Mater
il Beato Giovanni Paolo II ha scritto: “Nel
mistero di Cristo essa è presente già “prima della creazione del
mondo” (cf. Ef 1,4) come colei che il Padre ha scelto eternamente
come madre del suo Figlio nell'incarnazione - ed insieme al Padre
l'ha scelta il Figlio, affidandola eternamente allo Spirito di
santità” (n. 8).
Nel cenacolo di Gerusalemme quando
mediante gli eventi pasquali il mistero di Cristo sulla terra è
giunto al suo compimento, Maria si trova nella comunità dei
discepoli per preparare una nuova venuta dello Spirito Santo - e una
nuova nascita: la nascita della Chiesa.
E vero che lei stessa è già “tempio
dello Spirito Santo” per la sua pienezza di grazia e la sua
maternità divina; ma essa partecipa alle suppliche per la venuta del
Paraclito (paraclī̆tus
che deriva dal greco
παράκλητος
ossia chiamato
presso,
invocato
e quindi consolatore),
affinché con la sua potenza faccia prorompere nella comunità
apostolica lo slancio verso la missione che Gesù Cristo, venendo nel
mondo, ha ricevuto dal Padre (cf. Gv 5,36), e, ritornando al Padre,
ha trasmesso alla Chiesa (cf. Gv 17,18). Maria, sin dall'inizio, è
unita alla Chiesa, come una dei “discepoli” del Figlio, ma nello
stesso tempo spicca in tutti i tempi come “figura ed
eccellentissimo modello (della Chiesa stessa), nella fede e nella
carità” (Conc. Vat. II, Lumen
Gentium 53).
Benedetto XVI disse alle Vergini
Consacrate: “Siate di nome e
di fatto ancelle del Signore a imitazione della Madre di Dio"
(RCV, 29) e le invitò alla perseveranza nel donare a Dio tutto il
proprio essere indicando nella Vergine di Nazaret e nel suo “sì”
la prima straordinaria realizzazione di questa offerta di sè. (cfr
Udienza alle Partecipanti al Congresso dell’"ORDO
VIRGINUM" 15 maggio 2008). E
già sei anni fa, Papa Francesco ha ricordato loro che le Vergini
consacrate “sono icona di
Maria e della Chiesa” (7
maggio 2013).
LETTURA
PATRISTICA
Dai
Discorsi di san Bernardo.
Sermo
I de Pentec.1-6.PL 183,323-326.
Oggi
celebriamo, dilettissimi, la festa dello Spirito Santo. Onoriamolo
con allegrezza e amore adorante, perché in Dio lo Spirito Santo è
quanto vi è di più soave. Egli è la bontà stessa di Dio, anzi è
Dio. Se celebriamo i santi, quanto più dobbiamo lodare colui che li
ha santificati, e se veneriamo i santificati, quanto più dobbiamo
onorare il loro Santificatore! Oggi è il giorno in cui lo Spirito
Santo da invisibile si è fatto visibile, cosi come il Figlio,
invisibile per natura, si degnò mostrarsi nella nostra carne. Oggi
lo Spirito rivela qualcosa di sé stesso, come appunto già l'avevano
fatto il Padre e il Figlio, perché ci incamminiamo verso la vita
eterna, che è la conoscenza perfetta della Trinità. Per il momento,
questa conoscenza trinitaria ci è possibile soltanto in parte,
mentre cogliamo con la fede tutto quello che ci sfugge. Conosco il
Padre grazie alla sua opera creatrice. poiché odo tutte le creature
proclamare: Egli ci ha fatti e noi siamo suoi 1( Sal 99,3 ).
Infatti, dalla creazione del mondo in poi.. le sue perfezioni
invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da
lui compiute, come la sua eterna potenza e divinità. 2( Rm1,20 )
Invece
l'eternità e l'immutabilità del Padre oltrepassano la mia
comprensione, perché Dio abita una luce inaccessibile.
2
Fra
le persone della Santissima Trinità conosco un po' meglio il Figlio,
poiché egli si è incarnato; ma chi potrà mai cogliere la sua
generazione eterna e la sua uguaglianza con il Padre? Nei confronti
dello Spirito Santo mi è noto soltanto che egli è spirato, poiché
la sua processione dal Padre e dal Figlio oltrepassa totalmente le
mie capacità: Stupenda per me
la tua saggezza,, troppo alta e io non la comprendo.3(
Sal 138,6 ) Vi sono due poli in una processione: donde si viene e
dove si va..Lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, ma
questa processione è avvolta per me in tenebre fitte. Invece, la sua
processione verso gli uomini ha preso ad apparire chiaramente agli
occhi dei fedeli. Al tempo della Pentecoste. lo Spirito invisibile
manifestò la sua venuta con segni visibili; oggi, questi segni sono
spirituali, ben più degni della natura dello Spirito. Allora, lingue
di fuoco si posarono sugli apostoli, perché essi potessero
proclamare in altre lingue parole di fuoco e predicare con labbra
ardenti una legge di fuoco. Non rammarichiamoci se oggi lo Spirito
Santo non si presenta più a noi in quel modo,
giacché
a ciascuno e data una manifestazione particolare dello Spirito per
l'utilità comune.4(1 Cor 12,7 )
3
Potremmo
dire che la manifestazione di Pentecoste è destinata più a noi che
agli apostoli.
A
che infatti sarebbe loro servito parlare in lingue se non per
convertire le genti?
Ma
lo Spirito ha agito in essi anche in modo più nascosto, cosi come
continua a fare oggi in noi.
L'azione
dello Spirito Santo negli apostoli si fa evidente se consideriamo che
dopo Pentecoste la loro pusillanimità cede a intrepida fermezza:
essi non cercano più di nascondersi per paura dei Giudei, e
l'energia che prima mettevano nel fuggire ora li anima nell'annunzio
della parola.
Il
cambiamento è dovuto senz'altro all'opera dello Spirito di Dio in
essi.
Il
capo degli apostoli era stato terrorizzato dalla parola di una
serva,e ora ha il coraggio per affrontare le autorità.
La
Scrittura ci dice che gli apostoli se ne andarono dal sinedrio
lieti di essere stati oltraggiati per amore del nome di Gesù. 5(
At 5,41 )
Chi
dubiterà allora che lo Spirito di fortezza li abbia visitati,
colmandoli intimamente di energia invisibile? Anche oggi la presenza
dello Spirito è manifestata da quanto opera in noi.
4
Lo
Spirito ci comanda di stare lontani dal male e di fare il bene, ma
egli soccorre la nostra debolezza in entrambe le situazioni, e benché
le grazie siano diverse, esse provengono dal medesimo Spirito. Per
distoglierci dal male, lo Spirito suscita in noi tre mozioni: il
pentimento, la supplica e il perdono. Il nostro ritorno a Dio inizia
con il pentimento, che non è nostra iniziativa, ma dello Spirito di
Dio. Ce lo insegna la ragione e l'autorità lo conferma. Quando
qualcuno, intirizzito dal freddo, viene a scaldarsi accanto al fuoco,
potrà mai dubitare che il calore gli viene dalla fiamma? Cosi, se
uno, congelato nel male, viene sciolto dagli ardori del pentimento,
capisce che un altro spirito è venuto a scuotere e a giudicare il
suo. Abbiamo anche nel vangelo l'autorità del Signore che sentenzia
a proposito dello Spirito Consolatore: Egli
convincerà il mondo quanto al peccato.6(
Gv16,8 )
5
Abbiamo
detto che il pentimento è la prima tappa del ritorno verso Dio.
Ma
a che serve pentirsi di una colpa, se non si supplica per ottenere il
perdono?
Perciò
lo Spirito Santo colma l'anima di una dolce speranza, che la muove a
pregare con una fiducia senza incrinature.
Permettimi
di mostrarti che tale preghiera e opera dello Spirito di Dio.
Fino
a quando lo Spirito è lontano dal tuo cuore, tu non troverai la
preghiera,perché soltanto lo Spirito può gridare in noi: Abbà,
Padre.
Infatti
egli intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili.
7( Rm 8,15-26 )
Lo
Spirito Santo opera simultaneamente nel nostro cuore e in quello del
Padre:
nel
nostro cuore intercede per noi presso il Padre; nel cuore del Padre
perdona con lui.
Nel
nostro cuore è il nostro avvocato, nel cuore del Padre è il nostro
Signore.
Nel
nostro cuore infonde la grazia della preghiera, nel cuore del Padre
egli ci dona quel che chiediamo.
Nel
nostro cuore istilla la fiducia verso il Padre, mentre inclina il
cuore del Padre ad una misericordia più grande. Sappi bene che è lo
Spirito a procurarci il perdono, poiché fu detto agli apostoli:
Ricevete
lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi. 8(
Gv 20,22 )
Perciò
mediante il pentimento, la supplica e il perdono lo Spirito Santo ci
distoglie dal male.
6
In
che modo lo Spirito agisce in noi per attirarci al bene? Anche qui,
con una triplice azione: egli ammonisce, insegna e muove. Esorta la
memoria, illumina la ragione, muove la volontà, giacché in queste
tre facoltà consiste tutta l'anima Lo Spirito suggerisce alla nostra
memoria il ricordo di buoni e santi pensieri .
Ogni
volta che ti senti spuntare in cuore l'ispirazione al bene, rendi
grazie a Dio e onora lo Spirito Santo, perché ne hai sentito la
voce. Il vangelo dice infatti: Lo Spirito Santo vi ricorderà
tutto ciò che io vi ho detto.9
Nota
bene la frase che precede: V'insegnerà ogni cosa.9( Gv 14,26
) Si tratta della seconda opera dello Spirito: e gli istruisce la
nostra ragione. Molti cercano di far il bene, ma non sanno che strada
prendere. Dopo l'ispirazione al bene è perciò necessaria una
seconda grazia che ci permetta di passare agli atti in modo che la
grazia di Dio porti frutto. San Giacomo infatti ammonisce:
Chi
sa fare il bene e non lo compie, commette peccato.10(Gc
4,17)
Non
basta che lo Spirito ammonisca la memoria e illumini la ragione sul
bene da compiere: deve poi smuovere la volontà perché attuiamo quel
bene. Anche qui è all'opera lo Spirito che sorregge la nostra
debolezza e riversa nei nostri cuori la carità; questa fa allora
sorgere in noi una volontà orientata verso il bene.
7
Quando
lo Spirito viene in te, s'impossessa di tutta la tua anima e tu odi
che ti parla dentro:
suggerisce
buoni pensieri alla memoria, istruisce e stimola al bene, illuminando
la ragione, poi infiamma la volontà. Non ti vedi l'anima riempita di
lingue di fuoco? La loro molteplicità simboleggia la diversità di
operazioni, ma esse si uniscono nella luce unica della verità e
nella fiamma ardente dell'amore. Soltanto nella consumazione finale
la nostra anima sarà totalmente colmata, quando una buona misura
pigiata, scossa e traboccante ci sarà versata in grembo. Quando
accadrà ciò? Al compiersi dei giorni della Pentecoste. Beati quelli
che sono già nel tempo pasquale eterno, ossia i fratelli a cui lo
Spirito ha detto di riposarsi dalle fatiche terrene. Essi sono già
entrati nell'anno giubilare, e aspettano con noi l'ultima Pentecoste.
8
Voi
sapete che celebriamo i due tempi
liturgici della Quaresima e della Pasqua.
L'uno
precede la passione, l'altro segue la risurrezione.
La
Quaresima è dedicata alla compunzione del cuore e alle lagrime della
penitenza,
mentre
nel tempo pasquale il cuore si apre all'amore adorante e al canto
solenne dell'alleluia.
La
Quaresima è figura della vita presente e Il tempo pasquale
rappresenta il riposo dei santi dopo la morte.
Al
termine dei cinquanta giorni del periodo di Pasqua celebriamo la
Pentecoste.
Essa
simboleggia l'ultimo giudizio, quando la casa sarà ricolma della
pienezza dello Spirito Santo. Allora la terra intera sarà inondata
dalla maestà dello Spirito, quando non solo l'anima ma il corpo
risorgerà incorruttibile, a condizione di essere stato seminato in
terra, quando ancora era corruttibile.
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