Corpus
Domini - Anno B – 3 giugno 2018
Rito Romano
Es
24, 3-8;
Sal 115;
Eb 9,
11-15; Mc
14, 12-16.
22-26.
Corpus Domini
Rito Ambrosiano
Sir 16,24-30; Sal 148;
Rm 1,16-21; Lc 12,22-31
II Domenica di
Pentecoste
1)
Presenza nel
mondo, per
salvarlo
In
questa
domenica
in
cui
si
festeggia
il
Corpus
Domini1,
festa
di
lode
e
di
ringraziamento,
la
Chiesa
non
solo
celebra
l’Eucaristia,
ma
la
reca
solennemente
in
processione,
annunciando
pubblicamente
che
il
Sacrificio
di
Cristo
è
per
la
salvezza
del
mondo
intero.
Bisogna
portare
Cristo
sulle
strade
del
mondo,
perché
Colui
che
le
fragili
specie
dell’Ostia
velano
è
venuto
sulla
terra
proprio
per
essere
“la
vita
del
mondo”
(Gv
6,
51).
Con
questa processione siamo annunciatori cioè missionari, e
persone con una meta santa cioè pellegrini.
Siamo
missionari perché camminando uniti attorno al Corpo di
Colui, che è il Signore del cosmo e della storia, portiamo Cristo al
mondo intero e con Lui l’annuncio di quella pace che Lui ci ha
lasciato e che il mondo non può dare. La nostra processione
eucaristica ci permette di testimoniare con umile gioia che in quella
piccola Ostia candida, che il Sacerdote porta devotamente, c’è la
risposta agli interrogativi più assillanti. C’è il conforto di
ogni più straziante dolore. C’è, in pegno, l’appagamento di
quella sete bruciante di felicità e di amore che ognuno si porta
dentro, nel segreto del cuore.
Siamo pellegrini
perché andiamo verso l’eterna patria celeste. Siamo pellegrini non
soltanto per l’inquietudine dell’eterno, che possediamo in comune
con ogni essere umano, ma per vocazione. Cristo ci chiama a
condividere la sua amicizia e la sua missione. Non siamo soli nel
nostro pellegrinaggio: con noi cammina Cristo, Pellegrino che rinnova
la presenza di Dio sulle strade del mondo, Pellegrino con i
pellegrini sulla strada di Emmaus. Emmaus significa il luogo dove
Cristo spezza se stesso quale Pane della vita, Pane degli angeli,
Pane dei pellegrini “panis angelorum, factus cibus viatorum -”
(Sequenza della Messa di oggi) che ci dà la forza di riprendere il
cammino con Lui, per Lui, in Lui.
Oggi, “festa
del Corpus Domini, abbiamo la gioia non
solo di celebrare questo mistero, ma anche di lodarlo e cantarlo per
le strade della città dove abitiamo. La processione che si fa al
termine della Messa, possa esprimere la nostra riconoscenza per tutto
il cammino che Dio ci ha fatto percorrere attraverso il deserto delle
nostre povertà, per farci uscire dalla condizione servile,
nutrendoci del suo Amore mediante il Sacramento del suo Corpo e del
suo Sangue” (Papa Francesco)
Dunque per poter
compiere il cammino della vita, che la processione di oggi significa,
occorre cibarsi dell’Eucaristia, di questo Pane degli angeli che si
è fatto cibo per gli uomini, affamati di verità, di amore e di
libertà.
Stupiti della
vicinanza grandissima di Cristo, che abita nelle nostre Chiese, che
sta nelle nostre mani, che non aspetta altro che dimorare in noi, non
ci resta che prendere come cibo Lui, che “ha preso la nostra carne
e il nostro sangue perché la Sua carne e il Suo sangue possano
essere la nostra vita” (Card. John Henri Newman).
Cerchiamo di avere lo
stesso stupore della Vergine Maria che con sguardo rapito contemplava
il volto di Cristo a Betlemme come a Gerusalemme. Dalla Culla alla
Croce la Madonna non smise di guardare con fede amorosa il volto di
Figlio e di stringerlo con pietà tra le sue braccia non appena nato
e non appena morto, sia la nostra Madre celeste il modello di amore a
cui deve ispirarsi la nostra adorazione eucaristica. In questo modo
vivremo l’Eucaristia non come semplice gesto devozionale, ma come
gesto della vita e che influisce sulla vita.
2)
Presenti alla
PRESENZA.
Il
mistero2
eucaristico
ha
tre
aspetti:
sacrificio,
comunione
e
presenza.
La
festa
del
Corpo
del
Signore
soprattutto
celebra
un
aspetto,
quello
della
presenza
reale.
Non
possiamo
e
non
dobbiamo
separare
i
tre
aspetti
propri
di
questo
mistero,
ma
ciò
non
ci
impedisce
oggi
di
riflettere
principalmente
sul
mistero
della
presenza
reale,
per
essere
presenti
a
questa
Presenza,
che
si
dona
completamente
a
noi.
“Ogni
qualvolta
noi
facciamo un
atto di
fede nella
Presenza
reale del
Cristo noi
facciamo un
atto che è molto superiore e quello di tutto Israele che ha passato
il Mar Rosso. In questo caso, Israele passò dalla terra dell'esilio
a una terra di libertà. E noi grazie all’Eucarestia passiamo da
questo mondo a quello del Padre.” (D.
Divo
Barsotti).
Il 15 ottobre 2015,
nell’incontro di Benedetto XVI con i bambini della prima Comunione,
uno di loro, Andre fece questa domanda: “La mia catechista,
preparandomi al giorno della mia prima Comunione, mi ha detto che
Gesù è presente nell'Eucaristia. Ma come? Io non lo vedo!”.
Benedetto XVI rispose: “Sì, non lo vediamo, ma ci sono tante cose
che non vediamo e che esistono e sono essenziali. Per esempio, non
vediamo la nostra ragione, tuttavia abbiamo la ragione. Non vediamo
la nostra intelligenza e l’abbiamo. Non vediamo, in una parola, la
nostra anima e tuttavia esiste e ne vediamo gli effetti, perché
possiamo parlare, pensare, decidere... Così pure non vediamo, per
esempio, la corrente elettrica, e tuttavia vediamo che esiste,
vediamo questo microfono come funziona; vediamo le luci. In una
parola, proprio le cose più profonde, che sostengono realmente la
vita e il mondo, non le vediamo, ma possiamo vedere, sentire gli
effetti. L’elettricità, la corrente non le vediamo, ma la luce la
vediamo. E così via. E così anche il Signore risorto non lo vediamo
con i nostri occhi, ma vediamo che dove è Gesù, gli uomini
cambiano, diventano migliori. Si crea una maggiore capacità di pace,
di riconciliazione... Quindi, non vediamo il Signore stesso, ma
vediamo gli effetti: così possiamo capire che Gesù è presente
Andiamo dunque incontro a questo Signore invisibile, ma forte, che ci
aiuta a vivere bene”.
Il
cuore
della
risposta
di
Benedetto
XVI
colpisce
davvero
nel
segno:
“Proprio
le
cose
invisibili
sono
le
più
profonde
e
importanti”.
In
fondo
è
il
segreto
che
la
volpe
rivela
al
Piccolo
Principe
del
bel
racconto
di
Antoine
de
Saint-Exupery:
“Ecco
il
mio
segreto.
E’
molto
semplice:
non
si
vede
bene
che
con
il
cuore.
L’essenziale
è
invisibile
agli
occhi”3.
Poco sopra, ho
proposto la Madonna come modello di persona adorante il Presente, il
Figlio di Dio che aveva preso la sua carne. Adesso propongo come
esempio un’altra Maria: la Maddalena. Presentiamoci al Cristo nel
tabernacolo come questa donna si presentò ai piedi del Signore e
ascoltava la sua parola (Lc 10, 39). Certamente era era più contenta
di vedere Gesù più che di ascoltare le sue parole. Il suo volto
santo, il suo sguardo, il suo sorriso, il suo perdono toccavano il
cuore di Maria Maddalena. Gesù è lo stesso nel SS.mo Sacramento.
Semplicemente mettiamoci ai suoi piedi come Maria, nella gioia di
essere con Lui.
C’è anche l’esempio
del contadino, parrocchiano del Santo Curato d’Ars. Questo umile,
semplice lavoratore della terra, dopo una giornata nei campi stava in
chiesa e guardava il tabernacolo, senza aprire bocca. Alla domanda
del suo Santo parroco: “Che dici in questo tempo di adorazione?”,
il contadino rispose: “Io guardo Lui e Lui guarda me”. Quando
Gesù guarda un’anima, Lui le dona la sua somiglianza - diceva
Santa Teresa d’Avila – ma occorre che quest’anima non smetta di
fissare solamente su di Lui il suo sguardo. Quando San Pietro
camminando sulle acque tolse gli occhi da Cristo per guardare la
tempesta, cominciò ad affondare. Pietro imparò la lezione e ci
insegna anche oggi a tenere fissi gli occhi sul volto del Signore
“come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti
il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori” (2 Pt
1,19). Se diamo tempo a Cristo nella preghiera e, in particolare,
nell’adorazione avremo come dono Cristo stesso che ci tende la mano
e ci tira fuori dall’acqua che affoga.
“L’adorazione
nella sua essenza è un abbraccio con Gesù, nel quale gli dico: ‘Io
sono tuo e ti prego sii anche tu sempre con me’” (Benedetto XVI).
L’adorazione del Ss.mo Sacramento è sempre preparazione e
ringraziamento della Messa. Essa costituisce il momento per
eccellenza nel quale sviluppiamo e facciamo cresce in noi l’offerta
di noi stessi, completamente. In effetti, il significato
dell’adorazione eucaristica non è solo quello di mettersi in
ginocchio davanti alla presenza di Cristo nel sacramento, ma anche di
unirci all’offerta pura e perfetta del nostro Salvatore.
L’adorazione eucaristica ci dona il desiderio e la forza di
metterci senza esitazione nelle mani di Dio, in totale e lieto
abbandono in Lui.
Un
esempio
ditale
offerta
di
sé
ci
viene
dalla
Vergini
consacrate
nel
mondo.
Queste
donne
manifestano
con
la
vita
ciò
che
il
loro
cuore
crede
e
adora.
Esse
testimoniano
che
è
possibile
vivere
eucaristicamente
mediante
la
loro
offerta
totale
a
Cristo
– Sposo
eucaristico.
Queste
donne
testimoniano
come
ogni
consacrazione
al
Signore
deve
esprimersi
sempre
mediante
l’offerta
completa
di
sé.
“il
mistero
eucaristico
ha
anche
un
intrinseco
rapporto
con
la
verginità
consacrata,
in
quanto
quest’ultima
è
espressione
della
dedizione
esclusiva
della
Chiesa
a
Cristo,
che
lei
accoglie
come
suo
Sposo
con
fedeltà
radicale
e
feconda.
Nell’Eucaristia
la
verginità
consacrata
trova
ispirazione
e
nutrimento
della
sua
dedizione
totale
a
Cristo”(Benedetto
XVI,
Sacramentum
Caritatis,
81).
Con un’esistenza che
si alimenta del Corpo di Cristo, le donne consacrate mostrano che la
verginità non è
soltanto
capacità
di offrirsi
completamente
in dono
a Dio,
ma la
di
accogliere
il dono
di Dio,
la scelta
di Dio.
Con
la loro
vita
alimentata
dall’Eucaristia,
sono
testimoni
visibili
dell’amore
di Dio
invisibile
mostrando
nella
semplicità
della vita
quotidiana
che la
vita umana
può
diventare
eucaristia.
Così
mostrano
che la
preghiera
diventa
vita e
la vita
diventa
preghiera.
1 Questa festa, nella sua forma storica, è sorta nel secolo 13° e si è sviluppataampiamente nelle Comunità cattoliche in tutto il mondo. Tuttavia l’inizio diquesta festa può essere visto già in quella prima “processione” composta dagliapostoli, che circondavano Cristo e nello stesso tempo portandolo nei loro cuoricome Eucaristia, uscirono dal cenacolo verso il monte degli Ulivi. Era il Giovedìsanto.
2 Per chi crede, “mistero” non è qualcosa di oscuro, in cui nulla c’è da capire. Alcontrario, si tratta di qualcosa di così profondo, in cui c’è sempre qualcosa dinuovo da scoprire e mai possiamo dire di averne raggiunto il fondo.
Lettura (quasi)
Patristica
San Tommaso d’Aquino,
dottore della Chiesa
(Opuscolo 57, nella
festa del Corpo del Signore, lect. 1-4)
O
prezioso e meraviglioso convito!
L'Unigenito Figlio di
Dio, volendoci partecipi della sua divinità, assunse la nostra
natura e si fece uomo per far di noi, da uomini, dèi.
Tutto quello che
assunse, lo valorizzò per la nostra salvezza. Offrì infatti a Dio
Padre il suo corpo come vittima sull'altare della croce per la nostra
riconciliazione. Sparse il suo sangue facendolo valere come prezzo e
come lavacro, perché, redenti dalla umiliante schiavitù, fossimo
purificati da tutti i peccati.
Perché rimanesse in
noi, infine, un costante ricordo di così grande beneficio, lasciò
ai suoi fedeli il suo corpo in cibo e il suo sangue come bevanda,
sotto le specie del pane e del vino.
O inapprezzabile e
meraviglioso convito, che dà ai commensali salvezza e gioia senza
fine! Che cosa mai vi può essere di più prezioso? Non ci vengono
imbandite le carni dei vitelli e dei capri, come nella legge antica,
ma ci viene dato in cibo Cristo, vero Dio. Che cosa di più sublime
di questo sacramento?
Nessun sacramento in
realtà è più salutare di questo: per sua virtù vengono cancellati
i peccati, crescono le buone disposizioni, e la mente viene
arricchita di tutti i carismi spirituali. Nella Chiesa l'Eucaristia
viene offerta per i vivi e per i morti, perché giovi a tutti,
essendo stata istituita per la salvezza di tutti.
Nessuno infine può
esprimere la soavità di questo sacramento. Per mezzo di esso si
gusta la dolcezza spirituale nella sua stessa fonte e si fa memoria
di quella altissima carità, che Cristo ha dimostrato nella sua
passione.
Egli istituì
l'Eucaristia nell'ultima cena, quando, celebrata la Pasqua con i suoi
discepoli, stava per passare dal mondo al Padre.
L'Eucaristia è il
memoriale della passione, il compimento delle figure dell'Antica
Alleanza, la più grande di tutte le meraviglie operate dal Cristo,
il mirabile documento del suo amore immenso per gli uomini.
Nessun commento:
Posta un commento