Natività1
di San Giovanni Battista – Solennità
XII Domenica Tempo
Ordinario - Anno B – 24 Giugno 2018
Rito Romano
Is 49,1-6; Sal 138; At
13,22-26; Lc 1,57-66.80
Rito Ambrosiano
V Domenica dopo
Pentecoste
Gen 17,1b-16; Sal 104;
Rm 4,3-12; Gv 12,35-50
V Domenica dopo
Pentecoste
1) La nascita di
Giovanni: il precursore, il profeta, il martire, il battezzatore.
Oggi 24 giugno, a pochi
giorni dal solstizio d’estate, la Chiesa celebra con solennità la
nascita di San Giovanni Battista. Fra sei mesi la liturgia, a pochi
giorni dal solstizio d’inverno, la Liturgia ci farà di nuovo
celebrare con ancor più solennità la nascita del Salvatore. Col 25
dicembre le giornate cominciano ad allungarsi, col 24 giugno le
giornate cominciano a diminuire.
Riferendosi a Gesù,
Giovanni dice: “Lui deve crescere e io diminuire” (Gv
3,30). La logica vuole che quando il sole splende le lampade vengano
spente, non sono più necessarie per vedere le persone e le cose. In
ogni caso, San Giovanni anche se non è la luce, è “la lampada che
arde e splende” (Gv 5,35) per testimoniare la luce.
Anche nel dato
astronomico c'è un parallelismo evidente tra la festa del Natale di
Cristo e quella del natale di San Giovanni, il precursore, il
cui padre, Zaccaria, si rivolge a lui appena nato dicendo: “E tu,
che ora sei piccolo, sarai chiamato profeta dell’Altissimo,
camminerai davanti al Signore” (Lc 1,76). Così è venuto al mondo
“colui che è il più grande tra i nati di donna … più che un
profeta” (Lc 7,26.28).
Dunque, San Giovanni
non è solo il precursore, è anche un profeta speciale. In
effetti, i profeti prima di lui hanno parlato di Cristo, annunciando
la sua venuta. Lui, Giovanni l’ha indicato, presente tra noi
dicendo “Ecco l’Agnello che toglie i peccati del mondo”.
L’ultimo (in ordine di tempo) dei profeti ma il il più grande e il
più prossimo al Salvatore. Ed è stato anche il primo testimone di
Cristo che per Lui ha dato la vita, quindi lo si può e si deve
chiamare martire.
A questo profeta e
martire è stato dato il nome di “Giovanni”, che indica il suo
compito: “Dio dà misericordia”. In effetti,
in lingua ebraica Giovanni significa “Dio è
misericordioso”. Così già nel nome si esprime il fatto che il
neonato un giorno annuncerà il piano di salvezza di Dio.
A questo nome di
“Giovanni” è quasi sempre unito il Battista, perché questo
Santo che ha indicato al mondo la misericordia incarnata, ha
predicato e impartito “il
battesimo della conversione” nel Giordano, dove ha battezzato
Cristo stesso. Ciò facendo ha permesso al Redentore di svelare due
aspetti del Suo mistero: l’umiltà e la carità:
l’umile Dio di misericordia e il Figlio, l’Amato, l’Unto del
Signore.
2) Dio di
misericordia.
Come ho accennato poco
sopra, il brano evangelico parla anche del nome che è dato al
neonato: Giovanni. Ma è importante anche ciò che si ascolta nella
prima lettura e nel salmo responsoriale della festa di oggi.
La prima lettura, presa
dal libro di Isaia, dice: “Il Signore dal seno materno mi ha
chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome. Ha
reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all'ombra della
sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua
faretra”. Il salmo responsoriale ritorna su questo concetto che Dio
ci conosce fin dal seno materno: “Sei tu che hai creato le mie
viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre... Ancora
informe mi hanno visto i tuoi occhi” (Sal 138).
Comunemente, si ha
un’idea molto riduttiva e giuridica di persona, questo genera molta
confusione nel dibattito sull'aborto. Sembra che un bambino
acquisisca la dignità di persona dal momento in cui questa gli viene
riconosciuta dalle autorità umane. Per la Bibbia persona è colui
che è conosciuto da Dio, colui che Dio chiama per nome; e Dio, ci
viene assicurato, ci conosce fin dal seno materno, i suoi occhi ci
vedevano quando eravamo “ancora informi” nel seno della madre. La
scienza ci dice che nell’embrione c’è, in divenire, tutto l’uomo
futuro, progettato in ogni minimo particolare; la fede aggiunge che
non si tratta solo di un progetto inconscio della natura, ma di un
progetto d’amore del Creatore.
La figura di Giovanni è
davvero una figura speciale. E il nome che riceve indica un’azione
del Dio di misericordia, il “chinarsi” di Dio, l’irradiarsi di
Dio, sul suo popolo.
Lui è l'uomo che la
provvidente Misericordia ha scelto per preparare l’ingresso
dell'Eterno nella storia.
Va poi ricordato che
Giovanni non è solo il battezzatore, il martire, il profeta e il
precursore di Gesù, solo per quanto riguarda la nascita, la missione
e la morte. Lui è anche l’amico dello sposo che, presentata la
sposa allo sposo e organizzata la festa di nozze, scompare dalla
scena di questo mondo. Non va dimenticato che Giovanni il Battista
dice di se stesso: “Io sono voce di uno che grida nel deserto:
Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia”
(Gv 1, 23).
Se dovessi dare una
definizione di Giovanni il Battista, non dovrei fare altro che
ripetere quanto ho appeno scritto. Ma se alla domanda: “Chi è il
Battista”, dessi un senso più largo, scriverei che il battezzatore
è ciascuno di noi. Essendo diventati figli di Dio per mezzo del
Battesimo, non voluto da noi, ma voluto dall'Alto, siamo chiamati, a
tener fede alle parole dei nostri genitori, impegnandoci a vivere
veramente da figli di Dio, da risorti, obbedienti alla volontà del
Padre che, non ci chiederà cose superiori alle nostre forze, ma che
sta alla nostra destra per difenderci.
Siamo come il Battista,
quando siamo obbedienti alla volontà di Dio, quando ci veniamo
incontro l’un l’altro, quando ci facciamo piccoli perché Cristo
si faccia grande nel cuore di ciascuno che incontriamo.
La vita di ogni essere
umano è un compimento di un disegno di Dio. Come il Battista fu
preannunciato, ogni nascita è un preannuncio. Dio ha un disegno su
di noi. Come dice: “Io ti ho disegnato sul palmo della mia mano”
(Is 49, 16).
Dal grembo di mia madre
tu hai detto il mio nome, ancora prima che nascessi tu mi conoscevi
(Id) e il Salmo 138 dice: “Tu mi hai tessuto nel grembo di mia
madre cioè mi sei più madre di mia madre. Ai tuoi occhi sono un
prodigio perché Dio mi vede con l’occhio della madre.
Ecco, capire che il
nostro nascere è il compimento di un disegno di amore vuol dire una
cosa ben precisa vuol dire che la nostra vita viene dall’amore,
quella è la sua sorgente e la sua sorgente è anche ciò che
contiene. Se la nostra sorgente è il veleno, la morte, il nulla o è
l’odio o chissà che cosa, la nostra vita sarà o l’uno o l’altro
o chissà che cosa. Se invece al suo principio c’è questo disegno
di amore che mi ha pensato, mi ha curato, mi ha tessuto: “Tutti i
miei giorni erano contati ancora prima che ne esistesse uno; sono
scritti nel tuo libro e non solo i giorni prima ma anche tutte le mie
lacrime nell’otre tuo raccogli”.
Nulla è perso
dell’essere umano; è tutto visto, è previsto e amato e accolto o
perdonato da Dio.
Vedere la nascita così
vuol dire vedere la persona in un modo diverso. Ogni nascita è un
aspetto di questa tenerezza di Dio che si espande su tutta la
creazione ed è fonte di gioia. Questa gioia c’è non solo quando
c’è una nascita naturale, ma anche, e soprattutto, quando c’è
una nascita spirituale. Di questa fecondità spirituale sono
testimoni speciali le Vergini consacrate.
Papa Francesco insegna:
“Anche oggi la Chiesa riceve un grande beneficio dall’esercizio
della maternità spirituale di tante donne consacrate…, che
alimentano nelle anime il pensiero per Dio, rafforzano la fede della
gente e orientano la vita cristiana verso vette sempre più elevate”.
E San Giovanni Paolo II
scriveva: “La verginità nel senso evangelico comporta la rinuncia
al matrimonio, e dunque anche alla maternità fisica. Tuttavia, la
rinuncia a questo tipo di maternità, che può anche comportare un
grande sacrificio per il cuore della donna, apre all'esperienza di
una maternità di diverso senso: la maternità «secondo lo spirito»
(cf. Rm 8, 4). La verginità, infatti, non priva la donna delle sue
prerogative. La maternità spirituale riveste molteplici forme. Nella
vita delle donne consacrate che vivono, ad esempio, secondo il
carisma e le regole dei diversi Istituti di carattere apostolico,
essa si potrà esprimere come sollecitudine per gli uomini,
specialmente per i più bisognosi: gli ammalati, i portatori di
handicap, gli abbandonati, gli orfani, gli anziani, i bambini, la
gioventù, i carcerati e, in genere, gli emarginati. Una donna
consacrata ritrova in tal modo lo Sposo, diverso e unico in tutti e
in ciascuno, secondo le sue stesse parole: «Ogni volta che avete
fatto queste cose a uno solo di questi (...), l'avete fatto a me»
(Mt 25, 40). L'amore sponsale comporta sempre una singolare
disponibilità ad essere riversato su quanti si trovano nel raggio
della sua azione. Nel matrimonio questa disponibilità, pur essendo
aperta a tutti, consiste in particolare nell'amore che i genitori
donano ai figli. Nella verginità questa disponibilità è aperta a
tutti gli uomini, abbracciati dall'amore di Cristo sposo” (Mulieris
dignitatis, 21).
Le Vergini consacrate,
infine, testimoniano che la verginità, come vocazione della donna, è
sempre vocazione di una persona, di una concreta ed irripetibile
persona. Dunque, profondamente personale è anche la maternità
spirituale, una maternità di grazia, che si fa sentire nella loro
vocazione. Con il loro sì (fiat) docile, generoso e fedele a
Cristo queste donne “permettono” a Dio di mantenere la sua
promessa d’amore fecondo e santificante.
1 Al posto della XII Domenica del Tempo Ordinario quest'anno –come ogni anno in cui il 24 giugno cade di Domenica- si celebra la festa della Natività di S. Giovanni Battista. Si tratta di una festa antichissima risalente al IV secolo. Perché la data del 24 Giugno? Nell'annunciare la nascita di Cristo a Maria l'angelo le dice che Elisabetta sua parente è al sesto mese. Dunque il Battista doveva nascere sei mesi prima di Gesù e in questo modo è rispettata la cronologia (Il 24, anziché il 25 giugno, è dovuto al modo di calcolare degli antichi, non per giorni, ma per Calende, Idi e None)
Lettura
Patristica
Sacramentarium Veronense, n. 237
Sacramentarium Veronense, n. 237
Il posto che occupa
Giovanni Battista nella storia della salvezza spiega l’antica
origine del suo culto in tutta la Chiesa. Sia l’Oriente che
l’Occidente, già nel IV secolo conoscono la festa in onore del
Precursore di Cristo, e numerose basiliche e templi sono dedicati al
suo nome. L’Oriente celebra la commemorazione di Giovanni Battista
il 7 gennaio, collegandola con l’Epifania del Signore, che nella
liturgia orientale corrisponde al Battesimo di Gesù nel Giordano.
L’Occidente, già nei tempi di sant’Agostino, sceglie la data del
24 giugno facendo riferimento al giorno della nascita di Cristo: la
nascita di Giovanni ebbe luogo sei mesi prima di quella di Cristo. Il
culto di Giovanni Battista si diffonde moltissimo nel V secolo; la
festa è preceduta dalla veglia notturna; il giorno stesso della
festa, poi come nel Natale, sono celebrate tre Messe. La festa
diviene molto popolare, e il popolo ha legato con essa diversi
costumi risalenti al paganesimo. In Oriente, sono comparse altre due
feste in onore di san Giovanni: la memoria dell’Incarceramento e la
memoria della Decollazione. Quest’ultima, attraverso la liturgia
gallica entra, nel VI secolo nel calendario romano ed è celebrata il
29 agosto. È il giorno della dedicazione della chiesa di San
Giovanni Battista a Sebaste di Samaria, dove i discepoli avrebbero
seppellito il corpo del loro Maestro.
«Venne
un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni» (Jn
1,6).
Fu santificato già nel seno della madre, poiché doveva svolgere una
grande missione nella storia della salvezza. Giovanni prepara il
popolo alla venuta dell’atteso Messia, battezza Gesù e lo indica
come Agnello che toglie i peccati del mondo. Cristo dirà di lui che
tra i nati di donna non c’è nessuno più grande di Giovanni
Battista.
Grande
per la sua missione, rimane pieno d’umiltà. Dice: «Viene uno che
è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure
il legaccio dei sandali» (Lc
3,16);
«Egli deve crescere e io invece diminuire» (Jn
3,30).
Giovanni nacque
prima di Cristo, per primo cominciò ad insegnare al popolo,
precederà anche Cristo nel sacrificio della vita. La Chiesa celebra
il giorno della «nascita al cielo» dei suoi santi: per Giovanni fa
una eccezione. La sua nascita preannuncia e prepara la nascita di
Gesù.
Celebrando
la nascita di Giovanni, la Chiesa porge l’orecchio alla voce di
Giovanni, che chiama alla conversione e chiede la sua intercessione:
affinché la Chiesa sappia sempre riconoscere colui che Giovanni
preannunciava; affinché i credenti camminino lungo la via indicata
da Giovanni, l’unica via che porta a Colui che il Santo
additava.
Dio onnipotente ed eterno,
concedi ai nostri cuori quella rettitudine
nel seguire le tue vie
che insegnò la «voce che grida» del beato Giovanni Battista.
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