II
Domenica di Quaresima – Anno A – 12 marzo 2017
Rito
Romano
Gn
12,1-4a; Sal 32; 2 Tm 1,8b-10; Mt 17,1-9
Rito
Ambrosiano
Es
20,2-24; Sal 18; Ef 1,15-23; Gv 4,5-42
Domenica
della Samaritana
1)
Trasfigurazione di Cristo
Domenica
scorsa, la Liturgia quaresimale ci ha fatto rivivere il mistero delle
tre tentazioni di Cristo nel deserto e della sua vittoria. In questa
seconda Domenica di Quaresima ci è chiesto di capire che rivivere il
mistero della vita di Cristo mediante la conversione, cioè facendo
con il Redentore, nuovo Mosè, un esodo di liberazione, una sorta di
“viaggio di ritorno” non tanto fisico, dall’esilio dell’Egitto
a Terra Santa, quanto spirituale, dall’esilio di falsità e di male
- provocato dal peccato - alla verità e alla bontà della Casa del
Padre, “prodigo” di misericordia.
Nel
racconto della Trasfigurazione Gesù è presentato come il nuovo Mosè
che incontra Dio “su un alto monte” (Mt 17, 1) nella
“nuvola luminosa” (Mt 17, 5), con il volto che brilla (Mt
17, 2). Anche Mosè incontra Dio nella nube sul monte Sinai (cfr. Es
24, 15-18), con il volto luminoso (cfr. Es 34, 29-35). Mosè
fu lo strumento, il collaboratore di Dio per la liberazione del
popolo ebreo. Gesù Cristo non solo libera, ma trasfigura il popolo
dei redenti.
Nella
storia del Cristianesimo occidentale si è pensato all'avvento della
salvezza più spesso in termini di liberazione che non di
trasfigurazione. Tuttavia la liberazione portata da Gesù si realizza
veramente solo nella trasfigurazione. Gesù lascia l'uomo con le sue
debolezze e le sue sofferenze, la sua solitudine e la sua morte, ma
trasfigura tutto ciò prendendolo su di sé e facendo della
condizione umana più povera il segno stesso della prossimità di Dio
al mondo.
Sul
Monte Tabor Gesù si trasfigura: le vesti candide e il volto
splendente del Figlio di Dio ci rivelano che Gesù, anche se sta
camminando verso la Croce, è in realtà il Signore, è il Risorto.
La “Via Crucis” che Gesù sta percorrendo nasconde un
significato pasquale, perché, in effetti, è una “Via Lucis”.
La Trasfigurazione che celebriamo oggi è, un anticipo caritatevole,
ma fugace: la strada da percorrere è ancora quella della Croce.
Infatti per sostenere lo spettacolo di debolezza di Cristo catturato
nel Getsemani e crocifisso sul Calvario, gli Apostoli Pietro, Giacomo
e Giovanni sono chiamati a vedere in anticipo la gloria di Gesù.
La
gloria dell’Unigenito, l’Amato del Padre, era stata come velata,
nascosta nel mistero della sua incarnazione. Lui, infatti, non
considerò come un tesoro da custodire gelosamente la sua condizione
di uguaglianza al Padre, ma umiliò se stesso (cfr. Fil 2).
Nella trasfigurazione, quella gloria investe con tutta la sua forza
l’umile umanità di Cristo e la rende piena dello splendore della
sua divinità. Rivelando il suo Volto brillante come il sole, pieno
di grazia e di verità ai tre discepoli “privilegiati”, Gesù li
prepara al dramma di morte che precede la risurrezione.
Ma
oltre che essere di sostegno per affrontare la passione e morte del
Salvatore, rivelando l’identità di Gesù e l’esito finale,
positivo, del suo cammino, il fatto della Trasfigurazione rivela
anche l’identità del discepolo e il cammino che deve compiere
colui, che vuole seguire Cristo. Anche la via del discepolo è
diretta alla croce e alla risurrezione.
La
parola di Dio oggi ci introduce in una nuova dimensione della nostra
partecipazione al mistero di Cristo: rivivere il mistero di Cristo,
negativamente significa rinnegare noi stessi, il nostro egoismo,
positivamente significa essere trasfigurati in Cristo e come Cristo.
Insomma,
in questa seconda tappa del cammino penitenziale il Vangelo ci rivela
il mistero della trasfigurazione di Cristo e della nostra
trasfigurazione. In effetti, la Trasfigurazione é un evento che ci
riguarda tutti: non solo perché noi dobbiamo assistere alla gloria
del Figlio di Dio risorto da morte, ma perché noi siamo uno con il
Cristo e la sua gloria investe anche noi, trasformando anche il
nostro corpo, la nostra anima e soprattutto il nostro spirito.
Giustamente la teologia ortodossa insegna che con la Trasfigurazione
non cambia nulla in Cristo, ma cambia qualche cosa negli occhi degli
apostoli, i quali finalmente vedono quello che il Cristo è sempre
stato: il Figlio di Dio.
Oggi
la Chiesa nella celebrazione del mistero della Trasfigurazione del
Signore, ci mostra la meta a cui è orientato il nostro cammino
penitenziale. Colla Trasfigurazione infatti “veniva dato fondamento
alla speranza della santa Chiesa, in modo che l’intero corpo di
Cristo potesse conoscere quale trasformazione gli sarebbe stata
donata, e le membra potessero rendersi sicure di aver parte a quella
bellezza che aveva rifulso nel capo” (S. Leone
Magno, Sermone 38,3.4).
2)
Trasfigurazione nostra: partecipi della bellezza di Cristo.
A
questo punto nasce spontanea la domanda: “Come possiamo
trasfigurarci come Cristo e far rifulgere in noi la Sua bellezza? La
risposta ci è data da San Paolo nella seconda lettura di questa
Domenica. L’Apostolo delle Genti ci insegna che la nostra
trasfigurazione in Cristo è possibile “in virtù del potere che ha
di sottomettere a sé tutte le cose”. Il Cristo esercita in
ciascuno di noi il potere che Egli possiede, di configurarci a Sé
inviando in noi il suo Santo Spirito.
E’
Questi la forza intima che, abitando in noi, ci trasfigura in Cristo.
Dunque, invochiamo lo Spirito Santo perché riempia i nostri cuori ed
allontani noi da tutto ciò che ci impedisce di essere pienamente
trasfigurati in Cristo.
Non
dimentichiamo, però, che è necessaria la nostra collaborazione, il
consenso della nostra libertà all’azione trasfigurante, come già
insegnava Sant’Agostino: “Chi ha fatto te senza te, non salva te
senza te”.
E
non dimentichiamo neppure di contemplare il “grande sacramento”,
Gesù Cristo Signore trasfigurato, che durante la passione fu
sfigurato. Lui è il “grande sacramento” non solo nel senso che
opera la salvezza, ma perché, in primo luogo, Lui è lo splendore
del Padre nella nostra umanità.
Poi
con gli occhi “spirituali” contempliamo la bellezza splendente di
Cristo, meditando questo verso di San Giovanni della Croce: In tua
beltà a contemplarci andiamo", che lo stesso Santo spiega così:
“Comportiamoci in maniera tale da arrivare a specchiarci nella tua
bellezza per mezzo della pratica dell'amore, vale a dire: siamo
simili nella bellezza e sia la tua bellezza tale che, mirandoci
scambievolmente, io appaia a te nella tua bellezza e tu mi veda in
essa, il che avverrà trasformandomi nella tua bellezza. Così io
vedrò te nella tua bellezza e tu me nella tua bellezza, e tu ti
vedrai in me nella tua bellezza ed io mi vedrò in te nella tua
bellezza. Che io sembri te nella tua bellezza e tu sembri me nella
tua bellezza e la mia bellezza sia la tua e la tua sia la mia, così
io sarò te nella tua bellezza e tu sarai me nella tua bellezza
poiché la tua stessa bellezza sarà la mia”. (Giovanni della
Croce, Cantico Spirituale, 35/3).
3)
Trasfigurate dall’amore.
Gesù
è “il più bello tra i figli dell’uomo” (Sal 44,3), ma
è anche misteriosamente colui che “non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi” (Is 53,2). Perché, dunque, è
ragionevole guardare Cristo crocifisso? Perché la Croce ci mostra
che la vera bellezza è l’amore di Dio che “sa
trasfigurare anche l’oscuro mistero della morte nella luce
irradiante della risurrezione” (Papa emerito Benedetto XVII). Per
entrare nella vita eterna – allora – bisogna ascoltare Gesù
seguendolo sulla via della croce. Ascoltarlo come fece Maria la
Sempre Vergine, che diede la sua carne alla Parola.
Sull'esempio
della Madre del Redentore le vergini consacrate nel mondo dicono un
sì totale a Cristo offrendo il loro corpo come tempio puro, come
tenda per lo Sposo Gesù e “La sua piena adesione alla volontà del
Padre rende la sua umanità trasparente alla gloria di Dio, che è
l’Amore che trasfigura tutto” (Papa Francesco). Queste vergini ci
sono di esempio nell’ascolto della sua Parola, che è custodita
nella Bibbia. La vita di queste donne è anche una testimonianza di
come si può ascoltare Cristo nei fatti della vita, cercando di
leggere in essi il disegno della Provvidenza e testimoniando che il
loro amore verginale a Cristo non le separa dal mondo, ma le spinge
ad ascoltarLo nei fratelli e nelle sorelle in umanità, specialmente
nei piccoli e nei poveri, in cui Gesù stesso domanda l’amore
concreto del cristiano. Infine, ci mostrano che ascoltare Cristo e
ubbidire alla sua voce di Sposo è la via maestra, l’unica, che
conduce alla pienezza dell’amore, che trasfigura e da gioia per
sempre.
Lettura
Patristica
Anastasio
Sinaita, Hom. de Transfigurat.
La
rivelazione del Tabor
Oggi
sul monte Tabor Cristo ha ridato alle sue sembianze umane la beltà
celeste. Perciò è cosa buona e giusta che io dica: "Quanto
è terribile questo luogo! È davvero la casa di Dio, è la porta dei
cieli"
(Gn
28,17)....
Oggi, infatti, il Signore è veramente apparso sul monte. Oggi, la
natura umana, già creata a somiglianza di Dio, ma oscurata dalle
deformi figure degli idoli, è stata trasfigurata nell’antica
bellezza fatta a immagine e somiglianza di Dio (Gn
1,26).
Oggi, sul monte, la natura, fuorviata dall’idolatria, è stata
trasformata, rimanendo tuttavia la stessa, e ha cominciato a
risplendere nel fulgore della divinità. Oggi, sul monte colui che un
tempo fu vestito di squallidi e tristi abiti di pelli, di cui parla
il libro della Gn (Gn
3,21),
ha indossato la veste divina avvolgendosi di luce come di un manto
(Ps
103,2).
Oggi, sul monte Tabor, in modo del tutto misterioso, si è visto come
sarà la vita futura nel regno del gaudio. Oggi, in modo mirabile si
sono adunati sul monte, attorno a Dio, gli antichi precursori della
Vecchia e della Nuova Alleanza, recando un mistero pieno di
straordinari prodigi. Oggi, sul monte Tabor, si delinea il legno
della Croce che con la morte dà la vita: come Cristo fu crocifisso
tra due uomini sul monte Calvario, così è apparso pieno di maestà
tra Mosè ed Elia.
E
la festa odierna ci mostra ancora l’altro Sinai, monte quanto più
prezioso del Sinai, grazie ai prodigi e agli eventi che vi si
svolsero: lì l’apparizione della Divinità oltrepassa le visioni
che per quanto divine erano ancora espresse in immagini ed oscure. E
così, come sul Sinai le immagini furono abbozzate mostrando il
futuro, così sul Tabor splende ormai la verità. Lì regna
l’oscurità, qui il sole; lì le tenebre, qui una nube luminosa. Da
una parte il Decalogo, dall’altra il Verbo, eterno su ogni altra
parola... La montagna del Sinai non aprì a Mosè la Terra Promessa,
ma il Tabor l’ha condotto nella terra che costituisce la Promessa.
Nerses Snorhali
Jesus, 492-493
La Trasfigurazione
(Mt
17,1-8)
Tu che hai manifestato
la tua Divinità
Ai discepoli tuoi sulla
montagna,
E del Padre hai
mostrato l'ineffabile gloria
Sfolgorante ai loro
occhi,
Purifica così il mio
oscuro spirito
E i sensi miei sì
tenebrosi,
Perché chiaramente al
luogo della Parusia
Saziarmi lo possa di
tua divina Gloria!
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