XXXIII
Domenica del Tempo Ordinario – Anno C – 13 novembre 2016
Rito Romano
Ml
3,19-20; Sal 97; 2Ts 3,7-12; Lc 21,5-19
Rito
Ambrosiano
Is
51, 4-8; Sal 49; 2Ts 2,1-14; Mt 24,1-31
I
Domenica di Avvento (Anno A)
La
venuta del Signore
1) Riflettere
sulla fine del mondo per conoscere il fine (scopo) del mondo.
In quest’ultima
domenica dell’anno liturgico, che scandisce la nostra vita, la
Chiesa ci fa meditare sulla fine di tutto, per dare inizio al Tutto,
che è la Vita eterna.
La Parola di Dio ci
invita oggi a meditare sulle realtà ultime, per poter conoscere e
comprendere segni dei tempi con uno sguardo di fede sul mondo e sulla
nostra vita e prepararci con fiducia all’incontro finale con
l’amore di Dio. In effetti, chi ha una confidenza amorosa in Dio è
capace di perseverare e merita la vita per sempre.
Nel brano del Vangelo
di oggi il Messia ci insegna a vivere con fiducia e con testimonianza
perseveranti, maturando nella consapevolezza che “ciò che non
abbiamo potuto ricevere a causa della nostra debolezza, possiamo
riceverlo con la nostra perseveranza” (cfr S. Efrem il Siro (306 –
373), dal Diatessaron, IV sec.).
Parlando di guerre,
rivoluzioni, carestie, persecuzioni e altri avvenimenti tristi,
Cristo non intende spaventare i discepoli di allora e di oggi, ma
insegnare che le difficoltà della vita, piccole o grandi che siano,
sono occasioni per diventare più forti nella fede e più saldi nella
speranza.
Da una parte, il
perseverare saldi nell’attesa di Cristo, che è il nostro Fine, è
la modalità grazie alla quale l’Atteso è accolto e pone la sua
dimora in mezzo a noi: Lui è l’Emmanuele, il Dio con noi –
sempre. Dall’altra parte, il tempo che ci separa dalla fine per
stare sempre con il Fine è il tempo della testimonianza, in cui
sperimentiamo la vicinanza di Dio e il suo amore, che non abbandona i
suoi discepoli, ma è loro accanto anche suggerire loro le parole di
fronte ai persecutori (cfr. Lc 21,15).
Gesù ci incoraggia a
rimanere fedeli a lui fino alla fine. Perseveriamo saldamente
nell’attesa e l’incontro con Lui trasformerà le nostre
difficoltà, le nostre paure e angosce, persino quelle della morte,
in una risurrezione gloriosa.
2) Due testimoni
di perseveranza e di testimonianza.
Tra i numerosissimi
santi, che sono esempio di perseveranza e di testimonianza di vera
attesa, ne scelgo due: San Giovanni, il precursore, e la Madonna,
perché sono come i due pilastri che stanno accanto al portale che
Cristo ha attraversato per entrare nella nostra storia.
Tutti e due non
aspettavano qualcosa, ma Qualcuno. Non cercavano di discernere dei
fatti più o meno apocalittici per decidere cosa fare nel futuro più
o meno immediato: loro aspettavano nientemeno che Dio. Non
attendevano tempi migliori, né una vaga utopia, né un eroe, ma
aspettavano davvero Dio.
San Giovanni Battista
attendeva semplicemente Dio, il Dio che veniva a mettere ordine, a
giudicare e a salvare. Il Precursore era uno deciso a tutto fino
all’ultimo. Non ebbe scrupoli a chiamare i capi del popolo “razza
di vipere” e a rinfacciare al re Erode tutti i misfatti da lui
compiuti. Non ebbe nessuna paura della prigione e della
decapitazione. Perseverò nell’essere “semplicemente” voce che
risuona nel deserto e attraverso ogni cosa, anche attraverso le
orecchie tappate. Lui fu un vero, perseverante testimone che indicò
la presenza dell’Agnello di Dio e suggellò questa indicazione con
il dono della vita. Lui mostra come si debba essere testimoni, cioè
martiri. Lui è modello per tutti i cristiani (laici, religiosi/e,
preti e vescovi) di come si debba essere missionari di Cristo:
nessuno deve annunciare se stesso, né sostituire la Parola con delle
chiacchiere, tutti dobbiamo essere solamente voce di Colui che sta
crescendo in mezzo a noi, che è sempre più grande di noi.
Anche la Madonna
attendeva Dio. Lei sapeva che l’angelo le aveva detto: “Il Santo
che porti in grembo sarà chiamato Figlio di Dio, figlio
dell’altissimo e il suo regno non avrà fine” (Lc 1, 31 ss).
Però, Lei non attendeva come invece il Battista attendeva un
Inimmaginabile, che veniva avanti con il fuoco, la scure e il
ventilabro. Lei aspettava un piccolo bambino. Ma per una mamma un
bambino che è Dio non è forse ancora più inimmaginabile? Quel
bambino non verrà forse a “gettare fuoco sulla terra”? E una
spada non dovrà trapassare il cuore della madre? Ma la Vergine Maria
perseverò nell’attesa, accolse in sé e donò all’umanità (a
ciascuno di noi) Uno che è “mite e umile di cuore” e che non
“strepita nelle piazze e non spegne il lucignolo fumigante” (Mt
11, 29, 12, 19 s). La Madonna perseverò anche nel cammino con
Cristo, da Nazareth dove lo concepì per opera dello Spirito Santo a
Gerusalemme dove Cristo emise lo Spirito e ricreò il mondo.
La nostra Madre
celeste ci è dunque eminente modello di come possiamo e dobbiamo
essere testimoni.
I tempi ultimi e i
segni tremendi che li indicano ci atterriscono, e ciò non solo
perché sono terrificanti ma perché ci indicano il definitivo che
inesorabilmente viene.
Che fare? “Convertirsi
e fare penitenza” ci dice Giovanni il Battista. “Portare Cristo
in noi per gli altri” ci dice la Madre di Dio. Dobbiamo passare
dall’io al tu, a Dio. Dallo sterile ed egoistico essere per se
stessi al fecondo e amoroso essere per gli altri, seguendo Cristo,
l’Emmanuele con noi e per voi.
3) L’esempio
delle vergini consacrate nel mondo.
Ed ora una breve
riflessione sul come le vergini consacrate nel mondo ci possono
essere di esempio per seguire San Giovanni il Battista e la Madonna.
Alla scuola del
Battista queste donne consacrate imparano non a parlare di Cristo ma
a indicarlo mettendo il pratica quotidianamente la frase: “Occorre
che io diminuisca perché Lui cresca”. Le vergini consacrate
mostrano che il Precursore non invita solo ad una sobrietà dello
stile di vita, ma anche ad un cambiamento interiore, grazie al quale
si accoglie la luce di Colui che è “il più Grande” e si è
fatto piccolo, “il più Forte” e si è fatto debole.
Alla scuola di Maria
questa consacrate imparano a vivere la verginità come intensità di
desiderio e di vita fecondo. Grazie alla loro consacrazione riaccade
il miracolo della maternità verginale della Madre di Dio.
Dall’incarnazione di
Dio e dalla grazia del Battesimo fiorisce quella progenie santa di
cui nella consacrazione delle vergini del Pontificale Romano la
Chiesa dice: “Pur nella salvaguardia della benedizione nuziale che
scende sullo stato matrimoniale, ci devono essere anime più nobili
che sacrificano la comunità fisica dell’uomo e della donna e che
tendono al mistero che il matrimonio contiene. Donando tutto il loro
amore al mistero indicato dal matrimonio, si consacrano a Colui che
è sposo e figlio della verginità eterna”.
Ma questo è il grande
mistero della Chiesa: l’unione tra divinità e umanità nel seno
della Vergine. Per questo la Chiesa benedice le vergini nelle
preghiera di consacrazione con queste parole: “Vi benedica il
Creatore del cielo e della terra, che si è degnato di scegliervi per
la comunione con la beata Maria, Madre del nostro Signore Gesù
Cristo”. La sua vita è semplicemente un prototipo. “Immagine
della verginità sia per voi la vita di Maria, da cui come da uno
specchio si riflette la bellezza della castità e la norma di ogni
virtù” (Sant’Ambrogio, De Virginibus, II, 2, 6, PL 16, 108). Se
la Chiesa vuole restare quella che è, “Vergine è e vergine sia”
(Sant’Agostino, Discorso 1,8). Ci devono essere queste “anime
nobili, che imitano nel loro corpo quello che avvenne in Maria e
anticipano ciò che la Chiesa salvata riceverà nella gloria.
Lettura Patristica
San Gregorio Magno
Sermo 1, 1-3
La fine del mondo
segna il trionfo di Gesù Cristo e il premio degli eletti.
Fratelli
carissimi, il nostro Signore e Redentore, volendoci trovare preparati
e per allontanarci dall’amore del mondo, ci dice quali mali ne
accompagnino la fine. Ci scopre quali colpi ne indichino la fine, in
modo che se non temiamo Dio nella tranquillità, il terrore di quei
colpi ci faccia temere l’imminenza del suo giudizio. Infatti alla
pagina del santo Vangelo che avete ora sentito, il Signore poco prima
ha premesso: "Si
leverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno
terremoti, pestilenze e carestie dappertutto"
(Lc
21,10-11);
e poi ancora: "Ci
saranno anche cose nuove nel sole, nella luna e nelle stelle; sulla
terra le genti saranno prese da angoscia e spavento per il fragore
del mare in tempesta"
(Lc
21,25);
dalle cui parole vediamo che alcune cose già sono avvenute e
tremiamo per quelle che devono ancora arrivare. Che le genti si
levino contro altre genti e che la loro angoscia si sia diffusa sulla
terra l’abbiam visto più ai nostri tempi che non sia avvenuto nel
passato. Che il terremoto abbia sconquassato innumerevoli città,
sapete quante volte l’abbiam letto. Di pestilenze ne abbiamo senza
fine. Di fatti nuovi nel sole, nella luna e nelle stelle, apertamente
per ora non ne abbiam visto nulla, ma che non siano lontani ce ne dà
un segno il cambiamento dell’aria. Tuttavia prima che l’Italia
cadesse sotto la spada dei pagani, vedemmo in cielo eserciti di
fuoco, cioè proprio quel sangue rosseggiante del genere umano, che
poi fu sparso. Di notevoli confusioni di onde e di mare non ne
abbiamo ancora avute, ma poiché molte delle cose predette già si
sono avverate, non c’è dubbio che avvengano anche le poche, che
ancora non si sono avverate; il passato è garanzia del futuro.
Queste
cose, fratelli carissimi, le andiamo dicendo, perché le vostre menti
stiano vigilanti nell’attesa, non s’intorpidiscano nella
sicurezza, non s’addormentino nell’ignoranza e vi stimoli alle
opere buone il pensiero del Redentore che dice: "Gli
abitanti della terra moriranno per la paura e per il presentimento
delle cose che devono avvenire. Infatti le forze del cielo saranno
sconvolte"
(Lc
21,26).
Che cosa il Signore intende per forze dei cieli, se non gli angeli,
arcangeli, troni, dominazioni, principati e potestà, che appariranno
visibilmente all’arrivo del giudice severo, perché severamente
esigano da noi ciò che oggi l’invisibile Creatore tollera
pazientemente? Ivi stesso si aggiunge: "E
allora vedranno venire il Figlio dell’uomo sulle nubi con gran
potenza e maestà".
Come se volesse dire: Vedranno in maestà e potenza colui che non
vollero sentire nell’umiltà, perché ne sentano tanto più
severamente la forza, quanto meno oggi piegano l’orgoglio del loro
cuore innanzi a lui.
Ma
poiché queste cose sono state dette contro i malvagi, ecco ora la
consolazione degli eletti. Difatti viene soggiunto: "All’inizio
di questi avvenimenti, guardate e sollevate le vostre teste, perché
s’avvicina il vostro riscatto".
È la Verità che avverte i suoi eletti dicendo: Mentre s’addensano
le piaghe del mondo, quando il terrore del giudizio si fa palese per
lo sconvolgimento di tutte le cose, alzate la testa, cioè prendete
animo, perché, se finisce il mondo, di cui non siete amici, si
compie il riscatto che aspettate. Spesso nella Scrittura il capo sta
per la mente, perché come le membra son guidate dal capo, così i
pensieri sono ordinati dalla mente. Sollevare la testa, quindi, vuol
dire innalzare le menti alla felicità della patria celeste. Coloro,
dunque, che amano Dio sono invitati a rallegrarsi per la fine del
mondo, perché presto incontreranno colui che amano, mentre se ne va
colui ch’essi non amavano. Non sia mai che un fedele che aspetta di
vedere Dio, s’abbia a rattristare per la fine del mondo. Sta
scritto infatti: "Chi
vorrà essere amico di questo mondo, diventerà nemico di Dio"
(Jc
4,4).
Colui che, allora, avvicinandosi la fine del mondo, non si rallegra,
si dimostra amico del mondo e nemico di Dio. Ma non può essere
questo per un fedele, che crede che c’è un’altra vita e l’ama
nelle sue opere. Si può dispiacere della fine di questo mondo, chi
ha posto in esso le radici del suo cuore, chi non tende a una vita
futura, chi neanche sospetta che ci sia. Ma noi che sappiamo
dell’eterna felicità della patria, dobbiamo affrettarne il
conseguimento. Dobbiamo desiderare d’andarvi al più presto
possibile per la via più breve. Quali mali non ha il mondo? Quale
tristezza e angustia vi manca? Che cosa è la vita mortale, se non
una via? E giudicate voi stessi, fratelli, che significherebbe
stancarsi nel cammino d’un viaggio e tuttavia non desiderare
ch’esso sia finito.
MA DEVO ESSERE SINCERA...MI PIACE MOLTO LEGGERE SULLA VERGINITÁ CONSACRATA NELLE SUE OMELIE..
RispondiEliminaLA vERGINE DELL'AVVENTO SIA CON LEI!
https://abbapaterdemariagladysvc.blogspot.com/2016/11/un-cielo-para-nosotros.html
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