I
Domenica di Avvento – Anno A – 27 novembre 2016
Rito Romano
Is
2,1-5; Sal 121; Rm 13,11-14; Mt 24,37-44
Rito
Ambrosiano
Is
35,1-10; Sal 84; Rm 11,25-36; Mt 11,2-15
III
Domenica di Avvento (Anno A)
Le
profezie adempiute
1)
La vigilanza ed altro.
Oggi
comincia l’Avvento1,
che prepara la festa per la nascita di Gesù a Betlemme. Questo breve
periodo liturgico di poco meno di 30 giorni rappresenta la lunga
distesa di secoli trascorsi nell’attesa del Redentore, giunto nella
pienezza dei tempi.
La liturgia ci aiuta a
vivere questo tempo di grazia.
Con vigilanza,
che è l’impegno intenso e fiducioso di chi confida nell’amore
misericordioso di Dio e si prepara all’incontro con Cristo
Salvatore.
Con la conversione
del cuore, perché senza un cuore rivolto a Dio
non sono possibili l’attesa, la speranza e la gioia per la venuta
del Messia.
Con
cuore di povero, cioè di chi non
tanto è povero in senso economico, ma in senso biblico2
di colui che si affida pienamente a Dio e si appoggia con fiducia in
lui.
Con fede, virtù
che ci è di sostegno per accogliere, come Maria, il Figlio di Dio
fatto carne per la nostra salvezza.
Con
speranza, che è fiduciosa attesa di un bene futuro
assolutamente buono (cfr. San Tommaso d’Aquino, III Sent., d.
26, q. 2, a. 1, ad 3);
Con pietà che
pratica la preghiera, che è – nell’Avvento - affettuosa
invocazione all’Atteso: Vieni, Signore Gesù (Ap 22, 20).
Con gioia,
espressione di un’attesa lieta perché Chi è
atteso, certamente verrà. Dio è fedele.
Ho messo per prima la
vigilanza, l’attenzione -vale dire la tensione alla presenza
imminente di Cristo -, perché in questa I domenica di preparazione
alla venuta del Figlio dell'Uomo nella nostra vita siamo invitati ad
essere vigilanti. In effetti, la liturgia di oggi ci propone un brano
del Vangelo, nel quale, Cristo ci chiede di essere attenti agli
avvenimenti per scoprire in essi l’ora della venuta del Figlio
dell’Uomo. Il Redentore, per illustrare come dobbiamo essere
attenti agli avvenimenti, prima, ricorre all’episodio del diluvio
universale al tempo di Noè e, poi, si paragona a un ladro che viene
nella notte e a un padrone di casa che non sorveglia la sua
abitazione.
Il non conoscere il
giorno e l’ora della venuta di Cristo deve convincerci della
necessità di vigilare sempre, di star sempre “pronti”, perché
tutta la vita sia tensione a quell’ora e a quel giorno. A questo
incontro con il Redentore dobbiamo arrivare preparati, per non essere
colti di sorpresa, ma pronti ad accogliere Dio che viene senza
avvisare, che arriva quando meno ce l’aspettiamo.
Dunque, la vigilanza è
l’atteggiamento nel quale si deve vivere ogni frammento di vita
personale e comune come fosse enormemente prezioso, anzi, il solo a
disposizione, perché è l’attimo presente. Quando, mentre stava
per morire, fu chiesto a santa Teresa del Bambino Gesù, se non aveva
paura del ladro che stava per giungere, lei rispose che lo aspettava
con desiderio e amore. Questa santa ci dà l’esempio di vigile
serenità della carità, di grande apertura nei
confronti di Dio, di intensa aspettativa e adesione a Lui. La
preghiera d’inizio della Messa di oggi ben sintetizza tutto ciò:
“O Dio, Padre misericordioso, che per riunire i popoli nel tuo
regno hai inviato il tuo Figlio unigenito, maestro di verità e fonte
di riconciliazione, risveglia in noi uno spirito vigilante, perché
camminiamo sulle tue vie di libertà e di amore fino a contemplarti
nell'eterna gloria. Per il nostro Signore Gesù Cristo” (Colletta
della I Domenica di Avvento - Anno A).
2) Conversione
nella gioia.
L’Avvento
è il tempo in cui la Chiesa celebra la gioiosa attesa del Messia e
la salda certezza sicura dell’Avvento del Regno di Dio che non è
questione di mangiare o bere ma è giustizia, pace e gioia (cfr. Rm
14, 17). Ma solo ritornando al Signore con
tutto il cuore nell’attesa della sua venuta e del suo ritorno
questo Regno di pace, giustizia e gioia si instaurerà in noi e nel
mondo.
La
vigilanza richiede la conversione per lottare contro il dormiveglia e
la disattenzione e la dimenticanza. Va però ricordato che la
persona vigile, vigilante non indica, come invece abitualmente
nel mondo greco, chi sta sveglio, raccogliendo tutte le proprie forze
e trovando in se stesso tutto il coraggio possibile per affrontare la
notte e l’eventuale nemico. Nel mondo biblico vigile è chi è
stato sveglio confidando in Dio e aggrappandosi a Lui, abbandonandosi
a Lui. La parola vigilanza, quindi, non dice direttamente qualcosa da
fare, ma un modo di vivere e di guardare.
L’inno d’Avvento:
“Innalzate nei cieli lo sguardo” ci fa cantare che “la
salvezza di Dio è vicina” e ci comanda “Risvegliate nel
cuore l'attesa per accogliere il Re della gloria”. L'imperativo
del guardare con il cuore sveglio cioè con attenzione e lucidità
implica la lucidità di non lasciarsi incantare dalle apparenze ma
l’acutezza di una vista che ci permetterà di riconoscere in una
grotta il Bambino, “messaggero di pace”, che “reca al
mondo il sorriso di Dio”.
Per
essere biblicamente, cristianamente vigilanti è necessario quindi
una conversione del cuore e dei “suoi occhi”. In effetti, senza
una profonda conversione non è possibile l’attesa, la speranza e
la gioia per la venuta del Signore. Lo spirito di conversione,
proprio dell’Avvento, ha tonalità diverse da quelle richiamate
dalla Quaresima, anche se in entrambi i due periodi liturgici siamo
invitata a praticare più intensamente la preghiera, il digiuno e
l’elemosina (=misericordia). La sostanza essenziale è sempre la
stessa, ma, mentre la Quaresima è contrassegnata dall’austerità
per la riparazione del peccato, l’Avvento è contrassegnato dalla
gioia per la venuta del Signore.
A
questo riguardo Papa Francesco insegna: “L'Avvento è tempo di
gioia perché fa rivivere l'attesa dell'evento più lieto nella
storia: la nascita del Figlio di Dio dalla Vergine Maria. Sapere che
Dio non è lontano, ma vicino, non indifferente, ma compassionevole,
non estraneo, ma Padre misericordioso che ci segue amorevolmente nel
rispetto della nostra libertà: tutto questo è motivo di una gioia
profonda che le alterne vicende quotidiane non possono scalfire”
(18 dicembre 2015).
L’avvento
è il tempo dell’attesa dell’eterno Dio che si fa presenza
d’amore nel mondo. Proprio per questa ragione è, in modo
particolare, il tempo della gioia, di una gioia interiorizzata, che
nessuna sofferenza può cancellare. La gioia per il fatto che Dio si
è fatto bambino. Questa gioia, invisibilmente presente in noi, ci
incoraggia a continuare il nostro cammino con fiducia.
L'Avvento è per
eccellenza il tempo della speranza, nel quale i credenti in Cristo
sono invitati a restare in un'attesa vigilante ed operosa, alimentata
dalla preghiera e dal fattivo e quotidiano impegno dell'amore.
Un esempio quotidiano
di vivere l’attesa di Cristo con operosa carità ci viene dalla
Vergini consacrate nel mondo. In ciò esse seguono l’invito del
Papa emerito Benedetto XVI :“La vostra vita sia una particolare
testimonianza di carità e segno visibile del Regno futuro” (RCV,
30). Fate in modo che la vostra persona irradi sempre la dignità
dell’essere sposa di Cristo, esprima la novità dell’esistenza
cristiana e l’attesa serena della vita futura. Così, con la vostra
vita retta, voi potrete essere stelle che orientano il cammino del
mondo. La scelta della vita verginale, infatti, è un richiamo alla
transitorietà delle realtà terrestri e anticipazione dei beni
futuri. Siate testimoni dell’attesa vigilante e operosa, della
gioia, della pace che è propria di chi si abbandona all’amore di
Dio. Siate presenti nel mondo e tuttavia pellegrine verso il Regno.
La vergine consacrata, infatti, si identifica con quella sposa che,
insieme allo Spirito, invoca la venuta del Signore: “Lo Spirito e
la sposa dicono ‘Vieni’” (Ap 22,17) (Discorso alle partecipanti
al Congresso dell’ “ORDO VIRGINUM” sul tema “Verginità
consacrata nel mondo: un dono per la Chiesa e nella Chiesa”,15
maggio 2008, n.6)
1 L’avvento ha quattro domeniche per il rito romano e sei per quello ambrosiano. Quest’anno siamo nell’anno A - secondo il ciclo liturgico triennale – e saremo accompagnati in esso dal Vangelo di Matteo. Alcune caratteristiche di questo Vangelo sono: l'ampiezza con cui sono riportati gli insegnamenti di Gesù (i famosi discorsi, come quello della montagna), l'attenzione al rapporto Legge-Vangelo (il Vangelo è la “nuova Legge”). È considerato il Vangelo più “ecclesiastico” per il racconto del primato a Pietro e per l’uso del termine Chiesa, in greco “Ecclesia” (dal verbo ek-kalein che vuol dire convocare, il cui sostantivo è appunto ecclesia=convocazione, assemblea) che non si incontra negli altri tre Vangeli di Marco, Luca e Giovanni.
2 Questo povero o “anawim”, come lo chiama la Bibbia in ebraico, è il mite e l’umile, la cui disposizioni fondamentali sono l’umiltà, il timore di Dio, la fede.
Lettura Patristica
Guerric d’Igny (ca
1070/1080
- 1157)
III serm. 1-2
Esser pronti
all’incontro con il Signore
"Tieniti
pronto all’incontro col Signore, o Israele, poiché egli viene"
(Am
4,12).
E
anche voi, fratelli, tenetevi pronti, perché "il
Figlio dell’uomo verrà nell’ora che non pensate"
(Lc
12,40).
Nulla
è più certo che egli verrà, ma nulla più incerto di quando egli
verrà. Infatti, è così poco in nostro potere conoscere i tempi o i
momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta (Ac
1,7)
che non è dato neppure agli angeli che lo assistono conoscere il
giorno né l’ora (Mt
24,36).
Anche il nostro ultimo giorno verrà, è certissimo; ma quando, dove
o come sopraggiungerà, questo è molto incerto; noi sappiamo
soltanto, come è stato detto prima di noi: per i vecchi, esso è
alla porta, mentre per i giovani è in agguato. E almeno vegliassero
su sé stessi coloro che vedono la morte pronta ad entrare anzi, che
la vedono già entrare. Che non è forse già parzialmente entrata
quando alcune parti del corpo sono già morte? E tuttavia in molti
semimorti è dato vedere ancora viva la brama del mondo; le membra
diventano fredde, e l’avarizia l’arde: la vita finisce, ma
l’ambizione si prolunga. Visto che a noi pure, cui forse l’età o
la salute sembrano promettere più lungo spazio, quanto meno la morte
si profila all’orizzonte, tanto più allora, se noi siamo saggi, ci
deve apparire piccola cosa. Affinché non accada che quel giorno ci
sorprenda all’improvviso incauti e non preparati come un ladro
nella notte (1Th
5,2).
Poiché esso sta in agguato, tanto più va temuto quanto meno lo si
può vedere o ci se ne può guardare. Per cui l’unica sicurezza è
quella di non esser mai sicuri; giacché il timore, non tenendo
all’erta, fa stare sempre pronti, finché la sicurezza prenda il
posto del timore e non il timore quello della sicurezza...
Com’è
bello, fratelli, e quale beatitudine, non solo rimanere sicuri di
fronte alla morte, ma altresì trionfare con gloria per la
testimonianza della coscienza; ...aprire con gioia al Giudice che
viene e che bussa alla porta. Allora invero si vedranno, ahimè, gli
uomini come me tremare per la paura; chiedere una dilazione, e non
ottenerla; voler comprare con lacrime di penitenza dell’olio per la
coscienza e non averne il tempo; voler evitare quei vizi spettrali e
non poterlo; volersi nascondere nel corpo davanti alla collera che
tuona, ed essere costretti a uscirne. Esalerà, "esalerà
il suo spirito",
e il peccatore "ritornerà
alla terra"
donde venne: "In
quel giorno svaniranno tutti i loro disegni"
(Ps
145,4).
So che è della condizione umana essere turbati al momento decisivo
della partenza; quando anche i perfetti non vogliono essere
spogliati, ma rivestire il loro vestito di gloria sull’altro, e
coloro che non si sentono colpevoli, poiché non per questo si
trovano giustificati, sono costretti a temere un giudizio di cui
ignorano il contenuto. Ma che la mia anima sia turbata a motivo della
sua condizione, o per mancanza di santità, o per timore del
giudizio, dice il giusto: Tu, o Signore, ricordati della tua
misericordia, invia la tua misericordia e la tua verità, e libera la
mia anima dai lioncelli, e io che prima ero turbato, poi in pace mi
corico e subito mi addormento (Ps
41,7)...
Pertanto
"tieniti
pronto",
o vero "Israele,
per l’incontro col Signore",
affinché non solo quando viene e bussa tu gli apra, ma quando ancora
è lontano tu gli vada incontro allegramente e col cuore pieno di
gioia, e avendo fiducia per il giorno del giudizio, tu preghi con
tutta l’anima che venga il suo regno. Se dunque in quel momento
vuoi essere trovato pronto, "prima
del giudizio preparati la giustizia"
(Si
18,19)
secondo il consiglio del Saggio; sii pronto a compiere ogni opera
buona e non meno pronto a sopportare qualsiasi male...
Tu
dunque "vieni
incontro a me"
(Ps
58,5-6),
che ti vengo incontro; poiché io non posso elevarmi alla tua
altezza, se tu chinandoti "all’opera
delle tue mani non mi porgi la destra"
(Jb
14,15).
"Vienimi
incontro e vedi se c’è via di menzogna in me"
(Ps
58,6
Ps
138,24);
e se trovi in me una "via
di menzogna"
che io ignoro, "allontanala"
e avendo misericordia di me, con la tua legge guidami sulla via
eterna (Ps
138,24)
cioè Cristo, che è la via per la quale si va e l’eternità alla
quale si perviene, la via immacolata, la beata dimora.