Rito
Romano
Domenica
di Risurrezione 27 marzo 2016
Gv
20, 1-9 o Lc 24, 1-12
Rito
Ambrosiano
1)
Cristo è risorto: la vita ha inghiottito la morte.
Eccetto
la Vergine Madre, che con la sua fede, la quale anche nel buio del
Sabato Santo era certezza della speranza, andò incontro al mattino
di Pasqua (cfr. Spe salvi, n. 50), tutti i discepoli pensavano
che la morte in Croce avesse interrotto per sempre l’esodo di
Cristo. Avevano seguito Gesù perché era il solo che aveva parole di
vita eterna, ma il nuovo Mosè era morto come il vecchio Mosè, che
non era potuto entrare nella Terra Promessa, vista da morente e
solamente da lontano sul monte Nebo.
Ma
la storia di Gesù, nuovo Mosè non si ferma sul Monte Calvario al
Venerdì Santo, giorno drammatico in cui Lui e con Lui l’amore e la
dedizione di Dio per noi sono finiti sulla Croce. Questa storia non
si ferma neppure al Sabato Santo, quando il mondo è diventato una
desolazione di morte, perché Cristo è messo nel sepolcro e tutto
tace, Dio compreso. La morte ha vinto ed ha inghiottito la vita.
Si tratta di una vittoria apparente: ecco che arriva la Domenica di
Pasqua in cui il “morto” Gesù risorge. Oggi è Pasqua, giorno
del risorto, giorno in cui la Vita inghiotte la morte, la Luce
circonda le tenebre e noi celebriamo il fatto che l’Uomo nuovo che
è uscito dalle viscere della Terra, portando la luce del sole che
non tramonta.
Come
il sole, Cristo ha iniziato il suo esodo nel cuore di una notte:
quella di Natale, piena di stelle, di angeli, di canti, e lo termina
in un'altra notte, quella di Pasqua, piena di silenzio, di buio
ostile, dove veglia un pugno di uomini e di donne totalmente
smarriti.
La
luce del Risorto, Sole di giustizia e di misericordia, inghiotte la
notte e apre il sepolcro, da dove esce la “Carne che indossa
l’eternità”. Tutto è luce e nel giardino è primavera. Da una
notte all’altra la fede respira grazie alla Luce, che illumina la
terra, il cielo, la mente e il cuore.
L’immagine
del sole è presa dalla liturgia pasquale per descrivere l’esodo
trionfante di Cristo dal buio del sepolcro e il suo ingresso nella
pienezza della vita nuova della risurrezione. “Come il sole si leva
dopo la notte tutto radioso nella sua luminosità rinnovata, così
anche Tu, o Verbo, risplenderai di un nuovo chiarore quando, dopo la
morte, lascerai il tuo letto nuziale” (Mattutino). “Gioisca il
cielo ed esulti con lui anche la terra, perché l’universo intero,
quello visibile e quello invisibile, prende parte a questa festa: è
risuscitato il Cristo nostra gioia perenne” (Prima). “Oggi
l’universo intero, cielo, terra e abisso, è ricolmo di luce e
l’intero creato canta ormai la risurrezione di Cristo nostra forza
e nostra allegrezza” (Terza). “Il Cristo nostra Pasqua si è
alzato dalla tomba come un sole di giustizia irradiando su tutti noi
lo splendore della sua carità” (Sesta).
Nel
VI secolo c’era in Francia un’usanza raccontata da San Gregorio
di Tours (538 circa - 594) che ci
aiuta a capire perché la liturgia dà importanza alla luce. Questo
santo Vescovo narra di una consuetudine
del suo tempo, che richiedeva l’accensione del fuoco pasquale
durante il giorno con la luce del sole mediante cristalli adatti. In
questo modo, dal
cielo si riceveva luce e fuoco per accendere tutte le luci e i fuochi
dell’anno. È questo un simbolo di ciò che celebriamo nella Veglia
Pasquale. Con la radicalità del suo amore, nel quale il cuore di Dio
e il cuore dell’uomo si sono toccati, Gesù Cristo ha veramente
preso la luce dal cielo e l’ha portata sulla terra – la luce
della verità e il fuoco dell’amore che trasforma l’essere
dell’uomo. Lui ha portato la luce, che
trasforma il dolore in gioia e toglie la tristezza a chi vive nel
dolore.
Dal
giorno della risurrezione di Cristo, e per sempre, la luce fiorisce
dal cuore stesso del mondo, in cui Cristo si è calato e ha preso
dimora: come lievito che fermenta la pasta, come sale che dà sapore
(cfr. Mc 9,50), come i raggi di un sole che “nel primo
chiarore del giorno fanno riemergere le cose dal buio com’era al
principio del mondo, rivestendole di di luce e silenzio,. Dunque,
davanti a Cristo, Sole che risorge, con fede intoniamo la lode, e
verso la luce guardiamo, protesi al ritorno del Cristo. Lui è lo
splendore del Padre, vivissima luce divina. In Lui ci vestiamo di
speranza, viviamo di gioia e d’amore (cfr Inno alla Lodi). Gesù,
Parola del Padre, è la luce interiore che scaccia la tenebra del
peccato; è il fuoco che allontana ogni freddezza; è la fiamma che
rallegra l'esistenza; è lo splendore della verità che, brillando
davanti a noi, ci guida nell’esodo verso la vera terra promessa,
verso “nuovi cieli e una terra nuova, dove la giustizia avrà
stabile dimora” (Ap 21, 5).
2)
L’esodo di Cristo e nostro.
L’esodo
del Redentore è il nostro esodo e come il cammino verso il Padre non
fu per il Figlio solamente un procedere fisico, esterno, anche noi
siamo chiamati allo stesso esodo del cuore. Come?
Propongo
la risposta di Origene: “A gloria del Signore nostro Dio, noi
celebriamo la festa dell’Esodo. La celebriamo non con il vecchio
lievito della malizia e della malvagità, ma con gli azzimi della
sincerità e della verità (1 Cor 5,8), perché ormai non
portiamo più niente con noi dell’empio lievito dell'Egitto. Ieri
ero stato crocifisso con Cristo, oggi con lui sono glorificato. Ieri
morivo con lui, oggi con lui torno alla vita. Ieri con lui venivo
sepolto, oggi con lui risorgo” (Origene, Eis ton aghiovpascha,
XLV: PG 36, 624; I, PG 35, 397-400)
Dunque,
riprendiamo il nostro esodo andando oggi, con il cuore, al sepolcro e
poi riprendere il cammino. Ci sono di esempio Maria Maddalena, Pietro
e Giovanni, il cui cuore colmo di devozione e di affetto li spinse
alla tomba del Salvatore, ma non vi restarono.
Seguiamoli
in questo itinerario del cuore. La Maddalena andò al sepolcro quando
era ancora buio, ma il suo cuore la guidava. Anche Pietro fu guidato
dal cuore, perché era colui, che amava Cristo più di tutti gli
altri. E così fu per Giovanni perché era attirato dal cuore, lui,
il discepolo più amato. . Nell'alba di Pasqua non a caso quelli che
si recarono alla tomba furono quelli che avevano fatto una
particolare esperienza dell’amore di Gesù. La Maddalena,
l’Apostolo che aveva il primato dell’amore e l’Apostolo
prediletto furono loro i primi a capire che l'amore aveva vinto la
morte. Tutti e tre videro che il sepolcro era vuoto, ma non si
fermarono a quella tomba scoperchiata dall’Amore. Si chiesero:
dov’è il Risorto? Come faccio a incontrarLo? Per incontrarLo non
c’era altro da fare che rimettersi in cammino e cercarLo tra i
vivi. Ma, anche in questo caso Cristo li precedette e apparve loro. E
videro e credettero e divennero testimoni.
Da
allora in poi, quindi anche oggi, la fede dei cristiani si fonda
sulla testimonianza di quelle sorelle e di quei fratelli che hanno
visto la pietra sepolcrale rovesciata e la tomba vuota, i misteriosi
messaggeri che affermavano che Gesù, il morto crocifisso, era
risorto. Poi Lui stesso, il Maestro e Signore, vivo e toccabile, è
apparso a Maria di Magdala, ai due discepoli di Emmaus, infine a
tutti gli undici, riuniti nel Cenacolo (cfr. Mc 16, 9-14).
“Gli
Apostoli hanno fatto l’esperienza diretta e stupenda della
Risurrezione; sono testimoni oculari di tale evento. Grazie alla loro
autorevole testimonianza, in molti hanno creduto; e dalla fede nel
Cristo risorto sono nate e nascono continuamente le comunità
cristiane. Anche noi, oggi, fondiamo la nostra fede nel Signore
risorto sulla testimonianza degli Apostoli giunta fino a noi mediante
la missione della Chiesa” (San Giovanni Paolo II).
E’
davvero significativo che il primo libro di storia cristiana sono gli
“Atti degli Apostoli”, dove la storia è raccontata da testimoni
autorevoli e diretti a partire dalla vittoria di Cristo.
Oggi,
tocca a ciascuno di noi continuare a “scrivere”, quindi a “fare”
gli atti degli apostoli, perché ogni discepolo di Cristo è chiamato
a diventare testimone della Risurrezione, soprattutto in quegli
ambienti, dove in modo più forte si vuol far perdere la memoria di
Dio e ridurre l’uomo ad una sola dimensione.
Un
modo particolare di “scrivere” questi atti, con i quali si compie
l’esodo della vita, il cammino dell’amore, è quello delle
Vergini consacrate nel mondo. Con la consacrazione verginale queste
donne si sono consegnate per sempre a Cristo e testimoniano che tutto
ciò che è vissuto nell’amore verginale non è perduto. A partire
da Dio e in comunione con Gesù Cristo, vivono eucaristicamente
rendendo grazie a Dio e servendo Cristo nei fratelli e sorelle in
umanità. E se da una parte rendono questo servizio con una carità
praticata sul luogo di lavoro e di vita, dall’altra testimoniano
che nella carità consacrata a Dio nella verginità vi è la carità
verso il prossimo. Il loro essere spose di Cristo implica sempre un
cammino, un esodo che non vuol dire inattività o vita da vagabondo,
ma missione di carità che passa all’azione compiuta da persone che
hanno gli occhi verso Cristo e le mani verso quanti sono poveri
materialmente e spiritualmente. Il loro corpo santificato dalla
presenza di Cristo risorto e divenuto Tempio, diventa “sacramento”
attraverso il quale Gesù incontra, tocca e salva tutti gli uomini. A
questo proposito, il n. 24 del Rituale di consacrazione delle Vergini
fa pregare il Vescovo su di loro: “Cerchino di renderTi gloria in
un cuore purificato, in un corpo santificato; che ti temano con amore
e per amore ti servano”
Lettura
Patristica
Sant’Agostino
di Ippona (+ 430)
Omelia
120
Il
primo giorno della settimana, Maria Maddalena si reca al sepolcro sul
mattino, che era ancora buio, e vede la pietra tolta dal sepolcro (Jn
20,1).
Il primo giorno della settimana è quello che, in memoria della
risurrezione del Signore, i cristiani chiamano "giorno del
Signore", e che Matteo, solo tra gli Evangelisti, ha chiamato
primo giorno della settimana (Mt
28,1).
Corre allora da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù
amava, e dice loro: Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non
sappiamo dove l'han messo (Jn
20,2).
In alcuni codici, anche greci, c'è: Hanno portato via il mio
Signore; particolare che mette maggiormente in risalto lo slancio
affettivo e la devozione di Maria Maddalena, ma che non si trova
nella maggioranza dei codici che abbiamo potuto consultare.
4.
7. Pietro usci allora con l'altro discepolo e si recarono al
sepolcro. Tutti e due correvano insieme, ma l'altro discepolo, più
svelto di Pietro, lo precedette e arrivo primo al sepolcro (Jn
20,3-4).
E' da notare e da sottolineare questo riassunto, e come l'evangelista
abbia ripreso un particolare tralasciato, aggiungendolo qui come se
venisse di seguito. Egli infatti aveva detto prima: si recarono al
sepolcro, e poi precisa in che modo si recarono al sepolcro, dicendo
che tutti e due correvano insieme. Egli ci informa così che,
portandosi avanti, al sepolcro arrivo primo quell'altro discepolo,
che poi è lui stesso, ma che parla di sé in terza persona.
1.
8. E, chinatosi, vide le bende per terra, ma non entro. Giunse
intanto anche Simon Pietro che lo seguiva, ed entro nel sepolcro, e
vide le bende per terra, e il sudario, che gli era stato posto sul
capo, non per terra con le bende, ma piegato in disparte (Jn
20,5-7).
Credete che questo sia senza significato? Io non credo. Ma passiamo
ad altro, dove, a motivo di qualche difficoltà od oscurità saremo
costretti a soffermarci. Ricercare il recondito significato d'ogni
singola cosa già di per sé chiara, è certamente una delizia
dell'anima, ma una delizia riservata a chi ha più tempo di noi.
2.
9. Allora entro anche l'altro discepolo che era giunto prima al
sepolcro. Era giunto prima, ed entro dopo. Non è un particolare
privo di interesse, ma non abbiamo tempo da dedicarvi. E vide, e
credette. Qualche lettore frettoloso ha creduto di trovare qui la
prova che Giovanni credette che Gesù era risorto; ma ciò che segue
smentisce tale supposizione. Che vuol dire, infatti, l'evangelista
stesso con quanto aggiunge: Non avevano infatti ancora compreso la
Scrittura, secondo la quale doveva risuscitare dai morti (Jn
20,8-9)?
Egli non poteva credere che Gesù era risorto, dato che ancora non
sapeva che doveva risorgere. Cosa vide allora e a che cosa credette?
Vide che il sepolcro era vuoto, e credette a quanto aveva detto la
donna, che cioè il Signore era stato portato via. Non avevano
infatti ancora compreso la Scrittura, secondo la quale doveva
risuscitare dai morti. Il Signore, è vero, aveva loro più volte
parlato della sua risurrezione, anche in maniera molto chiara; ma
essi, abituati come erano a sentirlo parlare in parabole, non avevano
compreso, o avevano creduto che egli volesse riferirsi ad altra cosa.
Ma rimandiamo il seguito ad altro discorso.