venerdì 6 giugno 2014

Vieni, Santo Spirito, vieni per Maria, e consolaci.

Pentecoste – Anno A - 8 giugno 2014

Rito Romano
At 2,1-11; 1Cor 12,3-7.12-13; Gv 20,19-23

Rito Ambrosiano
At 2,1-11; Sal 103; 1Cor 12,1-11; Gv 14,15-20


1) La festa della Chiesa.
La Pentecoste è mistero di amore donato e di comunione vissuta, di consolazione duratura e di gioia condivisa.
E’ gioia per la Presenza costante di Cristo tra noi.
Egioia per la certezza che il Maestro, il Signore è vivo, è con i Suoi, di ieri e di oggi, di sempre, e dona loro (a noi) il suo Spirito, Guida nella conoscenza della Verità1, che rende liberi davvero e fa vivere nella pace.
Condividiamo questa gioia e celebriamo oggi la grande festa della Pentecoste, in cui la liturgia ci fa rivivere la nascita della Chiesa. “Possiamo dire che la Chiesa ebbe il suo solenne inizio con la discesa dello Spirito Santo” (Benedetto XVI). Oggi è la festa della Chiesa; è la nostra festa; è la festa dello Spirito Santo; la festa di Dio-Amore.InvochiamoLo. BenediciamoLo. ViviamoLo. EffondiamoLo(Paolo VI).
Prima di salire al Cielo, Gesù aveva ordinato ai discepoli innanzitutto di non fare nulla ognuno per proprio conto, ma di restare insieme, in comunità, e di aspettare il dono dello Spirito Santo. E così si riunì la Chiesa nascente, il piccolo gruppo di credenti insieme con Maria e con gli Apostoli che nel frattempo, con la scelta di Mattia, erano tornati ad essere dodici. E così cinquanta giorni dopo la Pasqua, lo Spirito Santo scese sulla comunità dei discepoli – “assidui e concordi nella preghiera” - radunati “con Maria, la madre di Gesù” e con i dodici Apostoli (cfr At 1,14; 2,1).
La concordia è condizione del dono dello Spirito Santo e la preghiera è condizione della concordia. Ma c’è anche un’altra condizione, perché questo dono possa essere da noi ricevuto, è quella di essere vigili in attesa del Signore.
Spesso diamo la priorità all’attività, ad una operosità che ci coinvolge fino al limite delle nostre forze e, spesso, anche oltre. Però saremmo più liberi, lieti e fecondi, se dessimo più tempo alla Parola di Dio, in cui il nostro volere e il nostro agire si distendono.
Certo, il Signore ha bisogno della nostra opera e della nostra dedizione, ma noi abbiamo bisogno della sua presenza. Dobbiamo imparare il coraggio dell’“inazione” e l'umiltà dell’attesa della Parola e delle Sue parole. Ascoltare in silenzio e nella comunione la parola di Dio fa meglio di tante parole umane; e i tempi di preghiera saranno più fruttuosi di molte azioni.

2) Il dono dello Spirito e la certezza del cuore.
Durante la passione di Cristo, gli Apostoli scapparono. Alle prime notizie della Risurrezione i discepoli non vollero credere e ci sono voluti quaranta giorni, perché Gesù risorto potesse riportarli alla superficie della vita, infondendo nel loro spirito fiducia e certezza. La Pentecoste ha segnato la loro rinascita: le lingue di fuoco li scossero e in quel mattino di Paradiso tutto divenne loro chiaro. Veramente tutto: la natura e la missione di Cristo, le persecuzioni e il martirio, che li attendevano nel compiere la loro missione per la fondazione della Chiesa. Il loro cuore si incendiò di una certezza, di una dolcezza e di una gioia irrefrenabile. Lo Spirito opera sempre così anche nei nostri cuori, con dolce forza e con forte dolcezza. Lui è innanzitutto Spirito di Verità e verità è il vedere chiaro nelle cose e in noi stessi, avere la certezza che Dio ci ama, che noi possiamo amarLo e rifugiarci in Lui.
Lo Spirito Santo, che in un istante ha trasformato gli Apostoli, continua nella Chiesa a trasformare noi, duri di testa e ottusi di cuore: basta che Gli apriamo la porta del cuore. Allora Lui entra con il Figlio e con il Padre e fa di noi la dimora di Dio, il Quale è dimora dell’uomo, di tutta l’umanità.
Lontana da Dio l’umanità cerca solamente se stessa, cerca di ottenere la sua salvezza nella soddisfazione dell'insorgente egoismo di ognuno, cade in una radicale contrapposizione, dove nessuno più capisce il vicino. E, con la fine della comprensione, rimane insoddisfatto anche l'egoismo.
LoSpirito Santocrea comprensione, perché è lamore che proviene dalla croce, dal dono totale di Gesù Cristo. Non è necessario tentare qui parlare dettagliatamente degli insegnamenti dottrinali e pratici della Pentecoste. Penso che possa essere sufficiente ricordare lespressione con cui Agostino provò a riassumere il nucleo del racconto di Pentecoste: La storia del mondoafferma SantAgostino - è una lotta tra due diversi amori: lamore di fino all'odio di Dio e lamore di Dio fino all'abbandono dellio. Ma questo amore di Dio è la redenzione del mondo e dellio.
Nel primo chiarore del giorno di Risurrezione, Gesù diede un nome a questo io:Maria. E la salvezza dell’“uomo: ogni essere umano è chiamato per nome da Dio. Da tutta leternità Dio ci conosce. Non siamo figli del caso e del caos, siamo figli dellAmore. Enello Spirito Santo che Dio ci ama ed è nello Spirito che noi lo amiamo. Perciò la nostra vita è questo rapporto di amore, nel quale siamo chiamati e rispondiamo, nel quale chiamiamo e Lui risponde a ciascuno di noi, e diventiamo nella Chiesa e con la Chiesa luogo di incontro col Verbo e tempio dello Spirito.

3) Testimonianza di unità e di perdono.
Nella prima lettura della Messa di oggi San Luca descrive la venuta dello Spirito (At 2,1-11), utilizzando i simboli classici che accompagnano l'azione di Dio: il vento, il terremoto e il fuoco. Ma nel suo racconto c'è un simbolo in più: le lingue si dividono e si posano su ciascuno dei presenti, cosicché “incominciarono a parlare in altre lingue”. Con questo diventa chiaro il compito di unità e di universalità a cui lo Spirito chiama la sua Chiesa. L’autore sacro si dilunga anche nel dire che la folla accorsa era composta di uomini di varie nazionalità (2,19-11). E aggiunge: “Ciascuno li sentiva parlare nella sua propria lingua” (2,8). È come dire che lo Spirito non ha una sua lingua, né si lega a una lingua o a una cultura particolare, ma si esprime attraverso tutte. Con la venuta dello Spirito a Pentecoste e la nascita della comunità cristiana inizia in seno all'umanità una storia nuova, rovesciata rispetto alla storia di Babele. Nel racconto del Genesi (11,1-9) si legge che gli uomini hanno voluto raggiungere Dio, come conquista propria e non come dono. È l’eterna tentazione dell'uomo di voler costruire una città senza Dio e cercare salvezza in se stessi. Ma al di fuori di Dio l'uomo non trova che confusione e dispersione. A Babele uomini della stessa lingua non si intendono più. A Pentecoste invece uomini di lingue diverse si incontrano e si intendono. Il compito che lo Spirito affida alla sua Chiesa è di imprimere alla storia umana un movimento di riunificazione nello Spirito, nella libertà e attorno a Dio.
Lo Spirito trasforma un gruppo di persone racchiuse nel rifugio del Cenacolo in testimoni consapevoli e coraggiosi. Apre i discepoli sul mondo e dà loro il coraggio di proporsi in pubblico, raccontando davanti a tutti “le grandi opere di Dio”. Non va però dimenticato che Gesù risorto non soltanto dona lo Spirito in vista della missione, ma anche in vista del perdono dei peccati. In effetti l’evangelista Giovanni pone una stretta relazione fra lo Spirito, la comunità dei discepoli e il perdono.
Nella Chiesa, luogo della festa e del perdono (Jean Vanier), hanno un posto particolare le Vergini consacrate che, pur vivendo nel mondo, vivono di preghiera per lodare Dio e intercedere il suo perdono sul mondo. Esse testimoniano che la donazione completa a Dio non è un affidarsi a qualcosa, ma a Qualcuno, e che nella fede che trasforma il cuore è possibile accogliere quotidianamente Dio stesso presente in loro (e in noi) con il suo Spirito: Lamore di Dio è diffuso nel nostro cuore per mezzo dello Spirito che Dio ci ha dato(Rm 5,5). La loro esistenza vissuta in modo sponsale con Cristo testimonia tenerezza, fedeltà e misericordia. La loro vita e la loro missione è di accogliere Dio per donarlo al mondo.
La qualità di sposa di Cristo alla personalità della donna un notevole sviluppo affettivo. Ella mostra laspetto positivo della verginità, perché vi è una rinuncia solamente in vista di una pienezza dordine superiore. Daltra parte, limpegno verginale è destinato, secondo il disegno divino, a suscitare una fecondità spirituale. La chiamata è un dono di Dio alla persona:Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi(Gv 15,1) che diviene un dono della persona umana mediante la consacrazione nella verginità. Il dono della Verginità profetica ed escatologica, acquista il valore di un ministero al servizio del popolo di Dio e inserisce le persone consacrate nel cuore della Chiesa e del mondo” (Premesse al Rito della Consacrazione delle Vergini, n. 2).
Nelle vergini, che seguono la via aperta dalla Madonna, lamore verginale consacrato a Cristo è fonte di maternità spirituale. Esorprendente constatare che per esprimere la sua paternità spirituale, San Paolo si sia servito di unimmagine propriamente femminile: quella del parto dolorosoFigliolilui scrive ai Galati (4,19)- che io di nuovo partorisco nel dolore2.


1 Il senso della parolaveritàin Giovanni significa sia la realtà divina che la conoscenza della realtà divina. L'interpretazione tradizionale, specialmente quella cattolica, ha inteso laveritàsoprattutto nel secondo senso, nel senso dogmatico. Lo Spirito guida la chiesa attraverso i Concili, il Magistero, la Tradizione. Questo è un aspetto importante dell'azione dello Spirito di Verità - il più importante se vogliamo - ma non l'unico. Cè un aspetto più personale che dobbiamo tenere presente: lo Spirito Santo ci introduce alla vera vita di Cristo. SantIreneo definisce lo Spirito Santo la nostracomunione con Dio, e San Basilio dice chegrazie allo Spirito diventiamo amici intimi di Dio.
2 Si può ricordare che mostrare la fecondità della sofferenza, Gesù stesso ha usato il paragone della donna che partorisce: con ciò faceva comprendere ai suoi discepoli i frutti che la loro partecipazione alla sua passione può produrre (cfr Gv 16, 21). Questo significa che la fecondità dordine spirituale si esprime più adeguatamente in termini femminili, anche se è comune agli uomini e alle donne.


Lettura Patristica

San Bernardo di Chiaravalle

II Sermone sulla Pentecoste


1 Oggi, carissimi, cieli stillarono davanti a Dio, quello del Sinai, davanti a Dio, il Dio d’Israele e una pioggia abbondante hai riversato, o Dio, la tua esausta eredità tu hai consolidato (Sal 68, 9-10)[CEI 2008]1 . Infatti lo Spirito Santo, che procede dal Padre, discese sugli apostoli nella pienezza della sua maestà e concesse loro i doni dei carismi. Dopo la magnificenza della resurrezione, dopo la gloria dell’ascensione, dopo la sublimità della permanenza [di Gesù Cristo in cielo], non restava che l’arrivo dell’attesa letizia dei giusti, e che gli uomini del cielo fossero colmati dei doni celesti. Vedi infatti se Isaia, con l’autorità dei suoi detti e con l’ordine delle sue parole, non avesse detto tutto ciò molto tempo prima: “In quel giorno – disse – il germoglio del Signore crescerà in onore e gloria e il frutto della terra sarà a magnificenza e ornamento per i superstiti d’Israele” [CEI 2008]. Il germoglio del Signore, Gesù Cristo, [è] l’unico concepito con un seme castissimo; poiché, sebbene [sia stato concepito]nell’apparenza del peccato di carne, tuttavia non [è stato concepito] nella carne del peccato. Benché figlio della carne di Adamo, non [è] figlio della prevaricazione di Adamo; perché non fu, per natura, un figlio dell’ira, come tutti gli altri uomini, che furono concepiti nell’iniquità. Dunque questo germoglio, che germinò dal ramo di Jesse con purezza verginale, fu nella magnificenza resuscitando dai morti; per questo dunque, Signore mio Dio, fosti sommamente celebrato, poiché indossasti maestà e bellezza, avvolto di luce come di un mantello (Sal 104, 1-2)2. Quanto [più] grande però [fu] la gloria dell’ascensione, quando fosti condotto dal Padre nel mezzo [delle schiere]degli angeli e delle anime sante, introdotto nei cieli con la palma del trionfo, accolto come uomo nella stessa identità della divinità che racchiudi? Chi può pensare, e tanto più dire, quanto sia sublime il frutto della terra che siede alla destra del Padre, che abbaglia gli occhi degli esseri celesti, per il quale lo sguardo degli angeli trema e non arriva a Lui? Venga dunque l’esultanza per quelli che furono salvati in Israele, per i tuoi apostoli, che tu designasti prima della creazione del mondo. Venga il tuo Spirito buono a lavare ogni sporcizia e ad infondere le virtù, in spirito di discernimento e di fervore.
2. Orsù dunque, fratelli, pensiamo alle opere della Trinità su di noi ed in noi dall’inizio del mondo alla fine, e vediamo quanto sia stata sollecita quella maestà, sulla quale poggiano tanto la direzione quanto il governo dei secoli, perché non ci perdiamo per l’eternità. E certamente aveva creato tutto con potenza, e governava con sapienza, e i segni evidentissimi di entrambe le cose, tanto della potenza quanto della sapienza, si osservavano nella creazione e nella conservazione della macchina terrestre. E senz’altro la bontà era in Dio, ed era fin troppa; ma era al sicuro nel cuore del Padre, per accumularsi, nel momento opportuno, sulla stirpe dei figli di Adamo. Diceva pure il Signore: “Ho in animo progetti di pace” (Ger 29,11), per mandarci colui che è la nostra pace, che fece di due cose una, per dare finalmente la pace sulla pace, la pace a chi [è] lontano e la pace a chi [è] vicino (Ef “, 14-17). Quindi la sua generosità spinse il Verbo di Dio, collocato nel più alto dei cieli, a calarsi verso di noi, la sua misericordia lo trascinò, la verità, poiché aveva promesso che sarebbe venuto, lo costrinse, la purezza del ventre verginale lo accolse [e fu] salva l’integrità della Vergine, la potenza lo trasse fuori [dal ventre], l’obbedienza lo accompagnò in tutto, la pazienza lo fortificò, manifestò l’amore con le parole e con i miracoli.
3. Insomma, a questo punto la materia vastissima dei miei mali e dei beni del mio Signore mi basta per pensare ai miei percorsi [e] per dirigermi3 verso le sue testimonianze. Quelle infatti sono beni ineffabili, perché, per concludere tutti gli argomenti in breve, in tutta la sua saggezza, la Sapienza di Dio non poté trovare niente di meglio per redimerci. Ma anche gli innumerevoli peccati ci avevano circondato: perché peccai (dice il giusto) più volte di quanti non siano i granelli di sabbia del mare: e: Per il tuo nome, Signore, perdona la mia colpa, anche se è grande (Sal. 25, 11). Fu mandato dal Diavolo un serpente sinuoso, per riversare il veleno della sua mente nelle orecchie della donna, e così versarlo nuovamente nella stirpe di tutta la posterità: nondimeno fu mandato da Dio l’angelo Gabriele per riversare il Verbo del Padre nell’orecchio della Vergine, affinché l’antidoto entrasse per la stessa via attraverso la quale era entrato il veleno. Vediamo veramente la sua gloria, gloria come quella dell’Unigenito dal Padre; perché ciò che Cristo ci ha portato dal cuore del Padre è tutto del Padre, perché il genere umano non ammirasse niente, nel Figlio di Dio, se non di dolce e di paterno. Dalla testa ai piedi non esisteva purezza in noi. Sbagliavamo fin dall’utero, [eravamo] condannati nel ventre [della madre] prima di essere nati, perché concepiti dal peccato e nel peccato.
4. Gesù Cristo quindi, come primo rimedio, appose la medicina là dove si era manifestata la prima ferita4; e, introdotto sostanzialmente nel ventre della Vergine, fu concepito di Spirito Santo, per purificare il nostro concepimento, non operato ma tuttavia macchiato dallo spirito del male; [e] perché anche nel grembo materno la Sua vita non fosse oziosa, durante nove mesi purga l’antica ferita, scrutando, come si dice, fin nel più profondo della putrefazione virulenta, affinché venisse, dopo, la salute eterna. E in quel momento, sulla terra5 realizzava già la nostra salvezza cioè nel ventre della Vergine Maria, che, con mirabile proprietà [di termini], è chiamata mezzo della terra [strumento, mediatrice...n. d. t.] A Lei infatti guardano come al mezzo, come all’arca di Dio, come alla causa delle cose, come all’oggetto principale dei secoli, sia quelli che abitano in cielo sia quelli all’inferno, e chi ci ha preceduto, e noi che siamo qui, e quelli che seguiranno, e i nati dei nati e quelli che nasceranno da loro. Quelli che sono in cielo perché siano ricompensati e quelli che sono all’inferno perché siano liberati, coloro che sono venuti prima per essere riconosciuti come profeti fedeli, quelli che sono venuti dopo per essere glorificati. Per questo tutte le generazioni ti chiameranno beata (Lc 1, 48), Madre di Dio, signora del mondo, regina del cielo. Tutte le generazioni, dico. Ci sono infatti generazioni del cielo e della terra. Il Padre degli spiriti, dice l’Apostolo, dal quale ha origine ogni discendenza in cielo e sulla terra (Ef 3, 15) [CEI 2008]. Per questo, quindi, tutte le generazioni ti chiamano beata, [tu] che hai generato vita e gloria per tutte le generazioni. In te infatti gli angeli trovano in eterno letizia, i giusti la grazia, i peccatori il perdono. In te vedono il Merito gli occhi di tutte le creature, perché in te, attraverso te e da te la benigna mano dell’Onnipotente ricreò tutto ciò che aveva creato.
5. Non ti sarà gradito, Signore, donarmi la tua vita come donasti la concezione? Perché non solo il mio concepimento [fu] immondo, ma la morte [sarà] perversa, la vita rischiosa e dopo la morte resta la morte più grave, la seconda morte. Non soltanto, dirai, ti donerò il mio concepimento, ma anche la mia vita, in ogni singola età: dell’infanzia, della fanciullezza, dell’adolescenza, della gioventù, aggiungendo la morte, la resurrezione e l’invio dello Spirito Santo. Questo perché il mio concepimento purifichi il tuo, la mia vita edifichi la tua, la mia morte distrugga la tua, la mia resurrezione preceda la tua, la mia ascensione prepari la tua e in seguito lo Spirito sostenga la tua debolezza. Così, infatti, vedrai pienamente sia la via su cui camminare, sia la cautela con cui camminare e verso quale compito. Nella mia vita conoscerai la tua, così come io [ho conosciuto] i sentieri saldi della povertà e dell’obbedienza, dell’umiltà e della pazienza, della carità e della misericordia; così anche tu avanzerai sulle stesse tracce, senza deviare a destra né a sinistra. Inoltre nella mia morte ti darò la mia giustizia, che spezzerà il giogo della tua prigionia e sconfiggerà i nemici che sono sulla via o vicino alla via, perché non ti arrechino un danno più grave. Poi, fatte queste cose, ritornerò nella mia casa, da dove partii. E mostrerò il mio volto a quelle pecore che erano rimaste e che avevo lasciato vicino a te, non per richiamarti ma per ma per portarti.


6. E perché non ti lamenti o ti rattristi per la mia assenza, ti manderò lo Spirito Paraclito, che ti donerà il pegno della salvezza, la forza della vita e il lume della scienza. Il pegno della salvezza perché lo stesso Spirito Santo renda testimonianza al tuo spirito che sei figlio di Dio: perché imprima al tuo cuore i segni certissimi della tua predestinazione6 e li mostri; perché regali gioia al tuo cuore, e riempia la tua mente, se non continuamente almeno spessissimo, con la rugiada del cielo. La forza della vita, perché ciò che per te sarebbe naturalmente impossibile, per la sua grazia sia non soltanto possibile ma anche facile; cosicché tu proceda piacevolmente, come nella massima ricchezza, anche nel lavoro, nella veglia, nella fame e nella sete, e in tutte queste cose della religione (che, se non fossero rese più dolci da questa poca farina, in una parola sembrerebbero la morte nel vaso). Il lume della scienza, perché [pur] facendo bene ogni cosa, tu ti ritenga un servo inutile; e perché tu attribuisca qualunque cosa buona che trovassi in te a colui dal quale [viene] tutte il bene, e senza il quale [non soltanto] qualunque cosa non [sarebbe] abbastanza ma non potresti assolutamente non dico finirla ma nemmeno cominciarla. Così dunque questo Spirito ti insegnerà tutto di queste tre cose, ma [anche] tutto ciò che riguarda la tua salvezza, perché in esse si trova la piena ed assoluta perfezione.
7. Questo è ciò che lo stesso Spirito ha detto attraverso il profeta: Seminate per voi secondo giustizia, dove è mostrato il pegno della salvezza; mietete la speranza della vita7, dove si riceve la forza vitale; illuminatevi con il lume della scienza (Osea, 10, 12)8, [frase]che non ha bisogno di altre spiegazioni9. E questo Spirito apparve agli apostoli in [forma di] fuoco, come luce e ardore allo stesso modo. Infatti [li] avrebbe riempiti di questi per renderli ferventi nello spirito e far loro conoscere nella verità che è soltanto la misericordia che li precede e li guida. Il servitore di Dio procura per sé molto, da questa misericordia, dicendo: La sua misericordia mi preceda (Sal 59, 11)10 e La tua misericordia è davanti ai miei occhi (Sal 26,3)10;e La tua misericordia mi seguirà per tutti i giorni della mia vita (Sal 23, 6)12; e Lui mi cinge nella misericordia e nella pietà (Sal 103, 4)13; e: Dio mio, misericordia mia (Sal 59, 18)14. Signore Gesù, con quanta dolcezza hai parlato con gli uomini! Con quanta abbondanza hai donato agli uomini molti e grandi beni! Con quanta forza hai sopportato per gli uomini cose tanto indegne quanto dolorose! Sarebbe possibile veder scaturire miele dalle pietre, olio dal sasso più duro, per quanto sei stato resistente alle parole, più resistente ancora alle sferzate, resistentissimo all’orrenda croce; perché in tutte queste cose sei stato come l’agnello che di fronte al tosatore ammutolisce e non apre bocca. Vediamo dunque quanto avesse detto il vero chi aveva detto: di me ha cura il Signore (Sal 40, 18) [CEI 2008]. Il Padre, per redimere I suoi servitori, non risparmia il Figlio; Il Figlio si consegna più che volentieri, entrambi mandano lo Spirito Santo, e lo stesso spirito prega per noi con gemiti inenarrabili.
8. O figli di Adamo duri, induriti e e resi insensibili, che così tanta benevolenza, tanta fiamma, tanto grande ardore di amore, un amico tanto veemente, che scambia tanta preziosa merce per miseri fagotti, non mitiga! Non ci redime infatti con I corruttibili oro o argento, ma col suo prezioso sangue che effuse abbondantemente; poiché le onde di sangue scaturirono abbondantemente da cinque parti del corpo di Gesù. Che cosa avrebbe dovuto fare in più e che non fece? Illuminò I ciechi, ricondusse [sulla buona strada] chi sbagliava, perdonò gli empi, passò trentatre anni sulla terra, parlò con gli uomini, morì per gli uomini, Lui che parlò dei cherubini, dei serafini e di tutte le virtù angeliche e tutto ciò fu creato; Lui, al quale tutto è sottomesso e che, volendolo, può tutto. Che cosa dunque ti chiede chi ti ha cercato con tanta sollecitudine, se non che tu, sollecito, cammini con il tuo Dio? Questa [tua] sollecitudine non nasce se non dallo Spirito Santo, che scruta la profondità dei nostri cuori, che discerne I pensieri e le intenzioni del cuore, che non sopporta che neanche una pagliuzza dimori nel cuore che possiede, ma che immediatamente accende con un fuoco di rigorosissima circospezione; Spirito dolce e soave, che piega la nostra volontà, la erige dal profondo e la dirige maggiormente verso la sua; affinché possiamo comprenderla esattamente, amarla con fervore e compierla efficacemente.
Note
1 San Bernardo scrive: “coeli distillaverunt a facie Dei Sinai, a facie Dei Israel, et pluvia voluntaria segregata est haereditati Christi”; la Volgata riporta: Pluviam voluntariam segregabis, Deus, hereditati tuae proseguendo poi nel versetto successivo con et infirmata est; nella Nuova Volgata troviamo invece: Pluviam voluntariam effundebas, Deus;hereditatem tuam infirmatam, tu refecisti eam;
2 nella trad. CEI 2008: Sei rivestito di maestà e di splendore, avvolto di luce come di un manto,
3 lett. Dirigere i miei piedi;
4 lett. dove si manifestava il primo luogo della ferita;
5 lett. “nel mezzo della terra;
6 Per capire esattamente che cosa intenda S. Bernardo per “segni certissimi dellapredestinazione” dobbiamo fare riferimento al primo sermone per la Domenica di Settuagesima, dove il Santo afferma che certamente non possiamo avere certezza alcuna della nostra salvezza, ma che alcuni segni manifesti ci evitano l’eccessiva inquietudine e ci consentono di sperare con più ragione oltre che spingerci ad un impegno sempre maggiore.
7 nella trad. CEI 2008 si riportamieterete secondo bontà;
8 la traduzione CEI 2008 riporta invece: dissodatevi un campo nuovoe tanto nella Volgata quanto nella Nuova Volgata troviamo inovate vobis novale.
9 un po’ meno infedelmente:cui parole proprie sarebbero aggiunte;
10 nella traduzione CEI 2008:Il mio Dio mi preceda con il suo amore;
11 nella traduzione CEI 2008:La tua bontà è davanti ai miei occhi;
12 nella traduzione CEI 2008: Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita;
13 nella traduzione CEI 2008: ti circonda di bontà e misericordia;
14 nella traduzione CEI 2008: Dio della mia fedeltà.

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