III
Domenica
di
Pasqua
– Anno
A
– 4
maggio
2014
Rito
Romano
At
2,14a.22-33; Sal 15; 1 Pt 1,17-21; Lc 24,13-35
|
Rito
Ambrosiano
At
19,1b-7; Sal 106; Eb 9,11-15; Gv 1,29-34
L’Agnello
di Dio in cibo per noi
1)
La
strada
da
Gerusalemme
a
Gerusalemme,
passando
per
Emmaus.
Il
Vangelo
di San
Luca è
incorniciato
dal
racconto di
due fatti:
l’annunciazione
dell’Angelo
a Maria,
all’inizio,
e
l’incontro
di Gesù
con i
due
discepoli
di Emmaus,
al fine.
Il
primo è
come una
prefazione
che
ci spiega
cosa
capiterà
ascoltando
il Vangelo:
la Parola
si incarna
in noi,
come si
è
incarnata
nella
Madonna.
Il
secondo è
la
conclusione,
che
sintetizza
che cosa
è capitato
a chi
ha “letto”
il Vangelo,
ascoltando
la Parola
con
attenzione
e
seguendola
con
costanza:
si diventa
figli nel
Figlio di
Dio, che
spezza il
pane di
vita con
noi e
per noi.
In
tutto
l’anno
liturgico,
particolarmente
nella
Settimana
Santa e
in quella
di Pasqua,
il Signore
è in
cammino con
noi e
ci spiega
le
Scritture,
ci fa
capire
questo
mistero:
tutto parla
di Lui.
E questo
dovrebbe
far ardere
anche i
nostri
cuori, così
che possano
aprirsi
anche i
nostri
occhi. Il
Signore è
con noi,
ci mostra
la vera
via. Anche
noi
riconosciamo
la Sua
presenza
come
i due
discepoli
riconobbero
Gesù nello
spezzare il
pane, così
oggi.
Cleopa e
l’altro
discepolo,
di cui
il Vangelo
non ci
dice il
nome e
che può
essere il
rappresentante
di ciascuno
di noi,
riconobbero
il Messia
e si
ricordarono
dei momenti
in cui
Lui aveva
spezzato il
pane. E
questo
spezzare il
pane ci
fa pensare
proprio
alla prima
Eucaristia
celebrata
nel
contesto
dell’Ultima
Cena, dove
il
Redentore
spezzò il
pane e
così
anticipò
la sua
morte e
la sua
risurrezione,
dando se
stesso ai
discepoli.
Gesù
spezza il
pane anche
con noi
e per
noi, si
fa presente
con noi
nell’Eucaristia,
ci dona
se stesso
e apre
i nostri
cuori.
Nell’Eucaristia,
nell’incontro
con la
sua Parola,
possiamo
anche noi
incontrare
e conoscere
Gesù, in
questa
duplice
Mensa della
Parola e
del Pane
e del
Vino
consacrati.
La
Parola ha
acceso il
cuore dei
discepoli,
il Pane
apre loro
gli occhi:
Lo
riconobbero
allo
spezzare
del pane.
Il segno
di
riconoscimento
di Gesù
è il
suo Corpo
spezzato,
vita
consegnata
per nutrire
la vita.
La vita
di Gesù
è stata
un continuo
appassionato
consegnarsi.
Fino alla
croce e
dalla
croce.
La
Parola e
il Pane
cambiarono
la
direzione
del
cammino dei
due
discepoli.
La notte
non era
più
un’obiezione
al cammino
e senza
indugio
lasciarono
un rifugio
umano, la
locanda di
Emmaus,
e fecero
ritorno al
Cenacolo di
Gerusalemme,
dove la
comunità degli
apostoli li
accolse
nella
comunione e
li confermò
nella fede
rinata
dall’incontro
col il
Risorto.
Almeno
ogni
domenica la
comunità
cristiana
rivive così
la Pasqua
del Signore
e raccoglie
dal
Salvatore
il suo
testamento
di amore
al Padre
e di
servizio ai
fratelli,
soprattutto
con la
Santa
Messa, che
ebbe come
primo nome
“fractio
panis”
(frazione,
“spezzamento”
del Pane
di Vita
nuova).
Grazie
a questo
“spezzare
il Pane”
che non
è
solamente
preghiera,
ma atto,
gesto di
Dio e
della
Chiesa,
l’esistenza
umana
acquisisce
una
dimensione eucaristica,
perché
unisce la
fatica
umana alla
carità di
Dio, che
ci accoglie
come figli
nel Figlio.
Ci accoglie
perché è
Padre da
sempre e
per sempre
e ricco
di
misericordia.
Ai
due
discepoli
di Emmaus
Gesù
spiegò
le
Scritture
(fractio
Verbi =
frazione,
condivisione
della
Parola),
poi spezzo
il Pane
(fractio
Panis=
frazione,
condivisione
del Pane)
e condivise
la Vita
(fractio
Vitae =
frazione
della Vita
nuova e,
quindi,
definitiva).
Oggi Lui
fa tutto
ciò per
noi, noi
imitiamo
questi due
discepoli e
non
smettiamo
di essere
pellegrini
dell’Infinito.
2)
Da
viandanti
a
pellegrini.
Penso
che sia
corretto
affermare
anche che
San Luca
ha costruito il racconto dei due discepoli di Emmaus attorno
all'immagine del cammino.
Dapprima
un cammino che allontana da Gerusalemme, dagli avvenimenti
della
passione e
dal ricordo
di Gesù:
potremmo
dire un
cammino
dalla
speranza
alla
delusione
(“Noi
speravamo
che
egli
fosse
colui
che
avrebbe
liberato
Israele”),
un cammino
carico di
tristezza (“Si
fermarono col volto
triste”).
Poi
- dopo il cammino con lo Sconosciuto - un cammino di ritorno, dalla
delusione alla speranza: “Partirono senza
indugio e fecero ritorno
a Gerusalemme”.
L'inversione
di marcia è dovuta alla nuova lettura degli eventi che lo
sconosciuto ha loro suggerito. Gli eventi sono rimasti quelli di
prima (la croce e il sepolcro vuoto), ma ora sono letti con cuore,
mente e occhi nuovi.
A
questo punto sorge, secondo me, una domanda molto importante: “Come
riconoscere il Signore che cammina con noi?”
Ai
due discepoli di Emmaus, che avevano ascoltato con commozione la
spiegazione di Gesù circa la sua passione e morte, gli occhi si
aprirono quando Gesù si sedette a tavola, accettando l’invito a
stare in loro compagnia, e compì quattro gesti (prese il pane,
ringraziò, lo spezzò e lo distribuì).
Questi
gesti riportano indietro, alla cena eucaristica, alla vita terrena di
Gesù (una vita in dono come pane spezzato), alla croce che di quella
vita è il compimento.
Questi
stessi gesti riportano anche in avanti, alla vita della Chiesa, al
tempo in cui i cristiani continueranno a “spezzare il pane”.
Spezzare il pane è dunque un gesto, in un certo senso riassuntivo,
nel quale si concentrano, sovrapponendosi, le tre tappe
dell'esistenza di Gesù: il Gesù terreno, il Risorto e il Signore
ora presente nella comunità. Lo spezzare il pane, cioè la
dedizione, è sempre la modalità riconoscibile della presenza del
Signore: è la modalità del Crocifisso, del Risorto e del Signore
glorioso presente nella Chiesa. È questo il tratto che fa
riconoscere il Signore Gesù.
Quindi
noi dobbiamo fare lo stesso percorso dei due discepoli.
In
primo luogo dobbiamo riconoscere di aver bisogno di qualcuno che li
guidi verso la luce e la verità e questo Qualcuno è lo stesso Gesù
che si fa compagno di viaggio nella loro esistenza segnata, in quel
momento, dallo scoraggiamento e dalla delusione più nera.
In
secondo luogo, abbiamo bisogno di ritrovarci insieme ed è Gesù
stesso a darci l'occasione per farlo con un altro spirito ed in un
altro contesto, quello appunto della celebrazione dell'eucaristia.
Infatti è Gesù che spezza il pane e i due discepoli riconoscono il
Signore e rileggono la loro esperienza di gioia vissuta poche ore
prima, insieme a quello Sconosciuto, che gli fa ardere il cuore
mentre li catechizza ed insegna loro a guardare la vita nel segno
della speranza e della gioia senza fine.
In
terzo luogo, come i primi discepoli, noi discepoli d'oggi abbiamo
bisogno di portare agli altri l'annuncio di ciò che abiamo visto con
gli occhi della fede: Gesù stesso.
Sull’esempio
dei
discepoli di
Emmaus
sentiamo
l’urgenza
di
partire
senza
indugio
per
riferire
ciò
che
viviamo,
l'esperienza
di
gioia
e
fede
che
facciamo
nell'incontrare
il
Risorto
nell’Eucaristia
(ma
anche
negli
altri
Sacramenti),
nella
Sacra
Scrittura,
nella
Comunità
Cristiana.
Per
poterlo
riconoscere
nel
povero,
poi,
ci
vuole
una
purezza
angelica
(M.
Teresa
di
Calcutta).
Non
dobbiamo dimenticare che le prime a portare l’annuncio della
risurrezione di Cristo furono le donne. Loro le prime nell’amore,
andando al sepolcro di prima mattina, furono le prime nella fede.
Il
“genio
femminile”
da
loro
vissuto
in
modo
maturo
permise
loro
di
“vedere
lontano”
al
di
là
delle
apparenze,
di
“intuire”
e
di
“vedere
con
gli
occhi
e
con
il
cuore”1
.
Nelle
Vergini
consacrate
che
vivono
nel
mondo
questo
genio
femminile
si
esprime
anche
in
un
costante
ascolto
della
Parola,
che
poi
è
custodita,
creduta,
messa
in
pratica
e
annunciata.
Con
la
loro
verginità
esse
sono
completamente
a
disposizione
dell’Evangelizzazione,
Spose
di
Cristo
a
servizio
del
Vangelo.
Esse
mettono
in
pratica
« Felici
coloro
che
regolano
i
propri
passi
sulla
parole
di
Dio »,
è
questa
un’antifona
che
si
può
cantare
dopo
la
consegna
delle
insegne
di
consacrazione
(Rituale
di
consacrazione
della
Vergini,
n.
30).
1
Le
parole
tra
virgolette
e
in
corsivo
sono
di
S.
Giovanni
Paolo
II
e
si
trovano
nella
“Mulieris
dignitatem”.
Lettura
Patristica
Sant’Agostino
d’Ippona
Consenso
Evang. 325
“Delle
apparizioni
del
Signore
risorto
ai
discepoli
è
necessario
trattare
non
solo
per
mettere
in
luce
l'accordo
che
sull'argomento
esiste
fra
i
quattro
evangelisti
(Mt
28,1-20
Mc
16,1-20
Lc
24,1-53
Jn
20,1-21,25),
ma
anche
per
sottolineare
com'essi
concordino
con
l'apostolo
Paolo,
il
quale
nella
Prima
Lettera
ai
Corinzi
scrive
cosi:
Vi
ho
trasmesso
dunque,
anzitutto,
quello
che
anch'io
ho
ricevuto:
che
cioè
Cristo
mori
per
i
nostri
peccati
secondo
le
Scritture,
fu
sepolto
ed
è
risuscitato
il
terzo
giorno
secondo
le
Scritture,
e
che
apparve
a
Cefa
e
quindi
ai
Dodici.
In
seguito
apparve
a
più
di
cinquecento
fratelli
in
una
sola
volta:
la
maggior
parte
di
essi
vive
ancora,
mentre
alcuni
sono
morti.
Inoltre
apparve
a
Giacomo,
e
quindi
a
tutti
gli
Apostoli.
Ultimo
fra
tutti
apparve
anche
a
me
come
a
un
aborto
(1Co
15,3-8).
Quest'ordine
nel
succedersi
dei
fatti
non
è
seguito
da
nessuno
degli
evangelisti.
Occorre
quindi
porsi
il
problema
se
l'ordine
presentato
dagli
evangelisti
non
contrasti
per
caso
con
quello
di
Paolo.
Ricordiamoci
tuttavia
che
il
racconto
non
è
completo
in
nessuna
delle
fonti:
per
cui
la
ricerca
è
da
estendersi
solo
alle
cose
riferite
da
più
narratori,
per
rilevare
se
ci
siano
contrapposizioni
nei
loro
racconti.
Orbene,
fra
gli
evangelisti
il
solo
Luca
non
riferisce
che
il
Signore
fu
visto
dalle
donne,
le
quali
avrebbero
visto
soltanto
gli
angeli
(Lc
24,4).
Matteo
afferma
che
egli
si
fece
loro
incontro
mentre
se
ne
tornavano
via
dal
sepolcro.
Marco
in
più
dice
che
il
Signore
fu
visto
per
primo
da
Maria
Maddalena
(Mc
16,9),
e
in
ciò s'accorda
con
Giovanni;
solo
che
sul
modo
dell'apparizione
descritto
ampiamente
da
Giovanni
(Jn
20,14),
Marco
non
dice
nulla.
Diverso
il
racconto
di
Luca:
egli
non
solo
omette
di
narrare
-
come
notavo
sopra
-
le
apparizioni
del
risorto
alle
donne
ma
nel
riportare
le
parole
che
quei
due
discepoli
(uno
dei
quali
si
chiamava
Cleopa)
a
lui
rivolsero
prima
di
riconoscerlo,
dà
l'impressione
che
le
donne
non
raccontarono
ai
discepoli
nient'altro
se
non
che
avevano
visto
degli
angeli,
a
detta
dei
quali
egli
era
vivo.
Leggiamo
il
testo:
Ed
ecco
che
in
quello
stesso
giorno
due
di
loro
erano
in
cammino
per
un
villaggio
distante
circa
sessanta
stadii
da
Gerusalemme,
di
nome
Emmaus,
e
conversavano
di
tutto
quello
che
era
accaduto.
Mentre
discorrevano
e
discutevano
insieme,
Gesù
in
persona
si
accosto
e
camminava
con
loro;
ma
i
loro
occhi
erano
incapaci
di
riconoscerlo.
Ed
egli
disse
loro:
"
Che
sono
questi
discorsi
che
state
facendo
fra
voi
durante
il
cammino
e
perché
siete
tristi?
".
Uno
di
loro,
di
nome
Cleopa,
gli
disse:
"
Tu
solo
sei
cosi
forestiero
in
Gerusalemme
da
non
sapere
ciò che
vi
è
accaduto
in
questi
giorni?
".
Domando:
"
Che
cosa?
".
Gli
risposero:
"
Tutto
ciò che
riguarda
Gesù
Nazareno,
che
fu
profeta
potente
in
opere
e
in
parole,
davanti
a
Dio
e
a
tutto
il
popolo;
come
i
sommi
sacerdoti
e
i
nostri
capi
lo
hanno
consegnato
per
farlo
condannare
a
morte
e
poi
l'hanno
crocifisso.
Noi
speravamo
che
fosse
lui
a
liberare
Israele;
con
tutto
ciò sono
passati
tre
giorni
da
quando
queste
cose
sono
accadute.
Ma
alcune
donne,
delle
nostre,
ci
hanno
sconvolti;
recatesi
al
mattino
al
sepolcro
e
non
avendo
trovato
il
suo
corpo,
sono
venute
a
dirci
di
avere
avuto
anche
una
visione
di
angeli,
i
quali
affermano
che
egli
è
vivo.
Alcuni
dei
nostri
sono
andati
al
sepolcro
e
hanno
trovato
come
avevano
detto
le
donne,
ma
lui
non
l'hanno
visto
"
(Lc
24,13-24).
Stando
a
Luca,
i
due
di
Emmaus
narrarono
le
cose
in
modo
che
gli
altri
condiscepoli
potessero
ricordare
o
ravvivare
il
ricordo
di
quanto
riferito
dalle
donne
o
da
coloro
che
di
corsa
si
erano
recati
alla
tomba
appena
seppero
che
il
suo
corpo
era
stato
portato
via
dal
sepolcro.
Luca,
per
l'esattezza,
dice
che
a
correre
alla
tomba
fu
il
solo
Pietro:
egli
si
prostro
verso
l'interno,
vide
che
c'erano
soltanto
i
lenzuoli
sistemati
a
parte
e
poi
se
ne
torno
indietro
stupito
in
cuor
suo
per
quello
che
era
accaduto
(Lc
24,12).
Questi
particolari
nei
confronti
di
Pietro
Luca
li
colloca
prima
del
racconto
dei
due
che
il
Signore
incontro
lungo
la
via
e
dopo
aver
narrato
delle
donne
che
avevano
visto
gli
angeli
dai
quali
appresero
la
notizia
della
resurrezione
di
Gesù.
Pare
che
Pietro
proprio
in
quel
frattempo
corse
al
sepolcro;
ma
il
racconto
di
Luca
su
Pietro
è
da
prendersi
come
una
ricapitolazione.
Pietro
infatti
si
reco
frettolosamente
al
sepolcro
quando
vi
si
reco
anche
Giovanni,
e
ciò accadde
dopo
che
dalle
donne,
e
soprattutto
da
Maria
Maddalena,
avevano
avuto
la
notizia
della
scomparsa
della
salma.
Ora
questa
Maria
Maddalena
reco
la
notizia
dopo
aver
visto
la
pietra
rotolata
via
dal
sepolcro;
e
dopo
ancora
accadde
la
visione
degli
angeli
e
dello
stesso
nostro
Signore.
Gesù
dunque
dovette
apparire
due
volte
alle
donne:
una
volta
presso
la
tomba
e
un'altra
facendosi
loro
incontro
mentre
si
allontanavano
dalla
tomba
(Mt
28,10
Lc
24,24
Jn
20,14):
e
tutto
questo
dovette
succedere
prima
che
egli
si
mostrasse
lungo
la
strada
a
quei
due
discepoli,
uno
dei
quali
si
chiamava
Cleopa.
Tant'è
vero
che
questo
Cleopa,
parlando
col
Signore
che
ancora
non
aveva
riconosciuto,
non
disse
che
Pietro
era
andato
al
sepolcro
ma:
Alcuni
dei
nostri
si
sono
recati
al
sepolcro
e
hanno
trovato
le
cose
come
avevano
descritto
le
donne.
E
dunque
verosimile
che
anch'egli
descriva
i
fatti
in
forma
riassuntiva
soffermandosi
un
poco
su
quel
che
da
principio
le
donne
riferirono
a
Pietro
e
Giovanni
riguardo
al
trafugamento
della
salma
del
Signore.
Se
pertanto
Luca
dice
che
Pietro
corse
al
sepolcro
riportando
le
parole
di
Cleopa,
secondo
il
quale
alcuni
discepoli
si
erano
recati
al
sepolcro,
il
racconto
del
terzo
evangelista
va
completato
con
Giovanni
il
quale
afferma
che
ad
andare
al
sepolcro
furono
in
due;
e
se
in
un
primo
tempo
fa
menzione
del
solo
Pietro
è
perché
Maria
aveva
portato
la
notizia
soltanto
a
lui
(Jn
20,6-8).
Può
anche sorprendere quanto riferito da Luca e cioè che Pietro non
entrò nel sepolcro ma si prostro e vide soltanto i lenzuoli; dopo di
che se ne andò
via
stupefatto
(Lc
24,12).
Ciò appare
in
contrasto
con
Giovanni,
il
quale
attribuisce
la
cosa
a
se
stesso,
cioè
al
discepolo
che
Gesù
amava,
e
scrive
che
fu
lui
a
vedere
le
cose
cosi.
Egli,
sebbene
arrivato
per
primo,
non
entro
nel
sepolcro
ma
si
chino
e
vide
i
lenzuoli
collocati
da
una
parte.
Tuttavia
in
un
secondo
momento
entro
anche
lui
(Jn
20,6),
di
modo
che
i
fatti
si
sarebbero
svolti
cosi:
in
un
primo
momento
Pietro
si
prostro
[fuori
del
sepolcro]
e
vide
(ciò
è
ricordato
da
Luca
e
omesso
da
Giovanni),
ma
più
tardi
entro
anche
lui
ed
entro
prima
che
entrasse
Giovanni.
In
questa
maniera
i
due
racconti
contengono
la
verità
né
vi
è
fra
loro
alcuna
opposizione.”
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