Rito
Romano
2ª
Domenica
di
Avvento
-
Anno
A
– 8
dicembre
2013
Gn
3,9-15.20;
Sal
97;
Ef
1,3-6.11-12;
Lc
1,26-38
(Per
la
Messa
dell’Immacolata)
e
Mt
3,1-12
(Per
la
Messa
della
II
domenica
di
Avvento).
Rito
Ambrosiano
4ª
Domenica
di
Avvento
Is
40,1-11; Sal 71; Eb 10,5-9a; Mt 21, 1-9
L’Ingresso
del Messia
1)
Incontro
con
Giovanni
per
incontrare
Gesù.
Grazie alla liturgia romana della seconda domenica di Avvento e della Solennità dell’Immacolata1 siamo chiamati incontrare due persone, che hanno avuto un ruolo speciale nella preparazione dell’incontro del Signore Gesù con l’umanità: la Vergine Maria e san Giovanni Battista.
Questo
ultimo
Profeta
dell’Antico
Testamento
andò
a
predicare
nel
deserto,
da
dove
la
sua
voce
chiamava
gli
Ebrei
a
penitenza.
Andiamo
ad
incontrarlo
nel
silenzio
del
nostro
cuore
per
ricevere
da
lui
l’annuncio
dell’avvicinarsi
del
Regno
dei
Cieli.
Anche
a
noi
“predice”
la
prossima
venuta
del
Messia,
rimproverandoci
quali
peccatori
che
però
a
lui
vanno
e
riconosciamo
che
quel
lavaggio
esteriore
praticato
dal
Battista
è
quasi
principio
della
purificazione
interiore.
La
predicazione
di
questo
magnetico
e
rude
personaggio
affascinò
molti,
anche
se
sembrava
fatto
apposta
per
non
attirare
alcuno:
vestiva
poverissimamente
e
parlava
aspramente.
Nonostante
ciò
a
suoi
contemporanei
apparì
come
l’ultima
speranza
di
un
popolo
disperato.
Non
pochi
intuirono
la
verità
del
suo
compito
che
era
di
«preparare
la
via
al
Signore»,
annunciandone
la
venuta
imminente.
Si
presentava
come
la
Voce
del
deserto,
con
indosso
ruvide
vesti
e
una
cintura
di
pelle
attorno
ai
fianchi.
Ma
non
invitava
gli
uomini
a
divenire
asceti
come
lui.
Preparare
la
strada
al
Signore
è
altra
cosa.
Ecco
come
Giovanni
il
Battista
si
esprimeva:
«Convertitevi,
perché
il
Regno
di
Dio
è
vicino...
Non
credete
di
poter
dire
fra
voi:
abbiamo
Abramo
per
padre.
Vi
dico
che
Dio
può
far
sorgere
figli
di
Abramo
anche
da
queste
pietre.
La
scure
è
posta
alla
radice
degli
alberi:
ogni
albero
che
non
produce
frutti
buoni
viene
tagliato».
Incontrarlo
e
imitarlo
vuol
dire
avere
occhi
puri
come
i
suoi
per
poter
dire
con
e
come
lui:
“Ecco
l’Agnello
di
Dio
che
toglie
i
peccati
del
mondo”.
Dunque,
due
sono
soprattutto
le
cose
che
Giovanni
proclama
urgenti:
convertirsi
e
non
cullarsi
in
una
illusoria
sicurezza
di
una
apparteneza
in
cui
si
permane
con
l’umiltà
e
la
costante
conversione.
Convertirsi
è
una
parola
che
dice
il
cambiamento
del
comportamento
e
della
mente.
Quindi
non
si
tratta
soltanto
di
un
cambiamento
morale,
nei
comportamenti,
ma
di
un
cambiamento
intellettuale,
direi
teologico,
perché
implica
un
modo
nuovo
di
pensare
Dio.
La
conversione
non
è
un
cambiamento
esteriore
o
parziale,
ma
un
ri-orientamento
di
tutto
l'essere
dell'uomo.
Si
tratta
di
un
vero
e
proprio
passaggio
dall'egoismo
all'amore,
dalla
difesa
di
sé
al
dono
di
sé;
un
passaggio
talmente
rinnovatore
da
essere
incompatibile
con
le
vecchie
strutture
(mentali,
religiose
e
sociali),
come
il
vino
nuovo
non
si
può
essere
messo
nelle
vecchie
botti.
La
conversione
evangelica
è
anche
religiosità:
non
è
confrontandosi
con
se
stesso
che
l'uomo
scopre
la
misura
e
la
direzione
del
proprio
mutamento,
ma
riferendosi
al
progetto
di
Dio.
E
il
primo
movimento
non
è
quello
dell'uomo
verso
Dio,
ma
quello
di
Dio
verso
l'uomo:
è
un
movimento
di
grazia
che
rende
possibile
il
cambiamento
dell'uomo
e
ne
offre
il
modello.
Infine,
dobbiamo
capire
la
profonda
umanità
della
conversione
evangelica:
convertirsi
significa
tornare
a
casa,
è
un
ricupero
di
umanità,
un
ritrovare
la
propria
identità.
Convertendosi
l'uomo
non
si
perde,
ma
si
ritrova,
liberandosi
dalle
alienazioni
che
lo
distruggono.
Anche
le
due
prime
letture
proposte
dalla
liturgia
romana
della
II
domenica
di
avvento
ci
offrono
altre
due
indicazioni
concrete
riguardo
alla
conversione,
che
è
necessaria
per
prepararsi
alla
venuta
del
Signore:
1-
essere
poveri
e
2-
essere
ospitali:
infatti
Isaia
(prima
lettura)
profetizza
un
germoglio
nuovo
di
umanità,
che
«non
giudicherà
secondo
le
apparenze
e
non
prenderà
decisioni
per
sentito
dire,
ma
giudicherà
con
giustizia
i
poveri
e
prenderà
decisioni
eque
per
gli
oppressi
del
paese»
(Is
1,3-4),
e
San
Paolo
invita:
«Accoglietevi
gli
uni
gli
altri
come
Cristo
vi
ha
accolti”
(Rm
15,
7
– seconda
lettura).
2) Incontro con Maria per incontrare suo Figlio.
La persona che fece germogliare l’umanità nuova e ci accoglie come Cristo è la Madonna, che nella Solennità dell’Immacolata Concezione festeggiamo per celebrare la salvezza divina donata a tutti noi.
Cosa
vuol
dire
“Concepita
senza
macchia
di
peccato
originale”?
In
poche
parole
vuol
dire
che
Maria
Vergine
è
colei
che
ha
accolto
il
Dono
del
Cielo,
il
Figlio
di
Dio,
con
una
prontezza,
apertura
e
disponibilità
totali
e
illimitate,
vale
a
dire
senza
mettere
dei
confini
e
senza
porre
condizioni.
Quello
di
Maria
un
Sì
libero
e
pieno
detto
da
una
giovane
donna
senza
macchia
al
Dio
senza
macchia.
E’
doveroso
rispondere
anche
ad
un
altro
domanda:
“Che
cos’è
il
peccato
originale”2.
E’
l’insufficienza
morale
di
ogni
uomo
che
vien
al
mondo
come
membro
del
genere
umano.
Ognuno
di
noi
ne
sa
qualcosa
e
spesso
diciamo:
“Sbagliare
è
umano”
e
“Non
si
può
pretendere
di
più,
faccio
quello
che
posso”.
Ma
dicendo
così,
sentiamo
e
desideriamo
poter
fare
di
più,
essere
di
più.
Se
guardiamo
alla
Madonna,
vediamo
che
questo
desiderio
non
è
un’utopia.
E’
vero,
lei
è
la
“Tutta
Santa”,
la
“Piena
di
Grazia”.
Lei
in
modo
eccezionale
non
è
coinvolta
neppure
dall’ombra
del
peccato,
perché
deve
concepire,
far
nascere
ed
educare
il
bambino
che
ha
l’incarico
di
portar
via
il
peccato
del
mondo.
Lei
è
la
“Porta
del
Cielo”.
Nel
cuore
dell'Avvento,
nella
fede,
Maria
si
fa
porta
per
far
entrare
il
Verbo
nel
mondo
e
poi
si
unisce
a
Cristo
Porta
che
fa
entrare
noi,
peccatori
perdonati,
nel
Cielo.
Amiamo
la
Madonna,
Maria
di
Nazaret,
primizia
della
verginità
cristiana.
Umile
e
povera,
Maria
divenne,
per
singolare
privilegio
e
per
la
sua
fedeltà
alla
chiamata
del
Signore,
la
madre
vergine
del
Figlio
di
Dio.
In
ciò
ci
siano
di
esempio
le
Vergini
Consacrate.
Durante
il
rito
di
consacrazione
il
Vescovo
dice
loro:
“Voi
che
siete
vergini
per
Cristo”
diventate
“madri
nello
spirito”
(Ordo
consecrationis
virginum,
n.
16)
cooperando
con
amore
all’evangelizzazione
dell’uomo
e
alla
sua
promozione.
Per
la
vergine
consacrata,
come
afferma
san
Leandro
di
Siviglia,
Cristo
è
tutto:
“sposo,
fratello,
amico,
parte
dell’eredità,
premio,
Dio
e
Signore”
(Regula
sancti
Leandri,
Introd.).
La
vergine
consacrata
questo
ci
ricorda
e
ci
insegna
con
la
sua
vita
quotidiana
con
uno
stile
di
vita
fatto
di
umiltà,
di
carità,
di
servizio
e
di
lieta
disponibilità,
di
instancabile
amore
per
la
gloria
del
Padre
e
per
la
salvezza
di
tutta
l’umanità.
1
Quest’anno
2013
la
solennità
dell’Immacolata
Concezione
è
celebrata
il
lunedì
9
dicembre
per
dare
la
precedenza
alla
Domenica
che
è
sempre
la
Festa
del
Signore.
In
Italia,
la
Congregazione
per
il
Culto
Divino
e
la
Disciplina
dei
Sacramenti
ha
concesso
che
la
solennità
dell'Immacolata
Concezione
della
Beata
Vergine
Maria,
che
nel
2013
coincide
con
la
seconda
domenica
di
Avvento,
possa
essere
celebrata
in
tutte
le
diocesi
d'Italia
nel
giorno
proprio
cioè
l'8
dicembre.
2
Il
Catechismo
della
Chiesa
Cattolica
al
n
397
parla
così
del
peccato
originale:
“Il
primo
peccato
dell'uomo.
L'uomo,
tentato
dal
diavolo,
ha
lasciato
spegnere
nel
suo
cuore
la
fiducia
nei
confronti
del
suo
Creatore
e,
abusando
della
propria
libertà,
ha
disobbedito
al
comandamento
di
Dio.
In
ciò
è
consistito
il
primo
peccato
dell'uomo.
In
seguito,
ogni
peccato
sarà
una
disobbedienza
a
Dio
e
una
mancanza
di
fiducia
nella
sua
bontà”.
Poi
ai
nn
404-405
insegna:
“In
che
modo
il
peccato
di
Adamo
è
diventato
il
peccato
di
tutti
i
suoi
discendenti?
Tutto
il
genere
umano
è
in
Adamo
«
sicut
unum
corpus
unius
hominis
– come
un
unico
corpo
di
un
unico
uomo
».
Per
questa
«
unità
del
genere
umano
»
tutti
gli
uomini
sono
coinvolti
nel
peccato
di
Adamo,
così
come
tutti
sono
coinvolti
nella
giustizia
di
Cristo.
Tuttavia,
la
trasmissione
del
peccato
originale
è
un
mistero
che
non
possiamo
comprendere
appieno.
Sappiamo
però
dalla
Rivelazione
che
Adamo
aveva
ricevuto
la
santità
e
la
giustizia
originali
non
soltanto
per
sé,
ma
per
tutto
il
genere
umano:
cedendo
al
tentatore,
Adamo
ed
Eva
commettono
un
peccato
personale,
ma
questo
peccato
intacca
la
natura
umana,
che
essi
trasmettono
in
una
condizione
decaduta.
Si
tratta
di
un
peccato
che
sarà
trasmesso
per
propagazione
a
tutta
l'umanità,
cioè
con
la
trasmissione
di
una
natura
umana
privata
della
santità
e
della
giustizia
originali.
Per
questo
il
peccato
originale
è
chiamato
«
peccato
»
in
modo
analogico:
è
un
peccato
«
contratto
»
e
non
«
commesso
»,
uno
stato
e
non
un
atto”.
Lettura
Patristica
San
Giovanni Crisostomo.
Omelia
37,
1-2
in
Mt.
PG
57,
419-421
"Da
allora
Gesù
prese
a
predicare
e
a
dire:«Convertitevi,
perché
è
vicino
il regno
dei
cieli»"
(Gv
1,9).
Ma
quando
Gesù
comincia
a
predicare?
Da
quando Giovanni
fu
chiuso
in
prigione.
Ma
perché
non
predicò
prima?
E
che
bisogno
aveva di
Giovanni
Battista,
dato
che
le
sue
opere
gli
rendevano
già
un’efficace testimonianza?
Ecco:
perché
noi
potessimo
comprendere
maggiormente
la
sua grandezza:
Gesù
Cristo
ha
i
suoi
profeti,
così
come
il
Padre
ha
avuto
i
suoi.
Proprio questo
rileva
Zaccaria
nel
suo
cantico:
"E
tu,
bambino,
sarai
chiamato
profeta dell’Altissimo"
(Lc
1,76).
Era
necessario
il
precursore,
inoltre,
perché
agli
insolenti Giudei
non
restasse
alcuna
scusa,
come
testimonia
lo
stesso
Gesù
Cristo
con
le
parole:
"È
venuto
Giovanni,
che
non
mangiava
né
beveva,
e
hanno
detto:
Ha
il demonio
addosso.
È
venuto
il
Figlio
dell’uomo
che
mangia
e
beve
ed
essi
dicono: Ecco
un
mangione
e
un
beone,
amico
dei
pubblicani
e
dei
peccatori.
Alla
sapienza,
però,
è
resa
giustizia
dai
figli
suoi"
(Mt
11,18-19).
E
ancora
era
necessario
che
tutto
quanto
riguardava
il
Cristo
fosse
manifestato
in
anticipo
da
un
altro,
prima
di
esserlo da
lui
stesso.
Infatti,
se
dopo
tante
testimonianze
e
dopo
tali
prove,
i
Giudei
dissero:
"Tu
rendi
testimonianza
a
te
stesso;
la
tua
testimonianza
non
è
valevole"
(Gv
8,13), che
cosa
avrebbero
osato
dire
se,
prima
che
Giovanni
avesse
parlato,
si
fosse presentato
in
pubblico
e
avesse
reso
per
primo
testimonianza
in
favore
di
sé?
Ecco
ancora
perché
Gesù
non
comincia
a
predicare
prima
di
Giovanni
e
non
compie
alcun
miracolo,
se
non
dopo
che
il
suo
precursore
è
stato
rinchiuso
in
prigione:
nel
timore
che
nascesse
qualche
scisma
tra
il
popolo.
Per
la
stessa
ragione
Giovanni
non compie
miracoli,
allo
scopo
di
lasciar
accorrere
tutta
la
folla
a
Gesù,
trascinata
dai prodigi
che
il
Signore
faceva.
Infatti,
se
anche
dopo
i
miracoli
operati
da
Gesù
Cristo, i
discepoli
di
Giovanni,
sia
prima
che
dopo
il
suo
incarceramento,
erano
ancora
presi da
gelosia
verso
Gesù
e
molti
pensavano
che
il
Messia
non
fosse
lui,
bensì
Giovanni, che
cosa
sarebbe
accaduto
se
Dio
non
avesse
preso
queste
sagge
misure?
Ecco
le
ragioni
per
cui
anche
Matteo
vuol
sottolineare
che
«da
allora»
Gesù
incominciò
a
predicare.
E,
all’inizio
della
sua
predicazione,
Gesù
insegna
ciò
che Giovanni
ha
detto.
Nei
suoi
primi
discorsi
non
parla
ancora
di
se
stesso,
ma
si contenta
di
predicare
la
penitenza.
Per
quel
tempo
era
già
abbastanza
desiderabile
far accettare
la
penitenza,
dato
che
allora
il
popolo
non
aveva
ancora
di
Cristo
un’idea
sufficientemente
adeguata.
E
all’inizio,
non
annuncia
niente
di
terribile
o
di spaventoso,
come
aveva
fatto
Giovanni
parlando
della
scure
tagliente
già
posta
alle radici
dell’albero,
del
ventilabro
che
ripulisce
l’aia,
e
di
un
fuoco
inestinguibile.
Dapprima,
parla
soltanto
dei
beni
futuri,
rivelando
a
coloro
che
lo
ascoltano
il
regno che
ha
loro
preparato
nei
cieli.”
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