Chiesa
è il luogo “dove fiorisce lo Spirito” (Sant'Ippolito
di Roma,
Traditio apostolica, 35),
è
il Popolo
eletto e senza frontiere, che proviene da tutti i popoli: “Battezzati
in un solo Spirito per formare un solo corpo, giudei e greci” (1
Cor 12,
13).
Pentecoste
– Anno C – 19 maggio 2013
Rito romano
Atti 2, 1-11;
Sal 103 (104); Romani 8,8-17; Giovanni 14,15-16.23b-26
Rito
ambrosiano
At
2,1-11; Sal 103 (104); 1Cor 12,1-11; Gv 14,15-20
Fuoco
e vento
1)
L’antica e la nuova Pentecoste.
Per
Israele, la Pentecoste, da festa della mietitura, era diventata la
festa che faceva memoria della conclusione dell’Alleanza al Sinai.
Dio aveva mostrato la sua presenza al popolo attraverso il vento e il
fuoco e gli aveva poi fatto dono della sua legge, dei 10 Comandamenti
incisi su pietra.
Nel
giorno della nuova Pentecoste, quella dei cristiani, Dio ha donato la
sua legge di carità, ma non l’ha scritta su due tavole di pietra,
bensì l’ha incisa nel cuore degli Apostoli per mezzo dello Spirito
Santo, poi l’ha comunicata a tutta la Chiesa per mezzo degli
Apostoli. Su di loro il giorno di Pentecoste “lo
Spirito Santo è sceso con suono improvviso e ha mutato le loro menti
di esseri carnali all’interno del suo amore, e mentre apparvero
all’esterno lingue di fuoco, all’interno i cuori divennero
fiammeggianti, poiché, accogliendo Dio nella visione del fuoco,
soavemente arsero per amore»
(San Gregorio Magno, Hom.
in
Evang. XXX,
1: CCL
141, 256). Il fuoco dello Spirito Santo li riunì in comunione di
vita, e di Vita divina per loro e per il mondo. La loro Parola non fu
più solo umana, ma Parola di Dio, che lo Spirito Santo aveva posto
nei loro cuori e sulle loro bocche di carne. E portarono questo
Vangelo di verità e di amore a tutto il mondo.
“La
voce di Dio divinizza il linguaggio umano degli Apostoli, i quali
diventano capaci di proclamare in modo “polifonico” l’unico
Verbo divino. Il soffio dello Spirito Santo riempie l’universo,
genera la fede, trascina alla verità, predispone l’unità tra i
popoli. «A quel rumore la folla si radunò e rimase turbata, perché
ciascuno li udiva parlare nella propria lingua delle grandi opere di
Dio» (At
2,6.11)”
(Benedetto XVI).
Con
il dono dello Spirito Santo è affidato anche a noi, discepoli di
oggi, questo fuoco di carità che si fa annuncio di perdono
redentore. Annuncio che Dio non ha solamente visitato la terra, Dio
non è solamente disceso quaggiù nel mondo, ma Dio si dona a me e a
te, vive in me e in te, in noi sua Chiesa, suo Corpo vero.
Recitando
spesso la giaculatoria “Vieni Santo Spirito, vieni per Maria”,
chiediamo allo Spirito Santo il dono della Sapienza per comprendere
(non solo nel senso di capire con la testa ma di accogliere con il
cuore, come indica l’etimologia del verbo com-prendere= prendere
con, accogliere dentro). Leggiamo, infatti, nella Sacra Scrittura:
“Pregai
e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito della
sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la
ricchezza al suo confronto”
(Sap 7,7-8). Questa superiore sapienza è la radice di una conoscenza
nuova, una conoscenza permeata di carità, grazie alla quale l'anima
acquista, per così dire, dimestichezza con le cose divine e ne prova
gusto. San Tommaso d’Aquino parla appunto di “un
certo sapore di Dio”
(Summa
Theologiae
IIa -IIae, 45, 2, ad 1), per cui il vero sapiente non è
semplicemente colui che sa le cose di Dio, ma colui che le
sperimenta, le vive e le condivide, facendosi missionario annunciando
che Dio è Amore, è pienezza di verità, di gioia e di pace.
2)
Lo Spirito: fiori, vita e gioia.
Nella
prima Parte della Somma Teologica (I, 37, 2), San Tommaso d’Aquino
scrive: “Come
il fiorire è produrre fiori così l’amare è spirare amore, e come
l’albero è fiorente di fiori così il Padre esprime con il Verbo,
cioè il figlio, se stesso, e la creatura, e il Padre e il Figlio si
amano nello Spirito Santo come amore procedente, nel quale amano se
stessi e noi”.
Fiori, vita e gioia: ecco lo Spirito. A questo punto si ferma il
balbettio della nostra teologia di pellegrini e non ci resta che
contemplare questa verità di amore. Chi umanamente avrebbe potuto
pensare che Dio con lo stesso medesimo amore, ami se stesso e noi,
quasi che un stesso fremito muova e riscaldi congiungendo la nostra
vita alla sua?
L’uomo
ha sempre cercato un barlume di speranza per vincere la disperazione
della morte e delle sofferenze inevitabili, e i sapienti greci
avevano trovato questo barlume dichiarando che l’uomo è affine con
Dio. Riprendendo questo anelito che l’uomo è di genere divino, nel
discorso all’Areopago san Paolo annuncia: “Noi
in Dio viviamo e ci muoviamo e siamo”
(At 17,20).
Ora,
quello che è già mirabile nella partecipazione naturale che l’uomo
ha della natura divina, diventa pressoché indicibile, ma consolante,
mistero di amore misericordioso nella partecipazione alla natura e
vita divina mediante la grazia. Questa grazia ci è stata meritata
dalla passione di Cristo. Lo Spirito Santo ci conduce a Figlio, ci
rende capaci, assetati e affamati della sua Grazia. Gli Apostoli
furono i primi a farne la felice esperienza. Fecero esperienza della
Verità che è vedere chiaro nelle cose e in noi stesse, avere la
certezza che Dio ci ama e che noi possiamo amare e rifugiarci in lui,
chiamandolo “Padre”.
3)
Dallo Spirito Santo la Madonna ebbe in dono Gesù.
Se
la preghiera consigliata oggi è “Vieni Santo Spirito, vieni per
Maria” e la seconda è il “Padre nostro”, la terza è l’Ave
Maria, perché “non c’è Pentecoste senza la Madonna”
(Benedetto XVI), che dallo Spirito Santo ricevette in dono Gesù.
La
presenza di Maria, piena di Grazia, è all’inizio, nel Cenacolo
dove gli Apostoli “erano
perseveranti e concordi nella preghiera, insieme ad alcune donne e a
Maria, la Madre di Gesù, e ai fratelli di lui”
(At 1,14) E così è sempre, oggi come allora, a Gerusalemme e in
tutte le parti del mondo.
Già
al momento dell'annunciazione Maria aveva sperimentato la venuta
dello Spirito Santo. L'angelo Gabriele le aveva detto: “Lo Spirito
Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la
potenza dell'altissimo; Colui che nascerà sarà dunque
santo e chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,35). Per mezzo di questa
discesa dello Spirito Santo in lei, Maria è¨ stata associata in
modo unico ed irripetibile al mistero di Cristo. Nell'enciclica
Redemptoris
Mater
il Beato Giovanni Paolo II ha scritto: “Nel
mistero di Cristo essa è presente già “prima della creazione del
mondo” (cf. Ef 1,4) come colei che il Padre ha scelto eternamente
come madre del suo Figlio nell'incarnazione - ed insieme al Padre
l'ha scelta il Figlio, affidandola eternamente allo Spirito di
santità”
(n. 8).
Nel
cenacolo di Gerusalemme quando mediante gli eventi pasquali il
mistero di Cristo sulla terra è giunto al suo compimento, Maria si
trova nella comunità dei discepoli per preparare una nuova
venuta dello Spirito Santo - e una nuova nascita: la nascita della
Chiesa.
E
vero che lei stessa è già “tempio dello Spirito Santo”
per la sua pienezza di grazia e la sua maternità divina; ma essa
partecipa alle suppliche per la venuta del Paraclito (paraclī̆tus
che
deriva dal greco
παράκλητος
ossia
chiamato
presso,
invocato
e
quindi consolatore),
affinché con la sua potenza faccia prorompere nella comunità
apostolica lo slancio verso la missione che Gesù Cristo, venendo nel
mondo, ha ricevuto dal Padre (cf. Gv 5,36), e, ritornando al Padre,
ha trasmesso alla Chiesa (cf. Gv 17,18). Maria, sin dall'inizio, è
unita alla Chiesa, come una dei “discepoli” del Figlio, ma nello
stesso tempo spicca in tutti i tempi come “figura ed
eccellentissimo modello (della Chiesa stessa), nella fede e nella
carità” (Conc. Vat. II, Lumen
Gentium 53).
Benedetto
XVI disse alle Vergini Consacrate: “Siate
di nome e di fatto ancelle del Signore a imitazione della Madre di
Dio"
(RCV, 29) e le invitò alla perseveranza nel donare a Dio tutto il
proprio essere indicando nella Vergine di Nazaret e nel suo “sì”
la prima straordinaria realizzazione di questa offerta di sé. (cfr
Udienza alle Partecipanti al Congresso dell’"ORDO
VIRGINUM" 15 maggio 2008). E
Papa Francesco ha di recente ricordato loro che le Vergini consacrate
“sono
icona di Maria e della Chiesa”
(7 maggio 2013).
LETTURA
PATRISTICA
Dai
Discorsi di san Bernardo.
Sermo
I de Pentec.1-6.PL 183,323-326.
Oggi
celebriamo, dilettissimi, la festa dello Spirito Santo. Onoriamolo
con allegrezza e amore adorante, perché in Dio lo Spirito Santo è
quanto vi è di più soave. Egli è la bontà stessa di Dio, anzi è
Dio. Se celebriamo i santi, quanto più dobbiamo lodare colui che li
ha santificati, e se veneriamo i santificati, quanto più dobbiamo
onorare il loro Santificatore! Oggi è il giorno in cui lo Spirito
Santo da invisibile si è fatto visibile, cosi come il Figlio,
invisibile per natura, si degnò mostrarsi nella nostra carne. Oggi
lo Spirito rivela qualcosa di sé stesso, come appunto già l'avevano
fatto il Padre e il Figlio, perché ci incamminiamo verso la vita
eterna, che è la conoscenza perfetta della Trinità. Per il momento,
questa conoscenza trinitaria ci è possibile soltanto in parte,
mentre cogliamo con la fede tutto quello che ci sfugge. Conosco il
Padre grazie alla sua opera creatrice. poiché odo tutte le creature
proclamare: Egli
ci ha fatti e noi siamo suoi 1(
Sal 99,3 ).
Infatti,
dalla
creazione del mondo in poi.. le sue perfezioni invisibili possono
essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come
la sua eterna potenza e divinità.
2( Rm1,20 )
Invece
l'eternità e l'immutabilità del Padre oltrepassano la mia
comprensione, perché Dio abita una luce inaccessibile.
Fra
le persone della Santissima Trinità conosco un po' meglio il Figlio,
poiché egli si è incarnato; ma chi potrà mai cogliere la sua
generazione eterna e la sua uguaglianza con il Padre? Nei confronti
dello Spirito Santo mi è noto soltanto che egli è spirato, poiché
la sua processione dal Padre e dal Figlio oltrepassa totalmente le
mie capacità: Stupenda
per me la tua saggezza,, troppo alta e io non la comprendo.3(
Sal 138,6 )
Vi
sono due poli in una processione: donde si viene e dove si va..Lo
Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio, ma questa processione è
avvolta per me in tenebre fitte. Invece, la sua processione verso gli
uomini ha preso ad apparire chiaramente agli occhi dei fedeli. Al
tempo della Pentecoste. lo Spirito invisibile manifestò la sua
venuta con segni visibili; oggi, questi segni sono spirituali, ben
più degni della natura dello Spirito. Allora, lingue di fuoco si
posarono sugli apostoli, perché essi potessero proclamare in altre
lingue parole di fuoco e predicare con labbra ardenti una legge di
fuoco. Non rammarichiamoci se oggi lo Spirito Santo non si presenta
più a noi in quel modo,
giacché
a
ciascuno e data una manifestazione particolare dello Spirito per
l'utilità comune.4(1
Cor
12,7
)
Potremmo
dire che la manifestazione di Pentecoste è destinata più a noi che
agli apostoli.
A
che infatti sarebbe loro servito parlare in lingue se non per
convertire le genti?
Ma
lo Spirito ha agito in essi anche in modo più nascosto, cosi come
continua a fare oggi in noi.
L'azione
dello Spirito Santo negli apostoli si fa evidente se consideriamo che
dopo Pentecoste la loro pusillanimità cede a intrepida fermezza:
essi non cercano più di nascondersi per paura dei Giudei, e
l'energia che prima mettevano nel fuggire ora li anima nell'annunzio
della parola.
Il
cambiamento è dovuto senz'altro all'opera dello Spirito di Dio in
essi.
Il
capo degli apostoli era stato terrorizzato dalla parola di una
serva,e ora ha il coraggio per affrontare le autorità.
La
Scrittura ci dice che gli apostoli se
ne andarono dal sinedrio lieti di essere stati oltraggiati per amore
del nome di Gesù. 5(
At 5,41 )
Chi
dubiterà allora che lo Spirito di fortezza li abbia visitati,
colmandoli intimamente di energia invisibile? Anche oggi la presenza
dello Spirito è manifestata da quanto opera in noi.
Lo
Spirito ci comanda di stare lontani dal male e di fare il bene, ma
egli soccorre la nostra debolezza in entrambe le situazioni, e benché
le grazie siano diverse, esse provengono dal medesimo Spirito. Per
distoglierci dal male, lo Spirito suscita in noi tre mozioni: il
pentimento, la supplica e il perdono. Il nostro ritorno a Dio inizia
con il pentimento, che non è nostra iniziativa, ma dello Spirito di
Dio. Ce lo insegna la ragione e l'autorità lo conferma. Quando
qualcuno, intirizzito dal freddo, viene a scaldarsi accanto al fuoco,
potrà mai dubitare che il calore gli viene dalla fiamma? Cosi, se
uno, congelato nel male, viene sciolto dagli ardori del pentimento,
capisce che un altro spirito è venuto a scuotere e a giudicare il
suo. Abbiamo anche nel vangelo l'autorità del Signore che sentenzia
a proposito dello Spirito Consolatore: Egli
convincerà il mondo quanto al peccato.6(
Gv16,8 )
Abbiamo
detto che il pentimento è la prima tappa del ritorno verso Dio.
Ma
a che serve pentirsi di una colpa, se non si supplica per ottenere il
perdono?
Perciò
lo Spirito Santo colma l'anima di una dolce speranza, che la muove a
pregare con una fiducia senza incrinature.
Permettimi
di mostrarti che tale preghiera e opera dello Spirito di Dio.
Fino
a quando lo Spirito è lontano dal tuo cuore, tu non troverai la
preghiera,perché soltanto lo Spirito può gridare in noi: Abbà,
Padre.
Infatti
egli intercede
con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili. 7(
Rm 8,15-26 )
Lo
Spirito Santo opera simultaneamente nel nostro cuore e in quello del
Padre:
nel
nostro cuore intercede per noi presso il Padre; nel cuore del Padre
perdona con lui.
Nel
nostro cuore è il nostro avvocato, nel cuore del Padre è il nostro
Signore.
Nel
nostro cuore infonde la grazia della preghiera, nel cuore del Padre
egli ci dona quel che chiediamo.
Nel
nostro cuore istilla la fiducia verso il Padre, mentre inclina il
cuore del Padre ad una misericordia più grande. Sappi bene che è lo
Spirito a procurarci il perdono, poiché fu detto agli apostoli:
Ricevete
lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi. 8(
Gv 20,22 )
Perciò
mediante il pentimento, la supplica e il perdono lo Spirito Santo ci
distoglie dal male.
In
che modo lo Spirito agisce in noi per attirarci al bene? Anche qui,
con una triplice azione: egli ammonisce, insegna e muove. Esorta la
memoria, illumina la ragione, muove la volontà, giacché in queste
tre facoltà consiste tutta l'anima Lo Spirito suggerisce alla nostra
memoria il ricordo di buoni e santi pensieri .
Ogni
volta che ti senti spuntare in cuore l'ispirazione al bene, rendi
grazie a Dio e onora lo Spirito Santo, perché ne hai sentito la
voce. Il vangelo dice infatti: Lo
Spirito Santo vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.9
Nota
bene la frase che precede: V'insegnerà
ogni cosa.9(
Gv 14,26 )
Si
tratta della seconda opera dello Spirito: e gli istruisce la nostra
ragione. Molti cercano di far il bene, ma non sanno che strada
prendere. Dopo l'ispirazione al bene è perciò necessaria una
seconda grazia che ci permetta di passare agli atti in modo che la
grazia di Dio porti frutto. San Giacomo infatti ammonisce:
Chi
sa fare il bene e non lo compie, commette peccato.10(Gc
4,17)
Non
basta che lo Spirito ammonisca la memoria e illumini la ragione sul
bene da compiere: deve poi smuovere la volontà perché attuiamo quel
bene. Anche qui è all'opera lo Spirito che sorregge la nostra
debolezza e riversa nei nostri cuori la carità; questa fa allora
sorgere in noi una volontà orientata verso il bene.
Quando
lo Spirito viene in te, s'impossessa di tutta la tua anima e tu odi
che ti parla dentro:
suggerisce
buoni pensieri alla memoria, istruisce e stimola al bene, illuminando
la ragione, poi infiamma la volontà. Non ti vedi l'anima riempita di
lingue di fuoco? La loro molteplicità simboleggia la diversità di
operazioni, ma esse si uniscono nella luce unica della verità e
nella fiamma ardente dell'amore. Soltanto nella consumazione finale
la nostra anima sarà totalmente colmata, quando una buona misura
pigiata, scossa e traboccante ci sarà versata in grembo. Quando
accadrà ciò? Al compiersi dei giorni della Pentecoste. Beati quelli
che sono già nel tempo pasquale eterno, ossia i fratelli a cui lo
Spirito ha detto di riposarsi dalle fatiche terrene. Essi sono già
entrati nell'anno giubilare, e aspettano con noi l'ultima Pentecoste.
Voi
sapete che celebriamo i due tempi liturgici della Quaresima e della
Pasqua.
L'uno
precede la passione, l'altro segue la risurrezione.
La
Quaresima è dedicata alla compunzione del cuore e alle lagrime della
penitenza,
mentre
nel tempo pasquale il cuore si apre all'amore adorante e al canto
solenne dell'alleluia.
La
Quaresima è figura della vita presente e Il tempo pasquale
rappresenta il riposo dei santi dopo la morte.
Al
termine dei cinquanta giorni del periodo di Pasqua celebriamo la
Pentecoste.
Essa
simboleggia l'ultimo giudizio, quando la casa sarà ricolma della
pienezza dello Spirito Santo. Allora la terra intera sarà inondata
dalla maestà dello Spirito, quando non solo l'anima ma il corpo
risorgerà incorruttibile, a condizione di essere stato seminato in
terra, quando ancora era corruttibile.
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