25
novembre 2012
Rito
Romano
XXXIV
Domenica del Tempo Ordinario – Anno B - Solennità di Cristo Re
dell’Universo
1Dn
7,13-14; Sal 92; Ap 1,5-8; Gv 18,33-37
Rito
Ambrosiano
II
Domenica di Avvento
Is
19,18-24; Sal 86; Ef 3,8-13; Mc 1,1-8
Popoli
tutti, lodate il Signore!
1)
Re non dell’altro mondo, ma del mondo vero.
Gesù
non è solo Re di un regno diverso, è un Re diverso, che ha come
scopo di servire la verità della carità, che rende liberi. Infatti
l'esercizio della sua regalità non ci schiavizza, non ci rende suoi
sudditi al modo umano, ma piuttosto ci innalza a Sé, ci fa partecipi
della sua medesima vita. “La
Regalità di Cristo è il contrario dell’esercizio del potere, E’
servizio, è dono di sé fino alla morte”
(Maurice Zundel) per donarci la vita.
Nel
vangelo di oggi Cristo a Ponzio Pilato che gli chiede se Lui è re,
risponde: «Io sono re:
per questo sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere
testimonianza alla verità».
Dunque, la regalità di Cristo è completamente sottomessa alle
esigenze della verità, parola che nel linguaggio dell'evangelista
Giovanni indica la verità di Dio, il suo amore per l'uomo, la sua
tenerezza per ogni uomo.
Nel
suo breve e serrato dibattito con Pilato, Gesù afferma un'altra cosa
importante: «Chiunque
è dalla parte della verità, ascolta la mia voce».
Per comprendere la regalità di Gesù e per partecipare al suo Regno
(e potremmo aggiungere per correttamente annunciare e festeggiare
questa regalità) occorre aver scelto la verità.
Ma
che cos’è la Verità? E’ Cristo!
Gesù
Cristo è l’unico uomo che nella storia umana abbia detto: « Io
sono la verità » (Gv
14,6). E a tutti noi affamati della verità su Dio, sull’uomo e su
mondo, Cristo si offre come Parola di verità, pronunciata da Dio
stesso, come risposta a tutti gli interrogativi del cuore umano.
Come
Parola che non solo ha creato il mondo ma che lo regge: ne è il Re,
un Re da conoscere non solo con la ragione ma con il cuore. Ben a
ragione Sant’Agostino scriveva: “Non
si entra nella verità se non attraverso la carità”.
Cristo
è testimone regale della verità, perché regge l’uomo e il mondo
in modo autentico. Non lo domina, non lo governa con lo scettro e il
trono, o meglio il suo trono è la Croce, vero segno di amore
infinito, e il suo scettro non è un bastone di comando ma sempre la
Croce che diventa un “pastorale”, mediante il quale guida le sue
“pecorelle” e le corregge (reggere con) non perché le punisce,
ma perché le mette sulle sue spalle (=le
regge con e sulle sue
spalle).
Questo
è il suo modo di regnare, che è spiegato anche da questo esempio:
Nell’atrio di una clinica di Maternità a Monaco di Baviera sul
muro c’è scritto a caratteri cubitali: “La mano che muove una
culla muovo il mondo intero”. Ognuno di noi è una “simbolica
culla” e Cristo si è assunto il “materno” compito di muoverla
con le sue mani “regali”, perché con il ritmo lento del tempo,
noi diventiamo adulti in Lui.
Per
imparare da lui a reggere e servire il mondo in questo modo,
preghiamo spesso il Salmo 84 (85), che vv 11 e 12 dice: “Misericordia
e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno. La Verità
germoglierà dalla terra e la giustizia si affaccerà dal cielo”
ed avremo così un mondo vero. Un mondo nuovo, in cui l’amore di
Dio e la sua fedeltà si manifestano, dove la verità germoglia in
una rinnovata primavera e la giustizia si affaccia dal cielo per
iniziare il suo cammino in mezzo all’umanità.
La
regalità di Cristo è sorgente di misericordia, fa sbocciare la
verità fa fiorire la giustizia e risplendere la pace. Sant’Agostino
scrive: “ ‘La
verità è sorta dalla terra’: Cristo, il quale ha detto: ‘Io
sono la verità’ (Gv 14,6), è nato da una vergine. ‘E la
giustizia si è affacciata dal cielo’: chi crede in colui che è
nato non si giustifica da se stesso , ma viene giustificato da Dio.
‘La verità è sorta dalla terra’ poiché il ‘Verbo si è fatto
carne’ (Gv 1, 14). “E la giustizia si è affacciata dal Cielo’:
perché ‘ogni grazia eccellente e ogni dono perfetto discendono
dall’alto’ (Gc 1,17). ‘La verità è sorta dalla terra’, cioè
ha preso un corpo da Maria”
(S. Agostino, Discorsi,
185,2).
2)
Testimone della verità.
Salendo
in Croce e morendovi, Cristo non è stato sconfitto dal mondo. L’ha
conquistato con il suo amore. Egli ha introdotto nel mondo un Regno
vero: la Signoria caritatevole di Dio. Nei cuori degli uomini.
L’amore divino, grazie a Cristo, è diventato di casa sulla terra.
Nei cuori dei poveri, dei bambini, dei misericordiosi, nei cuori
puri: nei santi, quelli che sono stati canonizzati e quelli che solo
il cuore di Dio conosce. Tutti questi, e noi con loro, formiamo un
Regno di cui si vedono almeno dei pezzetti. E tutti capiscono che
questi “santi” non vogliono conquistare il mondo per usarlo
avidamente, e non si organizzano per costruire una potenza mondiale.
Essi voglio fare regnare l’amore di Dio vero nel e sul mondo.
Si
potrebbe obiettare che questo messaggio di Dio sia astratto che
l’uomo non può capirlo, che la Presenza regale di Cristo sia poco
concreta. Ma nel Vangelo di oggi Gesù ridice: “Io
sono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità, e
chiunque
che è dalla verità ascolta la mia voce”.
Chiunque
cioè tutti e non solo chi ha studiato il catechismo o ha ascoltato
prediche e conferenze o fatto teologia. Cristo Re si fa ascoltare e
capire da tutti, parlando dalla Croce parole di perdono.
Ognuno
può ascoltare questa voce di verità, che afferma che solo l’amore
può dare senso alla vita. E noi cristiani non abbiamo il monopolio
di questa verità abbiamo il compito di continuare a portare nel
mondo, esplicitamente e consapevolmente, la testimonianza di questa
verità che si fa perdono.
Per
essere come Cristo testimoni della verità, recitiamo spesso il
“Padre nostro”, chiedendo intensamente che “venga il Regno”
di Dio: se la sua Signoria si afferma non solo in cielo ma anche
sulla terra il cuore di Dio pulserà in mezzo a questo mondo senza
cuore.
Segno di riconoscimento della
Regalità di Cristo e di dedizione al Cuore di Dio è il velo che le
Vergini consacrate ricevono nel giorno della loro consacrazione. Il
velo è simbolo di intimità, velo è simbolo di verginità, è
simbolo di consacrazione. E quando le Vergini lo ricevono il Vescovo
dice: “Care figlie, ricevete questo velo, segno della vostra
consacrazione; non dimenticate mai che siete votate al servizio del
Cristo e del suo corpo, che è la chiesa” (RCV, 25). Questo
servizio è testimonianza di verità, che si propone al mondo come
dono di sé. Nel mito pagano di Atlante, questo gigante sostiene il
mondo sulle sue spalle, ma lo fa controvoglia, perché è una
punizione della sua ribellione contro Giove. Al contrario Cristo
vuole andare in Croce, in obbedienza amorosa al Padre e con la Croce
sostiene il mondo, amandolo, manifestando l’amore infinito e tenero
di Dio per l’umanità intera.
La
Croce di Cristo è il punto fermo, in mezzo ai mutamenti e agli
sconvolgimenti del mondo. La vita del cristiano partecipa della
stabilità della Croce, che è quella di Dio, del suo amore fedele.
Rimanendo saldamente uniti a Cristo, come tralci alla Vite, anche
noi, siamo associati al suo mistero di salvezza, come la Vergine
Maria, che presso la Croce stava unita al Figlio nella stessa
oblazione d’amore, che oggi regna.
3)
Convertirsi a questo amore.
La
seconda domenica di Avvento ambrosiano ci invita ad essere figli del
Regno, convertendoci a questo amore vero. Il peccato dell’uomo è
che pensa di essere vero senza Dio e si vive soffocando il cuore. La
conversione per vivere l’avvento è ritornare all’amore del
Padre, domandando perdono e lasciandoci amare dall’amore esigente
di Dio.
Convertiamoci
perché così potremo essere fra quelli a cui Cristo Gesù dirà:
“Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il Regno
preparato per voi fin dalla creazione del mondo” (MT 25,34).
Nota
sul velo
La
simbologia del velo ha origini antiche e viene adoperata nell'arte
cristiana anche per mettere in risalto gli insegnamenti dogmatici. Il
velo è simbolo del cielo - rammentiamo la tenda del tempio tessuta,
secondo gli apocrifi, da Maria, che si strappa nel momento della
morte di Gesù (Mt 27, 51 ; Mc 15, 38, Lc 23, 45) e questo "aprirsi"
del velo significa che la morte di Cristo apre la via verso il Santo
dei Santi, verso la Gerusalemme celeste per tutti gli uomini.
Il
simbolismo del velo è strettamente legato al culto mariano: il
fedele entra nel Regno di Dio, «attraverso il velo, cioè la carne
di Cristo», come scrive San Paolo (Eb 10, 20), e fu Maria, sua
Madre, in cui il Verbo si fece carne.
Etimologia
di Re:
dal
verbo latino régere:
reggere, governare, dominare, dunque la persona che regge, governa,
domina.
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