I Domenica dopo Natale – Anno A – 1° gennaio 2023
Rito Romano
Nm 6, 22-27; Sal 66; Gal 4,4-7; Lc 2,16-21
Maria Santissima, Madre di Dio
Rito Ambrosiano
Nm 6, 22-27; Sal 66; Fil 2,5-11; Lc 2.18-21
Solennità della Circoncisione del Signore
1) Benedetta dal frutto benedetto.
Otto giorni fa, abbiamo celebrato la nascita a Betlemme del Figlio di Dio, che “si è fatto bambino per farci uomini” (Sant’Ambrogio). Oggi, una settimana dopo la nascita di Gesù, la Liturgia ci invita a celebrare Maria Vergine quale Madre di Dio: colei che “ha dato alla luce il Re che governa il cielo e la terra per i secoli in eterno” (Antifona d’ingresso della Messa di oggi). La Liturgia ci fa meditare1 oggi sul Verbo fatto uomo, e ripete che è nato dalla Vergine. Lui è il “frutto benedetto del seno” di questa Vergine, che trovò in questo “frutto” tutto quello che Eva aveva desiderato mangiando un frutto nel quale non trovò quello che desiderava. Eva, infatti nel suo frutto desiderò tre cose, che il diavolo le aveva falsamente promesso, cioè 1) di diventare come Dio ed essere consapevole del bene e del male, 2) di avere il piacere, perché quel frutto era ‘buono da mangiare’, 3) di avere la bellezza perché quel frutto era bello da guardare.
Mangiando il frutto proibito, Eva infranse l’immagine e somiglianza con Dio. Nel frutto benedetto del suo seno, Maria, e con lei tutti i cristiani, ha trovato ciò che Eva cercava: l’unione con Dio per mezzo di Cristo e la somiglianza a Lui. Eva cercava piacere e gioia, ma ha trovato nudità e dolore. Mentre nel frutto del seno della Beata Vergine troviamo soavità e salvezza: chi mangerà questo frutto avrà vita eterna.
Eva cercava la bellezza che passa e preso un frutto di morte, Maria ha donato all'umanità il frutto più bello, che gli angeli contempleranno: egli è il più bello tra i figli degli uomini (cfr Sal 44,3), perché è lo splendore della gloria del Padre (Eb 1,3). Gesù, il Signore.
Dunque “cerchiamo nel frutto della Beata Vergine ciò che desideriamo, perché questo è il frutto benedetto da Dio. Così dunque anche la Vergine è benedetta, ma più benedetto è il suo frutto: Gesù” ( San Tommaso D’Aquino, Commento all’Ave Maria).
2) Le fasce di Cristo.
E’ vero che oggi, ottava del Natale, si celebra la festa di “Maria madre di Dio”, però non si può dimenticare che oggi è anche il 1° gennaio. Dunque comincia un nuovo anno solare, che è un ulteriore periodo di tempo che la Provvidenza ci dona nel contesto della salvezza inaugurata dal Redentore 2017 anni fa.
Ed anche se le letture bibliche della messa di oggi mettono l’accento sul «figlio di Maria» e sul «Nome del Signore», anziché su Maria, la Solennità di oggi è dedicata alla Vergine Madre di Dio, per sottolineare che il Verbo “senza-tempo” è entrato nel tempo proprio per mezzo di Maria. L’apostolo Paolo lo ricorda affermando che Gesù è nato “da una donna” (cfr Gal 4,4 – II Lettura di oggi).
Il titolo di “Madre di Dio” sottolinea la missione unica della Vergine Santa nella storia della salvezza: missione che sta alla base del culto e della devozione che il popolo cristiano le riserva. La Madonna non ha ricevuto il dono di Dio solo per se stessa, ma per recarlo nel mondo: nella sua verginità feconda, Dio ha donato agli uomini i beni della salvezza eterna, come dice la Colletta: “O Dio, che nella verginità feconda di Maria hai donato agli uomini i beni della salvezza eterna, fa' che sperimentiamo la sua intercessione, poiché per mezzo di lei abbiamo ricevuto l’autore della vita, Cristo tuo Figlio”.
Nella liturgia di oggi domina umilmente la figura di Maria, vera Madre di Gesù, Uomo–Dio. L’odierna solennità non celebra però un’idea astratta, ma un mistero e un fatto storico: Gesù Cristo, persona divina, è nato da Maria Vergine, la quale è sua vera madre.
Questa Madre avvolge il Figlio con delle fasce e questo “Bambino avvolto in fasce dentro una mangiatoia” (cfr. Lc 2,11-12) è il segno dato dagli angeli ai pastori per riconoscere il Re dei re. Partiti in fretta, i pastori arrivarono alla grotta di Betlemme e trovarono il Bambino fasciato non solo da panni bianchi ma da Maria e Giuseppe, le persone bianche di purezza, che con il loro puro amore riscaldavano il Neonato.
Natale, mistero della gioia: mistero dell'Incarnazione, della generazione miracolosa di un Dio che sceglie di rivelare il suo volto agli uomini non nell’abbraccio di un immenso cielo ornato da splendide stelle, ma tra le braccia di una giovane e pura donna, custodita da un uomo puro: Giuseppe.
Con gli occhi di San Giuseppe guardiamo Maria, la Vergine Madre, che è la prima a credere, e la prima a vedere il miracolo nato nella e dalla sua carne: il suo corpo è la seconda natura – la natura umana – di Cristo e il suo grembo è il primo trono del Re dei re, poi verrà la mangiatoia, poi la croce: oggi noi.
Con gli occhi di Maria contempliamo il Figlio di Dio nato come un uomo per l’uomo e affidato alle sue cure di madre. Lei vive con gli occhi su Cristo e fa tesoro di ogni suo gesto. Alla scuola dello sguardo di Maria possiamo cogliere con il cuore quello che i nostri occhi e la nostra mente non riescono da soli né a percepire, né a contenere.
Con gli occhi dei pastori, sorpresi dalla gioia, guardiamo il fatto che la pace per tutti è nata ed è custodita dalla tenerezza della Madre di Dio: Maria ha dato al mondo il Principe della Pace, Gesù redentore dell'umanità.
La nostra Pace, Cristo, è tra le braccia di una madre: Maria, una di noi. La Pace, Gesù, nato da donna, è il dono natalizio per eccellenza messo in braccio a noi. Lui è il volto della Pace che risplende per illuminare i nostri volti, mendicanti la pace.
Mendichiamo questa pace dalla Vergine Madre e l’avremo, come l’ebbero i pastori che “andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia” (Lc 2, 16). Questi poveri pastori, medicanti di Dio in un bambino, incontrarono il Principe della Pace nel bambino Gesù, che faceva di loro testimoni della gioia di sentirsi amati e capaci di amare, “operatori” di pace, della pace che nasce dall’esperienza di essere amati. Chiediamo a Maria, Madre di Dio, di aiutarci ad accogliere il Figlio suo e, in Lui, la vera pace.
Come i pastori cerchiamo di essere mendicanti del Cielo, affamati d’amore, assetati di pace, andiamo a Betlemme e stiamo in ginocchio davanti al presepe, che mostra Dio che si fa Bambino di pace e una Madre, che ce lo dona. Questa Vergine Madre mette al mondo il Figlio di notte, perché l’amore è sempre un dono che fa nascere il giorno. Lei diede alla luce la Luce. Maria rispecchia con particolare fulgore la Luce che è scesa nel mondo. Che questa Luce ci guidi per cammini di pace, perché “la luce di Gesù è una luce mite, è una luce tranquilla, è una luce di pace, è come la luce nella notte di Natale: senza pretese” (Papa Francesco).
3) Maternità e verginità di Luce e di Pace.
Questa mite e umile luce di Cristo è oggi portata in modo particolare dalle Vergini consacrate nel mondo. Grazie al dono di se stesse a Cristo che vivono per amore di Dio e degli altri le consacrate irradiano la stessa luce, che il loro Sposo porta al mondo. La loro vita vissuta umilmente fa “memoria del ‘primo amore’ con cui il Signore Gesù Cristo ha riscaldato il vostro cuore” (Benedetto XVI). Queste donne si donano completamente nella verginità, si offrono anima e corpo per stare con Cristo e mettersi come Lui al servizio di Dio e dei fratelli. La loro è un costante cammino con Cristo incontrato oggi a Betlemme, poi sulle strade della Terra Santa del cuore fino al Calvario, per essere con Lui strumenti della Sua pace.
1 Per aiutare questa meditazione prendo come spunto alcune riflessioni attribuite a San Tommaso d’Aquino nel suo Commento all’Ave Maria.
Lettura Patristica
Sant’Atanasio, vescovo
Lettera ad Epitetto 5-9
PG 26, 1058. 1062-1066)
Il Verbo ha assunto da Maria la natura umana
Il Verbo di Dio, come dice l'Apostolo, «della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli» (Eb 2, 16. 17) e prendere un corpo simile al nostro. Per questo Maria ebbe la sua esistenza nel mondo, perché da lei Cristo prendesse questo corpo e lo offrisse, in quanto suo, per noi.
Perciò la Scrittura quando parla della nascita del Cristo dice: «Lo avvolse in fasce» (Lc 2, 7). Per questo fu detto beato il seno da cui prese il latte. Quando la madre diede alla luce il Salvatore, egli fu offerto in sacrificio.
Gabriele aveva dato l'annunzio a Maria con cautela e delicatezza. Però non le disse semplicemente «colui che nascerà in te», perché non si pensasse a un corpo estraneo a lei, ma: «da te» (cfr. Lc 1, 35), perché si sapesse che colui che ella dava al mondo aveva origine proprio da lei.
Il Verbo, assunto in sé ciò che era nostro, lo offrì in sacrificio e lo distrusse con la morte. Poi rivestì noi della sua condizione, secondo quanto dice l'Apostolo: «Bisogna che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e che questo corpo mortale si vesta di immortalità» (cfr. 1 Cor 15, 53).
Tuttavia ciò non è certo un mito, come alcuni vanno dicendo. Lungi da noi un tale pensiero. Il nostro Salvatore fu veramente uomo e da ciò venne la salvezza di tutta l'umanità. In nessuna maniera la nostra salvezza si può dire fittizia. Egli salvò tutto l'uomo, corpo e anima. La salvezza si è realizzata nello stesso Verbo.
Veramente umana era la natura che nacque da Maria, secondo le Scritture, e reale, cioè umano, era il corpo del Signore; vero, perché del tutto identico al nostro; infatti Maria è nostra sorella poiché tutti abbiamo origine in Adamo.
Ciò che leggiamo in Giovanni «il Verbo si fece carne» (Gv 1, 14), ha dunque questo significato, poiché si interpreta come altre parole simili.
Sta scritto infatti in Paolo: «Cristo per noi divenne lui stesso maledizione» (cfr. Gal 3, 13). L'uomo in questa intima unione del Verbo ricevette una ricchezza enorme: dalla condizione di mortalità divenne immortale; mentre era legato alla vita fisica, divenne partecipe dello Spirito; anche se fatto di terra, è entrato nel regno del cielo.
Benché il Verbo abbia preso un corpo mortale da Maria, la Trinità è rimasta in se stessa qual era, senza sorta di aggiunte o sottrazioni. E' rimasta assoluta perfezione: Trinità e unica divinità. E così nella Chiesa si proclama un solo Dio nel Padre e nel Verbo.
Preghiera per la pace
di San Francesco
Oh, Signore,
fa' di me lo strumento della Tua Pace;
Là, dove è l'odio che io porti l'amore.
Là, dove è l'offesa che io porti il Perdono.
Là, dove è la discordia che io porti l'unione.
Là, dove è il dubbio che io porti la Fede.
Là, dove è l'errore che io porti la Verità.
Là, dove è la disperazione che io porti la speranza.
Là, dove è la tristezza, che io porti la Gioia.
Là, dove sono le tenebre che io porti la Luce.
Oh Maestro,
fa' ch'io non cerchi tanto d'essere consolato, ma di consolare.
Di essere compreso, ma di comprendere.
Di essere amato, ma di amare.
Poiché:
è donando che si riceve,
è perdonando che si ottiene il Perdono,
ed è morendo, che si risuscita alla Vita eterna.
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