Non cerchiamo Cristo tra i grandi, sono nei sepolcri.
Non cerchiamolo tra i maestri, sono nelle biblioteche.
Lui è vivo, cerchiamolo tra i viventi, perché è risorto.
Le cronache drammatiche di questi giorni portano spesso, troppo spesso, notizie cattive e di morte, che purtroppo sorprendono sempre meno.
Oggi, giorno di Pasqua, ci è riproposta un’informazione buona e di vita: una notizia sorprendente: il racconto di una sconfitta che riguarda un Uomo morto in Croce in mezzo a due ladroni, ma riferendosi ad una sepolcro vuoto, termina con la narrazione di una vittoria di un Crocifisso che è tornato in vita. Storia di un sepolcro che se fosse pieno sarebbe il segno della sconfitta dell’uomo e di Dio. Quella tomba vuota è il primo segno della vittoria di Dio e dell’uomo. Il sepolcro è vuoto e 20 secoli dopo lo commemoriamo ancora. Il sepolcro è vuoto e Cristo risorto si fa incontro.
L’amico che chiama per nome: “Maria”, asciuga le lacrime e mangia con gli Apostoli che erano tornati alla vita precedente, perché pensavano che la loro umana avventura con Gesù fosse finita. Invece questa storia di Cristo con loro è continuata e con l’umanità continua.
È una storia davvero sorprendente, in cui constatiamo che è Dio che ci vuole suoi, nonostante la nostra resistenza, dovuta al fatto che spesso si vede in Cristo un rivale.
Certi credenti pensano ad un Dio come l’Essere supremo, il Signore del tempo e della storia, cioè come un’entità e una legge che si impone all’individuo dall’esterno; nessun particolare della vita umana gli sfugge. L’essere umano ha le sue brame; desidera il piacere, il potere, il denaro, la roba d’altri. In questa situazione, Dio appare loro come colui che sbarra loro la strada con i suoi “Tu devi”, “tu non devi”. Invece di una volontà d’amore che vuole solo la felicità dell’uomo, la volontà di Dio appare loro come una volontà nemica.
All’origine di tutto c’è l’idea di Dio “rivale” dell’uomo che il serpente instillò nel cuore di Adamo ed Eva e che alcuni pensatori moderni si incaricano di tenere in vita, affermando che “dove nasce Dio muore l’uomo” (Sartre).
Certo, non si è mai ignorata, nel cristianesimo, la misericordia di Dio. Ma ad essa si è affidata soltanto il compito di moderare gli irrinunciabili rigori della giustizia. La misericordia era l’eccezione, non la regola. L’anno della misericordia è l’occasione d’oro per riportare alla luce la vera immagine del Dio biblico che non solo fa misericordia, ma è misericordia.
Cristo
risorto è un Dio che, di volta in volta, si fa per noi:
creatore, compiendo il prodigio di trarci dall'abisso tenebroso del nulla:
liberatore dalla schiavitù "egiziana", sempre di attualità, della colpa, dell'errore, dell'insipienza;
alleato, vincolato a noi da un patto eterno;
salvatore, in virtù del sacrificio di Cristo che si conforma dolorosamente alla volontà del Padre fino ad accettare liberamente la morte di croce;
rinnovatore di tutto, perché con la risurrezione del Signore Gesù ogni cosa, ogni cuore, ogni attesa, ogni prospettiva si rinnova e si trasfigura.
Il sepolcro sigillato il venerdì sera è stato il segno della sconfitta dell'uomo e della sconfitta di Dio: dell'uomo, che la morte ghermisce e distrugge senza remissione; e di Dio, che nella tragedia del Golgota ci appare vinto, oscurato, estromesso, superato dal male. Il sepolcro scoperchiato e vuoto, che all'alba del terzo giorno si offre alle donne impaurite, è il segno della vittoria di Dio, che da qui comincia l'opera della restaurazione dell'universo, e insieme della vittoria dell'uomo.
L'uomo Cristo Gesù, Figlio di Dio e nostro fratello, oggi ritorna vivo tra i suoi, rassicurandoci che il baratro della morte non è l'ultimo atto del dramma umano: oltre ogni pena, oltre ogni vicenda, oltre la nebbia dei dubbi, delle confusioni, delle speranze infrante, oltre la morte, ci attende un destino di risurrezione, di gloria, di vita che non finisce.
Non cerchiamo Cristo tra i così detti grandi della storia: i grandi della storia sono tutti racchiusi nelle loro tombe polverose. Non cerchiamolo tra i cosi detti portatori di giustizia o tra i famosi maestri umani: essi non hanno avuto una sorte diversa da quella degli altri. Gesù solo è veramente vivo, e proprio per questo è per noi e per il mondo principio di vita. Il battesimo ci ha innestati in lui e ci ha resi partecipi della sua risurrezione. Proprio perché egli è vivo, da Cristo può partire l'unico vero rinnovamento degli uomini e delle loro condizioni di esistenza. ln lui noi siamo diventati uomini nuovi, da lui riceviamo la missione, la concreta possibilità, l'energia di rinnovare tutte le cose.
L'augurio di buona Pasqua e l'augurio di una reale e sostanziale novità di vita, che prima conquisti i nostri cuori e poi, dai cuori rinnovati, si muova a conquistare pacificamente la terra. Insomma, la Pasqua è la notizia sorprendente che solamente Dio esiste ed è vivo, ma è incontrabile e fa fiorire la vita, perché è il Dio del fiore vivo e non dei morti pensieri.
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