SS. Trinità - Anno B –
27 maggio 2018
Rito Romano
Dt 4,32-34.39-40; Sal
32; Rm 8,14-17; Mt 28,16-20
Rito Ambrosiano
Es 33,18-23;34,5-7a;
Sal 62; Rm 8,1-9b; Gv 15,24-27
1) Dio è
amore.
Oggi celebriamo la
Santissima Trinità, di cui i nostri cuori sono dimora.
Il
dogma della Trinità non è il
frutto di fantasie mitologiche, non è il risultato di astratte
meditazioni filosofiche. Non
è neppure una fredda formulazione teologica, che offre il pretesto
di dire che la Trinità è un mistero così distaccato dalla nostra
vita che più di un cristiano si
sente tranquillamente autorizzato a ignorarlo. La Trinità è un
Mistero grande, che supera la nostra mente, ma che parla
profondamente al nostro cuore, perché nella sua essenza altro non è
che l’esplicitazione dell’espressione di San Giovanni: “Dio
è amore” (1
Gv 4, 8.16).
E’
il cuore che sostiene la mente per credere che Dio
- è Creatore e Padre
misericordioso,
- è Figlio Unigenito,
eterna Sapienza incarnata, morto e risorto per noi,
- è Spirito Santo che
tutto muove, cosmo e storia, verso la piena ricapitolazione finale.
Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è
amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo
amore, amore purissimo, infinito ed eterno.
Rivelando questo il
mistero di Dio-Amore, Gesù, il Figlio di Dio, ci ha fatto
conoscere il Padre che è nei Cieli, e ci ha donato lo
Spirito Santo, l’Amore del Padre e del Figlio. Dunque, “la
Trinità è comunione di Persone divine le quali sono una con
l’altra, una per l’altra, una nell’altra: questa comunione è
la vita di Dio, il mistero d’amore del Dio Vivente” (Papa
Francesco).
Oltre che
dall’insegnamento del Papa mi faccio aiutare anche da un’immagine
presa da Santa Caterina di Siena. Questa grande, santa donna usa
un’immagine semplice e illuminante. Quella del pesce che vive e si
muove nell’acqua del mare sconfinato. Il pesce vive nell’acqua e
dell’acqua, e questa entra in lui; ma questa piccola creatura non
sa quanto grande, potente e benefico sia l’elemento in cui lui
vive; tuttavia, nel mare il pesce vive, gioca, cresce e si
moltiplica.
La stessa cosa,
analogamente, accade all’uomo di fronte al Mistero di Dio Trinità.
La persona umana è troppo piccola per comprenderlo, tuttavia, per
grazia, la vita di Dio scorre in lei, per grazia Dio si piega fino a
lei e le parla, con la tenerezza del Padre, con la confidenza del
Fratello, con la forza dell’Amore. Pur restando misteriosa, la
realtà d’amore del Dio Uni-Trino avvolge l’uomo, che in essa
vive e di essa vive. Dunque,
la liturgia di questa solennità, mentre ci fa contemplare il mistero
stupendo da cui proveniamo e verso il quale andiamo, ci rinnova la
missione di vivere la comunione con Dio e di vivere la comunione tra
noi sul modello della comunione divina.
Questo
implica accogliere e testimoniare concordi la bellezza del Vangelo e
vivere uno con l’altro, uno per l’altro, uno del cuore
dell’altro. In questo modo rifletteremo lo splendore e l’amore
della Trinità e saremo missionari della carità con la forza
dell’amore di Dio che abita in noi.
2) La Chiesa
pellegrina missionario d’amore.
In effetto il
cristiano è per natura sua missionario. Ce lo ricorda anche il
Vangelo di questa Solennità della Santissima Trinità. Nella terza
lettura (il Vangelo) la Chiesa ci fa ascoltare il brano del Vangelo
in cui si racconta di Gesù risorto che appare su un monte ai suoi
discepoli e dice: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli,
battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,
insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,
19 – 20).
Prendiamo
sul serio l’invito che Cristo anche oggi ci rinnova, accogliendo e
portando nel mondo il Vangelo dell’amore.
In
effetti, i cristiani non sono tanto annunciatori di un
discorso, quanto di Colui che ha parole di vita eterna nell’Amore.
Il Dio – Amore
rivelato da Gesù non è un principio filosofico-teologico da
credere, non è il Dio perfettissimo che dal suo freddo isolamento
comanda precetti da osservare, non è neppure il “dio” di una
religiosità messa a nostro servizio per uscire dai nostri
fallimenti, dalle nostre incapacità o dalle nostre paure. Dio è un
mistero di relazione, di comunione: un’infinita relazione d’amore,
di amore vero, di amore che si dona totalmente. Noi siamo stati
creati da questo amore e per amore, “siamo stati creati a immagine
della comunione divina” (Papa Francesco, Evangelii Gaudium,
178). Di questa comunione d’amore siamo chiamati ad essere
missionari. Questo mistero d’amore è concreto e a noi vicino più
di quanto pensiamo, e lo viviamo nella pratica quando, soprattutto
nei momenti più importanti o critici in cui abbiamo più bisogno di
Dio, facciamo il segno della croce. Segnandoci con questo santo
segno, quasi senza esserne pienamente consapevoli, invochiamo Dio Uno
e Trino dicendo: “Nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito
Santo”. Non solo invochiamo Dio Trinità perché ci aiuti, ma Lo
lodiamo con la preghiera “Gloria al Padre, e al Figlio e allo
Spirito Santo … Amen”, che Santa Teresa di Calcutta,
Missionaria della Carità di nome e di fatto, spesso recitava
così: “Gloria al Padre–Preghiera, e al Figlio-Povertà, e allo
Spirito Santo-Zelo per le anime. Amen-Maria”.
3) La Trinità e
la Vergini consacrate.
Santa
Teresa d’Avila descrive la comprensione e il valore esistenziale di
questo Mistero parlando del suo cammino spirituale che si è
sviluppato nella direzione della “tenerezza amorosa”: Cristo l’ha
condotta al Padre e l’ha affidata allo Spirito Santo, e Teresa ha
“sperimentato” dal vivo il mistero delle tre Persone divine: una
persona paterna
che l’attrae, l’abbraccia, la conforta, la sollecita; una persona
spirituale che la riscalda e
l’avvince interiormente; mentre la persona
filiale di Cristo continua ad
invitare e a preparare Teresa alle nozze mistiche che furono
celebrate nel Carmelo di Avila, durante la Messa del 18 novembre
1572.
La
vita delle Vergini consacrate nel mondo prosegue nel modo suo proprio
l’esperienza di questa grande Santa spagnola. Con dono completo di
se stesse nelle mani del Vescovo, queste donne testimoniano in modo
speciale la dimensione trinitaria della vita cristiana.
In
effetti, la verginità è in qualche modo la deificazione dell’uomo:
“Non si può fare miglior elogio della verginità se non mostrando
che essa deifica, per così dire, coloro che partecipano ai suoi puri
misteri, al punto di farli comunicare alla gloria di Dio, il solo
veramente santo e immacolato, ammettendoli nella propria familiarità
grazie alla purezza e alla incorruttibilità” (San Gregorio di
Nissa, De Virginitate,
1, 1-2; 256 s.).
La
verginità ha dunque origine dalla Trinità e si vive nella Trinità,
legata com’è alla generazione del Figlio da parte del Padre,
portata come dono agli uomini dal Verbo che viene nel mondo allo
stesso modo con cui è generato dal Padre, ossia verginalmente, da
una Vergine. È così che nel cristiano la verginità produce effetti
analoghi a quelli verificatisi “in Maria, l’Immacolata, quando
tutta la pienezza della divinità che era nel Cristo risplendette in
lei (...). Gesù non viene più con la sua presenza fisica, ma vive
spiritualmente in noi e, con sé, ci porta il Padre” (Ibid., 2).
Che
questo ideale di vita caratterizzato dalla verginità almeno
spirituale venga proposto a tutti i cristiani, anche sposati, come
esigenza di perfezione, è chiaro. Ma il Nisseno e gli altri Padri
della Chiesa vedono chiaramente che, sempre per dono di Dio, chi
sceglie la verginità anche corporale astenendosi dal matrimonio e
imitando Gesù e Maria, ritrova l’integrità originaria nella quale
l’uomo è stato creato o, come dice il santo vescovo di Nissa, la
condizione “del primo uomo nella sua prima vita”
(Ibid.,
12, 4. 4; 416 s).
Lettura patristica
San Giovanni Damasceno,
De fide orthodoxa, 1, 8
1. La fede trinitaria
Crediamo
in un solo Dio, unico principio, privo di principio; increato,
ingenito, indistruttibile e immortale, eterno, immenso, non
circoscritto, illimitato, d’infinita potenza, semplice, non
composito, incorporeo, immutabile, impassibile, immobile ed
inalterabile; invisibile, fonte d’ogni bontà e giustizia, luce
intellettuale e inaccessibile, potenza incommensurabile, misurata
dalla sua volontà (può, infatti, "tutto
ciò che vuole"
[ Ps
134,6
]), fondatrice di tutte le cose sia di quelle visibili che delle
invisibili conservatrice di tutto, provvidente per tutto, contenente
e reggente tutto, avente su tutto un regno perpetuo ed immortale.
(Crediamo
in un solo Dio) al quale nulla si oppone, che riempie tutte le cose
senza essere da nessuna circoscritto; anzi, egli stesso tutto
circoscrive, tutto contiene e a tutto provvede, che penetra tutte le
sostanze lasciandole intatte al di là di tutte le cose, trascendente
ogni sostanza, soprasostanziale e superiore a ogni cosa; superiore
per divinità, bontà, pienezza; un Dio che stabilisce tutti i poteri
e tutti gli ordinamenti, mentr’egli si pone al di sopra d’ogni
ordinamento e d’ogni potere; più alto per essenza, vita, parola,
intelligenza; un Dio che è la luce stessa, la bontà stessa, la vita
stessa, l’essere stesso: egli non riceve, infatti, da nessun altro
né l’essere proprio né quello di alcuna delle cose che esistono,
ma, anzi, è lui stesso la fonte dell’essere, per tutto ciò che è;
della vita, per tutto ciò che vive; della ragione, per tutte le
creature che ne fanno uso.
(Crediamo
in un solo Dio) che è causa d’ogni bene per tutte quante le cose,
che prevede tutto prima che avvenga; unica sostanza, unica divinità,
unica potenza, unica volontà, unica attività, unico principio,
unica potestà unica signoria, unico regno.
(Crediamo
in quest’unico Dio conosciuto nelle tre perfette persone e venerato
con un unico atto di culto, oggetto di fede e di adorazione da parte
di ogni creatura razionale; e queste persone sono unite senza
mescolanza o confusione e separate (ciò che trascende ogni
intelletto) senza alcuna distanza: nel Padre e nel Figlio e nello
Spirito Santo, nel nome dei quali siamo anche stati battezzati.
Infatti, così il Signore comandò agli apostoli di battezzare,
quando disse: "Battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e
dello Spirito Santo" (Mt 28,19).
Crediamo
nell’unico Padre, principio e causa di tutto, non generato da
nessuno, unico salvatore non causato e ingenito; creatore di tutte le
cose, Padre, per natura, del suo unico Figlio unigenito, e Dio, il
nostro Gesù Cristo, e produttore del Santissimo Spirito.
Crediamo,
altresì, nel Figlio di Dio unigenito, Signor nostro, generato dal
Padre prima di tutti i secoli; luce da luce, Dio vero da Dio vero;
generato, non creato; consustanziale con il Padre; per il quale tutte
le cose sono state fatte...
...Allo
stesso modo, crediamo anche nello Spirito Santo, Signore,
vivificante, che procede dal Padre e risiede nel Figlio; che, insieme
con il Padre ed il Figlio, è adorato e conglorificato, essendo
consustanziale ed eterno come loro; Spirito di Dio, giusto, sovrano;
fonte di sapienza, di vita e di santità; che è ed è chiamato Dio
con il Padre ed il Figlio; increato, perfetto, creatore, che governa
tutte le cose, creatore di tutto, onnipotente, potenza infinita che
comanda a tutto il creato, senza essere sottoposto all’autorità di
nessuno; che divinizza, senza essere divinizzato; che riempie, senza
essere riempito; che è partecipato, ma non partecipa; che santifica,
ma non è santificato; Paraclito, poiché accoglie le invocazioni di
tutti; simile in tutto al Padre ed al Figlio; procedente dal Padre,
viene concesso attraverso il Figlio ed è ricevuto da ogni creatura.