Rito
Romano -
Anno C
– 22
maggio 2016
Pr
8,22-31;
Sal 8;
Rm 5,1-5;
Gv 16,12-15
- Ss.
Trinità
Rito
Ambrosiano
Gen
18,1-10a;
Sal 104;
1Cor
12,2-6; Gv
14,21-26
1)
Il
Segno
di
Croce
e
la
Trinità.
Oggi siamo chiamati a
festeggiare il mistero della Ss.ma Trinità. Per aiutare a vivere e a
celebrare questa festa dell’amore, prima di commentare il Vangelo,
ricordo che la professione di fede nel Dio Trinità - Padre, Figlio e
Spirito Santo è legata al segno della Croce. Questa pratica di pietà
“è e resta il gesto fondamentale della preghiera del cristiano…
Il segno della Croce è soprattutto un evento di Dio: lo Spirito
Santo ci conduce a Cristo, e Cristo ci apre la porta verso il Padre.
Dio non è più il Dio sconosciuto; ha un nome. Possiamo chiamarlo, e
Lui chiama noi” (Benedetto XVI).
Con
il
segno
di
Croce
ci
immergiamo
in
Dio
Trinità,
come
indica
il
testo
greco
del
Vangelo
secondo
San
Matteo
(Mt
28,19).
Infatti,
mandando
i
suoi
discepoli
in
missione
nel
mondo
intero,
Cristo
dice
di
battezzare
“nel
nome
del
Padre,
del
Figlio
e
dello
Spirito
Santo".
In
greco
c’è
la
preposizione
“eis”
e
non
“en”,
cioè
non
“in
nome”
della
Trinità
– come
si
usa
dire,
per
esempio,
quando
un
ambasciatore
parla
“in
nome”
del
governo,
cioè
per
autorità,
in
rappresentanza
di
chi
lo
manda.
Il
testo
greco
ha:
“eis
to
onoma”
cioè
“verso
o
dentro
(moto
a
luogo)
il
nome”1.
“Quindi
fare
il
segno
della
Croce
è
una
immersione
nel
nome
della
Trinità,
un
inserimento
nel
nome
della
Trinità,
una
interpenetrazione
dell’essere
di
Dio
e
del
nostro
essere,
un
essere
immerso
nel
Dio
Trinità,
Padre,
Figlio
e
Spirito
Santo,
così
come
nel
matrimonio,
per
esempio,
due
persone
diventano
una
carne,
diventano
una
nuova,
unica
realtà,
con
un
nuovo,
unico
nome”
(Benedetto
XVI).
Il “fare” il segno
della Croce è anche un “dire” di sì a Gesù Cristo, che ha
sofferto per noi e che nel suo corpo offerto per noi ha reso
visibile l’amore di Dio fino al totale dono di se stesso a noi.
Inoltre, “fare” il
segno della Croce è mettersi sotto la protezione della Croce che
come scudo ci difende nelle piccole e grandi avversità della vita in
generale e della giornata in particolare. La Croce è un segno della
passione, ma è allo stesso tempo anche segno della resurrezione:
essa è per così dire il bastone della salvezza che Dio ci porge, il
ponte su cui superiamo l'abisso della morte e tutte le minacce del
male e possiamo giungere fino a Lui.
Infine (ma queste
ragioni per fare il segno della Croce non sono le sole), facendo,
almeno al mattino, il segno della Croce ringraziamo Dio Padre per la
nuova giornata che ci concede, preghiamo il Cristo e gli affidiamo la
nostra vita e chiediamo allo Spirito di illuminare tutte le azioni
quotidiane. Insomma iniziamo la giornata nel segno dell’amore
trinitario,entrando nella comunione d’amore di Dio Padre, Figlio e
Spirito Santo.
2)
La Trinità
secondo il
Vangelo di
oggi.
Ora, commento il
brevissimo testo evangelico (Gv 16,12-15) della Messa di
questa domenica della Trinità. In questi pochi versetti emerge lo
stretto rapporto d’amore, di conoscenza, di comunione tra Padre,
Figlio e Spirito Santo. Le parole di Gesù ci fanno immergere nel
mistero della Trinità con quella esigenza di fondo che è la
conoscenza della verità, che non è altro che amore. In questo modo,
capiamo sempre di più che Dio è Padre cioè fonte feconda, è
Figlio cioè Parola fatta carne, amore vicino e fraterno, è Spirito
cioè amore fatto abbraccio.
Dunque
la Trinità
non è
un mistero
a cui
aderire
anche se
irrilevante
per la
vita di
ogni
giorno. Al
contrario,
queste tre
Persone
divine ci
sono più
“intime”
nella vita:
non sono
infatti
fuori di
noi, come
la stessa
moglie o
il marito,
ma sono
dentro di
noi. Esse
“dimorano
in noi”
(Gv
14, 23),
noi siamo
il loro
“tempio”
e noi
dimoriamo
in loro.
La
nostra vita
si dipana
tutta nel
segno e
nella
presenza
della
Trinità.
All’inizio
della vita,
fummo
battezzati
“nel nome
del Padre
e del
Figlio
dello
Spirito
Santo”.
Sempre nel
nome del
Padre, del
Figlio e
dello
Spirito
Santo,
siamo stati
confermati,
gli sposi
si
congiungono in
matrimonio
e i
sacerdoti
vengono
consacrati
dal
vescovo.
Alla fine
della vita,
accanto al
nostro
letto,
facciamo in
modo che
siano
pregate
queste
parole:
“Parti,
anima
cristiana,
da questo
mondo: nel
nome del
Padre che
ti ha
creata, del
Figlio che
ti ha
redenta e
dello
Spirito
Santo che
ti ha
santificata”.
Credere
alla
Trinità è
credere che
Dio è
amore,
perché
dall’eternità
ha “nel
suo seno”
un Figlio,
il Verbo,
che ama
con un
amore
infinito,
cioè con
lo Spirito
Santo. Come
ricorda
Sant’Agostino,
in ogni
amore ci
sono sempre
tre realtà
o soggetti:
uno che
ama, uno
che è
amato e
l’amore
che li
unisce.
Questo
grande
santo
Vescovo
scriveva:
“Dio
Padre è
l’Amante,
il Figlio
è l’Amato,
lo Spirito
Santo è
l’Amore”.
Il
Dio
cristiano
è
uno
e
trino
perché
è
comunione
d’amore
ed
è
pure
la
risposta
a
certi
atei
che
dicono
che
Dio
sarebbe
una
proiezione
che
l’uomo
fa
di
se
stesso,
come
uno
che
scambia
per
una
persona
diversa
la
propria
immagine
riflessa
in
una
pozza
d’acqua
o
in
un
lago.
Questo
potrebbe
valere
per
ogni
altra
idea
di
Dio,
ma
non
del
Dio
cristiano.
Che
bisogno
avrebbe,
infatti,
l’uomo
di
scindere
se
stesso
in
tre
persone:
Padre,
Figlio
e
Spirito
Santo,
se
veramente
Dio
non
è
che
la
proiezione
che
l’uomo
fa
della
propria
immagine?
All’obiezione
che
dice
che
questo
mistero
della
Trinità
è
troppo
difficile
rispondo
con
l’invito
a
celebrare
umilmente
Dio
conosciuto
quale
è
in
se
stesso,
anche
rendendo
l’omaggio
di
una
costante
riconoscenza
alla
gloriosa
Trinità.
Dio
Uno
e
Trino
non
solamente
ci
ha
creati
a
sua
immagine
e
somiglianza,
ma
ha
preso
amorevole
possesso
del
nostra
persona
e
l’ha
elevata
ad
una
grandezza
fuori
di
misura:
il
Padre
ci
ha
adottati
nel
suo
Figlio
incarnato;
il
Verbo
illumina
il
nostro
intelletto
con
la
sua
luce;
lo
Spirito
Santo
ci
ha
eletti
per
sua
abitazione.
3)
La
Trinità
in
noi.
A
questo
punto ci
si può
chiedere
come
custodire
questo
Tempio di
carne dello
Spirito.
Non solo
evitando il
peccato che
profana
questa
dimora e
offende
Dio, ma
vivendo in
grazia di
Dio e
coltivando
un cuore
puro e
docile allo
Spirito.
E
se è
vero che grazie al Battesimo tutti siamo diventati Tempio, cioè
dimora sacra dello Spirito Santo, è altrettanto vero che la “donna”
ha in sé delle connotazioni peculiari, che già nell’antico
testamento, l’hanno fatta simbolo del rapporto sponsale tra Dio e
il suo popolo: caratteristiche fisiche, per cui nel linguaggio
corrente “vergine” è applicato quasi esclusivamente alla donna:
caratteristiche psichiche e spirituali, legata alla sua connaturale
capacità di aprirsi all’accoglienza e di donarsi con con fedeltà
(cfr Mulieris dignitatis, 20). Dunque, più per la donna che per
l’uomo la verginità consacrata ha valore di segno e di realtà.
A questo riguardo ci
aiuta la solenne preghiera di consacrazione delle Vergini che dice:
“O Dio, che ti compiaci di abitare come in un tempio nel corpo
delle persone caste e prediligi le anime pure e incontaminate…
volgi ora lo sguardo su queste figlie, che nelle tue mani depongono
il proposito di verginità di cui sei l’ispiratore, per farne a te
un’offerta devota e pura… concedi, per il dono del tuo
Spirito, che siano prudenti nella modestia, sagge nella bontà,
austere nella dolcezza, caste nella libertà. Ferventi nella carità
nulla antepongano al tuo amore; vivano nella lode senza ambire la
lode; a Te solo diano gloria nella santità del corpo e nella purezza
dello spirito: con amore ti temano, per amore ti servano…. In te,
Signore, possiedano tutto, perché hanno scelto te solo al di sopra
di tutto”
Per
grazia,
tutti noi
cristiani
siamo
Tempio,
dove Dio
prende la
sua dimora,
ma la
vergini
consacrate
testimoniano
in modo
speciale di
essere
dimora
sacra di
Dio. A
questo
riguardo,
già nel
Medio Evo
Giovanni di
Ford
sintetizza
l’insegnamento
della
Chiesa: “Il tempio di Dio è
santo, e mi riferisco a tutta quanta la chiesa dei santi che vivono
sia nello stato coniugale, sia nello stato di vedovanza o in quello
di castità verginale. Ma di questo tempio la parte più interiore o,
per così dire, il ‘sancta sanctorum’ è occupato da coloro che,
liberi per la loro purezza da legami coniugali, anelano alle più
alte vette della verginità” (Sermo 52).
1 Come si sa, nel linguaggio biblico, “nome” vuol dire la persona stessa di Dio, la sua presenzaviva e operante nella storia umana.
Lettura
Patristica
Guglielmo di
Saint-Thierry (1075 – 1140)
Speculum
fidei
Tu,
dunque,
anima
fedele,
quando
nella
tua
fede
t’imbatti
in
un
più
occulto
mistero,
osa
e
di’,
non
per
il
desiderio
di
incontrare,
ma
di
seguire:
Come
avvengono
queste
cose?
Ma
la
tua
domanda,
sia
la
tua
preghiera,
il
tuo
amore
e
il
tuo
umile
desiderio.
Non
cercare
di
scoprire
in
alto
la
maestà
di
Dio,
ma
cerca
la
salvezza
di
Dio,
e
ti
risponderà
l’angelo
della
sapienza.
"Quando
verrà
lo
Spirito
che
io
manderò
a
voi
dal
Padre,
egli
vi
suggerirà
tutto
e
vi
insegnerà
tutta
la
verità"
(Jn
14,26).
"Nessuno
infatti
sa
le
cose
dell’uomo,
se
non
lo
spirito
dell’uomo
che
è
in
esso;
e
nessuno
sa
le
cose
di
Dio,
se
non
lo
Spirito
di
Dio"
(1Co
2,11).
Sbrigati,
dunque,
a
farti
partecipe
dello
Spirito
Santo.
È
presente,
quando
viene
invocato;
se
non
ci
fosse,
non
sarebbe
invocato.
E
quando
viene,
viene
con
l’abbondanza
della
benedizione
di
Dio.
È
fiume
impetuoso,
che
letifica
la
città
di
Dio.
E
quando
arriva,
se
ti
trova
umile,
sereno
e
rispettoso
della
Parola
di
Dio,
si
poserà
su
di
te,
e
ti
rivelerà
ciò
che
il
Padre
nasconde
ai
sapienti
e
avveduti
di
questo
mondo;
e
cominceranno
a
brillare
ai
tuoi
occhi
quelle
cose
che
i
discepoli
non
riuscirono
ad
assorbire,
finché
non
fosse
venuto
lo
Spirito
di
verità,
che
avrebbe
detto
loro
tutta
la
verità.
Verità
che
non
può
essere
rivelata
da
nessun
uomo.
E
come è necessario che quelli che lo adorano, lo adorino in spirito e
verità, così coloro che desiderano di conoscerlo devono cercare
l’intelligenza della fede e il senso della verità nello Spirito
Santo. Infatti nelle tenebre e ignoranza di questa vita ai poveri di
spirito esso è luce che illumina, è carità che attira, dolce
soavità; è lui che avvicina l’uomo a Dio; è l’amore di chi
ama, devozione e pietà. Lui di fede in fede rivela ai fedeli la
giustizia di Dio; quando dà la grazia e per la fede accolta dalla
Parola di Dio dà la fede illuminata.
Non
sapete che
il vostro
corpo è
il tempio
dello
Spirito
Santo che
è in
voi e
che avete
ricevuto da
Dio?
Quindi
non
appartenete
a voi
stessi.
Nessun commento:
Posta un commento