Rito Romano - Battesimo
del Signore - Anno B - 11 gennaio 2015
Is
55,1-11; Sal Is 12; 1Gv 5,1-9; Mc 1,7-11.
Rito Ambrosiano
Is
55, 4-7; Sal 28; Ef 2,13-22; Mc 1,7-11.
1) Il Battesimo
di Gesù e il nostro battesimo.
In
questa domenica si celebra il fatto che Gesù fu battezzato2
da Giovanni il Battista nelle acque del fiume Giordano in Terra
Santa. Questo Giovanni chiama i peccatori perché si lavassero
nel fiume prima di fare penitenza. Gesù si presenta a Giovanni per
esser battezzato: “Si confessa dunque Peccatore?”. Certamente,
no.
Ma allora perché
Cristo, l’Innocente, andò al Giordano per farsi battezzare?
A
questa domanda possiamo rispondere con San Girolamo: “Per
una triplice ragione il Salvatore riceve il battesimo da Giovanni.
Primo, perché essendo nato uomo come gli altri deve rispettare la
Legge con giustizia e umiltà. Secondo, per dimostrare col suo
battesimo l’efficacia del battesimo di Giovanni. Terzo per
mostrare, santificando le acque del Giordano per mezzo della discesa
della colomba, l’avvento dello Spirito Santo nel lavacro dei
credenti” (Girolamo, Commento a Mt 1,3,13).
Ma sorge spontanea
un’altra domanda: perché festeggiare e
vivere questo mistero del Battesimo di Gesù?
Per esprimere la
nostra riconoscenza a Gesù. Nel suo Battesimo
il Cristo, il senza peccato, assume tutti i nostri peccati e,
mostrando la vicinanza di Dio al cammino di conversione dell’uomo,
si fa solidale con noi e ci redime. Il valore redentivo viene
dal fatto che Gesù innocente si è fatto, per puro amore, solidale
con i colpevoli ed ha trasformato così, dall’interno, la loro
situazione. Infatti, quando una situazione catastrofica come quella
provocata dal peccato viene assunta a favore dei peccatori per puro
amore, allora questa situazione non sta più sotto il segno
dell’opposizione a Dio, ma, al contrario, sotto quello della
docilità all’amore che viene da Dio (cfr. Gal 1,4), e diventa
quindi sorgente di benedizione.
Questo
atto di straordinaria umiltà fu dettato dal voler stabilire
una comunione piena con ciascuno di noi, dal desiderio di realizzare
una vera solidarietà con noi, con la nostra condizione.
Questo atto di Gesù
anticipò la Croce, l’accettazione della morte per i peccati nostri
e di tutta l’umanità. Gesù prende sulle sue spalle il peso della
colpa dell’intera umanità, inizia la sua missione mettendosi al
posto dei peccatori, nella prospettiva della croce. Questo
atto di abbassamento, con cui Gesù volle uniformarsi totalmente al
disegno d’amore di Dio Padre.
Se, poi, volessimo
riformulare le domande espresse poco sopra così: “Ma perché
dunque il Padre ha voluto questo? Perché ha mandato il suo Figlio
unigenito nel mondo come Agnello a prendere su di sé il peccato del
mondo (cfr Gv 1,29)?”, la risposta sarebbe: per donare
all’umanità la vita di Dio, il suo Spirito d’amore, perché ogni
uomo possa attingere da questa sorgente inesauribile di salvezza.
Ecco perché i genitori cristiani portano appena possibile i loro
figli al fonte battesimale, sapendo che la vita, che essi hanno loro
comunicato, invoca una pienezza, una salvezza che solo Dio può dare.
E in questo modo i genitori diventano collaboratori di Dio nel
trasmettere ai loro figli non solo la vita fisica ma anche quella
spirituale.
2) Il nostro
battesimo.
Certamente il
battesimo di Gesù fu un battesimo diverso da quello che da bambini o
da adulti abbiamo ricevuto, ma non è privo di un profondo rapporto
con esso. In fondo, tutto il mistero di Cristo nel mondo si può
riassumere con questa parola, “battesimo”, che in greco significa
“immersione”. Il Figlio di Dio, che condivide dall’eternità
con il Padre e con lo Spirito Santo la pienezza della vita, è stato
“immerso” nella nostra realtà di peccatori, per renderci
partecipi della sua stessa vita: si è incarnato, è nato come noi, è
cresciuto come noi e, giunto all’età adulta, ha manifestato la sua
missione iniziando proprio con il “battesimo di conversione” dato
da Giovanni il Battista. Il suo primo atto pubblico, come i Vangeli
ci dicono, è stato quello di scendere al Giordano, confuso tra i
peccatori penitenti, per ricevere quel battesimo. Giovanni
naturalmente non voleva, ma Gesù insistette, perché quella era la
volontà del Padre (cfr Mt 3,13-15).
In
estrema sintesi, alla domanda: “Cosa vuol dire allora per noi
vivere questa festività del Battesimo di Gesù?”. La risposta è:
“Vuol dire vivere nel Battesimo di Gesù fintanto che Egli abbia
preso tutto da ciascuno di noi e ci abbia dato ogni cosa”. E come
Egli prende tutto da noi? Attraverso il nostro Battesimo.
Dunque, da quando Gesù
Cristo, il Figlio unigenito del Padre si è fatto battezzare, il
cielo è realmente aperto e continua ad aprirsi, e possiamo affidare
ogni nuova vita che sboccia o che, ormai adulta vuole immergersi nel
Dio vero, alle mani di Colui che è più potente dei poteri oscuri
del male. Questo, in effetti, comporta il Battesimo: restituiamo a
Dio quello che da Lui è venuto.
Il Battesimo, infatti,
è più di un lavaggio, di una purificazione. È più dell’assunzione
in una comunità. È una nuova nascita. È un nuovo inizio della
vita. Nel Battesimo ci doniamo a Cristo – Egli ci assume in sé,
affinché poi non viviamo più per noi stessi, ma grazie a Lui, con
Lui e in Lui; affinché viviamo con Lui e così per gli altri. Nel
Battesimo abbandoniamo noi stessi, deponiamo la nostra vita nelle sue
mani, così da poter dire con san Paolo: “Non sono più io che
vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20)
Il Battesimo implica
questa novità: la nostra vita appartiene a Cristo, non più a noi
stessi. Ma proprio per questo non siamo soli neppure nella morte, ma
siamo con Lui che vive sempre. Accolti da Cristo nel suo amore, siamo
liberi dalla paura e viviamo nel e dell’amore di Lui, Che è la
Vita.
3) Il Battesimo
dell’Autore del Battesimo.
Il brano del Vangelo,
proposto in questa domenica che ricorda il battesimo del Signore, si
apre con due affermazioni di Giovanni Battista: “Dopo di me viene
Colui che è più forte di me: io vi battezzo nell'acqua, ma Egli vi
battezzerà in Spirito Santo» (Mc 1,7-8). La predicazione del
Battista è tutta racchiusa nella funzione di attirare l’attenzione
su Gesù. Nella sua estrema essenzialità (si veda la nota 1), il
racconto del battesimo di Gesù è ricco di significati importanti.
Primo: Gesù - in
Marco 1, 7-11 - è presentato nella duplice dimensione del suo
mistero: l’uomo dalle umili origini (“venne da Nazareth di
Galilea”) e l’amato Figlio di Dio.
Secondo: l’aprirsi
dei cieli, la discesa dello Spirito, la voce celeste, tutto converge
nell’indicare che, con la manifestazione di Gesù sulle rive del
Giordano, irrompono i tempi messianici. L’invocazione accorata di
Isaia 63,19 (“Se tu squarciassi i cieli e discendessi!”) è stata
ascoltata: dopo essere rimasto a lungo chiuso e silenzioso, il cielo
torna ad aprirsi, lo Spirito di Dio torna a essere in mezzo al popolo
e la parola del Signore torna a risuonare.
Nel Battesimo è il
movimento del Natale che si ripete: Dio scende ancora, entra in
ciascuno di noi, nasce in noi perché noi nasciamo in Dio e Cristo
diventa il centro di ogni vita cristiana. Fatto
che le Vergini consacrate nel mondo sono chiamate a testimoniare in
modo particolare.
In
effetti le
Vergini consacrate portano a compimento la vocazione cristiana
ricevuta nel battesimo con l’accoglienza della propria vocazione
particolare e vivono il loro essere donna come donazione completa a
Dio.
Nel
percorso della loro maturazione umana e spirituale, la consacrazione
nell’Ordo Virginum
offre loro una modalità per vivere in pienezza la loro umanità, che
il battesimo aveva innestato in Cristo.
In
questa modalità di vita sviluppano l’originalità personale come
dono per sé e per gli altri. La loro vita posta totalmente in Dio
diventa esempio di relazione con se stesse, con gli altri, con Dio,
nella Chiesa, in un determinato contesto sociale e culturale.
Nel
rito di consacrazione le vergine consacrate, chiamate da Dio Padre
per un disegno di amore (Rito di
Consacrazione delle Vergini, 34),
ricevono una “nuova unzione spirituale” (RCV,
29) che le radica nella consacrazione battesimale. Con la
celebrazione della consecratio
queste donne sperimentano un nuovo modo di partecipare alla vita
trinitaria, in cui già il battesimo le aveva inserite e Dio le
sostiene di giorno in giorno nella fedeltà (RCV,
53).
1 In
effetti, il Padre dà
testimonianza al Figlio, lo Spirito Santo in icona di colomba
discende dal cielo, il Figlio china il proprio capo immacolato per
essere battezzato per manifestarsi all’uomo come redentore dalla
schiavitù del peccato. “Che
grande mistero in questo Battesimo celeste! Il Padre si fa sentire
dal cielo, il Figlio appare sulla terra, lo Spirito Santo si
manifesta sotto forma di colomba: non si può parlare infatti di vero
Battesimo, né di vera remissione dei peccati dove non sia la verità
della Trinità, né si può concedere la remissione dei peccati ove
non si creda alla Trinità perfetta.” (Cromazio di Aquileia,
Discorso
34, 1-3).
2
Tutti gli evangelisti ci
hanno tramandato l'evento (Mt
3,13-17; Mc
1,9-11; Lc
3,21-22; Gv
1,29-34). Leggiamo il testo di Marco (1,9-10): “In quei giorni
(Gesù) venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da
Giovanni. E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi il cielo e lo Spirito
Santo discendere su di lui come una colomba”. Gesù era venuto al
Giordano da Nazareth, dove aveva trascorso gli anni della sua vita
“nascosta”. Prima della sua venuta, egli era stato annunziato da
Giovanni, che al Giordano esortava al “battesimo di penitenza”.
“E predicava: “Dopo di me viene uno che è più forte di me e al
quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i legacci dei
suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma egli vi battezzerà
con lo Spirito Santo”” (Mc
1,7-8). Si era ormai sulla soglia dell’era messianica. Con
la predicazione di Giovanni si conchiudeva la lunga preparazione,
che si era svolta sul filo di tutta l'antica alleanza, e si può
dire di tutta la storia umana, narrata dalle sacre Scritture.
Giovanni sentiva la grandezza di quel momento decisivo, che
interpretava come l'inizio di una nuova creazione, nella quale
scopriva la presenza dello Spirito che aleggiava sulla prima
creazione (Gn
1,2). Egli sapeva e confessava di essere un semplice annunciatore,
precursore e ministro di colui che sarebbe venuto a “battezzare
con lo Spirito Santo”.
Lettura
Patristica
Girolamo,
Comment. in Marc.,
l
"Viene
dopo di me uno che è più forte di me, e io non sono degno di
prostrarmi per sciogliergli la correggia dei calzari"
(Mc
1,7).
Siamo di fronte a una grande prova di umiltà: è come se avesse
dichiarato di non essere degno di essere servo del Signore...
"Io
vi battezzo con acqua"
(Mc
1,8),
cioè sono solamente un servo: egli è il creatore e il Signore: Io
vi offro l’acqua, sono una creatura e vi offro una cosa creata:
egli che non è stato creato, vi porge una cosa increata. Io vi
battezzo con acqua, cioè vi offro una cosa visibile; egli invece vi
offre l’invisibile. Io che sono visibile, vi do l’acqua visibile;
egli che è invisibile, vi dà lo Spirito invisibile.
"E
accadde che in quei giorni venne Gesù da Nazaret della Galilea"
(Mc
1,9).
Osservate il collegamento e il significato delle parole.
L’evangelista non dice, venne Cristo, e neppure venne il Figlio di
Dio, ma venne Gesù. Qualcuno potrebbe chiedere: perché non ha detto
che venne Cristo? Parlo secondo la carne: evidentemente Dio è da
sempre santo e non ha bisogno di santificazione, ma ora parliamo di
Cristo secondo la carne. Allora non era stato ancora battezzato e non
era stato ancora unto dallo Spirito Santo. Nessuno si scandalizzi:
parlo secondo la carne, parlo secondo la forma del servo che egli
aveva assunto, cioè parlo di Colui che venne al battesimo quasi
fosse un peccatore. Così dicendo non intendo affatto dividere il
Cristo, come se una persona fosse il Cristo, un’altra Gesù e
un’altra il Figlio di Dio: ma intendo dire che, pur essendo uno
solo e essendo sempre lo stesso, apparve però a noi diverso a
seconda dei diversi momenti.
«Gesù
da Nazareth della Galilea», dice Marco. Considerate il mistero.
Dapprima accorsero da Giovanni Battista la Giudea e gli abitanti di
Gerusalemme: nostro Signore che dette inizio al battesimo del Vangelo
e mutò in sacramenti del Vangelo i sacramenti della legge, non venne
dalla Giudea né da Gerusalemme, ma dalla Galilea delle genti. Gesù
viene infatti da Nazareth, villaggio della Galilea. Nazara significa
fiore: cioè il fiore, che è Gesù, viene dal fiore.
"E
fu battezzato da Giovanni nel Giordano"
(Mc
1,9).
È un grande atto di misericordia: si fa battezzare come un peccatore
colui che non aveva commesso alcun peccato. Nel battesimo del Signore
tutti i peccati vengono rimessi: ma, in un certo senso, il battesimo
del Signore precede la vera remissione dei peccati che ha luogo nel
sangue di Cristo, nel mistero della Trinità.
"E
subito, risalendo dall’acqua, vide i cieli aperti"
(Mc
1,10).
Tutto quanto è stato scritto, è stato scritto per noi: prima di
ricevere il battesimo abbiamo gli occhi chiusi e non vediamo il
cielo. "E
vide lo Spirito come colomba, discendere e fermarsi su di lui. E una
voce venne dal cielo: «Tu sei il mio dilettissimo Figlio, in cui io
mi compiaccio»"
(Mc
1,10-11).
Gesù Cristo è battezzato da Giovanni, lo Spirito Santo discende
sotto forma di colomba e il Padre dai cieli rende la sua
testimonianza. Guarda o Ariano, guarda o eretico: anche nel battesimo
di Gesù c’è il mistero della Trinità. Gesù è battezzato, lo
Spirito discende come colomba, e il Padre parla dal cielo.
«Vide
i cieli aperti», scrive Marco. Così, dicendo «vide» mostra che
gli altri non videro: non tutti infatti vedono i cieli aperti. Che
dice infatti Ezechiele all’inizio del suo libro (Ez
1,2)?
«E accadde - dice - che mentre stavo seduto lungo il fiume Cabar in
mezzo ai deportati, vidi i cieli aprirsi «. Io vidi, dice: quindi
gli altri non vedevano. E non si creda che i cieli si aprano così,
materialmente e semplicemente: noi stessi che qui sediamo, vediamo i
cieli aperti o chiusi a seconda dei nostri meriti. La fede piena vede
i cieli aperti, la fede esitante li vede chiusi.
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