venerdì 18 gennaio 2013

L’amore fa miracoli: l’acqua trasformata in vino a Cana, il vino in sangue a Gerusalemme.

II Domenica del Tempo Ordinario – Anno C – 20 gennaio 2013

Rito romano
Is 62,1-5; Sal 95; 1Cor 12,4-11; Gv 2,1-12

Rito ambrosiano
Est 5,1-1c.2-5; Sal 44; Ef 1,3-14; Gv 2,1-11


1) Un miracolo di gioia.
Non è casuale il fatto che il primo miracolo compiuto da Gesù sia dovuto all’intercessione di Sua Madre per far continuare la gioia del giorno in cui due sposi consacrano il loro amore alla presenza di Cristo Gesù.
L’episodio è molto conosciuto. Gesù insieme con i suoi discepoli è invitato a nozze in una piccola città non lontana da Nazareth: Cana di Galilea. Sappiamo che era presente anche la Madonna, che è la co-protagonista dell’avvenimento. In effetti, quando verso la fine del pranzo nuziale stava per finire il vino, la Vergine Maria fu la prima ad accorgersene e, in modo cortese ma deciso, chiese a suo Figlio di intervenire per risolvere questo inconveniente e, quindi, far continuare la gioia di due sposi novelli nel giorno in cui consacrano il loro reciproco amore a Dio.
Può sembrare strano che la Madonna si preoccupi di qualcosa che il cosiddetto buon senso considererebbe se non superfluo, almeno di non grande importanza. Sembrerebbe eccessivo scomodare l’onnipotenza di Dio per rimediare alla mancanza di vino, anche perché ormai si è alla fine della festa. Ma la Vergine Madre è donna sensibile e concreta e conosce l’importanza delle “piccole” gioie della vita.
Il primo messaggio del Vangelo odierno è, secondo me, questo: il primo miracolo di Gesù è, per intercessione della Madonna, un miracolo di gioia perché non venga meno la serenità della vita, che si svolge sotto gli occhi del Padre provvidente, che ha creato per noi il cielo e la terra e l’infinità di cose ed esseri che cielo e terra contengono.
L’amore divino fa miracoli sempre, anche per sostenere le gioie semplici dell’esistenza umana e lo fa con generosità così grande che a noi sembra uno spreco. Cristo trasforma in vino di alta qualità l’acqua contenuta in 6 anfore da un ettolitro l’una. Mette a disposizione ben sei ettolitri di vino per una fine-pasto: è veramente segno della munificenza di Dio.
Tuttavia non va dimenticata la risposta, all’apparenza un po’ brusca, di Gesù alla sollecitudine della Madre: “Che importa a te e a me, Donna?” (Questo appellativo “Donna” non indica una presa di distanza, una estraneità verso la Madre, il sostantivo “Donna” sarà usato da Cristo anche sulla croce quando dirà a sua Madre : “Donna, ecco tuo figlio” per affidarle l’Apostolo Giovanni e tutti noi con lui) e subito aggiunge: “La mia ora non è ancora venuta”. Maria, che non si sente indifferente a quanto sta accadendo ai giovani sposi, anticipa questa ora, che è l’Ora della Passione, con la sua intercessione di tenerezza. Perciò la madre disse ai servi: “Fate tutto quello che egli vi dirà”. Sono queste le ultime parole di Maria che i Vangeli ci riportano. Le ultime come le prime (quelle dette al momento dell’Annunciazione e della visita alla cugina Elisabetta) sono parole che la Madonna, nostra Madre, ci offre per indicarci il corretto rapporto con Cristo.
Chissà se la Madonna ha presentito che il riferimento all’“Ora” indicava che l’evento nuziale di Cana è un festoso quadro, sul cui sfondo si staglia la Passione del Figlio. A Cana l’acqua è trasformata in vino, a Gerusalemme, nel Cenacolo, quando l’Ora sarà arrivata, il vino sarà mutato in sangue.
Le nozze di Cana sono il segno di un’altra Alleanza, quella Nuova, quella che sarà sigillata dalla Croce e Maria diventerà la Donna dell’Alleanza sigillata dalla croce. Maria, la cui fede è un modello per noi, è guidata dal Figlio ad una fede ancor più adulta e, se la sua richiesta di un miracolo era per avere la soluzione all’imbarazzo degli sposi e delle loro famiglie, il miracolo compiuto da Gesù è pure per una rivelazione più alta. Egli rivela di essere venuto a restituire all'uomo e alla donna la capacità di essere famiglia, vera e lieta: santa. Egli ne è il fondamento, il sapore e la gioia, il vino nuovo, serbato fino alla fine e, in ciò -dice Giovanni- Gesù “manifesta la sua gloria”, perché “la Gloria di Dio è l'uomo vivente e la vita dell’uomo è la visione di Dio” (Sant’Ireneo), nell’immensa e eterna gioia.

2) Una risposta positiva grazie a Maria.
Diceva san Luigi Grignion de Montfort: “Dio ha riunito tutte le acque e le ha chiamate mare; ha riunito tutte le grazie e le ha chiamate Maria”. Figuriamoci se la Madre di tutte le grazie poteva avere una risposta negativa da suo Figlio. La Vergine Madre non ha avuto la minima indecisione nel dire ai servi, ancor prima di avere la risposta positiva di Gesù: “Fate tutto ciò che Egli vi dirà”. Sa benissimo che la fiducia totale in Lui non viene mai delusa. 
Lei è il Vangelo vivente, è l'esperta di Dio. A Lei furono consegnati i misteri della redenzione. Umile serva di Dio e liberamente docile alla Volontà di Dio, Maria ha ascoltato la Parola divina, L’ha accolta nel suo cuore e sotto il suo cuore, e ha portato frutto. Così, visto che lei per prima ha ascoltato Lui e ha fatto la Sua volontà, ora Gesù ascolta lei e fa la sua volontà, operando uno straordinario miracolo, ancor prima che fosse giunta la sua ora. 


Anche noi dobbiamo ascoltare il Signore, accoglierLo nella nostra esistenza e portare frutto.
Poi, dobbiamo essere evangelizzatori delle meraviglie, di cui siamo stati testimoni e beneficiari. 
Nel Vangelo odierno, non si tratta solo di un racconto di nozze. L’apostolo Giovanni dice che in quel giorno Gesù manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in Lui.
La gloria indica l'essere profondo di una persona che viene rivelato. Gesù comincia a manifestare chi Egli è veramente. E' colui che dona il vino migliore, mostrando che Lui è il vero sposo che deve venire: il Messia. Le nozze di Cana richiamano le nozze di Dio con il suo popolo, annunciate dai profeti. 


3) Un miracolo che ne richiama un altro.
Quindi, credo di essere nel vero se affermo che il miracolo principale del vangelo di oggi riguarda la presenza di Cristo a Cana per queste nozze, in cui Lui purifica, eleva e santifica l’amore umano di un uomo e di una donna, radicandolo nel Suo Amore. Il miracolo dell’acqua trasformata in vino è segno miracoloso, semplice e stupefacente dell’amore di terra trasformato in amore di cielo.
Il mistero (parola che vuol dire anche sacramento e luogo dell’incontro con Dio) di Cana, che è il primo dei miracoli cristiani, ci spinge a credere pienamente in Gesù, come è accaduto ai discepoli, e allo stesso tempo ci dona una fiducia filiale in Maria e ci incoraggia a imitarLa.
Come imitare Maria? Come giungere alla sua sicura fiducia in Cristo?

Vivendo, come la Madonna, la consapevolezza di appartenere a Dio, vivendo come Lei di fede.
Con e per fede, Maria disse “sì” all’Angelo e credette all’annuncio che sarebbe divenuta Madre di Dio.
Con e per una fede amorosa, la Madonna si recò da Elisabetta ed innalzò il suo canto di lode all’Altissimo per le meraviglie realizzate in coloro che si abbandonano fiduciosamente a Lui.
Con e per una fede gioiosa e trepidante, la Vergine Madre diede alla luce il suo unico Figlio.
Con e per questa fede, Lei ebbe piena fiducia in Giuseppe suo sposo e portò Gesù in Egitto per salvarlo dalla persecuzione di Erode.
Con e per questa stessa fede Lei accettò la vita pubblica del Figlio e lo seguì fino sul Calvario, rimanendo sotto la Croce.
Con e per fede accettò noi come suoi figli nel Figlio, noi che eravamo i colpevoli della morte del suo Figlio crocifisso.
Imitiamo la Madonna in questa vita di fede, dove preghiera e azione sono intimamente unite.
Maria è modello di fede perché è modello di contemplazione, di orante amore. Dunque, come faceva la Madonna anche noi contempliamo Gesù. Con amore che si fa preghiera, guardiamo il Verbo fatto carne quando vagisce, gioca, lavora, predica, muore sulla Croce e uccide la morte risplendendo nella Risurrezione.
Sull’esempio della Madre Vergine domandiamo grazie “visibili” con gli occhi del corpo come quella dell’acqua trasformata in vino e la Grazia “visibile” con gli occhi della fede: Gesù Cristo.
In ciò siano di sostegno le Vergini Consacrate, fra i cui compiti principali c’è quello di essere sorgenti contemplative e maestre di preghiera amorosa per tutti i cristiani, uomini e donne, piccoli e grandi.
É compito grande delle Vergini Consacrate quello di coltivare la contemplazione di Cristo, Verità vivente, e di farla scoprire agli altri. In questo modo il primato del contemplare sul fare, dell'essere sull'avere sarà sempre più riconosciuto.
Infatti, la consacrazione delle Vergini si pone essenzialmente sul piano dell'essere e non su quello del fare. Il ministero delle Vergini Consacrate è soprattutto un «ministero contemplativo», un «ministero dell'orante in ascolto della Parola e ministero dell'amore» (Premesse al Rito della Consacrazione delle Vergine, 1 e 2). In effetti, le vergini consacrate che vivono nel mondo sono segno e testimonianza profetica all'interno del popolo di Dio. Per condividere la Grazia di Cristo, esse nutrono la loro vita con il Corpo dello Sposo, l’alimentano con la meditazione della Parola e con la preghiera assidua.






LETTURA PATRISTICA
Dal vangelo secondo Giovanni.     
Ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù.
Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. 
Omelia dai Trattati di sant'Agostino sul vangelo di Giovanni.
In Io,tr.VIII,1.3-4. PL 35,1450-1452.
 
Il miracolo di Cana non sorprende qualora si riconosca che fu Dio a compierlo. Colui che cambia in vino l'acqua di cui aveva fatto riempire quelle sei anfore, di anno in anno opera il medesimo miracolo in ogni ceppo di vite.
L'acqua versata dai servi al banchetto si trasforma in vino per l'azione del Signore, come l'acqua delle nubi che irriga la vite, diviene ogni anno vino grazie al medesimo Signore. Questo prodigio non ci sbalordisce, giacché si rinnova ogni estate: la regolarità con cui si ripete neutralizza la meraviglia, anche se è ancora più strepitoso di quello di Cana.
Osserva infatti le risorse che Dio dispiega nel reggere e governare questo mondo; come non rimanere ammirati, persino sopraffatti, di fronte a tale perpetuo miracolo? Considera anche un solo chicco di una qualsiasi semenza: che prodigio! La mente che vi fa attenzione ne resta come attonita.
Di fronte alle meraviglie del creato compiute dal Verbo di Dio, c'è da stupirsi se l'acqua è mutata in vino da Gesù uomo? Quando si è incarnato, il Verbo non ha smesso di essere Dio: si è aggiunto l'uomo, non è venuto meno Dio.
Non dobbiamo rimanere stupefatti del miracolo del vangelo: ma amiamo Dio, perché lo ha compiuto in mezzo a noi per la nostra salvezza.
Anche con una sua minima azione il Signore ci suggerisce qualcosa; cerchiamo di scoprire ciò che volle insegnarci intervenendo alle nozze. A parte il miracolo, il racconto stesso adombra un senso misterioso e sacro. Bussiamo perché Cristo ci apra e ci inebri del vino invisibile. Eravamo insipienti, insipidi come acqua, e Dio ci rende sapienti; mediante la fede ci converte in vino gustoso.
Forse cogliere il senso del miracolo di Cana spetta proprio a questa sapienza intrisa di onore per Dio, di lode per la sua potenza e di amore per la sua misericordia.
Il Signore, invitato, si recò al banchetto nuziale. C'è da meravigliarsi che sia entrato in quella casa per partecipare alle nozze, dato che è venuto nel mondo per celebrare le sue? Se lo Sposo è sceso fino a noi, dov'è la sposa? Ce lo spiega l'Apostolo, quando dice Vi ho promessi a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo. Però san Paolo teme che la verginità della sposa di Cristo sia corrotta da inganni diabolici, per cui aggiunge: Temo però che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo (2 Cor 11,2-3).
Il Signore ha qui dunque una sposa. L'ha redenta con il suo sangue, le ha dato come pegno lo Spirito Santo; l'ha strappata alla tirannia del diavolo; è morto per le sue colpe; è risuscitato per la sua giustificazione. Quale sposo potrebbe offrire tanto alla sua sposa.
C'è chi porge in dono all'amata quanto di meglio esiste al mondo: oro, argento, pietre preziose, cavalli, schiavi, ville, possedimenti; ma ci sarà un solo uomo che dia il suo sangue? E' inconcepibile, perché offrendo il sangue non potrebbe più sposarla.
Invece il Signore affronta serenamente la morte, dà il suo sangue per colei che sarà sua dopo la risurrezione, colei che già aveva unito a sé nel seno della Vergine. Il Verbo infatti è lo Sposo e l'umanità di Cristo è la sposa; entrambi poi sono l'unico Figlio di Dio, che è insieme figlio dell'uomo. Il seno della Vergine Maria è il talamo nuziale, dove, secondo la profezia della Scrittura, Egli esce come sposo dalla stanza nuziale, esulta come prode che percorre la via (Sal 18,6).
 Il Capo della Chiesa, lo Sposo, s'avanza nel mondo e viene alle nozze di Cana dove è stato invitato.


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