II
Domenica del Tempo Ordinario – Anno C – 20 gennaio 2013
Rito
romano
Is
62,1-5; Sal 95; 1Cor 12,4-11; Gv 2,1-12
Rito
ambrosiano
Est
5,1-1c.2-5; Sal 44; Ef 1,3-14; Gv 2,1-11
1)
Un miracolo di gioia.
Non
è casuale il fatto che il primo miracolo compiuto da Gesù sia
dovuto all’intercessione di Sua Madre per far continuare la gioia
del giorno in cui due sposi consacrano il loro amore alla presenza di
Cristo Gesù.
L’episodio
è molto conosciuto. Gesù insieme con i suoi discepoli è invitato a
nozze in una piccola città non lontana da Nazareth: Cana di Galilea.
Sappiamo che era presente anche la Madonna, che è la co-protagonista
dell’avvenimento. In effetti, quando verso la fine del pranzo
nuziale stava per finire il vino, la Vergine Maria fu la prima ad
accorgersene e, in modo cortese ma deciso, chiese a suo Figlio di
intervenire per risolvere questo inconveniente e, quindi, far
continuare la gioia di due sposi novelli nel giorno in cui consacrano
il loro reciproco amore a Dio.
Può
sembrare strano che la Madonna si preoccupi di qualcosa che il
cosiddetto buon senso considererebbe se non superfluo, almeno di non
grande importanza. Sembrerebbe eccessivo scomodare l’onnipotenza di
Dio per rimediare alla mancanza di vino, anche perché ormai si è
alla fine della festa. Ma la Vergine Madre è donna sensibile e
concreta e conosce l’importanza delle “piccole” gioie della
vita.
Il
primo messaggio del Vangelo odierno è, secondo me, questo: il primo
miracolo di Gesù è, per intercessione della Madonna, un miracolo di
gioia perché non venga meno la serenità della vita, che si svolge
sotto gli occhi del Padre provvidente, che ha creato per noi il cielo
e la terra e l’infinità di cose ed esseri che cielo e terra
contengono.
L’amore
divino fa miracoli sempre, anche per sostenere le gioie semplici
dell’esistenza umana e lo fa con generosità così grande che a noi
sembra uno spreco. Cristo trasforma in vino di alta qualità l’acqua
contenuta in 6 anfore da un ettolitro l’una. Mette a disposizione
ben sei ettolitri di vino per una fine-pasto: è veramente segno
della munificenza di Dio.
Tuttavia
non va dimenticata la risposta, all’apparenza un po’ brusca, di
Gesù alla sollecitudine della Madre: “Che
importa a te e a me, Donna?”
(Questo appellativo “Donna” non indica una presa di distanza, una
estraneità verso la Madre, il sostantivo “Donna” sarà usato da
Cristo anche sulla croce quando dirà a sua Madre : “Donna, ecco
tuo figlio” per affidarle l’Apostolo Giovanni e tutti noi con
lui) e subito aggiunge: “La
mia ora non è ancora venuta”.
Maria, che non si sente indifferente a quanto sta accadendo ai
giovani sposi, anticipa questa ora, che è l’Ora della Passione,
con la sua intercessione di tenerezza. Perciò la madre disse ai
servi: “Fate tutto
quello che egli vi dirà”.
Sono queste le ultime parole di Maria che i Vangeli ci riportano. Le
ultime come le prime (quelle dette al momento dell’Annunciazione e
della visita alla cugina Elisabetta) sono parole che la Madonna,
nostra Madre, ci offre per indicarci il corretto rapporto con Cristo.
Chissà
se la Madonna ha presentito che il riferimento all’“Ora”
indicava che l’evento nuziale di Cana è un festoso quadro, sul cui
sfondo si staglia la Passione del Figlio. A Cana l’acqua è
trasformata in vino, a Gerusalemme, nel Cenacolo, quando l’Ora sarà
arrivata, il vino sarà mutato in sangue.
Le
nozze di Cana sono il segno di un’altra Alleanza, quella Nuova,
quella che sarà sigillata dalla Croce e Maria diventerà la Donna
dell’Alleanza sigillata dalla croce. Maria, la cui fede è un
modello per noi, è guidata dal Figlio ad una fede ancor più adulta
e, se la sua richiesta di un miracolo era per avere la soluzione
all’imbarazzo degli sposi e delle loro famiglie, il miracolo
compiuto da Gesù è pure per una rivelazione più alta. Egli rivela
di essere venuto a restituire all'uomo e alla donna la capacità di
essere famiglia, vera e lieta: santa. Egli ne è il fondamento, il
sapore e la gioia, il vino nuovo, serbato fino alla fine e, in ciò
-dice Giovanni- Gesù “manifesta
la sua gloria”,
perché “la Gloria di
Dio è l'uomo vivente e la vita dell’uomo è la visione di Dio”
(Sant’Ireneo), nell’immensa e eterna gioia.
2)
Una risposta positiva grazie a Maria.
Diceva
san Luigi Grignion de Montfort: “Dio
ha riunito tutte le acque e le ha chiamate mare; ha riunito tutte le
grazie e le ha chiamate Maria”.
Figuriamoci se la Madre di tutte le grazie poteva avere una risposta
negativa da suo Figlio. La Vergine Madre non ha avuto la minima
indecisione nel dire ai servi, ancor prima di avere la risposta
positiva di Gesù: “Fate
tutto ciò che Egli vi dirà”.
Sa benissimo che la fiducia totale in Lui non viene mai delusa.
Lei
è il Vangelo vivente, è l'esperta di Dio. A Lei furono consegnati i
misteri della redenzione. Umile serva di Dio e liberamente docile
alla Volontà di Dio, Maria ha ascoltato la Parola divina, L’ha
accolta nel suo cuore e sotto il suo cuore, e ha portato frutto.
Così, visto che lei per prima ha ascoltato Lui e ha fatto la Sua
volontà, ora Gesù ascolta lei e fa la sua volontà, operando uno
straordinario miracolo, ancor prima che fosse giunta la sua ora.
Anche
noi dobbiamo ascoltare il Signore, accoglierLo nella nostra esistenza
e portare frutto.
Poi,
dobbiamo essere evangelizzatori delle meraviglie, di cui siamo stati
testimoni e beneficiari.
Nel Vangelo odierno, non si tratta solo
di un racconto di nozze. L’apostolo Giovanni dice che in quel
giorno Gesù manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero
in Lui.
La
gloria indica l'essere profondo di una persona che viene rivelato.
Gesù comincia a manifestare chi Egli è veramente. E' colui che dona
il vino migliore, mostrando che Lui è il vero sposo che deve venire:
il Messia. Le nozze di Cana richiamano le nozze di Dio con il suo
popolo, annunciate dai profeti.
3)
Un miracolo che ne richiama un altro.
Quindi,
credo di essere nel vero se affermo che il miracolo principale del
vangelo di oggi riguarda la presenza di Cristo a Cana per queste
nozze, in cui Lui purifica, eleva e santifica l’amore umano di un
uomo e di una donna, radicandolo nel Suo Amore. Il miracolo
dell’acqua trasformata in vino è segno miracoloso, semplice e
stupefacente dell’amore di terra trasformato in amore di cielo.
Il
mistero
(parola che vuol dire anche sacramento
e luogo dell’incontro
con Dio) di Cana, che è il primo dei miracoli cristiani, ci spinge a
credere pienamente in Gesù, come è accaduto ai discepoli, e allo
stesso tempo ci dona una fiducia filiale in Maria e ci incoraggia a
imitarLa.
Come
imitare Maria? Come giungere alla sua sicura fiducia in Cristo?
Vivendo,
come la Madonna, la consapevolezza di appartenere a Dio, vivendo come
Lei di fede.
Con
e per fede, Maria disse “sì” all’Angelo e credette
all’annuncio che sarebbe divenuta Madre di Dio.
Con
e per una fede amorosa, la Madonna si recò da Elisabetta ed innalzò
il suo canto di lode all’Altissimo per le meraviglie realizzate in
coloro che si abbandonano fiduciosamente a Lui.
Con
e per una fede gioiosa e trepidante, la Vergine Madre diede alla luce
il suo unico Figlio.
Con
e per questa fede, Lei ebbe piena fiducia in Giuseppe suo sposo e
portò Gesù in Egitto per salvarlo dalla persecuzione di Erode.
Con
e per questa stessa fede Lei accettò la vita pubblica del Figlio e
lo seguì fino sul Calvario, rimanendo sotto la Croce.
Con
e per fede accettò noi come suoi figli nel Figlio, noi che eravamo i
colpevoli della morte del suo Figlio crocifisso.
Imitiamo
la Madonna in questa vita di fede, dove preghiera e azione sono
intimamente unite.
Maria
è modello di fede perché è modello
di contemplazione, di orante amore.
Dunque, come faceva la Madonna anche noi contempliamo Gesù. Con
amore che si fa preghiera, guardiamo il Verbo fatto carne quando
vagisce, gioca, lavora, predica, muore sulla Croce e uccide la morte
risplendendo nella Risurrezione.
Sull’esempio
della Madre Vergine domandiamo grazie “visibili” con gli occhi
del corpo come quella dell’acqua trasformata in vino e la Grazia
“visibile” con gli occhi della fede: Gesù Cristo.
In
ciò siano di sostegno le Vergini Consacrate, fra i cui compiti
principali c’è quello di essere
sorgenti contemplative e maestre di preghiera amorosa per tutti i
cristiani, uomini e donne, piccoli e grandi.
É
compito grande delle Vergini Consacrate quello di coltivare la
contemplazione di Cristo, Verità vivente, e di farla scoprire agli
altri. In questo modo il primato del contemplare sul fare,
dell'essere sull'avere sarà sempre più riconosciuto.
Infatti, la consacrazione delle
Vergini si pone essenzialmente sul piano dell'essere e non su quello
del fare. Il ministero delle Vergini Consacrate è soprattutto un
«ministero
contemplativo», un
«ministero dell'orante
in ascolto della Parola e ministero dell'amore»
(Premesse al Rito della Consacrazione delle Vergine, 1 e 2). In
effetti, le vergini consacrate che vivono nel mondo sono segno e
testimonianza profetica all'interno del popolo di Dio. Per
condividere la Grazia di Cristo, esse nutrono la loro vita con il
Corpo dello Sposo, l’alimentano con la meditazione della Parola e
con la preghiera assidua.
LETTURA
PATRISTICA
Dal vangelo secondo
Giovanni.
Ci fu uno sposalizio a Cana di
Galilea e c'era la madre di Gesù.
Fu invitato alle nozze anche
Gesù con i suoi discepoli.
Omelia dai Trattati di
sant'Agostino sul vangelo di Giovanni.
Il miracolo di Cana non
sorprende qualora si riconosca che fu Dio a compierlo. Colui che
cambia in vino l'acqua di cui aveva fatto riempire quelle sei anfore,
di anno in anno opera il medesimo miracolo in ogni ceppo di vite.
L'acqua versata dai servi al
banchetto si trasforma in vino per l'azione del Signore, come l'acqua
delle nubi che irriga la vite, diviene ogni anno vino grazie al
medesimo Signore. Questo prodigio non ci sbalordisce, giacché si
rinnova ogni estate: la regolarità con cui si ripete neutralizza la
meraviglia, anche se è ancora più strepitoso di quello di Cana.
Osserva infatti le risorse che
Dio dispiega nel reggere e governare questo mondo; come non rimanere
ammirati, persino sopraffatti, di fronte a tale perpetuo miracolo?
Considera anche un solo chicco di una qualsiasi semenza: che
prodigio! La mente che vi fa attenzione ne resta come attonita.
Di fronte alle meraviglie del
creato compiute dal Verbo di Dio, c'è da stupirsi se l'acqua è
mutata in vino da Gesù uomo? Quando si è incarnato, il Verbo non ha
smesso di essere Dio: si è aggiunto l'uomo, non è venuto meno Dio.
Non dobbiamo rimanere stupefatti
del miracolo del vangelo: ma amiamo Dio, perché lo ha compiuto in
mezzo a noi per la nostra salvezza.
Anche con una sua minima azione
il Signore ci suggerisce qualcosa; cerchiamo di scoprire ciò che
volle insegnarci intervenendo alle nozze. A parte il miracolo, il
racconto stesso adombra un senso misterioso e sacro. Bussiamo perché
Cristo ci apra e ci inebri del vino invisibile. Eravamo insipienti,
insipidi come acqua, e Dio ci rende sapienti; mediante la fede ci
converte in vino gustoso.
Forse cogliere il senso del
miracolo di Cana spetta proprio a questa sapienza intrisa di onore
per Dio, di lode per la sua potenza e di amore per la sua
misericordia.
Il Signore, invitato, si recò
al banchetto nuziale. C'è da meravigliarsi che sia entrato in quella
casa per partecipare alle nozze, dato che è venuto nel mondo per
celebrare le sue? Se lo Sposo è sceso fino a noi, dov'è la sposa?
Ce lo spiega l'Apostolo, quando dice Vi ho promessi
a un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo. Però
san Paolo teme che la verginità della sposa di Cristo sia corrotta
da inganni diabolici, per cui aggiunge: Temo
però che, come il serpente nella sua malizia sedusse Eva, così i
vostri pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro
semplicità e purezza nei riguardi di Cristo (2 Cor 11,2-3).
Il Signore ha qui dunque una
sposa. L'ha redenta con il suo sangue, le ha dato come pegno lo
Spirito Santo; l'ha strappata alla tirannia del diavolo; è morto per
le sue colpe; è risuscitato per la sua giustificazione. Quale sposo
potrebbe offrire tanto alla sua sposa.
C'è chi porge in dono all'amata
quanto di meglio esiste al mondo: oro, argento, pietre preziose,
cavalli, schiavi, ville, possedimenti; ma ci sarà un solo uomo che
dia il suo sangue? E' inconcepibile, perché offrendo il sangue non
potrebbe più sposarla.
Invece il Signore affronta
serenamente la morte, dà il suo sangue per colei che sarà sua dopo
la risurrezione, colei che già aveva unito a sé nel seno della
Vergine. Il Verbo infatti è lo Sposo e l'umanità di Cristo è la
sposa; entrambi poi sono l'unico Figlio di Dio, che è insieme figlio
dell'uomo. Il seno della Vergine Maria è il talamo nuziale, dove,
secondo la profezia della Scrittura, Egli
esce come sposo dalla stanza nuziale, esulta come prode che percorre
la via (Sal 18,6).
Il Capo della Chiesa, lo
Sposo, s'avanza nel mondo e viene alle nozze di Cana dove è stato
invitato.
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