Rito Romano
XXXII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A – 12 Novembre 2023
Sap 6,12-16; Sal 62; 1 Ts 4,13-18 [4,13-14]; Mt 25,1-13
Rito Ambrosiano
Is 24, 16b-23; Sal 79; 1Cor 15,22-28; Mc 13,1-27
Domenica I di Avvento – ‘La venuta del Signore’ - Anno B
1) La vera vigilanza è prudente.
E’ essere realisti quando si riconosce che la nostra vita terrena è fragile. Come non riconoscerci nella brevissima poesia del poeta italiano “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. Se abbiamo la grazia di credere, viviamo questa caducità non come frustrazione da evitare cercando di gustare l’attimo presente. Per il Cristiano la vita, per fragile che sia, è vigilanza, attesa di un incontro e pellegrinaggio verso la Vita vera ed eterna. Senza la prospettiva di un incontro pieno di significato e portatore di eternità, il senso della vita viene sconvolto: la vita cede alla frenesia per nascondere la disperazione.
Per aiutarci a vivere questa vigilanza che si fa pellegrinaggio, il Vangelo di oggi ci propone la parabola delle dieci vergini che, inoltre, illustra il detto di Mt 24,42: “Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà!".
Se, da una parte, l'accento è posto sulla necessità di essere pronti per non essere esclusi dalla festa nuziale, dall’altra, è richiamato che l'attesa vigilante e prudente riguarda la venuta del Cristo glorioso, applicando a lui l'immagine dello sposo che l'Antico Testamento utilizza per Dio.
Raccontando di un gruppo di dieci vergini, che si dividono in due categorie: cinque sono sagge e cinque sono stolte come coloro che costruiscono sulla roccia o sulla sabbia (cfr. Mt 7,24-27), San Matteo fa riferimento al modo in cui si svolgevano le nozze tra gli Ebrei del tempo di Gesù, che implicavano anche un corteo di giovani donne (il termine vergine qui ha questo senso), che accompagnava gli sposi, di solito verso sera (ciò spiega l'impiego delle lampade).
Lo sposo si recava nella casa paterna della futura moglie per portarla nella sua, ma prima doveva concludere con il padre di lei gli accordi del contratto nuziale. Poteva accadere che ci fossero ancora negoziati da concludere e che le cose andassero per le lunghe. Le cinque vergini sagge mostrano di essere previdenti e pronte ad affrontare ogni evenienza, portando con sé dell'olio per alimentare le loro lampade, nel caso l'attesa fosse diventata più lunga del previsto.
Ciò che distingue i due gruppi di vergini non è la vigilanza, ma la prudenza nel prevedere l'imprevisto: infatti il brano del Vangelo ci racconta che si assopirono tutte e si addormentarono, quando l’eventualità del ritardo si verificò.
Perché alcune furono prudenti ed altre no? Non fu solo questione di buon senso, ma di amore.
E’ l’amore la virtù con cui si vive l’attesa vigile e prudente. Se si aspetta intensamente ardentemente chi si ama, ci si predispone a tutto e provvede a tutti gli accorgimenti necessari, agli strumenti e ad ogni altro particolare affinché questa attesa si realizzi al meglio e si compia nell’incontro con lo Sposo.
Proprio come l’atteggiamento di queste vergini prudenti e avvedute, che attendono lo sposo con le lampade accese, dopo aver provveduto ad avere una scorta d’olio. Diversamente dalle cinque ragazze stolte, loro hanno preso ogni misura cautelativa, perché innamorate dello sposo che attendono. Anche se il sonno le sorprende, loro hanno già prudentemente provveduto all’acquisto dell’olio appunto per non rischiare di non poter incontrare lo Sposo, aggiungendo la loro luce a quella di Cristo e camminando con Lui verso la festa nuziale. Se non fossero state motivate dall'amore, non avrebbero provveduto a rifornirsi di olio e sarebbero state senza la luce dell’amore. Solo l’amore nei confronti di Cristo, lo Sposo che viene per introdurci nel suo Regno ci motiva ad un'attesa prudente, operosa e assidua, ed anche priva di ogni timore, perché anche se il corpo dorme, il cuore veglia.
2) L’olio della lampada è l’amore.
Va tenuto presente che è lo Sposo che ama per primo, l’attesa non è causa dell'incontro, ma esso non si realizza senza l’attesa che il cuore vigile tiene viva. Teniamo desta questa attesa anche pregando: “O Dio, tu sei il mio Dio, dall'aurora io ti cerco, ha sete di te l'anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz'acqua. Così nel santuario ti ho contemplato, guardando la tua potenza e la tua gloria. Poiché il tuo amore vale più della vita, le mie labbra canteranno la tua lode. Così ti benedirò per tutta la vita: nel tuo nome alzerò le mie mani. Come saziato dai cibi migliori, con labbra gioiose ti loderà la mia bocca. Quando nel mio letto di te mi ricordo e penso a te nelle veglie notturne, a te che sei stato il mio aiuto, esulto di gioia all'ombra delle tue ali” (Sal 62 - Salmo responsoriale della Messa di oggi)
Ma perché il cuore delle vergini prudenti per quanto aperto nell’attesa dello Sposo, è chiuso alla condivisione dell’olio con le altre ragazze, che lo chiedono loro con preoccupata insistenza?
Ne propongo un’interpretazione spirituale: “La lampada è comune a tutte le vergini, l’olio che le une rifondono è dono che esse hanno accolto da Colui che lo accresce. Ogni vergine deve amorosamente alimentare il rapporto con colui che viene, prima che l’olio dell'amore venga meno. Per questo non può essere trasferito dall’una all'altra, può essere solo ricevuto da chi può darlo a tutti. L’olio del rapporto d'amore non può essere acquistato e vissuto per interposta persona. Lo dona lo Sposo che ne è la riserva e che lo travasa in vasetti piccoli. La cosa importante non è averne molto, ma vigilare perché non venga meno e la lampada resti accesa fino all’arrivo dello sposo” (D. Mongillo, Per lo Spirito in Cristo al Padre, Bose, Ed. Qiqajon, 2005 pag. 16-19).
Naturalmente la frase del Vangelo di oggi: “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l'ora”, non si rivolge sole alle persone chiamate alla verginità. E’ valida per tutti i cristiani e per tutti tempi. La vigilanza va intesa come un atteggiamento vitale complessivo fatto di desiderio e attenzione, di amore operoso e di speranza.
Le vergini sagge sono quelle persone che, cogliendo il momento favorevole in cui sono su questa Terra per fare delle opere buone, si sono preparate per presentarsi alla venuta del Signore. Le stolte sono quelle persone, disattente e ottuse, che si curano solo delle cose presenti e, dimentiche delle promesse di Dio, non tengono viva la speranza della risurrezione.
Un esempio di come vivere l’esistenza quotidiana, in casa o a lavoro, ci viene dalla vergini consacrate.
Con il dono totale di se stesse a Cristo-Sposo, queste donne mostrano che si può vivere la vita come attesa, facendo della giornata, del lavoro, delle occupazioni, un passo verso l’Infinito, ossia con il corpo a terra ma con l’anima in cielo. Questa consacrate ci testimoniano che ci si può “preoccupare” solo di Cristo e la loro unica “preoccupazione” è essere donne di preghiera che guardano in Alto, dove regna gioia.
E’ lo specifico della loro vocazione come lo ricorda la preghiera che il Vescovo fa su di loro il giorno della consacrazione: “Ascolta, o Dio, la preghiera della tua Chiesa e guarda con bontà queste tue figlie; tu che le hai chiamate per un disegno di amore, guidale sulla via della salvezza eterna, perché cerchino sempre ciò che a te piace e con fedeltà assidua e vigilante lo portino a compimento. Per Cristo nostro Signore” (Rituale della consacrazione delle Vergini, n 34)
Lettura Patristica
Sant’Ilario di Poitiers (ca 310 - 367)
In Matth. 27, 3-5
" Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini " (Mt 25,1), e il seguito. E' dopo le affermazioni precedenti che si può comprendere anche la ragion d'essere di questo brano. Esso si riferisce interamente al gran giorno del Signore, in cui i segreti dei pensieri degli uomini saranno rivelati (cf. 1Cor 3,13) dall'indagine del giudizio divino e in cui la fede verace nel Dio che si attende avrà la soddisfazione di una speranza non incerta. Infatti, nella contrapposizione delle cinque sagge e delle cinque stolte, è definita in maniera lampante la divisione di credenti e increduli, a esempio della quale Mosè aveva ricevuto i dieci comandamenti consegnati su due tavole (cf. Es 32,15). Difatti, era necessario che essi fossero consegnati interamente su due tavole, e la doppia pagina, spartendo tra la destra e la sinistra ciò che era proprio di esse, contrassegnava la divisione dei buoni e dei cattivi, sebbene essi fossero riuniti sotto uno stesso testamento.
Lo sposo e la sposa sono Dio nostro Signore in un corpo, poiché la carne è per lo Spirito una sposa, come lo Spirito è uno sposo per la carne. Quando, alla fine, la tromba suona la sveglia, si va incontro allo sposo soltanto, perché i due erano ormai uno, per il fatto che l'umiltà della carne aveva attinto una gloria spirituale. Ma dopo una prima tappa, noi, adempiendo i doveri di questa vita, ci prepariamo ad andare incontro alla risurrezione dai morti. Le lampade sono la luce delle anime risplendenti che il sacramento del Battesimo ha fatto brillare. L'olio (cf.Mt 25,3) è il frutto delle opere buone. I piccoli vasi (cf. Mt 25,4) sono i corpi umani, nelle cui viscere dev'essere riposto il tesoro di una coscienza retta. I venditori (cf. Mt 25,9) sono coloro che, avendo bisogno della pietà dei credenti, danno in cambio la mercanzia che è loro richiesta, cioè che stanchi della loro miseria, ci vendono la coscienza di una buona azione. E' essa che alimenta a profusione una luce inestinguibile e che occorre comprare e riporre mediante i frutti della misericordia. Le nozze (cf. Mt 25,10) sono l'assunzione dell'immortalità e l'unione della corruzione e dell'incorruttibilità secondo un'alleanza inaudita. Il ritardo dello sposo (cf. Mt 25,5) è il tempo della penitenza. Il sonno di quelle che attendono è il riposo dei credenti e la morte temporale di tutto il mondo al tempo della penitenza. Il grido in mezzo alla notte (cf. Mt 25,6) è, in mezzo all'ignoranza generale, il suono della tromba che precede la venuta del Signore (cf. 1Ts 4,16) e che sveglia tutti perché si esca incontro allo sposo. Le lampade che vengono prese (cf. Mt 25,7) sono il ritorno delle anime nei corpi e la loro luce è la coscienza risplendente di una buona azione, coscienza che è racchiusa nei piccoli vasi dei corpi.
Le vergini sagge sono le anime che, cogliendo il momento favorevole in cui sono nei corpi per fare delle opere buone, si sono preparate per presentarsi per prime alla venuta del Signore. Le stolte sono le anime che, rilassate e negligenti, si sono curate solo delle cose presenti e, dimentiche delle promesse di Dio, non sono arrivate fino alla speranza della risurrezione. E poiché le vergini stolte non possono andare incontro con le loro lampade spente, domandano in prestito alle sagge dell'olio (cf. Mt 25,8). Ma quelle risposero che non potevano darne loro, perché forse non ce ne sarebbe stato abbastanza per tutte (cf. Mt 25,9), il che vuol dire che nessuno deve appoggiarsi sulle opere e sui meriti altrui, perché è necessario che ognuno compri olio per la propria lampada. Le sagge le invitano a tornare indietro a comprarne, qualora obbedendo sia pure in ritardo alle prescrizioni di Dio, esse si rendano degne d'incontrare lo sposo con le loro lampade accese. Ma mentre esse indugiavano, entrò lo sposo e, insieme a lui, le sagge velate e munite della loro lampada tutta pronta entrano alle nozze (cf. Mt 25,10), cioè penetrano nella gloria celeste appena giunto il Signore nel suo splendore. E poiché non hanno piú tempo per pentirsi, le stolte accorrono, chiedono che si apra loro la porta (cf. Mt 25,11). Al che lo sposo risponde loro: " Non vi conosco " (Mt 25,12). Esse, infatti, non erano state là per compiere il loro dovere verso colui che arrivava, non si erano presentate all'appello del suono della tromba, non si erano aggiunte al corteo di quelle che entravano, ma, per il loro ritardo e il loro comportamento indegno, avevano lasciato passare l'ora di entrare alle nozze.
Lecture Patristique
Saint Grégoire de Nazianze (320 - 389)
Discours 40, 46
PG 36, 425
Aussitôt après ton baptême, tu te tiendras debout devant le grand sanctuaire, pour signifier la gloire du monde à venir. Le chant des psaumes qui t'accueillera est le prélude des louanges célestes. Les lampes que tu allumeras préfigurent ce cortège des lumières qui conduira au-devant de l'Époux nos âmes resplendissantes et vierges, munies des lampes étincelantes de la foi.
Prenons garde à ne pas nous abandonner au sommeil, par insouciance, de peur que celui que nous attendons ne se présente à l'improviste, sans que nous l'ayons vu venir. Ne restons pas sans provision d'huile et de bonnes oeuvres, de crainte d'être exclus de la salle des noces.
Je vois, en effet, ce que sera ce malheur si affligeant. L'Époux arrivera. Une voix puissante nous appellera à nous présenter devant lui. Toutes les âmes prudentes iront à sa rencontre avec leur lampe allumée et une réserve d'huile très abondante. Les autres, pleines d'inquiétude, chercheront bien tardivement à en obtenir auprès de celles qui en seront pourvues.
L'Époux fera son entrée en grande hâte. Les premières entreront avec lui. Les autres, tout occupées à préparer leurs lampes, ne trouveront pas le temps d'entrer et seront laissées d ehors au milieu des lamentations. Elles se rendront compte trop tard de ce qu'elles auront perdu par leur insouciance. Alors, malgré toutes leurs supplications, elles ne pourront plus pénétrer dans la salle des noces dont elles se seront exclues par leur propre faute.
Elles ressembleront aussi à des invités aux noces qu'un noble père célèbre en l'honneur d'un noble époux, et qui s'abstiennent d'y prendre part. L'un, parce qu'il vient de prendre femme; un autre, parce qu'il vient d'acheter un champ; un troisième, parce qu'il a acquis une paire de boeufs (cf. Lc 14,18-20). Ce qu'ils ont obtenu ainsi leur a été bien dommageable, puisqu'ils se sont privés d'un excellent profit pour des avantages médiocres.
Car il n'y a pas de place dans le ciel pour l'orgueilleux et l'insouciant, pour l'homme sans habit convenable, qui ne porte pas le vêtement de noce (cf. Mt 22,11), même s'il s'est cru, sur terre, digne de la splendeur céleste, et s'est introduit furtivement dans le groupe des fidèles en se berçant de faux espoirs.
Qu'adviendra-t-il ensuite? L'Époux connaît ce qu'il nous enseignera quand nous serons au ciel, et il sait quelles relations il entretiendra avec les âmes qui y seront entrées avec lui. Je crois qu'il vivra en leur compagnie, et qu'il leur enseignera les mystères les plus parfaits et les plus purs.
Nous qui vous donnons cet enseignement et vous qui nous écoutez, puissions-nous y avoir part dans le Christ notre Seigneur, à qui soient la gloire et la puissance dans les siècles. Amen.
Patristic reading
Saint John Chrysostom (344/354 – 407)
Homily 78
“Then shall the kingdom of Heaven,” He saith, “be likened unto ten virgins, which took their lamps. and went forth to meet the bridegroom. But five of them were wise, and the other five foolish, which took not,” He saith, “oil.” “Then, while the bridegroom tarried, they all slumbered and slept. And at midnight there was a cry made, Behold, the bridegroom cometh, go ye out to meet Him. And the five arose, and being in perplexity, said to the wise, Give us of your oil. But they consented not, saying, Not so, lest there be not enough for us and you; go to them that sell, and buy.” “And while they were gone for this, the bridegroom came, and those went in; but these came afterwards, saying, Lord, Lord, open to us. But He answered and said, Verily I say unto you, I know you not. Watch therefore, for ye know not the day, nor the hour.” “Then He spake again another parable. A man travelling into a far country, called his own servants, and delivered unto them his goods; to one five talents, to another two, to another one, to every man according to his several ability, and took his journey. Then, when the two had brought him the double, he that had been entrusted with the one talent brought it alone, and being blamed saith, I knew that thou art a hard man, reaping where thou hast not sown, and gathering where thou hast not strawed; and I was afraid, and hid thy talent; lo! there thou hast that is thine. His Lord answered and said, Thou wicked servant, thou knewest that I reap where I have not sown, and gather where I have not strawed: thou oughtest therefore to have put my money to the exchangers, and then at my coming I might have received mine own with usury. Take therefore the talent from him, and give it to him that hath ten talents. For to him that hath shall be given, and he shall have more abundantly; but from him that hath not, shall be taken away even that which he hath. And cast ye the unprofitable servant into outer darkness, there shall be weeping and gnashing of teeth.”
781 These parables are like the former parable of the faithful servant, and of him that was ungrateful and devoured his Lord’s goods. For there are four in all, in different ways admonishing us about the same things, I mean about diligence in almsgiving, and about helping our neighbor by all means which we are able to use, since it is not possible to be saved in another way. But there He speaks more generally of all assistance which should he rendered to one’s neighbor; but as to the virgins, he speaketh particularly of mercifulness in alms, and more strongly than in the former parable. For there He punishes him that beats, and is drunken, and scatters and wastes his lord’s goods, but here even him that doth not help, nor spends abundantly his goods upon the needy. For they had oil indeed, but not in abundance, wherefore also they are punished.
But wherefore doth He set forth this parable in the person of the virgins, and doth not merely suppose any person whatever? Great things had He spoken of virginity, saying, “There are eunuchs, who have made themselves eunuchs for the kingdom of Heaven’s sake;” and, “He that is able to receive, let him receive it.”2 He knew also that the generality of men would have a great opinion of it. For indeed the work is by nature great, and is shown so by this, that neither under the old dispensation was it fulfilled by these ancient and holy men, nor under the new was it brought under the compulsion of the law. For He did not command this, but left it to the choice of his hearers. Wherefore Paul also said “Now, concerning virgins I have no commandment of the Lord.”3 “For though I praise him that attains thereto, yet I constrain not him that is not willing, neither do I make the thing an injunction.” Since then the thing is both great in itself and hath great honor with the multitude, lest any one attaining to this should feel as though he had attained to all, and should be careless about the rest, He putteth forth this parable sufficient to persuade them, that virginity, though it should have everything else, if destitute of the good things arising out of almsgiving, is cast out with the harlots, and He sets the inhuman and merciless with them. And most reasonably, for the one was overcome by the love of carnal pleasure, but these4 of money. But the Jove of carnal pleasure and of money are not equal, but that of carnal pleasure is far keener and more tyrannical. And the weaker the antagonist, the less excusable are these5 that are overcome thereby. Therefore also He calls them foolish, for that having undergone the greater labor, they have betrayed all for want of the less. But by lamps here, He meaneth the gift itself of virginity, the purity of holiness; and by oil, humanity, almsgiving, succor to them that are in need.
“Then, while the bridegroom tarried, they all slumbered and slept.” He shows that the time intervening will not be short, leading His disciples away from the expectation that His kingdom was quite immediately to appear. For this indeed they hoped, therefore He is continually holding them back from this hope. And at the same time He intimates this too, that death is a sleep. For they slept, He saith.
“And about midnight there was a cry made.” Either He was continuing the parable, or again He shows that the resurrection will be at night. But the cry Paul also indicates, saying, “With a shout, with a voice of an archangel, with the last trump, He shall come down from Heaven.”6 And what mean the trumpets, and what saith the cry? “The bridegroom cometh.” When therefore they had trimmed their lamps, the foolish say unto the wise, “Give us of your oil.” Again He calls them foolish, showing that nothing can be more foolish than they who are wealthy here, and depart naked thither, where most of all we have need of humanity, where we want much oil. But not in this respect only were they foolish, but also because they looked to receive it there, and sought it out of season; and yet nothing could be more humane than those virgins, who for this especially were approved. Neither do they seek for it all, for, “Give us,” they say, “of your oil;” and the urgency of their need is indicated; “for our lamps,” they say, “are going out.” But even so they failed, and neither the humanity of those whom they asked, nor the easiness of their request, nor their necessity and want, made them obtain.
But what now do we learn from hence? That no man can protect us there, if we are betrayed by our works, not because he will not, but because he cannot. For these too take refuge in the impossibility. This the blessed Abraham also indicated, saying, “Between us and you there is a great gulf,”7 so that not even when willing is it permitted them to pass it.
“But go to them that sell, and buy.” And who are they that sell? The poor. And where are these? Here, and then should they have sought them, not at that time.
1 [The passage, as here given, corresponds with that prefixed to the Homily in Field’s text. There are some omissions, and some variations from the received text. It seemed unnecessary to annotate it to any extent, since the variations appear in the rendering. In Migne’s edition, the citation ends with the words, “while the bridegroom tarried. ”—R.]
2 Mt 19,12.
3 1Co 7,25.
4 aiJ dev).
5 aiJ vikhqei`sai).
6 1Th 4,16.
7 Lc 16,26.
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