SS. Trinità - Anno B – 30 maggio 2021
Rito Romano
Dt 4,32-34.39-40; Sal 32; Rm 8,14-17; Mt 28,16-20
Rito Ambrosiano
Es 33,18-23;34,5-7a; Sal 62; Rm 8,1-9b; Gv 15,24-27
Premessa: La Trinità, un mistero da vivere non solo studiare.
Con brevi righe cercherò di proporre delle riflessioni che aiutino a calare questo mistero dai libri di teologia nella vita, in modo che la Trinità non sia solo un mistero studiato e correttamente formulato, ma vissuto, adorato, goduto.
La vita cristiana si svolge, dall’inizio alla fine, nel segno e in presenza della Trinità:
All’alba della vita, siamo stati battezzati “nel nome del Padre e del Figlio dello Spirito Santo”.
Durante la nostra esistenza, oltre al segno di Croce che quotidianamente facciamo iniziando le nostre preghiere o entrando in chiesa e dicendo “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, ci sono altri momenti cosiddetti “di passaggio” che sono contrassegnati tutti dall’invocazione della Trinità. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo gli sposi vengono congiunti in matrimonio e si scambiano l’anello e i sacerdoti e i vescovi vengono consacrati. Durante le giornate della nostra esistenza facciamo spesso il segno di Croce, dicendo “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Al termine della vita, se avremo la grazia di morire avendo accanto al nostro capezzale un sacerdote, questi pregherà così: “Parti, anima cristiana, da questo mondo: nel nome del Padre che ti ha creata, del Figlio che ti ha redenta e dello Spirito Santo che ti ha santificata”.
San Gregorio di Nazianzo ci aiuti a capire che la Trinità è il grembo in cui siamo stati concepiti (cf. Ef 1,4) ed è anche il porto verso cui tutti navighiamo. È “l’oceano di pace” da cui tutto sgorga e in cui tutto rifluisce. Facciamo di essa la “nostra” Trinità, la “cara” Trinità, l’“amata” Trinità. Alcuni di questi accenti adorazione e stupore risuonano nei testi della solennità della Santissima Trinità. Dobbiamo farli passare dalla liturgia alla vita.
C’è qualcosa di più intelligente che possiamo fare nei riguardi della Trinità che cercare di comprenderla, ed è entrare in essa. Noi non possiamo abbracciare l’oceano, ma possiamo entrare in esso; non possiamo abbracciare il mistero della Trinità con la nostra mente, ma possiamo entrare in esso.
La “porta” per entrare nella Trinità è una sola, Gesù Cristo. Con la sua morte e risurrezione egli ha inaugurato per noi una via nuova e vivente per entrare nel Santo dei Santi che è la Trinità (cf. Eb 10,19-20) e ci ha lasciato i mezzi per poterlo seguire in questo cammino di ritorno a casa.
Il primo e più universale è la Chiesa. Quando si vuole attraversare un braccio di mare, diceva Agostino, la cosa più importante non è starsene sulla riva e aguzzare la vista per vedere cosa c’è sulla sponda opposta, ma è salire sulla barca che porta a quella riva. E anche per noi la cosa più importante non è speculare sulla Trinità, ma rimanere nella fede della Chiesa che va verso di essa.
Nella Chiesa, il mezzo per eccellenza è l’Eucaristia. La Messa è un’azione trinitaria dall’inizio alla fine; inizia nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e termina con la benedizione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Essa è l’offerta che Gesù, capo del corpo mistico, fa di sè al Padre nello Spirito Santo. Attraverso di essa entriamo davvero nel cuore della Trinità.
Per aiutarci a fare memoria di questa dimora, possiamo anche “usare” spesso questa preghiera di Santa Teresa di Calcutta: “Gloria al Padre – Preghiera, e al Figlio - Povertà, e allo Spirito Santo – Amore per le Anime. Amen – Maria”.
1) Dialogo di comunione.
La festa della Trinità non si aggiunge alle precedenti celebrazioni del Natale, della Pasqua, dell’Ascensione e della Pentecoste come il ricordo di un mistero, che sappiamo fondamentale ma che ci appare astratto e, paradossalmente, estraneo, al quale una volta all’anno dobbiamo pensare. Quella di oggi è una festa che ci fa celebrare in modo unitario ciò che -da Natale a Pentecoste- abbiamo contemplato come le sfaccettature di un diamante. Oggi contempliamo il diamante nel suo insieme.
Questa celebrazione in onore della Trinità, in un certo senso, ricapitola la rivelazione di Dio avvenuta nei misteri pasquali: la morte e risurrezione di Cristo, la sua ascensione alla destra del Padre e l’effusione dello Spirito Santo. In effetti, il senso di tutte le feste che celebrano l’azione di salvezza di Dio è sempre e nuovamente questo: “Dio è con noi”. Ma come può Dio essere con noi a Natale, Pasqua e Pentecoste se non fosse in se stesso comunione? Dio è Trinità, è comunione di amore. Dio non è solitudine, ma perfetta comunione. Per questo la persona umana, immagine di Dio, si realizza nell’amore, che è dono sincero di sé.
Il brano del Vangelo di San Mattero proposto dalla liturgia romana: “Andate, dunque, e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 19-20)ci aiuta a prendere coscienza della concezione cristiana di Dio-Trinità. E’ un Dio che è amore e dialogo, non solo perché ci ama e dialoga, ma perché in se stesso è un dialogo d’amore, è comunione, che entra in noi con il battesimo. Per questo Benedetto XVI ci insegna: “La Trinità divina, infatti, prende dimora in noi nel giorno del Battesimo:‘Io ti battezzo – dice il ministro – nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo’. Il nome di Dio, nel quale siamo stati battezzati, noi lo ricordiamo ogni volta che tracciamo su noi stessi il segno della croce. A proposito del segno della croce Romano Guardini scriveva: ‘lo facciamo prima della preghiera, affinché … ci metta spiritualmente in ordine; concentri in Dio pensieri, cuore e volere; dopo la preghiera, affinché rimanga in noi quello che Dio ci ha donato … Esso abbraccia tutto l’essere, corpo e anima, … e tutto diviene consacrato nel nome del Dio uno e trino’ (Lo spirito della liturgia. I santi segni, Brescia 2000, 125-126)”
La Rivelazione biblica e il Magistero della Chiesa ci permettono di avere non soltanto un vera concezione di Dio, ma anche di conoscere la verità di noi stessi. Se la Bibbia ripete che dobbiamo vivere nell’amore, nel dialogo e nella comunione, è perché sa che siamo tutti “immagine di Dio”. Incontrare Dio, fare esperienza di Dio, parlare di Dio, dar gloria a Dio, tutto questo significa - per un cristiano che sa che Dio è Padre, Figlio e Spirito - vivere in una costante dimensione di amore, di dialogo e di dono.
La Trinità, di cui i nostri cuori sono dimora, è comunione d’amore, e la famiglia ne è la prima e più immediata espressione. L’uomo e la donna, creati ad immagine di Dio, diventano nel matrimonio ‘un’unica carne’ (Gen 2,24), cioè una comunione di amore che genera nuova vita. La famiglia umana è dunque immagine della Trinità sia per l’amore interpersonale, sia per la missione di procreare la vita.
2) Un mistero luminoso e pratico.
La Trinità è un mistero davvero luminoso: rivelandoci Dio, ha rivelato chi siamo noi.
Santa Caterina da Siena ci aiuta a “capire” questo mistero con un’immagine semplice e illuminante. E’ l'immagine del pesce che vive e si muove nell'acqua del mare sconfinato; il pesce vive nell’acqua e dell’acqua, e questa entra in lui; ma questa piccola creatura non sa quanto grande, potente e benefico sia l’elemento in cui lui vive; tuttavia, nel mare il pesce vive, gioca, cresce e si moltiplica.
La stessa cosa, analogamente, accade all’uomo di fronte al Mistero di Dio Trinità. La persona umana è troppo piccola per comprenderlo, tuttavia, per grazia, la vita di Dio scorre in lei, per grazia Dio si piega fino a lei e le parla, con la tenerezza del Padre, con la confidenza del Fratello, con la forza dell'Amore. Pur restando misteriosa, la realtà d’amore del Dio Uni-Trino avvolge l’uomo, che in essa vive e di essa vive.
Dio è amore: per questo Lui è Trinità, questa la conclusione da ricavare dall’affermazione di Sant’Agostino: “L'amore suppone uno che ama, ciò che è amato e l'amore stesso” (De Trinitate, 8, 10, 14). Il Padre è, nella Trinità, colui che ama, che è la fonte e il principio di tutto; il Figlio è colui che è amato; lo Spirito Santo è l’amore con cui si amano.
Purtroppo per molti cristiani il mistero della Trinità è un che di astratto. E non solamente non fanno nulla per capire questa notizia che Dio è amore proprio perché è trino. Questi cristiani, in un certo senso, fanno loro queste amare parole di Goethe: “Mi sentivo costretto a credere che Tre è Uno e che Uno è Tre, senza vedere come ciò potesse anche solo minimamente giovarmi”?!”. Eppure non occorre fare particolari studi teologici per accogliere questa verità d’amore. Non si tratta di un concetto astratto e lo può intuire chiunque viva la vita cristiana seriamente, anche se non ha fatto studi teologici particolari.
Un giorno un prete chiese a un contadino: “La Trinità è un concetto astruso?”. Il contadino ripose: “Se Dio non fosse Trinità sarebbe egoismo assoluto perché, immerso nella solitudine infinita, non potrebbe amare che se stesso. Capito?” E Santa Teresa d’Avila descrive la comprensione e il valore esistenziale di questo Mistero parlando del suo cammino spirituale che si è sviluppato nella direzione della “tenerezza amorosa”: Cristo l’ha condotta al Padre e l’ha affidata allo Spirito Santo, e Teresa ha “sperimentato” dal vivo il mistero delle tre Persone divine: una persona paterna che l’attrae, l’abbraccia, la conforta, la sollecita; una persona spirituale che la riscalda e l’avvince interiormente; mentre la persona filiale di Cristo continua ad invitare e a preparare Teresa alle nozze mistiche che furono celebrate nel carmelo di Avila, durante la Messa del 18 novembre 1572.
La vita delle Vergini consacrate nel mondo prosegue nel modo suo proprio l’esperienza di questa grande Santa spagnola, che è simile a quelle di altri santi e sante. Ricordo in particolare S. Elisabetta della Trinità.
Con la consacrazione queste donne, prima ancora di essere segno di fraternità e servizio di carità, sono professione di fede nella Santa Trinità.
“La vita consacrata è chiamata ad approfondire continuamente il dono dei consigli evangelici con un amore sempre più sincero e forte in dimensione trinitaria: amore al Cristo, che chiama alla sua intimità; allo Spirito Santo, che dispone l’animo ad accogliere le sue ispirazioni; al Padre, prima origine e scopo supremo della vita consacrata” (Vita Consecrata, 21). Per questo l’esortazione apostolica Vita consecrata insegna: “La castità dei celibi e delle vergini costituisce un riflesso dell’amore infinito che lega le tre Persone divine nella profondità misteriosa della vita trinitaria. (…) La povertà diventa espressione del dono totale di sé che le tre Persone reciprocamente si fanno. (…) L’obbedienza è riflesso nella storia dell’amorosa corrispondenza delle tre Persone divine” (n. 21).
Lettura patristica
San Giovanni Damasceno,
De fide orthodoxa, 1, 8
1. La fede trinitaria
Crediamo in un solo Dio, unico principio, privo di principio; increato, ingenito, indistruttibile e immortale, eterno, immenso, non circoscritto, illimitato, d’infinita potenza, semplice, non composito, incorporeo, immutabile, impassibile, immobile ed inalterabile; invisibile, fonte d’ogni bontà e giustizia, luce intellettuale e inaccessibile, potenza incommensurabile, misurata dalla sua volontà (può, infatti, "tutto ciò che vuole" [ Ps 134,6 ]), fondatrice di tutte le cose sia di quelle visibili che delle invisibili conservatrice di tutto, provvidente per tutto, contenente e reggente tutto, avente su tutto un regno perpetuo ed immortale.
(Crediamo in un solo Dio) al quale nulla si oppone, che riempie tutte le cose senza essere da nessuna circoscritto; anzi, egli stesso tutto circoscrive, tutto contiene e a tutto provvede, che penetra tutte le sostanze lasciandole intatte al di là di tutte le cose, trascendente ogni sostanza, soprasostanziale e superiore a ogni cosa; superiore per divinità, bontà, pienezza; un Dio che stabilisce tutti i poteri e tutti gli ordinamenti, mentr’egli si pone al di sopra d’ogni ordinamento e d’ogni potere; più alto per essenza, vita, parola, intelligenza; un Dio che è la luce stessa, la bontà stessa, la vita stessa, l’essere stesso: egli non riceve, infatti, da nessun altro né l’essere proprio né quello di alcuna delle cose che esistono, ma, anzi, è lui stesso la fonte dell’essere, per tutto ciò che è; della vita, per tutto ciò che vive; della ragione, per tutte le creature che ne fanno uso.
(Crediamo in un solo Dio) che è causa d’ogni bene per tutte quante le cose, che prevede tutto prima che avvenga; unica sostanza, unica divinità, unica potenza, unica volontà, unica attività, unico principio, unica potestà unica signoria, unico regno.
(Crediamo in quest’unico Dio conosciuto nelle tre perfette persone e venerato con un unico atto di culto, oggetto di fede e di adorazione da parte di ogni creatura razionale; e queste persone sono unite senza mescolanza o confusione e separate (ciò che trascende ogni intelletto) senza alcuna distanza: nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo, nel nome dei quali siamo anche stati battezzati. Infatti, così il Signore comandò agli apostoli di battezzare, quando disse: "Battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28,19).
Crediamo nell’unico Padre, principio e causa di tutto, non generato da nessuno, unico salvatore non causato e ingenito; creatore di tutte le cose, Padre, per natura, del suo unico Figlio unigenito, e Dio, il nostro Gesù Cristo, e produttore del Santissimo Spirito.
Crediamo, altresì, nel Figlio di Dio unigenito, Signor nostro, generato dal Padre prima di tutti i secoli; luce da luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato; consustanziale con il Padre; per il quale tutte le cose sono state fatte...
...Allo stesso modo, crediamo anche nello Spirito Santo, Signore, vivificante, che procede dal Padre e risiede nel Figlio; che, insieme con il Padre ed il Figlio, è adorato e conglorificato, essendo consustanziale ed eterno come loro; Spirito di Dio, giusto, sovrano; fonte di sapienza, di vita e di santità; che è ed è chiamato Dio con il Padre ed il Figlio; increato, perfetto, creatore, che governa tutte le cose, creatore di tutto, onnipotente, potenza infinita che comanda a tutto il creato, senza essere sottoposto all’autorità di nessuno; che divinizza, senza essere divinizzato; che riempie, senza essere riempito; che è partecipato, ma non partecipa; che santifica, ma non è santificato; Paraclito, poiché accoglie le invocazioni di tutti; simile in tutto al Padre ed al Figlio; procedente dal Padre, viene concesso attraverso il Figlio ed è ricevuto da ogni creatura.
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