Domenica
delle Palme – Anno A – 9 aprile 2017
Rito Romano
Is
50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mt 26,14- 27,66
Rito Ambrosiano
Is
52, 13-53,12; Sal 87; Eb 12,1b-3; Gv 11,55-12,11
Settimana
Autentica
Domenica
delle Palme nella Passione del Signore
1)
La gioia della Croce.
La
liturgia di questa Domenica, che fa entrare nella Settimana Santa e
Grande1
e Autentica2
propone due fasi: una piena di gioia, la seconda colma di dolore.
Nella prima fase siamo
chiamati a partecipare alla gioia per il Messia, che entra trionfante
in Gerusalemme ed è accolto dal popolo che agita le palme con canti
di gioia. Il popolo inneggia a Gesù, perché lo riconosce come il
Messia, il Cristo, il Re inviato da Dio. Gesù il Figlio dell’uomo
è anche il Figlio di Dio.
Nella seconda fase, ci
è messo davanti agli occhi ed al cuore il fatto che a questo
riconoscimento festoso fa seguito3
il dramma di questo Signore, che è processato, flagellato, e messo
in Croce fino a farlo morire.
Come si collegano
questi due momenti, che ci sembrano così contraddittori tra di loro?
Come perciò si congiungono i due ricordi? Nella Croce, che è trono,
altare e cattedra, e nel segno di Croce che siamo chiamati a fare
spesso, soprattutto all’inizio di ogni liturgia.
Per
capire questa risposta, immedesimiamoci in qualcuno della folla che
in quel giorno acclamò Gesù dicendo: “Osanna! Benedetto colui,
che viene nel nome del Signore” (Mc
11,9; Sal
117/118, 25s). Dunque, la gente eleva questo grido davanti a Gesù,
perché riconosce il Lui Colui che viene nel nome del Signore
(l'espressione “Colui che viene nel nome del Signore”, infatti,
era diventata la designazione del Messia). In Gesù riconoscono Colui
che veramente viene nel nome del Signore e porta la presenza di Dio
in mezzo a loro. Questo grido di speranza di Israele, questa
acclamazione a Gesù durante il suo ingresso in Gerusalemme,
giustamente è diventata nella Chiesa l’acclamazione a Colui, che
viene incontro a noi e ci propone il suo Regno. Entriamo nel suo
regno di pace e salutiamo in Lui in un certo qual modo anche tutti i
nostri fratelli e sorelle, ai quali Egli viene, per divenire
veramente un regno di pace in mezzo a questo mondo lacerato.
Questo
Re è un re totalmente diverso dagli altri, perché:
- è povero (usa un’asina per entrare da “trionfatore” in Gerusalemme); è un povero4 tra i poveri e per i poveri;
- ha come trono una Croce, propria di chi dona la vita e non di chi la toglie;
- usa la Croce come una cattedra da dove insegna che l'amore che è più forte della morte. Lui è re e maestro che ci insegna di non opporre all’ingiustizia un’altra ingiustizia, alla violenza un’altra violenza. Lui ci insegna che possiamo e dobbiamo vincere il male soltanto con il bene e mai rendendo male per male.
Con Cristo la Croce
non è più segno di negazione della vita, ma altare dove si compie
il sacrificio per la vita. Se qualcuno mi chiedesse a chi questo
sacrificio è fatto? Risponderei che è fatto all’amore, all’amore
ferito in noi, all’Amore infinito, ferito in noi, da noi e per noi.
2)
Passione di Cristo.
In questa Domenica
delle Palme siamo invitati a riconoscere che la croce è il vero
albero della vita, sul quale Cristo, che è vita, ha sconfitto la
morte con il dono amoroso, totale di se stesso. La Croce è lo
strumento della Passione di Cristo non solamente perché lo fa patire
con dolori immensi, ma perché mostra come il Suo amore sia
appassionato.
Si, Cristo ci ama
appassionatamente, fino a morire per noi. Non è questo che in fondo
tutti desideriamo? In effetti, desideriamo qualcuno che ci ami
davvero, di quell'amore che non troviamo da nessuna parte, se non a
brandelli, nei genitori, nei fidanzati, nelle famiglie, nei figli,
negli amici. Frammenti di quello che ci urge disseminati nei giorni e
che poi è così difficile rimetterli insieme perché diano senso, e
pace, e gioia alle nostre esistenze. Eccolo oggi Colui che stiamo
desiderando. Eccolo amarci sino a farsi uccidere per noi.
Oggi con pietà,
attenzione e devozione leggiamo il racconto della Passione e vi
incontreremo il Sinedrio, i Sommi Sacerdoti Anna e Caifa, il re
Erode, il procuratore Pilato, il delinquente Barabba, e tutti gli
altri, e le fruste, e i chiodi, e la lancia e la Croce. Ma con gli
occhi del cuore vi vedremo anche le trame delle nostre vite. La
Passione è la nostra vita. Di ieri, di oggi, di domani. Le pene, le
ansie, i dolori, i sogni infranti, le tristezze, i peccati. Nella
Passione di Cristo è racchiuso l’intreccio della nostra vita. Vi
troveremo un senso per tutto quello che sembra scombinato, fili senza
capo né coda, dolori e gioie attorcigliate sulle ore, esperienze
gettate alla rinfusa nei giorni. La storia nostra è tutta dentro la
passione d'amore di Gesù, proprio per noi, proprio per tutto di noi.
Meditiamo con
devozione il racconto della Passione del Redentore, vi troveremo
l’amore che nasce dalle sofferenze patite da Cristo per noi. Lui è
sceso dal Cielo per amore e per amore appassionato ha dato la sua
vita per noi, e ancor oggi continua a scendere in ogni istante della
nostra vita, per mettervi la sua carità. “Lui non è venuto a
spiegare la croce ma a distendervi sopra” (Paul Claudel), quindi
più che spiegazioni e discorsi da ascoltare, contempliamo il fatto
di Cristo in Croce. Un fatto, semplice e vero: Lui in Croce per noi,
per stare con noi, sempre. E tutto di noi è trasformato in amore.
Questo amore lascia passare, come una bella vetrata della Cattedrale
di Chartes, il sole della gioia e della risurrezione.
Se vogliamo vivere
autenticamente questa Domenica delle Palme e la Settimana Santa, di
cui essa è la porta, guardiamo con gli occhi del cuore Gesù
paziente (= ‘malato’ d’amore) Crocifisso, in modo da
riconoscere nella sua carne la nostra carne. “Tremi la creatura di
fronte al supplizio del suo Redentore. Si spezzino le pietre dei
cuori infedeli, ed escano fuori travolgendo ogni ostacolo coloro che
giacevano nella tomba. Appaiano anche ora nella città santa, cioè
nella Chiesa di Dio, i segni della futura risurrezione e, ciò che un
giorno deve verificarsi nei corpi, si compia ora nei cuori”
(Giovanni Crisostomo).
3) Le vergini
consacrate e la passione di Cristo.
Ora, come di consueto,
mi rivolgo in particolare alle Vergini consacrate, che hanno lasciato
tutto per conservare integra la perla della loro castità, e seguono
appassionatamente Cristo. Che con particolare intensità, in questi
giorni santi, si dedichino alla meditazione e all'imitazione della
passione di Cristo, paragonato ad una perla per la quale le vergine
rinunciano ad ogni piacere di quaggiù per testimoniare il loro
riconoscente amore di oblazione allo Sposo in croce. “Ci sono
infatti due vie molto brevi ed efficaci per servire Dio.
Il primo itinerario
consiste nell'osservare le leggi e le pratiche ordinarie che
raccomanda la santa Chiesa; in senso più specifico, si tratta di
seguire i consigli dati da Cristo nel vangelo, ossia i voti di
castità, povertà e obbedienza, e altre sante consuetudini. Tutte le
regole, che derivano dai consigli evangelici e dalle costituzioni dei
nostri santi Padri, offrono la meravigliosa possibilità di dominare
il comportamento esteriore e di applicarsi alle virtù.
Quanto al secondo
itinerario, esso consiste nell'imitare la passione di Cristo Gesù,
meditandola assiduamente e castamente” (Discorso di un autore
anonimo renano-fiammingo).
Il loro vita
castamente donata a Cristo porta in sè i segni della futura
risurrezione e, ciò che un giorno deve verificarsi nei corpi, si
compie ora nei cuori loro, e anche nei nostri se come loro viviamo
con purezza.
1 Liturgia orientale.
2 Liturgia ambrosiana.
3 Come la lettura della Passione del Signore Gesù secondo San Matteo ci ricorda.
4 Non è una povertà materiale., qui per povertà s'intende nel senso degli anawim d'Israele, di quelle anime credenti ed umili che incontriamo intorno a Gesù – nella prospettiva della prima Beatitudine del Discorso della montagna.
Lettura Patristica
Anonimo del IX secolo
Homelia. 10
Sermone per la Domenica
delle Palme
Fratelli,
che siete venuti in chiesa con maggiore impulso del solito, e che
avete portato con voi con gioia rami d’albero, vi prego. Ma giova
farlo con coloro che non sanno perché lo fanno, né cosa
significhino queste cose?
Voi
dovete sapere che in questo giorno, cioè il giovedì prima della sua
Passione, il nostro Salvatore si pose a sedere su un’asina presso
il monte degli Ulivi per dirigersi verso Gerusalemme (Jn
12,1).
Ora la folla, saputo che Gesù era diretto a Gerusalemme, gli andò
incontro con rami di palme (cf. Jn
12,14
Mt
21,1-7
Mc
11,1-7
Lc
19,29-35),
"e
siccome egli già si apprestava a discendere il monte degli Ulivi,
nella sua gioia la folla di coloro che discendevano si mise a lodare
Dio a gran voce"
(Jn
12,12-13).
Durante quei cinque giorni, cioè da questo fino alla sera del
giovedì in cui fu consegnato dopo la Cena, egli insegnò tutti i
giorni nel tempio e dimorò tutte le notti sul monte degli Ulivi. E
poiché il decimo giorno del mese si rinchiudeva l’agnello che
doveva essere immolato il quattordicesimo giorno dai figli d’Israele,
è a pieno titolo che questo vero Agnello, cioè il Cristo Signore,
entrò quel giorno, lui che doveva essere crocifisso il venerdì
nella Gerusalemme dove era rinchiuso l’agnello tipico. Oggi perciò,
"le
persone in gran numero, stesero i loro mantelli sulla strada e altre
oggi tagliavano rami dagli alberi e ne cospargevano"
(Mt
21,8)
del pari il cammino del Salvatore.
E
se la santa Madre Chiesa celebra oggi corporalmente questi
avvenimenti, è perché si adempiano, il che è molto più
importante, spiritualmente. Infatti, ogni anima santa è l’asina di
Dio. Il Signore si asside sull’asina e si dirige verso Gerusalemme,
quando abita nelle vostre anime, fa loro disprezzare questo mondo e
amare la patria celeste. Voi gettate le vostre vesti davanti a Dio
sulla strada se mortificate i vostri corpi con l’astinenza
preparandogli così il cammino per venire a voi. Voi tagliate rami
d’alberi se vi preparate il cammino per andare a Dio, praticando le
virtù dei santi Padri. Cosa fu Abramo? Cosa fu Giuseppe? E David?
Cosa furono gli altri giusti, se non alberi che portano frutto?
Imparate l’obbedienza alla scuola di Abramo, la castità alla
scuola di Giuseppe, l’umiltà alla scuola di David, se vi aggrada
ottenere la salvezza eterna.
La
palma significa la vittoria. Così noi portiamo palme nella mano, se
cantiamo la vittoria gloriosa del Signore, sforzandoci di vincere il
diavolo con una buona condotta. Ecco perché dovete anche sapere, o
fratelli, che porta invano il ramo d’ulivo colui che non pratica le
opere di misericordia. Come pure, è senza alcun profitto che porta
la palma colui che si lascia vincere dalle astuzie del diavolo.
Rientrate in voi stessi, carissimi, ed esaminate se fate
spiritualmente ciò che compite corporalmente.
Credetelo
molto fermamente, fratelli, sarebbe pericoloso per noi non
annunciarvi i misteri del nostro Salvatore, ma è altresì pericoloso
per voi non prestar loro che poca attenzione. Noi vi esortiamo in
definitiva a prepararvi tanto maggiormente, quanto più si avvicina
la festa di Pasqua, a purificarvi da tutto ciò che è invidia, odio,
collera, parole ingiuriose, maldicenze e calunnie, per poter
celebrare degnamente quel giorno.
Perdonate
coloro che hanno peccato contro di voi, affinché il Signore perdoni
i vostri peccati: colui che avrà serbato odio o collera, sia pure
nei confronti di un sol uomo, celebrerà la Pasqua per sua sventura,
poiché non mangerà la vita con Pietro, ma riceverà nella santa
comunione la morte con Giuda. Allontani da voi tale sciagura, colui
che vi ha creato con potenza, riscattato con amore, Gesù Cristo
nostro Signore, che vive e regna con il Padre e lo Spirito Santo,
Dio, nei secoli dei secoli. Amen.
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