Rito
Romano
Num
11,25-29;Sal 18;Gc 5,1-6;Mc 9,38-43.45.47-48
La
parola di Dio è una Presenza che purifica.
Rito
Ambrosiano
V
Domenica dopo il Martirio di San Giovanni il Precursore.
Dt
6,1-9; Sal 118; Rm 13,8-14a; Lc 10,25-37
Beato
chi cammina nella legge del Signore.
1)
Cristo non è un monopolio da difendere, ma una presenza che tutti
possono invocare.
Nella
prima lettura, presa dal libro dei Numeri e proposta oggi dal Rito
romano, ci viene ricordato che nessuno
deve impedire o porre ostacoli all’azione dello Spirito. Il
Vangelo di oggi, inoltre, ci insegna che non abbiamo il monopolio di
Gesù anche se – mettendo in pratica il brano evangelico di
domenica scorsa - abbiamo imparato a mettere al centro Cristo, come
lui ha messo al centro i piccoli, i fragili.
Tutto
prende spunto dall'intervento di Giovanni, che vorrebbe impedire ad
uno di aiutare dei malati invocando su di loro il nome del Signore. E
il motivo è che questo tale non fa parte della comunità degli
apostoli. Che cosa ha spinto l’Apostolo prediletto a fare
quest'intervento? La carità o la gelosia? Forse pensava di avere
acquisito dei diritti seguendo Gesù, sacrificandosi per Lui.
L’aspetto in ogni caso positivo è che Giovanni si confrontò con
Gesù, il Quale gli rispose affermando che Lui è di tutti e che
tutti possono invocare il suo nome per fare del bene. Giovanni
continua ad imparare dalla Persona del Salvatore nella fede, nel
dialogo e nell’amore.
“Essere
cristiani è vivere della Persona di Gesù Cristo, è esprimere ogni
giorno e tutto il giorno il Sacerdozio di Gesù Cristo, il sacerdote
universale, è fare discendere sulle anime nostre e degli altri la
carità di Gesù”
(Maurice Zundel).
Con
questa carità il nostro sguardo non solo sarà purificato, ma
purificatore, le nostre mani non solo saranno sante, ma
santificatrici. Con uno sguardo puro e mani sante manifesteremo
l’amore misericordioso di Dio e, attraverso di noi purificati,
l’umanità potrà vedere e toccare la Carità del nostro Redentore.
2)
Purezza di mente e di cuore per superare gli ostacoli.
Nel
vangelo di oggi, Gesù prosegue dicendo che occorre evitare nel modo
più rigoroso possibile di essere di scandalo, di ostacolo per
nessuno. Ovviamente lo scandalo che ferisce i più piccoli è il più
grave. Ma Gesù afferma pure che noi corriamo il rischio di essere di
scandalo, di inciampo non solo per gli altri ma anche per noi stessi,
usando male del nostro corpo, che è mosso dal nostro cuore e dalla
nostra mente erranti per strade che vanno lontano da Dio.
Dunque
sono la mente e il cuore da rimettere sul buono, retto cammino,
mediante la purificazione.
Come
purificarsi? La risposta è semplice: con la preghiera, i sacramenti
e la presenza di Dio. Con la preghiera domandiamo perdono,
consapevoli che Dio
può cancellare, lavare la colpa confessata da un cuore contrito (cfr
Sal
50, 2-3). Dice il Padre di misericordia: “Anche
se i vostri peccati fossero scarlatto, diventeranno bianchi come
neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno bianchi come lana”
(Is
1,18).
A
questo riguardo, cito anche l’insegnamento di due persone grandi e
vere.
“La
purezza viene dal cielo; bisogna chiederla a Dio. Se la chiediamo,
l’otterremo. Bisogna stare attenti a non perderla: per questo
dobbiamo chiudere il nostro cuore all’orgoglio, alla sensualità e
a tutte le altre passioni… così come si chiudono porte e finestre,
affinché nessuno entri. Che gioia per l’angelo custode incaricato
di guidare un’anima pura!
Figli miei, quando un’anima è pura tutto il cielo la guarda con
amore… Le anime pure formeranno il cerchi attorno a Nostro Signore.
Più si sarà puri sulla terra, più si sarà vicini a Lui in Cielo.
Figli miei, non si può comprendere il potere che un’anima pura ha
sul buon Dio: lei ottiene tutto ciò che vuole. Un’anima pura è
presso Dio come un
figlio presso sua madre: lui la accarezza, l’abbraccia, e sua madre
gli ricambia le carezze e gli abbracci”
(S. Giovanni Maria Vianney, Curato d’Ars)
“E’
necessario che noi preghiamo, perché la preghiera ci da’ un cuore
puro ed un cuore puro sa amare. Poiché il frutto della preghiera è
l’amore e il frutto dell’amore è il servizio; e non è tanto
importante quanto noi facciamo ma con quanto amore lo facciamo”.
(Beata M. Teresa di Calcutta).
Certo
per “fare” con tanto amore ci vuole un’integrità di vita che
viene da un’integrità del cuore, purificato dal perdono e ricolmo
della presenza di Dio, che riceviamo durante l’Eucaristia, il
Sacramento dell’Amore.
La
Messa è un mistero d’Amore e deve diventare il principio della
nostra vita. Gesù – Eucaristia penetra fino nel profondo dei
nostri cuori per mettervi le sue radici e stabilire in noi il suo
Regno d’Amore.
Gesù
con l’incarnazione è divenuto uno di noi, con l’Eucaristia
diviene una cosa sola con
noi. Per questo l’Ostia
consacrata è anche il fermento di fraternità cristiana e noi tutti,
uniti da e in Cristo, siamo un solo pane d’amore.
3)
Tagliarsi la mano o strapparsi l’occhio che scandalizzano non solo
non è eccessivo, non basta.
Con
un linguaggio paradossale, Cristo ci chiede di tagliare la mano,
piuttosto che rubare, di toglierci un occhio piuttosto che peccare
con esso. Tuttavia ci sono adulteri con un occhio solo e ladri con
una mano sola. Dunque, Cristo con questi consigli, che ci paiono
eccessivi, non intende tanto mortificare il corpo, quanto indicare
l’importanza di purificare la mente ed il cuore.
La
vita è un alternarsi di fragilità nostra e di perdono di Dio,
l’invito di Cristo è di far diventare la nostra esistenza una
storia di purificazione e di sincerità di cuore.
In
effetti, questa purificazione non è solo liberazione dal male. Con
il perdono non solo siamo liberati dal peccato, ma siamo liberati per
Dio-Amore. Siamo rigenerati per un’esistenza nella quale Dio, dopo
averci strappato il “cuore di pietra” (=cuore gelido e
insensibile), ci dona un “cuore di carne” cioè sorgente di vita
e di amore (cfr Is
36,26), ci regala un cuore puro, dilatato dall’intelligenza della
carità.
Con
questo dono, noi, comunità dal “cuore di carne”, sperimenteremo
la presenza viva ed operante di Dio: “Chi
osserva i suoi comandamenti
– dice l’apostolo Giovanni – dimora
in Dio e Dio in lui”
(1 Gv
3, 24), e, come ci ricorda la liturgia ambrosiana di oggi, saremo
lieti di camminare nella legge del Signore, che è legge di libertà.
Non
libertà di seguire le nostre cieche passioni, ma libertà di amare,
di scegliere ciò che è bene in ogni situazione, anche quando farlo
è un peso (cfr Giovanni Paolo II, Discorso
al Monastero di Santa Caterina,
26 febbraio 2000).
Saremo
in grado anche di essere testimoni semplici ma veri, mantenendo la
promessa che si fa durante la preghiera delle Lodi di ogni venerdì
mattina, quando recitiamo il Miserere. Infatti quando arriviamo al
versetto 15 di questo Salmo di contrizione, promettiamo di “insegnare
agli erranti le vie”
del bene (Sal
50,15), perché tutti possano, come il figlio prodigo tornare alla
Casa del Padre.
E’
consolante tornare dal Padre, che accoglie noi mendicanti, Lui che è
Mendicante del nostro amore. E’ stupefacente esperimentare nel
perdono che il Padre non solamente ci aspettava quando noi erravamo
lontano da Lui, ma ci viene incontro e ci abbraccia quando ritorniamo
a Lui. L’importante è tornare a casa del Padre e casa nostra
pentiti e non da soli, ma con tanti fratelli e sorelle in umanità e
divinità.