Rito romano
XI domenica
del Tempo Ordinario – Anno C - 16 giugno 2013
2
Sam 12,7-10.13; Sal 31; Gal 2,16.19-21; Lc 7,36-8,3
la
domanda di perdono a Dio
Rito
ambrosiano
IV
Domenica di Pentecoste
Gen
4, 1-16; Sal 49; Eb 11,1-6; Mt 5, 21-24
Il
perdono fraterno
1)
Lacrime per l’assoluzione.
Molte
volte abbiamo ascoltato l’episodio del Vangelo “romano” di oggi
che racconta un fatto apparentemente strano: in una casa di un uomo
per bene entra una donna, che non è per bene e che si mette a lavare
i piedi di Cristo con un profumo molto caro. E Cristo accetta questo
gesto di amore umile e puro, che i benpensanti presenti alla scena
osservano perplessi.
Immaginiamoci
la scena.
Con
un cuore trepido ma colmo di riconoscenza questa donna osa entrare
non voluta perché donna e per di più peccatrice pubblica (ma per il
Vangelo è anonima) in un banchetto di soli uomini, che l’opinione
pubblica stima come persone rette, perché osservano la legge di Dio
ma ne hanno dimenticato il cuore.
Sfida
i loro sguardi e guarda a Cristo, forse perché vuol pubblicamente
mostrargli la sua riconoscenza. Gesù è l’unico che l’ama
secondo verità e la toglie dalla condizione e dalla vergogna di
donna pubblica. Il Messia sa che questa donna non è più peccatrice.
Questa donna di tutti ha capito che c’è un amore più grande di
ogni piacere carnale e un povertà più ricca di oro e profumi.
Lei
ha capito di essere di Dio, e lo manifesta senza parlare.
Parla
con i gesti che compie nei confronti dei piedi di Gesù.
Le
lacrime di questa donna mostrano il pentimento per il proprio
peccato. Il suo cuore è cambiato. Tutta la sua vita è mutata e le
sue mani ora sono pure e possono toccare il Figlio di Dio, umilmente
e santamente. Questa donna è così riconoscente a Cristo che vuole
ringraziarlo in pubblico. Davanti a tutti ringrazia Chi le ha
risuscitato il cuore, mondato l’anima togliendola dalla pubblica
vergogna.
Il
profumo che versa sui piedi di Cristo mostra quanto per lei Lui
valesse. Non va dimenticato che Giuda per il suo tradimento ricevette
30 denari, con i quali poi fu comperato un campo per farne un
cimitero per i pellegrini a Gerusalemme. Questa donna senza nome
“spreca” un profumo che costa 300 denari per un gesto di
pentimento provocato dall’Amore. A parte il prezzo notevole del
profumo, questa donna si priva di uno “strumento di lavoro”, che
le serviva per rendersi più attraente.
E’
come se già avesse intuito quello che Gesù le avrebbe detto: “Ti
sono rimessi i tuoi peccati… va e non peccare più… la tua fede
ti ha salvata”,
quindi investe su di Lui o, con un linguaggio meno commerciale, si
abbandona a lui e lava quei piedi che l’hanno portato a lei e
all’intera umanità, che hanno ridato speranza a lei e a tutti
quelli che desiderano rialzarsi abbandonando le false speranze.
Davanti
ad una fede così grande e ad un amore così audace, l’Amore
incarnato, che ha piedi sporchi per il cammino fatto per portare la
buona e gioiosa Notizia di verità e di amore, non può che
perdonare.
Il
Portatore di pace non può che effondersi nel cuore di chi crede
all’amore. Gesù altro non fa che sigillare il pentimento della
donna e la sua volontà di riscatto, purificazione, santità. Questa
donna ha veramente compreso chi è Cristo Gesù: Il Santo di Dio, la
cui santità santifica lei e il mondo intero, il vero Uomo buono che
con il perdono rende buona tutta l’umanità.
La
Vergine Maria, Madre della Redenzione, la più umile tra le donne, ci
aiuti a crescere nell’amore a suo Figlio. Se non possiamo imitare
la Madonna nella sua purezza, imitiamola nella sua umiltà, carità,
giustizia, santità. Preghiamo perché i nostri pensieri non siano
come quelli Simone, che ospita Gesù “fisicamente”, ma non
“spiritualmente “perché ha il cuore ingombrato da giudizi iniqui
e temerari.
2)
Una affermazione contraddittoria?
Prima
di proclamare pubblicamente il suo perdono alla donna, Gesù si
rivolge a Simone con una parabola sul significato dell'amore e del
perdono, per aiutarlo a uscire dall'osservanza legalistica delle
regole e per accedere al discernimento di ciò che è veramente
importante: l'amore a Dio e l'amore al prossimo, la relazione vera
con gli altri per la salvezza di tutti.
Gli
racconta la parabola dei due debitori (cfr vangelo romano di oggi),
poi conclude con una affermazione che può sembrare contraddittoria:
“Tu
non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi
di profumo. Per questo io ti dico: sono
perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui
al quale si perdona poco, ama poco”.
La
domanda che viene da farsi è: “E’ perdonato molto a chi ama
molto, o ama molto colui al quale è perdonato molto?”. Che cosa
viene prima: l’amore o il perdono?
Non
voglio addentrarmi in elucubrazioni astratte, voglio solamente
sottolineare che Gesù indica una circolarità tra il perdono causato
dall’amore riconoscente e l’amore causato dal perdono.
Come
prete, che oramai da più di quarant’anni celebra il sacramento
della confessione, cerco di essere come una finestra aperta
sull’amore perdonante di Dio e di fare in modo che il o la
penitente lasci il confessionale con il cuore pieno di riconoscenza,
e con il desiderio di ringraziare non il prete, ma Dio.
Mediante
la Confessione ciascuno di noi può percepire su di sé lo sguardo e
le parole che hanno illuminato l’anima di quella donna che, da
morta che era, rinasce dalle sue lacrime e dal perdono di Cristo, e
ora merita che il suo nome sia conosciuto: Maria (amata da Dio)
Maddalena (delle città di Magda ma a partire da questo gesto di
penitenza ora vuol dire: penitente e missionaria della misericordia).
Che si tratti di Maria Maddalena è discusso dal punto di vista
esegetico ma una secolare tradizione lo attesta. Ora questa Maria è
una donna dal cuore puro, che da quel giorno si è messa in cammino
per seguire Gesù Misericordia e per portare al mondo l’annuncio
del perdono di Dio.
Affidiamoci
a questo amore misericordioso di Dio con l’umiltà e la gratitudine
della Maddalena. In effetti nella donna che gli lava i piedi Gesù
non guarda il peccato, ma l’amore e la gratitudine. E lei le dice
grazie con tutta se stessa, offrendo a Cristo in segno del suo amore
riconoscente un vaso colmo di profumo preziosissimo.
Grazie
al perdono la Maddalena divenne quello che Maria era per grazia: vaso
onorabile, Tempio di gloria come
ci ricordano le Litanie lauretane. Entrambe furono, in gradi diversi,
testimoni dell’amore misericordioso.
Anche
le Vergini consacrate offrono il loro corpo a Cristo come Vaso
spirituale, con la loro consacrazione confermano di essere persone
spirituali la cui cittadinanza è nei cieli (cfr Fil
3,20) e vivono la vita di ogni giorno come particolare testimonianza
della compassione di Dio, il cui amore non possiamo meritare. Lui
nella sua misericordia ce lo dona.
Essere
testimoni della divina misericordia richiede di mantenere lo stesso
cuore puro e aperto di Maria Vergine e del cuore purificato di Maria
Maddalena, pregare con perseveranza e intercedere per le persone che
ci chiedono di pregare per loro. E’ il compito particolare della
Vergini consacrate: si veda il Preambolo del Rituale del rito di
consacrazione delle vergini, n. 2, traduzione letterale del testo
latino(1):
“Per
adempiere il loro compito di preghiera, è vigorosamente raccomandato
alla vergini consacrate di celebrare quotidianamente l’Ufficio
divino, soprattutto le Lodi e i Vespri. In tal modo, associando nella
comunione le loro voci a quella di Cristo, Sommo Sacerdote, e a quella
della Chiesa, loderanno senza interruzione il Padre celeste e
intercederanno per la salvezza del monto intero”
Essere
testimoni della Misericordia significa seguire queste Marie ai
piedi della Croce, guardare verso di Lui con occhi puri e annunciare
a tutta l’umanità che Cristo è Misericordia. E tutti, vinti dalla
fedeltà paterna e misericordiosa di Dio e dal perdono fraterno (cfr
Vangelo ‘ambrosiano’), potremo cantare: “Quanto
è preziosa la tua grazia, o Dio!
Si
rifugiano gli uomini all'ombra delle tue ali …
E’
in te la sorgente della vita,
alla
tua luce vediamo la luce.”
(Sal 35/36, 8-9).
(1) Praenotanda N° 2 : « Ad orationis munus
explendum, virginibus sacratis vehementer suadetur ut Officium
divinum, Laudes et Vesperas praesertim, cotidie recitent ; ita,
vocem suam cum Chisto summo Sacerdote sanctaque consociantes
Ecclesia, caelestem Patrem sine intermissione laudabunt et pro
totius mundi salute intercedent. »
Breve commento esegetico:
Gesù
annuncia Dio come Padre che ama tutti i suoi figli, buoni e cattivi,
e non allontana i peccatori ma li cerca. Il contrasto fra Gesù e il
fariseo non è dunque solo morale, ma teologico: investe la
concezione di Dio. E poi il fariseo non è consapevole di essere
peccatore: la donna invece è convinta del proprio peccato ed è
riconoscente verso chi la perdona. Il fariseo no, egli si crede già
giusto per conto proprio. E questa è la seconda ragione che lo rende
cieco.
Dunque,
due punti di vista contrapposti. Che fare? Gesù avrebbe potuto
alzarsi e dire: «Guai a voi, farisei ciechi..». E invece no. Cerca
di far ragionare il fariseo, raccontandogli una parabola. Un ricco
banchiere condonò un debito a due suoi debitori, a uno moltissimo, a
un altro poco. Quale dei due debitori avrà maggior riconoscenza
verso il banchiere? Il fariseo risponde prontamente: chi aveva il
debito più grande. Proprio così, dice Gesù. La donna è stata
perdonata e salvata, aveva un grosso debito e le è stato tolto.
L'incontro con Gesù ha rappresentato per lei una liberazione, un
perdono inaspettato, una dignità ritrovata: ecco perché è nei suoi
riguardi piena di slancio. Il fariseo, invece, chiuso nella sua
giustizia, non prova verso Gesù alcuna particolare riconoscenza.
Solo chi sa di dover essere perdonato e gratuitamente amato (e ne fa
l'esperienza), coglie il vero senso della visita di Gesù.
NB
Il
fiore di nardo, la cui immagine si trova riprodotta in basso a destra
dello stemma di Papa Francesco (vedi sotto) è un olio profumato di
altissimo valore. Nella Bibbia è simbolo dell’amore fedele fino a
dare la vita. Un semplice vasetto di questo olio profumato, infatti,
costava più di trecento denari, quasi quanto lo stipendio annuale di
un salariato. Per tale motivo nella Bibbia il profumo del nardo
esprime l’amore che non ha prezzo e si realizza diffondendosi. Nei
Vangeli assume il senso di profezia della passione e morte di Gesù.
Illustrazione
dello Stemma di Papa Francesco:
- In alto centralmente l'emblema araldico della Compagnia di Gesù con un disco raggiante e fiammeggiante caricato dalle lettere IHS, il monogramma di Cristo. La lettera H è sormontata da una croce; in punta, i tre chiodi della Passione.
- In basso a sinistra si trova una stella a otto punte d'oro che simboleggia la Vergone Maria.
- In basso a destra un fiore di nardo d'oro che simboleggia San Giuseppe.
.
Lettura
Patristica
Omelie
25 ; PL 76, 1188
«
Donna, perché piangi ?
di
San
Gregorio Magno (ca 540 – 604)
Maria diviene
testimone della compassione di Dio; sì, quella stessa Maria... che
un fariseo voleva fermare nel suo slancio di tenerezza. “Se costui
fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo
tocca: è una peccatrice” (Lc 7,39). Le sue lacrime però hanno
cancellato le macchie del suo corpo e del suo cuore; si è gettata
nelle orme del suo Salvatore, abbandonando le vie del male. Era
seduta ai piedi di Gesù e lo ascoltava (Lc 10,39). Vivo, lo
stringeva tra le braccia; morto lo cercava. E ha trovato vivo colui
che cercava morto. Ha trovato in lui tanta grazia da portare in prima
persona l’annuncio agli apostoli, ai messaggeri di Dio!
Cosa dobbiamo
vedere in questo, fratelli, se non la tenerezza infinita del nostro
Creatore che, per ravvivare la nostra coscienza, dispone dappertutto
degli esempi di peccatori pentiti. Getto gli occhi su Pietro, guardo
il ladrone, esamino Zaccheo, considero Maria, e non vedo nulla in
essi se non delle chiamate alla speranza e al pentimento. La vostra
fede è sfiorita dal dubbio? Pensate a Pietro che piange amaramente
sulla sua vigliaccheria. Siete infiammati dall’ira contro il vostro
prossimo? Pensate al ladrone: in piena agonia, si pente e guadagna le
ricompense eterne. L’avarizia vi inaridisce il cuore? Avete
spogliato altrui? Vedete Zaccheo che rende quattro volte tanto quanto
aveva rubato. In preda a qualche passione, avete perso la purezza
della carne? Guardate Maria, che purifica l’amore della carne al
fuoco dell’amore divino.
Sì, il Dio
onnipotente ci offre dappertutto degli esempi e dei segni della sua
compassione. Prendiamo dunque in odio i nostri peccati, anche i più
antichi. Il Dio onnipotente dimentica volentieri che abbiamo commesso
il male, ed è pronto a guardare al nostro pentimento come fosse
l’innocenza in persona. Noi che, dopo le acque della salvezza
eravamo rimasti macchiati, rinasciamo dalle nostre lacrime... Il
nostro redentore consolerà le vostre lacrime di un giorno, nella sua
gioia eterna.
Cenni
biografici
Papa
san Gregorio, nato intorno al 540, fu Vescovo di Roma tra il 590 e il
604, e meritò dalla tradizione il titolo di Magno/Grande.
Dopo
un non lungo periodo come alto funzionario statale, lasciò ogni
carica civile, per ritirarsi nella sua casa ed iniziare la vita di
monaco, trasformando la casa di famiglia nel monastero di Sant’Andrea
al Celio. In questo periodo di vita monastica, vita di dialogo
permanente con il Signore nell’ascolto della sua parola, Papa
Gregorio acquisì quella profonda conoscenza della Sacra Scrittura e
dei Padri della Chiesa di cui si servì poi nelle sue opere.
Papa
Gregorio fu anche attivo protagonista delle vicende politiche del suo
tempo. A questo riguardo tre furono gli obiettivi sui quali egli
puntò costantemente: contenere l’espansione dei Longobardi in
Italia; sottrarre la regina Teodolinda all’influsso degli
scismatici e rafforzarne la fede cattolica; mediare tra Longobardi e
Bizantini in vista di un accordo che garantisse la pace nella
penisola e in pari tempo consentisse di svolgere un’azione
evangelizzatrice tra i Longobardi stessi.
Non
va dimenticato che, se egli promosse intese sul piano
diplomatico-politico, la sua priorità fu quella di essere un pastore
della Chiesa e di diffondere l’annuncio della vera fede tra le
popolazioni.
Accanto
all’azione spirituale, pastorale e politica, questo grande Santo
Papa svolse anche di una multiforme attività sociale. Con le rendite
del considerevole patrimonio che la Sede romana possedeva in Italia,
specialmente in Sicilia, comprò e distribuì grano, soccorse chi era
nel bisogno, aiutò sacerdoti, monaci e monache che vivevano
nell’indigenza, pagò riscatti di cittadini caduti prigionieri dei
Longobardi, comperò armistizi e tregue.
Fu
un uomo immerso in Dio: il desiderio di Dio era sempre vivo nel fondo
della sua anima e proprio per questo egli era sempre molto vicino al
prossimo, ai bisogni della gente del suo tempo. In un tempo
disastroso, anzi disperato, seppe creare pace e dare speranza.
Quest’uomo di Dio ci mostra dove sono le vere sorgenti della pace,
da dove viene la vera speranza e diventa così una guida anche per
noi oggi.
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